Se lei temesse - Блейк Пирс 4 стр.


«Non personalmente, no. La proprietà era di Tamara e solamente sua. Però nemmeno lei probabilmente li ha conosciuti, perché era stata venduta a uno che acquista e vende case per lavoro. Non ricordo il nome.»

«Da quanto è sul mercato?» chiese Kate.

«È stata messa sul mercato non appena il nuovo proprietario ha terminato di ristrutturarla – quindi da un paio di settimane circa, credo. È una casa meravigliosa – il che è un peccato.»

«Un peccato?» chiese DeMarco. «E perché?»

«Perché dobbiamo rivelare tutte le informazioni. Se a Estes ci fosse qualcuno che non ha sentito del brutale omicidio, dovremmo dirglielo noi. La cosa rende la casa molto più difficile da vendere. E attualmente ci troviamo in un mercato che vede molte grandi case ferme a raccogliere polvere per mesi.»

«Signor Towers, sa se Tamara aveva una relazione romantica? Non era sposata, giusto?»

«Giusto. E penso che non uscisse con nessuno. Tendeva a essere un po’ riservata sulla cosa. Però dirò che se stava uscendo con qualcuno, io non lo sapevo.»

A Kate dispiacque terribilmente per lui. Stava facendo tutto il possibile per controllarsi, anche se continuavano a scendergli giù per il volto le lacrime. Inoltre dubitava che da lui avrebbero ottenuto informazioni molto utili. Pensava che avrebbero magari potuto utilizzare i registri di Tamara e la sua lista clienti dell’ultimo anno, ma era una richiesta che potevano fare alla donna della reception uscendo. Per quanto riguardava Brett Towers, ne aveva già passate abbastanza.

Ma Kate non voleva dire nulla. Voleva che fosse DeMarco a concludere la conversazione, dato che quello era il suo caso e con lui aveva già parlato.

Apparentemente la ragazza era sulla stessa lunghezza d’onda di Kate. DeMarco si alzò e Kate la imitò.

«Grazie del tempo concessoci, signor Towers» disse. «Forse avremo bisogno di parlare ancora con lei, ma per il momento penso che sia tutto.»

Lui annuì e Kate gli vide il sollievo in volto. Quando uscirono, presentarono una richiesta alla receptionist chiedendole di inviare via email tutti i registri pertinenti visite e vendite e la lista completa dei clienti che Tamara Bateman aveva visto nel corso dell’ultimo anno.

Quando tornarono fuori, Kate si vide puntare istantaneamente al posto di guida. Si corresse all’ultimo minuto e virò a destra, sul lato del passeggero.

DeMarco ridacchiò aprendo la porta del conducente. «Non ti preoccupare, Wise. Puoi guidare e fare domande quando parliamo con la gente. Ti giuro… che non mi pesterai i piedi. Siamo partner, e questo non è più lo show di Kristen DeMarco. E, come ho detto prima, sono contenta di averti con me.»

«Buono a sapersi» disse Kate montando in macchina.

Era la verità; di tutte le persone presenti al momento nella sua vita, DeMarco sembrava la più facile da compiacere. E di conseguenza la cosa la rendeva ancor più felice del suo lavoro. Aveva provato qualcosa di simile nei confronti dei partner del passato e la cosa aveva messo sotto stress il suo matrimonio e il rapporto con Melissa. Lo teneva sempre presente, per assicurarsi di non varcare di nuovo quel confine. Sapeva di essercisi già avvicinata più volte tornata di servizio, però aveva la sensazione di gestire meglio la cosa adesso.

«Ti va di controllare la scena del crimine della prima vittima?» chiese DeMarco.

«È come se fossi nella mia testa.»

DeMarco fece un sussulto scherzoso. «A volte mi chiedo se sarebbe un posto meraviglioso o spaventoso in cui trovarsi.»

«Dipende dalla giornata.»

Kate voleva fare una battuta, ma rimase un pochino allarmata di vedere che c’era un bel po’ di verità nella cosa. Le ultime sei settimane passate senza lavoro e con i soli piaceri di una vita semplice a distrarla erano state piene di giornate buone e cattive – giornate in cui era felice di essere libera dal lavoro e giornate in cui le mancava ferocemente.

E adesso che lavorava di nuovo si sentiva troppo a suo agio… e non sapeva bene se fosse una cosa buona o meno.

CAPITOLO QUATTRO

La casa in cui era stata uccisa la prima agente immobiliare era un po’ più grande di quella di Hammermill Street. Era situata su un appezzamento privato ad appena sei miglia dalla casa in cui era stata uccisa Tamara Bateman. Il vicino più prossimo si trovava a un centinaio di metri di distanza, e le case erano separate da un sottile bosco ceduo composto da alberi ed erbacce somiglianti all’ammofila arenaria che spesso cresceva sulle dune di sabbia. Anche quella somigliava a una casa al mare, pur se con alcuni elementi stilistici tipici delle fattorie.

Mentre salivano le scale del massiccio portico panoramico, DeMarco porse a Kate un raccoglitore preso dal sedile posteriore della macchina. «Avrai voglia di vedere le foto per cogliere il pieno effetto della situazione. Però… aspetta un secondo. Fidati.»

DeMarco aprì la porta (apparentemente le avevano dato la chiave anche di qui) e fece entrare Kate. Il portone principale si apriva su un atrio molto grande – così grande che un piccolo amorino giaceva contro alla parete destra e un tappeto decorativo delle dimensioni della camera da letto di Kate copriva la maggior parte del pavimento. Il tappeto era bianco e tè blu, e quindi faceva risaltare drammaticamente le macchie di sangue rosso scuro.

Kate alzò lo sguardo e vide un enorme soffitto aperto. Di fronte a loro vedeva il corridoio che portava al primo piano, bloccato dalla bellissima interazione tra una ringhiera e assicelle di ferro decorative. Una rampa di scale conduceva al primo piano dal fondo dell’atrio, sulla destra. Guardando su per le scale Kate si accorse del bellissimo lampadario dell’atrio. Sembrava fatto di una specie di acciaio decorato con grovigli intricati che dovevano sembrare nodi – quasi come legno. Era l’amalgama perfetto tra una casa al mare e una fattoria. Lungo la base, dove si incassava nel soffitto, sembrava leggermente allentato e sbilenco.

«Il lampadario» disse DeMarco. «Carino, eh?»

«È meraviglioso.»

«Ok, adesso guarda nel raccoglitore.»

Kate lo fece, tralasciando gli appunti e i rapporti di polizia per arrivare alle foto della scena del crimine sul fondo. La prima mostrava il lampadario, solo molto meno bello. Anzi, sembrava uscito da un film dell’orrore.

C’era un corpo appeso lassù. C’era una corda legata al collo di una donna, però sembrava che la donna si reggesse in effetti dalle braccia agganciate a diversi bracci del lampadario. Nell’immagine Kate non riusciva a vedere l’estremità della corda, che era legata da qualche altra parte. Sembrava andare dietro al lampadario, forse avvolgendosi attorno ai collegamenti che lo assicuravano al soffitto.

Il volto della donna era un caos di sangue e nella scomoda posizione in cui si trovava pareva che stesse guardando giù dritto al tappeto su cui sanguinava. Era piccola, e il peso leggero non bastava a staccare il lampadario dal soffitto.

«Gesù» disse Kate trasalendo. «Come hanno fatto a portarla lassù?»

«Be’, l’agente immobiliare che stai guardando è Bea Faraday. Ha ventotto anni e pesa poco più di cinquantaquattro chili. La polizia pare credere che l’assassino l’abbia trascinata su per le scale fino al primo piano per scagliarla oltre la ringhiera nel tentativo di impiccarla come Tamara, ma che si sia trovato in mezzo il lampadario.»

«Tu ci credi?»

«Sì. C’è sangue sulla ringhiera a supporto della cosa. Penso che prima abbia legato la corda ma poi, quando si è accorto che era appesa a quel cazzo di lampadario, l’abbia tagliata e abbia lasciato che la vista parlasse da sola. Pare che prima l’abbia aggredita con un’arma non affilata e che poi si sia preso il tempo di portarla su per le scale per scagliarla di sotto.»

Si recarono in cima alle scale e Kate trovò il punto in cui apparentemente era stata buttata giù la Faraday. Il lampadario si trovava a meno di due metri dalla ringhiera e le lampadine appena sotto. Non aveva problemi a immaginarsi un uomo forte in grado di lanciare una donnina così piccola tanto lontano.

«Com’è stata trovata?»

«L’agenzia immobiliare ha mandato una donna delle pulizie per dare una spazzata rapida al posto due ore prima di un appuntamento. La signora l’ha trovata e ha chiamato la polizia.»

«Ci hai parlato?»

«No. Però l’ha fatto lo sceriffo Armstrong.»

Kate annuì, abbassando lo sguardo sul piano terra e il tappeto sporco di sangue. Stava pensando al piumino e alla bottiglia d’acqua che avevano trovato nella casa di Hammermill Street chiedendosi se in quella casa ci fossero nicchie e ripari che potessero fornire facilmente un nascondiglio a un abusivo.

«Quanto è vecchia la casa?»

«Non ne sono sicura. Però è sul mercato da quasi tutto il mese. I registri mostrano diciotto visite con sei potenziali acquirenti. Solo uno di loro era del posto.»

Kate e DeMarco si spostarono per la casa, e i passi echeggiavano per le stanze vuote. Kate pensò che la sensazione fosse inquietante, in realtà – la sensazione di una casa che custodiva i ricordi e le vite di persone che non avrebbe mai conosciuto. Era sempre stata vagamente interessata ai fantasmi e trovava possibilissimo che ogni casa potesse essere infestata dai ricordi e dai movimenti delle famiglie che l’avevano abitata.

Esaminarono l’ampio spazio che Kate presumeva fungesse da soggiorno, e poi la cucina. Dato che non c’erano averi di nessun tipo, fu piuttosto semplice determinare che non era stato sottratto nulla. Si recarono di sopra. Kate stava cercando una sorta di accesso facile a una soffitta o persino dei piccoli aggetti. Ma non c’era nulla del genere. La casa non aveva nemmeno una soffitta, il che, per Kate, significava che probabilmente aveva un seminterrato. Nessuno in comunità del genere costruiva più case prive di magazzino.

Si recarono di sotto e puntarono alla prima porta lungo il corridoio principale. Conduceva a un seminterrato vuoto e desolato come il resto della casa. Sul fondo c’era una serie di doppie porte che presumibilmente portavano fuori. Kate andò lì, le aprì e si ritrovò infatti a guardare un giardino posteriore meravigliosamente verde. Sbucò, con DeMarco che la seguiva, su un patio della forma di un mezzo ovale. A destra si alzava di poco un muretto di mattoni che conteneva dei fiori. A sinistra c’era un piccolo spazio non edificato tra una serie di scalini di legno che portavano su per il portico posteriore. Presumeva che quello spazio fosse stato pensato per l’installazione di un piccolo capanno per tosaerba, sacchi di pacciame e cose di quel tipo.

Su ispirazione, andò allo spazio non ancora terminato. Il terreno sottostante era duro e secco, livellato prima della costruzione della casa. Si inginocchiò ed esaminò la terra, senza sapere che cosa stesse cercando. Quasi se ne andò senza niente, ma appena prima di ritirarsi scorse qualcosa immediatamente alla sua sinistra, in fondo, quasi completamente fuori visuale.

Grugnendo un attimo per la fatica di allungarsi all’indietro, vide quelli che sembravano vecchi stracci. Erano raggruppati in qualcosa che sembrava una pila, uno sopra l’altro. Qualche manciata di centimetri sotto ai cenci, vide quelle che sembravano strisciate sul terreno.

«C’è qualcosa?» chiese DeMarco.

«Forse. Perché non guardi anche tu e non mi dici quello che vedi… solo per essere sicura di non saltare a conclusioni.»

Le donne si scambiarono di posto e Kate osservò DeMarco curvare la molto più giovane schiena all’indietro mettendo il corpo quasi a forma di L. Si precipitò allo spazio ancora da edificare e si guardò intorno un attimo prima di dire qualcosa.

«Stracci» urlò da laggiù. «Bizzarro abbandonali qui, no? E… sì, qualche strisciata e qualche rientro a terra qui. È secca ma sono piuttosto sicura che di recente ci sia stato posato un certo peso.»

DeMarco uscì stirandosi la schiena. «I cenci» disse. «Pensi che qualcuno li abbia usati come cuscino o roba del genere?»

«Sì.»

«Un altro abusivo? Mi sembra un po’ stiracchiata. Però sì, quei leggeri segni a terra potrebbero essere stati fatti da un ginocchio o da un piede, immagino.» Li osservò ancora una volta e poi aggiunse: «E di recente, pure.»

«Sembra un’ipotesi davvero tirata» concordò Kate. «Soprattutto dato che il cumulo di vecchi cenci potrebbe tranquillamente non essere altro che il rimasuglio di pulizie sciatte fatte dagli operai.»

«Mi piacerebbe parlare con la signora delle pulizie» disse DeMarco.

«Buona idea – è il passo più logico, penso.»

«Chiamo l’agenzia immobiliare per vedere se riesco a farmi dare un indirizzo. In caso contrario, sono sicura che ci aiuterà lo sceriffo Armstrong.»

DeMarco si voltò per procedere e tornò all’estremità del patio di cemento per guardare il giardino sul retro. Mentre parlava, Kate tornò a esaminare lo spazio non ancora edificato sotto alle scale e la facciata laterale della casa. Cercò di piegarsi come DeMarco, ma quella flessibilità non ce l’aveva proprio più. Si mise in ginocchio e avanzò così, in cerca di qualsiasi altra cosa potessero aver tralasciato. Non trovò nulla di nuovo, ma più guardava la pila di cenci e la leggera irregolarità del terreno, più era sicura che qualcuno negli ultimi giorni fosse venuto a riposare lì. Prese nota mentalmente di raccogliere i cenci per cercare capelli.

Mentre usciva di nuovo dal piccolo spazio sottostante alle scale, DeMarco metteva in tasca il telefono.

«Avuto l’indirizzo?»

«Ancora meglio. È venuto fuori che è stata convocata alla stazione di polizia. Armstrong l’ha chiamata per un interrogatorio aggiuntivo. Le ho appena parlato e ha detto che le sta bene che passiamo per occuparcene noi.»

«Ottimo» disse Kate cercando di nascondere la smorfia di dolore che le si aprì in faccia quando ancora una volta si raddrizzò dopo essere sbucata da quel posticino.

Mentre seguiva DeMarco che faceva il giro della casa attraverso il giardino sul retro, non poté evitare di sorridere. DeMarco aveva davvero preso il controllo del caso e stava riuscendo a farlo suo persino dopo la convocazione di Kate. Sorridendo, scoprì di essere troppo orgogliosa di DeMarco per sentirsene anche un minimo offesa.

***

Quando arrivarono alla stazione di polizia, a solo un quarto di miglio dalle acque ferme del lago Fallows, lo sceriffo Armstrong si trovava nell’atrio anteriore ad accoglierle. Sembrava piuttosto sollevata di vederle, non sorrideva del tutto però era sicuramente contenta. Sembrava avere poco più di cinquant’anni ed era un po’ robusta, ma ben lontana dall’essere sovrappeso. Aveva un viso semplice che risultava probabilmente carino con i capelli raccolti e un po’ di trucco. Ciò che a Kate piacque di più di lei, però, era un luccichio serio negli occhi… lo sguardo di una donna che prendeva il suo lavoro e i suoi compiti molto seriamente.

«Sono stata molto felice di sentire che stavate venendo» disse Armstrong. «Là dietro ho la signorina Seibert. Si sta mettendo molto sulla difensiva. Non ho ragione di credere che abbia qualcosa a che fare con gli omicidi, però lei pensa che la vediamo come una sospettata solo perché l’abbiamo richiamata.»

«Mi chiedo se non ci siano precedenti criminali nella sua famiglia» disse Kate. Poi sorrise quando Armstrong la guardò confusa. «Scusi» disse Kate. «Agente Kate Wise. Piacere di conoscerla.»

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