“Cosa ne pensi dei luoghi?”chiese Shelley. “Magari lì c’è qualcosa.”
C’era già una mappa sulla parete, segnata con tre puntine rosse nei luoghi in cui i tre cadaveri erano stati rinvenuti. Zoe la guardò per un attimo, quindi usò il margine di un foglio per collegare i punti. Ne venne fuori una linea retta tra il primo e il terzo punto. Il secondo aveva deviato di poco, ma era comunque sul percorso generale.
“Quali sono quelle città?” Shelley indicò l’estremità del foglio di carta, al di là dell’ultima puntina, verso i centri abitati situati lungo il percorso.
Zoe snocciolò una lista, leggendone i nomi dalla mappa, con una piccola deviazione su entrambi i lati nel caso in cui il loro uomo si fosse allontanato come aveva fatto in precedenza. “Dovremmo metterci in contatto con le autorità di tutte queste città. Assicurarci che siano a conoscenza di cosa potrebbe accadere. Aumentare la sicurezza,e fare in modo che le forze dell’ordine stiano con gli occhi aperti, potrebbe aiutarci a catturarlo.”
Riguardarono entrambe il profilo che avevano elaborato insieme, in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri. Zoe cercò di vedere lo schema. C’erano solo tre elementi che avevano senso per lei: il fatto che tutte fossero donne, la linea temporale o qualcosa che aveva a che fare con i luoghi. Ma cos’era?
Ripensò alle caramelle colorate sparse per terra alla stazione di servizio.Sparpagliate non lontano dal corpo di Linda, nel parcheggio, lungo il percorso che doveva aver preso verso il retro dell’edificio e al ritorno. Era così strano. Era assolutamente probabile che qualche bambino le avesse fatte cadere prima, quel giorno, dopo essersi fermato con i suoi genitori, ma… qualcosa a questo proposito continuava a tormentarle la mente.
Forse si trattava semplicemente dell’incoerenza della cosa. Allegre e vivaci caramelle sulla scena di un brutale omicidio notturno. Sprazzi di colore su un terreno altrimenti macchiato di rosso. Forse non significava proprio nulla.
“Non abbiamo molto,”sospirò infine. “Ma è un inizio. A questo aggiungiamo il fatto che probabilmente si tratta di un giovane uomo, quantomeno sotto la mezza età, in base alle statistiche sull’età alla quale i serial killer iniziano la loro opera, e abbiamo ristretto il campo abbastanza da presentare qualcosa. Chiederò ai medici legali di darci qualche altro elemento concreto in base alle loro conclusioni e potremo almeno fornire una descrizione in base alla quale tenere gli occhi aperti.”
Che non sarebbe stato assolutamente di conforto, pensò, se il killer avesse rivendicato un’altra vittima stanotte. E loro erano ben lontane dal poterci fare qualcosa.
CAPITOLO SEI
Ci sarebbe stato un altro cadavere stanotte.
Era la quarta notte e ciò significava che doveva esserci un quarto omicidio.
Aveva guidato per tutto il giorno, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo. Nonostante se la stesse cavando bene, stava diventando sempre più nervoso man mano che il sole procedeva nel cielo. Una volta scesa la sera, avrebbe dovuto essere nel posto giusto, oppure sarebbe andato tutto in malora.
Non poteva fallire adesso.
Guardò nuovamente il cellulare sul cruscotto, agganciato ad un supporto fissato alle prese d’aria. La mappa online si aggiornava lentamente qui fuori, dove c’era meno segnale su cui fare affidamento. Quantomeno l’autostrada era lunga e diritta e non era necessario fare deviazioni. Non si sarebbe perso e non avrebbe mancato la sua destinazione.
Sapeva esattamente dove andare. Era tutto tracciato per lui, scritto nelle stelle. Tranne il fatto che questo schema era decisamente più preciso rispetto alla moltitudine di puntini tremolanti che brillavano nel cielo notturno, e molto più facile da leggere. Naturalmente, un esperto avrebbe potuto capire quegli schemi, anche lassù. Ma il suo schema doveva essere letto anche da coloro che solitamente non capivano. E lo avrebbero capito, nel momento in cui avesse terminato.
Chi sarebbe stato era un’altra questione. Dove e quando, già, quelle cose erano determinate dallo schema. Ma il “chi” era più di una questione di fortuna, ed era questo che gli faceva agitare la gamba su e giù sul freno, con il ginocchio che rimbalzava e quasi colpiva il volante ogni volta.
Fece un bel respiro profondo, inspirando velocemente l’aria di raffreddamento. Era facile intuire che il sole stava calando nel cielo, ma non era ancora troppo tardi. Gli schemi gli avevano detto cosa avrebbe dovuto fare, e ora lui stava per farlo. Doveva avere fiducia.
I pneumatici della sua berlina ronzavano senza sosta lungo l’asfalto liscio della strada, un costante rumore di sottofondo decisamente rilassante. Chiuse brevemente gli occhi, confidando che l’auto avrebbe proseguito in linea retta, e fece un altro respiro profondo.
Battè le dita sulla guarnizione del finestrino aperto, scandendo un ritmo semplice e ripetitivo, e respirò di nuovo, più facilmente. Sarebbe andato tutto bene. Proprio come quest’auto era rimasta in buone condizioni per tutto il tempo in cui ne era stato il proprietario, sempre affidabile e sicura, gli schemi non lo avrebbero deluso. Finché avesse controllato l’olio e l’avesse portata, di tanto in tanto, a fare manutenzione, avrebbe funzionato. E se si fosse messo nel posto giusto al momento giusto, gli schemi sarebbero stati lì.
Erano tutti intorno a lui: le linee dell’autostrada, che si allungavano e si restringevano diritte in lontananza e gli dicevano esattamente dove andare. Le striature dei cirri, che sembravano puntare nella stessa direzione, lunghe dita che lo incoraggiavano a proseguire. Persino i fiori sul ciglio della strada erano piegati, protesi in avanti in attesa, come bande veloci che divoravano i chilometri sotto le ruote.
Tutto stava andando al posto giusto, esattamente come erano cadute le caramelle, prima di uccidere la donna alla stazione di servizio. Esattamente come gli era stato detto cosa dovesse fare dopo, permettendogli di capire che aveva già trovato il posto e la vittima giusti.
Alla fine, gli schemi gli avrebbero dato una mano.
***
Nonostante tutte le rassicurazioni mentali, il suo cuore stava iniziando ad accelerare in preda all’ansia, mentre il sole iniziava ad andare sempre più giù, scendendo all’orizzonte, e lui non aveva ancora visto nessuno che andasse bene.
Ma ora la fortuna era tornata dalla sua parte; la serendipità di essere nel posto giusto al momento giusto, e di fidarsi del fatto che l’universo avrebbe fatto il resto.
La donna stava camminando all’indietro lungo il bordo dell’autostrada, un braccio proteso di lato, con il pollice sollevato. Doveva essersi voltata non appena lo aveva sentito avvicinarsi; il motore e il ronzio delle ruote avevano rivelato il suo arrivo molto prima che potessero vedersi reciprocamente. Indossava uno zaino apparentemente pesante, con un sacco a pelo arrotolato nella parte sottostante, e non appena lui si avvicinò, riuscì a capire che era giovane. Non più di diciotto-diciannove anni, uno spirito libero a caccia di una nuova avventura.
Era morbida come il burro e dolce, ma non era quello che importava. Questo genere di cose non importava mai. Solo gli schemi avevano un significato.
Lui rallentò, superandola appena prima di fermarsi, e aspettando pazientemente che lei lo raggiungesse.
“Ciao,”disse lui, abbassando il finestrino del lato passeggero e inclinando la testa per guardarla.“Ti serve un passaggio?”
“Uhm, già,”rispose lei, guardandolo sospettosamente e mordendosi il labbro inferiore. “Dove sei diretto?”
“In città,”rispose lui, gesticolando confusamente in avanti. Era un’autostrada. Doveva pur esserci una città alla fine, e avrebbe pensato lei a quale fosse. “Sono felice di averti visto. Non passano molte altre auto per strada a quest’ora. Avrebbe fatto freddo stanotte, qui fuori.”
Gli rivolse un mezzo sorriso. “Me la sarei cavata.”
Lui le restituì un sorriso più ampio, più gentile, che arrivava agli occhi. “Possiamo fare qualcosa di meglio che cavarcela,”disse. “Salta a bordo. Ti lascerò in un motel in periferia.”
La ragazza esitò ancora; una giovane donna sola, che saliva a bordo di un’auto guidata da un uomo, indipendentemente da quanto fosse gentile. Lui capì che sarebbe stata sempre nervosa. Ma lei guardò la strada in lungo e in largo e probabilmente si rese conto che, anche ora che la notte stava iniziando a calare, non si vedevano fari in nessuna direzione.
La ragazza aprì la portiera del lato passeggero con un leggero click, scrollandosi lo zaino dalle spalle, e lui sorrise, questa volta per conto suo. Tutto ciò che doveva fare era fidarsi e le cose avrebbero funzionato nel modo in cui gli schemi gli avevano detto.
CAPITOLO SETTE
“Va bene, state a sentire,”disse Zoe. Era già a disagio, ancora di più quando il chiacchiericcio nella stanza cessò e tutti gli sguardi si rivolsero verso di lei.
Avere Shelley accanto fece poco per smorzare la sensazione di imbarazzante pressione, il peso dell’aspettativa che gravava sulle sue spalle. L’attenzione la rivoltò come un calzino, tangibile e agghiacciante. Il tipo di esperienza che aveva cercato di evitare ogni giorno della sua vita, a meno che proprio non fosse costretta.
Ma a volte il lavoro lo richiedeva, e per quanto lo desiderasse, non poteva forzare Shelley a presentare il profilo al posto suo. Non in qualità di agente più anziano.
Fece un respiro, dando un’occhiata a tutti gli agenti seduti in file strette di sedie provvisorie nella più grande sala riunioni dello sceriffo. Quindi distolse lo sguardo, cercando un punto sulla parete lontana a cui parlare, qualcosa di meno minaccioso.
“Questo è il profilo che stiamo cercando,”proseguì Zoe. “Il sospettato, di sesso maschile, ha un’altezza di circa un metro e ottanta, in base ai calcoli di tutti e tre i medici legali e delle poche prove che abbiamo trovato sulle scene. Riteniamo anche che abbia una costituzione magra o normale. Non è particolarmente forte, energico o minaccioso.”
Shelley subentrò, facendo un passo in avanti verso le luci della ribalta; qualcosa che sembrava apprezzare piuttosto che temere, che le faceva brillare gli occhi.“Si presenta come un uomo non minaccioso alla maggior parte delle persone, fino al momento del delitto. Crediamo sia stato in grado di coinvolgere le sue vittime in conversazioni e persino di allontanarle da una posizione relativamente sicura e in uno spazio aperto, dove potesse manipolare fisicamente la situazione per portarsi alle loro spalle. Potrebbe persino essere affascinante, educato.”
“Non è del posto,”aggiunse Zoe. “Avrà la targa di un altro stato sulla sua auto. Sebbene non siamo state in grado di determinare il suo stato di origine, si sta muovendo e probabilmente continuerà a farlo.”
Immagini delle donne le cui vite erano state strappate apparvero sullo schermo di proiezione, dietro di loro. Erano tutte e tre vive, sorridevano alla fotocamera, ridevano anche. Erano donne normali, reali, non modellio facsimili aventi lo stesso aspetto, né qualsiasi cosa che avrebbe potuto bollarle come speciali. Semplicemente donne, che fino a tre sere fa erano vive, respiravano, ridevano.
“Prende di mira le donne,”disse Zoe. “Una a notte, in luoghi isolati con poche probabilità di essere colto sul fatto o ripreso da video di sorveglianza. Sono aree buie, lontane dalle zone trafficate, luoghi che gli forniscono il tempo e lo spazio necessari per portare a termine l’omicidio.”
“Come dovremmo fare a catturarlo con un profilo del genere?”chiese uno degli agenti dal centro dell’agglomerato di sedie di fronte a lei. “Ci saranno migliaia di tizi alti e magri con targhe di altri stati,da queste parti.”
“Ci rendiamo conto che non è molto su cui lavorare,”si fece avanti Shelley, salvando Zoe dalla seccatura che aveva minacciato di farle dire qualcosa di poco amichevole. “Possiamo lavorare soltanto con ciò che abbiamo. La strada più utile che possiamo intraprendere con queste informazioni, al momento, è quella di diramare un avvertimento di evitare le zone isolate e, soprattutto se avvicinate da un uomo che corrisponda alla descrizione, di stare in guardia.”