Invecchiato per un Omicidio - Грейс Фиона 7 стр.


Tutti, ad eccezione di lei e Charlotte, sembravano appartenere a quei luoghi. Era un privilegio poter osservare la gente del posto che conduceva indisturbata la propria vita di tutti i giorni in questo paesino sperduto.

Scrutando la vetrina di una piccola boutique di abbigliamento, Olivia si chiese se non fosse il caso di entrare a dare un'occhiata, magari con l'aiuto della commessa avrebbe acquistato un po' del famoso senso dello stile italiano. Fu contenta di vedere un'enoteca affollata, poco più avanti, che sicuramente faceva affari d'oro. Più in là, c'erano un negozio di scarpe, un fruttivendolo con una brillante insegna colorata e con un bancone da esposizione pieno di pomodori e mandarini, un parrucchiere, un piccolo ferramenta e un negozio di alimentari.

Due fornai ai lati opposti della strada stavano chiudendo bottega al termine di una giornata di lavoro.

"Secondo te si fanno concorrenza?" domandò Charlotte, fermandosi per permettere a un canuto signore di attraversare la strada.

"Sicuramente," rispose Olivia, spostando lo sguardo da un'insegna all'altra. "Scommetto che sono rivali, e probabilmente la faida va avanti da secoli."

"E, un bel giorno, l'erede di Mazzetti si innamorerà della figlia del proprietario del Forno Collina, fuggiranno a Pisa per consumare il loro amore e verranno per sempre rinnegati dalle loro famiglie." aggiunse Charlotte.

In quel momento, un uomo vestito di bianco, con addosso un grembiule, uscì dal forno Mazzetti. Fissò con astio il negozio di fronte, poi attraversò la strada. Dopo aver tirato fuori dalla tasca il cellulare, cominciò a fotografare le "Offerte Speciali" esposte nella vetrina del suo competitore.

Olivia e Charlotte scoppiarono a ridere.

"Sono davvero rivali!" Olivia non riusciva a trattenere le risate. "Domattina abbasserà i prezzi, o magari gli copierà le offerte speciali. Si è accorto di noi—andiamocene prima di essere coinvolte nelle ostilità."

In fondo a quella che sembrava la strada principale della città, si ergeva una piccola chiesa con un campanile appuntito e finemente decorato. All'esterno c'era un parroco brizzolato, che spazzava i gradini di pietra. Le salutò con un cenno amichevole, e Olivia gli sorrise, incantata. Neanche un giorno da quando era arrivata in Italia e già era stata accettata dai locali.

Dirigendosi verso il limitare del piccolo centro abitato, Charlotte guidò fino a un piccolo bar affollato, in cima ad una ripida stradina a fondo chiuso. C'erano macchine parcheggiate in ogni angolo e non c'era l'ombra di un posto libero. Olivia cominciava a capire come mai tutti in Italia guidassero auto di dimensioni ridotte. Gli spazi per parcheggiare erano pochi e preziosi. Quando era salita per la prima volta sulla Fiat, le era sembrata piccola in confronto alle comode berline e ai SUV a cui era abituata. Ora, invece, si era resa conto che non solo era una macchina di dimensioni appropriate per il luogo, era addirittura piuttosto spaziosa.

Tuttavia, mentre Charlotte imprecava nel tentativo di fare inversione nello spazio angusto, Olivia avrebbe desiderato che la Fiat fosse ancora più piccola.

Dopo una trentina di manovre, Charlotte riuscì a girare la macchina senza danneggiare paraurti e cerchioni.

Ripercorsero la strada in discesa e parcheggiarono in una via tranquilla poco più in là, poi tornarono a piedi al bar.

Il ritmo martellante della musica le guidò di nuovo in cima alla salita. Olivia si meravigliò di quanto suonasse melodioso il rock italiano, grazie alla musicalità della lingua. Pensò che sarebbe stato il caso di imparare qualche frase in italiano. Forse avrebbero potuto fare pratica quella stessa sera, al bar.

Olivia respirò l'aroma derivante da una combinazione di birra, vino, fumo di sigaretta e—ne era certa—testosterone. Sullo schermo nell'angolo del bar stavano trasmettendo una partita di calcio. Si accorse con piacere che non si sentiva neanche una parola in inglese nel trambusto della conversazione. Era sicuramente un bar per locali.

Ci fu una pausa nel momento in cui i clienti abituali si accorsero delle due nuove arrivate. Olivia notò alcune occhiate di apprezzamento in direzione sua e dell'amica.

Non erano neanche arrivate al bancone, quando vennero salutate da due uomini del posto, appollaiati su degli sgabelli attorno ad un piccolo tavolo rotondo.

"Ciao!" fece quello più vicino.

Il cuore di Olivia saltò un battito. L'uomo dallo sguardo provocante aveva più o meno trent'anni. Aveva i capelli scuri, le sopracciglia folte e un sorriso ammiccante. Il suo amico, che sembrava avere qualche anno in più, aveva la testa rasata ed era molto abbronzato.

"Ehm—ciao," rispose lei. Lanciò uno sguardo a Charlotte, che ricambiò con un sorriso malizioso.

L'uomo cominciò a parlare rapidamente in italiano.

Olivia allargò le braccia. "Non comprehendo?" provò a spiegare.

"Ah, Americano."

Seguirono altre frasi in italiano e, dopo un'animata conversazione coi tavoli di fianco, vennero recuperati due sgabelli per le nuove arrivate.

"Giuseppe," fece l'uomo, indicando sé stesso. "Alfredo," continuò, presentando il suo amico.

"Olivia, mi dispiace ma non parlo italiano. Sono qui da poco," si scusò Olivia, in equilibrio sul sedile imbottito dello sgabello. Nel mentre, si presentò anche Charlotte.

"Benvenuta, Olivia." Giuseppe sorrise. "E ehm—Carlotta?”

Olivia si accorse che i locali avevano qualche difficoltà a pronunciare correttamente il nome di Charlotte, cosa che non avveniva per il suo.

"Vino? Rosso o Bianco?"

"Rosso, grazie."

Nel locale affollato, era pressata contro il braccio muscoloso di Giuseppe. Charlotte e Alfredo sembravano decisamente in sintonia. Quanto a sé, con Matt fuori dalla sua vita, si sentiva più che pronta per flirtare un po'. Chissà come si sarebbe evoluta la serata?

"Sei molto bella," le disse Giuseppe, Olivia arrossì. Diceva sul serio o era tanto per dire? E se fosse stato l'inizio di una travolgente storia d'amore?

"Dove stai a dormire?" chiese lui.

"Sto in una villa qui vicino. Sono in vacanza per due settimane," rispose Olivia.

Il vino era delizioso, con note marcate di frutta matura e un leggero retrogusto speziato. Bevendolo si ricordò delle decorazioni sui muri della cucina della villa, che raffiguravano un'abbondanza di succosi grappoli di un intenso color porpora.

"E tu, vivi qui a Collina?" chiese Olivia, curiosa di scoprire quale fosse il suo ruolo in quello scenario idilliaco.

Giuseppe scosse la testa. "No, non vivo qui."

"Lavori qui, allora?" Forse abitava in uno dei paesi vicini, pensò Olivia.

Giuseppe rispose con un altro dei suoi ampi sorrisi. "Nemmeno."

"Ah," fece lei, momentaneamente spiazzata. "Che lavoro fai?"

Dato che non viveva né lavorava nella piccola città, Olivia immaginò fosse un viticoltore con una sua piccola cantina artigianale, che lavorava instancabilmente nella sua vigna baciata dal sole caldo del Mediterraneo. Sarebbe calzato a pennello. Pensa se da una storiella innocente fosse nato qualcosa di più. Un giorno avrebbero potuto coltivare insieme la sua terra, innamorati l'uno dell'altra. Si immaginò le giornate passate con lui alla vigna, al sole, a pigiare l'uva in uno spazioso capannone areato. Avrebbero prodotto uno squisito vino artigianale di qualità, dal carattere unico.

"Sono un addetto alle pulizie." spiegò Giuseppe.

"Pulizie?" Olivia si sentì presa alla sprovvista. Un addetto alle pulizie non era esattamente quello che si era immaginata nella sua romantica fantasia rurale. Era il pezzo sbagliato del puzzle. La sua fantasia non si sarebbe potuta realizzare.

"Lavori in una cantina?" chiese lei speranzosa, tentando di mandare avanti la conversazione.

"No, lavoro su una nave da crociera, pulisco i bagni," disse Giuseppe. "La nave è ancorata al porto di Livorno per la notte, così sono venuto qui a bermi qualcosa con mio cugino."

"Capisco." disse Olivia sforzando un sorriso. Puliva i bagni?

"Senti, che ne dici se facciamo un salto a casa tua per un caffè?" Giuseppe sorrise ancora con malizia. "Facciamo in fretta però, che devo essere di nuovo a bordo entro le cinque di domattina."

I sogni romantici di Olivia andarono in frantumi.

Altro che storiella innocente, Giuseppe sarebbe stato in città soltanto una notte. Non era quello che aveva in mente quando i loro sguardi si erano incrociati poco prima. Era esattamente l'opposto di quello che voleva!

In quel momento sentì che Charlotte aveva alzato il tono di voce, oltraggiata.

"No! Assolutamente no! Sai cosa, io me ne vado. Olivia, muoviti!"

Sorpresa, ma anche sollevata, Olivia saltò giù dallo sgabello, salutando Giuseppe senza troppe cerimonie mentre Charlotte la trascinava per un braccio fuori dal locale.

Cosa poteva aver spinto Charlotte a decidere così bruscamente di abbandonare il locale?

Le domande avrebbero dovuto attendere. Olivia aveva a malapena il fiato per star dietro alla sua amica che scendeva lungo lo stradino a passo lanciato, fumante di rabbia.

CAPITOLO NOVE

"Cos'è successo prima al bar?" Chiese Olivia, cercando di riprendere fiato, mentre giravano l'angolo.

"Quell'Alfredo! Sai cosa mi ha detto?" Charlotte era visibilmente alterata. "Ha detto che, siccome ero un americana coi soldi, avrei dovuto pagare io il primo giro di vino!"

"Cosa?" chiese Olivia, incredula. "Ti avrà anche invitata al tavolo, ma non vuol dire tu sia tua a dover pagare il primo giro. Come si permette?"

"Sono furiosa. Furiosa!" Charlotte proseguì lungo la stradina ciottolata, pestando i piedi. "Dove sta scritto che debba pagare io da bere? No, sul serio, dove?"

Mentre si affrettavano verso la macchina, Olivia si chiese se la rabbia di Charlotte fosse da attribuire unicamente all'arroganza di Alfredo.

Sospettava che fosse un altro il motivo di quella reazione, così decise che sarebbe tornata sull'argomento, non appena l'amica si fosse calmata a sufficienza. Non l'aveva mai vista scaldarsi tanto per una cosa simile, prima d'ora.

Per qualche motivo, il comportamento di Alfredo aveva fatto perdere la pazienza a Charlotte.

*

Erano quasi arrivate alla villa, quando il telefono di Olivia cominciò a squillare.

"Chi può essere a quest'ora?" chiese lei. Erano ormai le nove di sera.

Si accorse subito di due piccoli dettagli.

Per prima cosa, non era poi così tardi negli Stati Uniti, il cui fuso orario era sette ore indietro rispetto a quello italiano.

In secondo luogo, era sua madre al telefono.

"Oh, dannazione," fece Olivia con un tuffo al cuore.

Non aveva ancora detto a sua madre di aver rotto con Matt, né di aver mollato il lavoro, né di essere partita col primo volo disponibile per un'impulsiva vacanza all'estero.

Sarebbe stata una telefonata difficile, l'interrogatorio di Charlotte avrebbe dovuto attendere.

"Ciao, mamma," disse Olivia, cercando di suonare il più allegra possibile, come se fosse lieta di quella telefonata.

Andò dritta verso il frigo, sperando che un altro bicchiere di vino l'avrebbe aiutata a gestire meglio la conversazione.

Decise che, per il momento, sarebbe stato meglio rimanere sul vago e non condividere troppe informazioni. Sua madre era troppo ansiosa e troppo sensibile per sopportare tre notizie sconvolgenti in una sola serata. Sarebbe stato meglio informarla gradualmente, nell'arco di un periodo di diversi giorni, uno shock alla volta.

Olivia avrebbe voluto avere un rapporto migliore con la madre, ma non erano mai state particolarmente vicine. Sua madre aveva vissuto una vita tranquilla, monotona e senza scossoni, sorvegliata da genitori iperprotettivi. Si era sposata giovane e, una volta madre, aveva cercato di vivere attraverso Olivia.

Purtroppo, questo significava costanti intromissioni nella vita della figlia.

"Olivia!" La voce della madre fremeva per il nervosismo. "Cos'è successo? Ti sei lasciata con Matt?"

"Uhm, come mai me lo chiedi?"

I suoi piani erano andati in fumo. Evidentemente, sua madre aveva già ricevuto la prima notizia bomba. Olivia mise il telefono in vivavoce e riempì due bicchieri di vino.

"Edna ha visto che ha cambiato il suo stato sui Social, ora è Single. Mi ha telefonato poco fa."

Olivia era indignata. Con che faccia aveva cambiato il suo stato in Single? Sarebbe stato più appropriato cambiarlo in ‘Bugiardo’ o ‘Traditore’.

"È stata una rottura amichevole. Abbiamo deciso di comune accordo," mentì lei.

Sì, come no, come se quella sera al ristorante l'atmosfera fosse stata particolarmente amichevole.

"Olivia!" fece sua madre, con un sussulto. "Quindi vi siete lasciati per davvero? Ti rendi conto di cosa hai fatto?"

"È stata più una sua idea, a dire il vero," cercò di spiegare Olivia, ma la signora Glass era implacabile.

"Ho sempre pensato che tu non dessi il giusto peso alla tua relazione con lui. Non credo tu abbia mai apprezzato a sufficienza quel ragazzo giovane e dinamico. Ha anche un bel conto in banca, oltretutto. Lo sai che anche quello è importante, Olivia. Gli uomini come Matt non crescono sugli alberi. Sei stata così sconsiderata a gettare al vento una tale opportunità. Avresti dovuto sposarlo."

"Mamma!" fece Olivia, oltraggiata.

Seduta di fronte a lei, Charlotte alzò gli occhi al cielo, in un gesto di solidarietà per l'amica.

Olivia prese il bicchiere e bevve una generosa sorsata di delizioso vino bianco.

"Cos'era quel rumore?" chiese la signora Glass. "Non starai mica bevendo, Olivia? Dal rumore sembra quasi che tu stia bevendo del vino."

"Giusto un bicchiere," confessò Olivia, con un pizzico di vergogna. Sua madre aveva una straordinaria capacità di farla sentire in colpa.

"Non sono neanche le due di un giorno lavorativo. Va tutto bene? Hai bisogno di parlare con uno psicologo? Olivia, stai attenta, o finirai per perdere il lavoro. Bere durante il giorno può essere molto pericoloso."

"Mi sono licenziata," disse Olivia. Avrebbe preferito che la conversazione non avesse preso quella piega, ma ormai il danno era stato fatto.

La signora Glass fece un respiro profondo.

"Ti sei licenziata? Quando? E perché?"

"Venerdì scorso. Me ne sono andata. Non ne potevo più. Quel lavoro mi stava distruggendo dall'interno," cercò di spiegare Olivia.

"Ma era un così buon lavoro, e ben pagato." La signora Glass sembrava sul punto di mettersi a piangere. "I posti di lavoro in quel settore sono rari. Hai la minima idea di cosa hai fatto?"

Un'altra fitta di senso di colpa ricordò a Olivia che forse, in fondo, non ne aveva davvero idea.

"Potresti non riuscire a trovare un altro lavoro come quello. E te ne sei andata così, di punto in bianco? Senza dare i trenta giorni di preavviso?"

"Non ne potevo più," ripeté Olivia, con fermezza.

"Potresti rischiare di non trovare lavoro in un mercato così saturo. Il mondo della pubblicità è troppo competitivo. C'è sempre qualcun'altro pronto a prendere il tuo posto."

Olivia si portò le dita alle tempie.

"Tranquilla, me la caverò," mormorò lei.

Se mai fosse diventata un'alcolista, aveva il sospetto che parte della responsabilità sarebbe stata da attribuire a sua madre e a discussioni come quella.

Diede un altro sorso di vino, ma stavolta appoggiò il bicchiere con estrema cura. Nonostante avesse cercato di fare meno rumore possibile, ebbe la spiacevole sensazione che sua madre l'avesse lo stesso colta sul fatto.

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