Prima Che Faccia Del Male - Блейк Пирс 4 стр.


"Protezione testimoni? È un’ipotesi azzardata. Soprattutto con una patente falsa".

"Beh, non ha documenti veri e propri e stava scappando da qualcuno. Se facesse parte della protezione testimoni e fosse stata in fuga, questo ci darebbe almeno un punto di partenza. Forse qualcuno del suo passato l'ha trovata".

"Ecco perché ti amo. Preferisci analizzare a fondo una teoria senza capo né coda, piuttosto che ammettere di non avere un punto di partenza".

"C'è sempre un punto di partenza", replicò Mackenzie, guardando ancora le foto. "È solo che a volte è proprio la parte più difficile".

Tirò fuori il cellulare, guardando alternativamente i suoi contatti e le foto della ragazza morta sul tavolo.

"Chi vuoi chiamare?"

"Mi farò mettere in contatto da Washington con l'ufficio degli US Marshals per vedere se mi possono procurare una lista".

Ellington, chiaramente sorpreso dalla sua idea, annuì comicamente. "Certo, buona fortuna".

Mentre rispondevano al telefono e la mettevano in attesa per poi metterla finalmente in comunicazione con l'ufficio dei Marshal, lei continuò a osservare le foto. Le ferite provocate dal veicolo che l'aveva colpita non erano lampanti nelle immagini, ma il netto taglio sulla gola era evidente. Il selciato nelle foto era leggermente bagnato e luccicante, rendendo quasi surreale il rosso scuro che le usciva dal collo.

"Sono il vice direttore Manning", disse una voce roca dall'altra parte del telefono. "Chi parla?”

"Sono l'agente speciale Mackenzie White, dell'FBI. Sto lavorando a un caso a Salt Lake City che credo possa coinvolgere una giovane donna della Protezione Testimoni. Non abbiamo nessun identificativo. Le sue impronte non sono in nessun database e la patente trovata sul suo corpo è contraffatta. Sto facendo un salto nel buio, sperando che sia nel vostro sistema".

"Agente White, sa che non posso darle l'identità delle persone coinvolte nel nostro programma. Significherebbe infrangere almeno una decina di leggi e normative".

"Ne sono consapevole. Ma se le mandassi una foto? Usando il riconoscimento facciale, forse potrebbe venirle in mente qualcosa e…".

"Mi perdoni, ma anche se sospetta solo che potrebbe essere parte della Protezione Testimoni, mandare una foto infrangerebbe ancora più regole".

"Dato che si tratta di una foto della scena del crimine, penso che sia lecito", sbottò Mackenzie. "È stata investita da un veicolo e poi le hanno tagliato la gola. Quindi non è che le manderei una foto frivola".

Manning emise un profondo sospiro che indicava che Mackenzie stava per ottenere ciò che voleva. "Mi mandi la foto e incaricherò qualcuno di eseguire una ricerca con il riconoscimento facciale. Naturalmente non posso promettere nulla. Ma vedrò cosa possiamo fare".

"Grazie".

"La contatteremo appena possibile". Le disse dove mandare la foto, poi riagganciò.

Ellington aveva esaminato il rapporto del medico legale mentre lei parlava con Manning. "Hai vinto tu, eh?"

"Avevi dei dubbi?"

Scosse la testa e le consegnò il rapporto del medico legale. "Questo è l'ultimo, fresco di stampa, di circa cinque ore fa. Interessante, non trovi?"

Mackenzie scorse il rapporto, tralasciando le parti più ovvie e arrivando agli aggiornamenti più recenti. Quello che trovò sembrava davvero interessante. Secondo gli ultimi aggiornamenti del coroner, sembrava che la vittima in passato avesse subito la rottura di diverse ossa che non erano guarite correttamente. Due costole, il polso sinistro e una frattura al braccio destro. Secondo gli appunti del medico legale, le ossa del polso sinistro sembravano non essere mai state correttamente sistemate.

"Pensi a maltrattamenti domestici?" Chiese Mackenzie.

"Stava scappando da qualcuno e aveva parecchie vecchie fratture non sistemate. Quindi sì… penso ad abusi domestici e forse anche qualcosa di più oscuro. Mi chiedo se magari sia stata tenuta prigioniera. Non aveva esattamente un aspetto sano. Secondo il rapporto, pesava solo cinquantadue chili. E poi il suo volto nelle foto… ha un che di… non so…".

"Temprato", completò Mackenzie per lui.

"Sì, è il termine giusto."

"Quindi forse era tenuta prigioniera ed è riuscita a scappare dal suo aguzzino. E quando l'ha raggiunta, ha pensato che sarebbe stato più facile ucciderla, piuttosto che catturarla di nuovo".

"Ma il fatto che il suo carceriere l'abbia uccisa così senza tanti problemi, significa che sapeva che non aveva un'identità".

Era una giusta osservazione, ed entrambi rimasero in silenzio per rimuginarci sopra individualmente. Mackenzie pensò a una ragazza che forse aveva attraversato un campo umido e poi si era messa a correre su una strada bagnata dalla pioggia. Era scalza, apparentemente con i sandali in mano. La scena presentava due interrogativi, ma non era sicura di quale fosse il più importante.

Il primo era: da cosa stava scappando?

Il secondo, riflettendoci, iniziava a sembrare più pressante. "Dove stava andando?” Mackenzie chiese ad alta voce. “Non può essere una coincidenza che abbia scelto quel quartiere. So che non ci sono prove che sia stata lei ad attraversare il campo, come ha spiegato lo sceriffo Burke, ma se fosse stata davvero lei? Avrebbe potuto andare in qualsiasi direzione e scegliere qualsiasi quartiere. Allora perché proprio quello?"

Ellington sorrise annuendo, cogliendo il motivo del suo entusiasmo. "Perché non andiamo a scoprirlo?"

CAPITOLO SETTE

Erano fortunati che fosse sabato e quasi tutte le auto del quartiere fossero parcheggiate nei vialetti o nei garage aperti. Arrivarono nel quartiere di Plainsview alle 15:10, e parcheggiarono nello stesso punto in cui avevano incontrato lo sceriffo Burke. Era un pomeriggio di marzo soleggiato, non esattamente freddo, ma certo nemmeno caldo. In ogni caso, Mackenzie non pensava che avrebbero avuto problemi a trovare persone con cui parlare.

"Tu prendi la destra, io la sinistra", disse Ellington mentre scendevano dall'auto.

Mackenzie annuì, consapevole che la maggior parte degli agenti in coppia sceglieva di non separarsi. Lei ed Ellington tuttavia si fidavano l'uno dell'altro a un livello tale da permettere un approccio di questo tipo. Non solo per il loro solido rapporto lavorativo, ma anche per il legame dato dal matrimonio. Si separarono senza tanto clamore e imboccarono i rispettivi lati della strada.

La prima casa dal lato di Mackenzie fu un gioco da ragazzi, dato che la madre e la figlia si trovavano nel giardino anteriore. La figlia doveva avere sei anni e pedalava su un triciclo su e giù per il marciapiede. La madre era seduta sul portico, intenta a guardare il cellulare. Quando Mackenzie si avvicinò, alzò lo sguardo e le rivolse un sorriso.

"Posso aiutarla?" chiese. Il suo tono indicava che non ne aveva alcuna intenzione, soprattutto se Mackenzie era lì per vendere qualcosa.

Mackenzie si allontanò un po' dalla bambina, prima di tirare fuori il distintivo e presentarsi. "Sono l'agente Mackenzie White, dell'FBI. Io e il mio partner stiamo perlustrando il quartiere per vedere se riusciamo a trovare qualche informazione sul pirata della strada di due notti fa".

"No. L'ho già detto ai poliziotti. Da quello che mi hanno detto, ritengono che l'incidente sia avvenuto dopo la mezzanotte, e a casa mia andiamo tutti a dormire entro le undici".

"Per caso sa chi ha trovato il corpo?"

"Non con certezza. Circolano voci di ogni tipo e non so a quali credere. Dopo un po', ho smesso di prestar loro attenzione, capisce?"

"Tra queste voci, qualcuna proviene da una persona che ritiene affidabile?"

"Temo di no".

"Beh, grazie per il suo tempo."

Si voltò e salutò la bambina con la mano, mentre si dirigeva verso la casa accanto. Bussò tre volte, senza però ricevere risposta. Ottenne lo stesso risultato alla terza casa. Alla quarta casa il risultato fu diverso. La porta fu aperta appena suonò il campanello.

Mackenzie si ritrovò di fronte una signora che doveva avere poco meno di sessant'anni. Aveva in mano un detergente per i vetri e un piumino per spolverare. Alle sue spalle si sentiva della musica rock anni Settanta; Peter Frampton, se la sorprendente conoscenza musicale di Mackenzie non sbagliava. Era stata chiaramente distolta dalle sue pulizie, ma salutò comunque Mackenzie con un sorriso.

"Mi dispiace di averla disturbata. Sono l'agente White, FBI". Mostrò il suo distintivo e la donna la fissò come se Mackenzie avesse appena eseguito un trucco di magia. "Sto perlustrando il quartiere in cerca di qualsiasi informazione utile sul pirata della strada che ha investito una ragazza su in questa strada due sere fa".

"Oh, certo", disse la donna. E così, le sue pulizie furono dimenticate. "Avete trovato il colpevole?"

"Non ancora. Per questo siamo qui, per cercare di trovare qualche pista. Per caso ha visto o sentito qualcosa, quella notte?"

"No. E credo che nessuno abbia visto o sentito qualcosa. E questa è la cosa più spaventosa".

"In che senso?"

"Beh, questo è un quartiere molto tranquillo. Ma siamo anche in mezzo al nulla. Certo, Salt Lake City è a meno di trenta chilometri di distanza, ma come può vedere, qui non si ha la sensazione di essere in una grande città".

"Che tipo di pettegolezzi circolano?"

"Nessuno, che io sappia. È una cosa troppo orribile per parlarne". Fece un passo oltre la porta, avvicinandosi a Mackenzie in modo da poter parlare in tono cospiratorio. "Ho la sensazione che quasi tutti in questo quartiere credano che, non parlandone, l'intera faccenda sparirà, che tutti se ne dimenticheranno".

Mackenzie annuì. Aveva lavorato a diversi casi in cittadine come quella. Tuttavia, sapeva anche che era proprio in piccole Comunità che le dicerie tendevano a piantare le proprie radici e a crescere.

Tuttavia, proseguendo lungo la strada, non era così sicura che fosse il caso di Plainsview. Aveva riscontrato due atteggiamenti principali tra i residenti: quelli che erano irritati dalla visita dell'FBI perché avevano già parlato con la polizia, e quelli che erano sinceramente preoccupati per il loro quartiere, ora che era coinvolto il Bureau.

L'ottava abitazione a cui giunse era piuttosto insignificante. Non c'erano fiori nelle aiuole, solo del terriccio ormai scolorito. Nonostante ci fossero dei mobili sul portico, erano in cattivo stato, una delle sedie ricoperta di ragnatele. Si trovava a due case di distanza dal primo incrocio del quartiere, e non spiccava molto, ma Mackenzie intuì che alcuni dei proprietari più anziani potessero disapprovare quella casa.

Bussò alla porta e sentì un leggero fruscio di passi all'interno. Passarono altri dieci secondi prima che qualcuno aprisse. La porta fu aperta solo di uno spiraglio.

Una giovane donna sbirciò fuori, scrutando Mackenzie con occhi scuri che suggerivano fosse una persona diffidente.

"Sì?" chiese la giovane donna.

Mackenzie mostrò il suo distintivo e il tesserino, riflettendo che quella ragazza le faceva una strana impressione. Tutti gli altri avevano spalancato la porta, mentre lei sembrava usare la sua come uno scudo. Forse faceva parte del gruppo di cittadini che aveva reagito con assoluto terrore davanti all'omicidio.

"Sono l'agente White, dell'FBI. Speravo di poter fare qualche domanda sull'investimento avvenuto qui due notti fa".

"A me?" chiese quella, confusa.

"No, non solo a te. Io e il mio partner stiamo andando porta a porta facendo domande a tutti i residenti. Scusa se te lo chiedo, ma mi sembri parecchio giovane. I tuoi genitori sono in casa?".

Un lampo di irritazione attraversò il volto della ragazza. "Ho vent'anni. Vivo qui con le mie due coinquiline."

"Oh, chiedo scusa. Allora… ricordi qualcosa di interessante di quella notte?"

"No, insomma, da quanto ho capito, è successo molto tardi. Di solito mi addormento alle dieci o alle undici".

"E non hai sentito niente?"

"No."

La ragazza continuava a non aprire la porta. Parlava anche abbastanza velocemente. Mackenzie non pensava che nascondesse qualcosa, ma si comportava in un modo che le dava da pensare.

"Come ti chiami?"

"Amy Campbell".

"Amy, le tue coinquiline sono in casa?"

"Una sì. L'altra è fuori a fare commissioni".

"Sai se hanno visto o sentito qualcosa di strano, la notte dell'incidente?"

"Non sanno niente. Ne abbiamo parlato tra noi, cercando di capirci qualcosa. Ma quella notte dormivamo tutte, alle dieci e mezza".

Mackenzie stava per chiedere di entrare in casa, ma decise di non farlo. Amy era chiaramente terrorizzata dalla situazione e non aveva senso peggiorare le cose. Mentre quel momento di tensione passò tra di loro, Mackenzie colse del movimento dietro ad Amy. Un'altra donna stava camminando lungo il corridoio, per poi girare a sinistra in un'altra stanza. Sembrava avere circa l'età di Amy e aveva un viso spigoloso. I suoi capelli, che sembravano castani, erano raccolti in uno chignon disordinato. Mackenzie era tentata di chiedere chi fosse, ma intuì che se l'avesse fatto, avrebbe potuto rovinare l'equilibrio che aveva costruito con Amy.

"Come hai saputo dell'omicidio?"

"Dalla polizia. Quella mattina sono passati, facendo esattamente quello che sta facendo lei ora".

"E hai detto loro esattamente quello che stai dicendo a me?"

"Sì, sinceramente non ho visto niente. Non ho sentito nulla. Vorrei potervi aiutare perché è terribile… ma stavo dormendo".

In quel commento Mackenzie percepì una certa emozione. Amy era triste, oppure disperata per qualcosa, il che aveva perfettamente senso, visto quello che era successo proprio nella sua strada appena due sere prima. Eppure, si comportava in modo molto più strano di chiunque altro con cui aveva parlato. Mackenzie infilò la mano nella tasca interna della giacca e tirò fuori uno dei suoi biglietti da visita. Quando lo consegnò ad Amy, la ragazza lo prese velocemente.

"Per favore, chiamami se a te o alle tue coinquiline viene in mente qualcosa, o se senti anche solo qualche vicino di casa parlare di qualcosa di strano. Puoi farlo?"

"Sì. Buona fortuna, agente."

Amy Campbell chiuse rapidamente la porta, lasciando Mackenzie da sola sul portico sudicio. Scese lentamente i gradini, riflettendo su alcune cose.

Una ventenne che prende in affitto una casa in un quartiere come questo… è un po' strano. Ma se ha dei coinquilini, potrebbe essere che siano studentesse universitarie di qualche college di Salt Lake City. Forse è una sistemazione più economica di un alloggio nel campus.

Anche se tutta la faccenda le sembrava un po' strana, dovette ricordare a se stessa che su quella strada era avvenuto un brutale omicidio. Le persone affrontavano la cosa in modo diverso, soprattutto ragazze in età universitaria che sapevano che la vittima aveva più o meno la loro età.

Mackenzie rifletteva su questa conclusione mentre tornava verso la strada. Così facendo, passò davanti a due macchine ferme sul vialetto asfaltato di Amy Campbell. Erano entrambe piuttosto vecchie, una delle quali era una Pontiac del 2005 che sembrava potesse sfasciarsi alla prima buca.

Prima di proseguire lungo la strada. Mackenzie prese il cellulare. Digitò il nome di Amy e l'indirizzo, nel caso le fosse servito in futuro. Era solo un'intuizione, ma il più delle volte le intuizioni di Mackenzie alla fine si rivelavano esatte.

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