Sistemandosi su una poltrona reclinabile, Kate guardò fuori dalla finestra del soggiorno che si trovava sul lato orientale della casa. Vide la strada e fece del suo meglio per valutare la disposizione del giardino e della via. Era piuttosto sicura di trovarsi proprio nella casa che aveva scorto dalla finestra dell’ufficio di Karen Hopkins.
«Signora Patterson, mi chiarisca una cosa, per favore» disse Kate. «Quando siamo state a casa degli Hopkins, ho guardato fuori dalla finestra di Karen e ho visto una casa dall’altra parte del giardino sul retro. Era la sua, vero?»
«Sì» disse con un sorriso la signora Patterson.
«Lei ha detto di conoscere gli Hopkins un pochino. Può approfondire?»
«Ma certo! Karen mi faceva domande sul suo giardinetto, di tanto in tanto. Ne ha uno proprio fuori dalla finestra del suo ufficio, sapete. Non ci ha fatto crescere tanto, solo erbe da usare in cucina: basilico, rosmarino, un po’ di coriandolo. Io ho sempre avuto una specie di pollice verde. Tutti lo sanno nel vicinato, e di solito vengono da me per qualche consiglio. Ho un giardino mio nel retro, se volete vederlo.»
«No, grazie» disse cortesemente DeMarco. «Siamo un po’ di fretta. Abbiamo solo bisogno che ci dica quello che sa sugli Hopkins. Sembravano felici quando li vedeva insieme?»
«Immagino di sì. Non conosco tanto bene Gerald. Però talvolta li beccavo sul portico del retro. Piuttosto di recente li ho visti là fuori a tenersi la mano. Proprio carino, a vedersi. Hanno i figli tutti grandi e se ne sono andati, immagino che lo sappiate. Mi piaceva immaginare che stessero facendo progetti per la pensione, per dei viaggi eccetera.»
«Ha mai sospettato che avessero dei problemi?» chiese Kate.
«No. Non mai sentito né visto niente che faccia pensare una cosa del genere. Per quanto ne so, erano una coppia qualsiasi. Però immagino che ogni coppia possa avere potenziali problemi quando i figli non sono più a casa. Non è inusuale, sapete.»
«Nell’ultima settimana li ha visti, insieme o da soli?»
«Sì. Ho visto Karen nel suo giardino, a spuntare qualcosa. Sarà stato quattro o cinque giorni fa. Non posso esserne sicura. Quest’anno ho compiuto settantaquattro anni e a volte ho la testa un po’ annebbiata.»
«Le ha parlato?»
«No. Però c’è una cosa a cui ho pensato ieri… una cosa che non avevo necessariamente dimenticato ma a cui non mi sono mai preoccupata di ripensare. E sinceramente… non so neanche in che giorno è successo, quindi…»
«Quando è successo cosa?» chiese DeMarco.
«Be’, sono piuttosto sicura che sia stato martedì… il giorno in cui Karen è stata uccisa, a quel che ho capito. Sono piuttosto sicura di aver visto qualcuno fare il giro del suo giardino, sul retro della casa. Un uomo. Un uomo che non era Gerald Hopkins.»
«Pareva che quest’uomo stesse cercando di entrare in casa?» chiese Kate.
«No. Sembrava quasi a casa sua, se ci crede. Se ne andava in giro come se fosse stato invitato, sapete. Indossava una specie di completo, o un’uniforme. Aveva un piccolo distintivo o una mostrina proprio qui.» Si toccò la zona sopra al petto, sulla sinistra, per indicare il punto di cui stava parlando.
«È riuscita a vedere bene questa mostrina?»
«No. Tutto ciò che posso dirvi è che era per lo più bianca e sembrava a forma di stella. Ma potrei sbagliarmi… ho la vista buona come la memoria, ultimamente.»
«Ma per quanto riguarda le comunicazioni con l’uno o l’altro degli Hopkins, lei dice che nell’ultima settimana non c’è stato nulla?»
«No. L’ultima volta che ho parlato con Karen è stato quando è venuta a chiedermi la ricetta per la torta rovesciata all’ananas. Ed è stato quasi tre settimane fa, credo.»
Kate si scervellò per pensare a quali altre strade la signora Patterson poteva aiutarle ad aprire, ma non giunse a niente. Inoltre avevano questo uomo in uniforme da controllare, quindi non se ne sarebbero certo andate via a mani vuote.
«Signora Patterson, grazie mille di averci concesso il suo tempo. Se le capita di ricordare qualcos’altro, si senta libera di chiamare la polizia locale. Loro possono farci arrivare il messaggio.»
«Mi sento in dovere di chiedervelo… essendoci l’FBI sul caso, posso presumere che l’assassinio precedente sia collegato? È stato quando… circa una settimana fa? Penso che la signora si chiamasse Marjorie Hix.»
«È quello che siamo venute a scoprire» disse Kate. «Lei per caso conosceva Marjorie Hix?»
«No. Non avevo mai neanche sentito il nome, sinceramente, finché una mia amica non mi ha detto quello che era successo.»
Kate fece un cenno e uscì dalla stanza. «Grazie di nuovo del suo tempo.»
DeMarco la raggiunse e tornarono fuori, dove la pioggia scendeva con regolarità, nonostante il sole vi splendesse ancora attraverso.
Kate prese quasi il telefono per vedere se Melissa aveva lasciato un messaggio in segreteria, ma cambiò idea. Tutto quello che avrebbe fatto sarebbe stato darle un’altra cosa su cui stressarsi. E se non avesse imparato a separare la vita personale da quella al bureau, poteva anche restituire subito pistola e distintivo.
Si odiò un pochino, ma scacciò dalla testa Melissa per il momento, mentre tornavano alla macchina.
Nei recessi della mente, una vocina da fantasma prese la parola, infestandole la testa. Ricordi cos’è successo quando in passato l’hai messa da parte per la carriera? Ci è voluto molto tempo per riparare al danno. Vuoi davvero rivivere di nuovo quell’esperienza?
No, non lo voleva. E forse era per quello che si ritrovava a lottare contro alle lacrime mentre DeMarco usciva dal vialetto della Patterson.
CAPITOLO QUATTRO
Lo sceriffo Bannerman era tornato alla stazione di polizia quando arrivarono Kate e DeMarco. Fece loro cenno di andare nel suo ufficio, e quando lo seguirono Kate si accorse che aveva un passo strascicato. Tenne la porta aperta per entrambe e poi se la chiuse alle spalle.
«Avete avuto fortuna?» chiese.
«Abbiamo parlato con una certa signora Patterson, la donna che vive nella casa visibile dalla finestra dell’ufficio di Karen Hopkins» disse Kate. «Lei dice di ricordare di aver visto qualcuno nel giardino sul retro degli Hopkins il giorno in cui è stata uccisa Karen.»
«Dice che pensa che fosse quello il giorno» aggiunse DeMarco.
«Sceriffo, riesce a pensare ad aziende del posto che hanno un logo a forma di stella per lo più bianca? Con impiegati che forse indossano completi dai colori scuri.»
Bannerman rifletté per un minuto e poi si mise ad annuire lentamente. Digitò qualcosa sul laptop che aveva sulla scrivania, cliccò un po’ di volte con il touch pad e poi girò lo schermo verso di loro. Aveva digitato Hexco Internet Providers in una ricerca Google e ne aveva preso la prima immagine.
«Questa» disse. «È l’unica che mi viene in mente subito.»
Kate e DeMarco studiarono entrambe il logo con attenzione. Era quasi identico a quello che aveva descritto la Patterson. Era davvero a forma di stella, solo che la punta posteriore era allungata e leggermente curva. La stella era seguita da una piccola scia di righe, e il centro di una conteneva la parola Hexco.
Con la velocità di un pistolero, DeMarco estrasse il telefonino e compose istantaneamente il numero che c’era sotto al logo. «Vediamo se martedì c’è stata una chiamata di servizio per la residenza Hopkins.»
Si mise seduta, in attesa che il telefono squillasse. Bannerman intanto girò di nuovo il portatile e ne chiuse il coperchio. Con voce bassa, come per non interrompere DeMarco perché qualcuno aveva risposto al telefono, guardò Kate e chiese «Primi pensieri?»
«Penso che qui abbiamo un assassino che ha come obiettivo un certo tipo di vittima. Sia Karen Hopkins che Marjorie Hix erano sui cinquantacinque, a casa da sole. L’ipotesi è che l’assassino sapeva che i mariti sarebbero stati via. E presumo anche che abbia studiato le case, dato che non c’erano segni di effrazione. Quindi… il nostro assassino ha un tipo definito, e si fa i suoi conti. A parte questo… sono a un vicolo cieco.»
«Posso provare ad aggiungere qualcosa» disse Bannerman. «Non c’erano neanche segni di lotta. Quindi l’assassino sapeva come entrare in casa senza far scattare la sicurezza e poi è stato anche capace di colpire senza che le vittime lo sapessero. Mi viene da pensare che le vittime lo abbiano invitato a entrare. Che lo conoscessero.»
Kate aveva ipotizzato la stessa cosa, ma aveva deciso di lasciar esporre la cosa a Bannerman. Le piaceva stare ad ascoltarlo. La sua anzianità lo faceva sembrare molto saggio e ne apprezzava enormemente l’esperienza. Di solito le pareva che lavorare a stretto contatto con una persona della polizia locale potesse essere di intralcio, ma Bannerman era pronta a farselo piacere.
Mentre lei annuiva, DeMarco chiuse la telefonata. «Ho avuto conferma che la Hexco Internet martedì ha mandato davvero un tecnico alla residenza Hopkins. La donna con cui ho parlato ha detto che ci sono registri di un servizio internet saltuario per tutto il vicinato in quel periodo, a partire da lunedì notte. Quel giorno ci sono state una dozzina circa di chiamate simili per manutenzione.»
«Be’, è un azzardo, ma fare il tecnico informatico per un’azienda di internet durante un disservizio garantisce un accesso facile facile in praticamente qualsiasi casa» disse Kate.
«Be’, non è chissà che azzardo, in realtà» disse DeMarco. «Ho anche chiesto se ultimamente sono stati mandati tecnici della Hexco alla residenza degli Hix. Viene fuori che due settimane fa c’è stata una richiesta inoltrata da parte di Joseph Hix. E stando ai loro registri, è stato lo stesso tecnico a rispondere a entrambe le telefonate.»
«A me pare un sospettato» disse Kate.
«Sono d’accordo» disse Bannerman. «Dovreste sapere che la Hexco a Frankfield è un provider relativamente nuovo. Un’azienda piccola. Rimarrei sorpreso se avessero più di tre o quattro tecnici. Potrebbe non essere niente di che il fatto che lo stesso tecnico si sia recato a entrambi gli indirizzi.»
«Vorrei comunque parlarci» disse Kate. «Hai avuto un nome?»
«Sì. L’operatrice con cui ho parlato lo ha mandato a chiamare perché mi chiami subito.»
«Intanto vorrei andare a vedere la residenza Hix» disse Kate. «Lo so che i rapporti dicono che la scena essenzialmente era pulita, però vorrei vederla io stessa.»
«Ho la chiave nei fascicoli del caso» disse Bannerman. «Può…»
Venne interrotto dallo squillo del telefono di DeMarco. Lei rispose subito, e quando Kate la udì presentarsi formalmente, Kate seppe che si trattava del tecnico della Hexco. Kate restò in ascolto, quindi venne a sapere i dettagli prima che DeMarco li dicesse ad alta voce.
«Ci vediamo con lui tra quindici minuti» disse DeMarco. «Pare ben disposto a vederci, però sembrava anche un po’ spaventato.»
Come Kate aprì la porta, Bannerman si mise in piedi. «Serve altro da me?»
Kate ci rifletté su e poi, con un po’ di speranza nella voce, disse «Magari ci prepari una stanza per l’interrogatorio.»
***
Il tecnico, un ventiseienne di nome Mike Wallace, aveva un’aria molto nervosa quando Kate e DeMarco lo raggiunsero al coffee shop a tre miglia dal dipartimento di polizia di Frankfield. Continuava a far passare lo sguardo da un’agente all’altra in un modo che a Kate ricordava quegli strambi gechi che muovevano gli occhi in modo da guardare in due diverse direzioni in una volta sola.
Aveva con sé un tablet, coperto da una custodia in pelle graffiata. Sul davanti, il logo della Hexco risaltava in una decorazione goffrata.
«Mike, per adesso si tratta solo di una procedura standard e non ha assolutamente nulla di cui preoccuparsi» disse Kate. «Al momento pare che lei abbia solo un po’ di sfortuna.»
«Che vuol dire?»
«Be’, nel corso delle ultime due settimane, le sono state assegnate delle case in cui sono state uccise due donne. La più recente risale a martedì scorso.»
«Sono stato in molte case martedì. C’è stata una brutta interruzione di servizio in due diversi quartieri.»
«Riceve le chiamate di servizio su quel tablet, giusto?» chiese DeMarco con un cenno del capo al dispositivo del ragazzo.
«Sì.»
«Può recuperare l’entrata per la residenza Hopkins di martedì?»
«Certo» disse lui. Digitò qua e là, sfogliò qualche pagina, e ne esaminò una col dito. Nel frattempo Kate gli notò un leggero tremore nelle mani. Era chiaramente nervoso; il punto era scoprire se aveva paura perché stava nascondendo qualcosa o se era semplicemente nervoso perché si trovava in presenza di un paio di agenti dell’FBI.
«Qui» disse facendo scivolare il tablet verso di loro. «Sono arrivato alle dieci e quarantadue del mattino e me ne sono andato alle dieci e quarantasei.»
«Molto veloce» disse Kate. «Penso che a me non abbiano mai riparato nessuna utenza così velocemente. Qual era la ragione del blackout?»
«C’è ne stato uno grosso vicino a Chicago. Per sistemare quello dovevamo ridurre il servizio in altri posti. A Frankfield non è mai ripreso come avrebbe dovuto. È stato un lavoro semplice, però. Per tutte, eccetto una, delle chiamate di martedì mattina, si è trattato solo di fare un reset manuale ai cabinet di ciascuna casa.»
«E ci sono voluti solo cinque minuti?» chiese Kate.
«In realtà ciascun reset prende solo due o tre minuti. Per ogni fermata, la Hexco vuole che io accenda il timer. Una volta partito, devo registrare la visita e poi andare al cabinet. Per il reset ci vogliono solo un paio di minuti. Dopo il reset, aggancio un dispositivo test al cabinet per assicurarmi che funzioni. Qui ci vogliono circa trenta secondi. Poi torno al furgone, inserisco un rapporto dello status, e faccio il logout.»
Non la smetteva di muoversi e tremava ancora leggermente. Parve accorgersene e tentò di fermare i tremori alle mani allacciandole insieme sopra al tablet.
«Allora tutto questo è stato fatto alla residenza Hopkins fra le dieci e quarantadue e le dieci e quarantasei?» chiese Kate.
«Sì, signora.»
«Ha interagito con Karen Hopkins durante la visita?»
«No. La Hexco ha inviato un messaggio e un avviso email di massa dicendo che venivano mandati dei tecnici. La riparazione e il quando viene effettuata non vengono fatturate al cliente, non ci viene richiesto di incontrarli per farci firmare qualcosa. Dubito che sapesse che sono stato lì.»
Quadrava tutto, ma Kate fece i conti a mente. Quattro minuti erano un tempo più che sufficiente a entrare in casa e strangolare qualcuno. Certo, il fatto che il registro mostrasse dove fossero stati condotti e registrati il reset e il test faceva scendere quei quattro minuti a praticamente niente.
«Può trovare un’entrata per la residenza Hix di due settimane fa?» chiese Kate.
«Sì. Ha un nome di battesimo?»
«Marjorie, o forse il marito, Joseph» disse DeMarco.
Mike rifece il suo giro, e i risultati arrivarono in una ventina di secondi. Fece di nuovo scivolare il tablet verso di loro. Mentre scrutavano le informazioni, lui fece del suo meglio per spiegare.
«Qui… esattamente due settimane fa. È stata la risposta a una lamentela sulla velocità del servizio. Hanno chiamato per un aggiornamento della velocità e dei dati, ma non c’è mai stato. A volte capita, quando si fa da remoto, al telefono. Sono andato lì e l’ho fatto io.»
«Stando a questo, ci sono voluti circa quindici minuti» disse Kate.
«Sì, il piccolo dispositivo che uso per testare la forza del segnale mi stava dando dei problemi. Se vuole posso mostrarle la richiesta di uno nuovo inoltrata alla Hexco.»
«Non sarà necessario» disse Kate. «Qui vedo che Marjorie Hix ha firmato, per il servizio. È entrato in casa sua?»
«Sì, signora. Dovevo controllarle il modem. Le ho consigliato di prenderne uno nuovo, perché quello che avevano era un po’ datato.»