Delitto (e baklava) - Блейк Пирс 2 стр.


Ma divenne rapidamente palese che questo non sarebbe successo.

“London, quando i miei genitori avevano circa la nostra età, hanno fatto una … fusione, non quello che sto negoziando al momento nel mio lavoro.”

Una fusione? London pensò, sforzandosi di non mostrarsi sconvolta da quelle parole.

“E sai qual è sempre stato il loro segreto?” Ian continuò. “Pianificare. Dal principio, hanno pianificato tutto quello che ne avrebbero fatto della loro vita fino all’ultimo dettaglio. Ed è esattamente quello che vorrei anche per noi, iniziando stasera a … pianificare.”

London divenne sempre più pallida.

Pianificare?

Stava andando peggio di quanto si sarebbe aspettata.

Di rado aveva pianificato qualcosa d’importante, nel corso della sua intera vita.

Ian aggiunse: “E sai quanto il matrimonio dei miei genitori sia stato una fusione produttiva, riuscita e felice.”

London non sapeva nulla del genere. Nelle poche occasioni in cui aveva incontrato i genitori di Ian, li aveva trovati freddi quasi come robot, non solo con lei, ma con tutti, e persino tra loro due. A London la casa di famiglia di Ian era sembrata una scena della versione originale de L’Invasione degli Ultracorpi, in cui tutti venivano trasformati in baccelli umani.

Ian sollevò lo sguardo pensierosamente.

“Penso che adesso che il secondo trimestre è terminato, e i tassi dei mutui sono ai minimi storici, è un buon momento per pensare di comprare una casa …”

London tremò profondamente.

“Saremo parsimoniosi, specialmente all’inizio” disse. “Vivremo al di sotto delle nostre possibilità, nello stesso quartiere con Tia e Bernard. È vicino ad una buona scuola. Compreremo una casa stile ranch. Niente scale, così non dovremo traslocare per almeno cinquant’anni. Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …”

Tre figli? London pensò.

Aveva raramente pensato ad avere figli. Erano sempre stati una possibilità distante, mai una priorità programmata.

“Dovremmo cogliere il momento” continuò. “Questo è un periodo perfetto per aprire dei conti al college e impostare dei pagamenti rateali. Possiamo anche decidere quali scuole dovranno frequentare i nostri figli, a iniziare dall’asilo fino al college.”

Si grattò pensierosamente il mento.

“Godiamo entrambi di una salute eccellente, sono sicuro che potremo goderci una bella vita quando avremo novant’anni.”

London rabbrividì, provando ad immaginare tutti quei decenni di felicità meticolosamente soppesata e misurata. Sperava che lui non avesse già preso un lotto al cimitero e una tomba. Per fortuna, il suo monologo scemò, prima che iniziasse a parlare di ciò che avrebbero potuto dire sui loro letti di morte. L’uomo stava sudando più di prima, e sembrava che avesse appena corso per circa due chilometri.

Si espresse ora con voce roca.

“London … quello che sto cercando di dire è … sarei profondamente onorato se tu accettassi questa …”

“Fusione?” London chiese.

Lui sorrise, fece spallucce e annuì, apparentemente ammutolito.

“Um, Ian … che cos’è appena successo? Hai appena …. sputato fuori la proposta?”

Ian strizzò gli occhi pensierosamente.

“Beh, sì. ‘Sputato fuori la proposta’ potrebbe essere il modo esatto di metterla.”

Si infilò la mano in tasca, ne estrasse una scatolina nera e la aprì.

Naturalmente, conteneva un anello con diamante.

“London Rose, vorresti … fondere la tua vita con la mia?”

Mentre London sentiva il mondo scivolarle intorno, il cameriere tornò al loro tavolo con due bicchierini di cristallo di cognac. Ian iniziò a sollevare il suo per brindare. Ma. incapace di impedirselo, London bevve sgraziatamente un grosso sorso. Immaginava che avrebbe avuto bisogno di berne un altro bicchiere, prima della fine della serata.

Intanto …

Che cosa devo dire?

CAPITOLO DUE

Le esplosioni sovrastavano quasi la voce di Tia.

“Gli hai detto che cosa?” domandò la sorella di London, quasi urlando per farsi sentire al di sopra del fracasso che i suoi figli stavano facendo.

“Gli ho detto che ci avrei pensato.” London alzò la voce, rispondendole.

“Che cosa c’è da pensare? Ian è perfetto per te!”

Discutere con la sorella maggiore le faceva sembrare di stare litigando con uno specchio, vedendo un riflesso non di se stessa, ma di come sarebbe potuta diventare un giorno. Tia le somigliava, avendo in più il broncio, una figura più piena, e i capelli più scuri e lisci.

London non si preoccupò di nascondere un chiaro sospiro di disperazione. Non sarebbe mai stato udibile nella confusione rumorosa che regnava nel vicino soggiorno. Le due figlie di Tia, la decenne Stella e la dodicenne Margie, stavano facendo esplodere delle cose nel gioco di guerra che usavano sulla tv.

Almeno non cadono negli stereotipi di genere, London pensò.

Ciò nonostante, dovette ammettere che i costumi da principessa, le Barbie e i tea party avrebbero contribuito a mantenere la situazione molto più tranquilla in casa.

Era il mattino successivo a quella strana cena con Ian. Come faceva spesso, London stava con sua sorella durante la pausa tra i viaggi oceanici. Stavolta, si stava preoccupando di dove avrebbe vissuto se non ci fosse stato un nuovo lavoro imminente. Avrebbe dovuto rinunciare agli alberghi e alla camera degli ospiti della sorella e trovarsi un posto tutto suo?

O dovrei … ?

Dopotutto,  l’opzione di Ian era ancora disponibile.

Nel bel mezzo del caos domestico, Tia era riuscita a preparare un’enorme montagna di pancake non proprio di bell’aspetto. Le ragazze avevano consumato una caotica colazione ed erano poi scappate in soggiorno.

Era la prima vera occasione, per le due sorelle, di parlare quella mattina; Tia non aveva preso bene la notizia dell’indecisione di London.

Mentre London radunava residui di cibo, impregnati di sciroppo, nel suo piatto, Tia si alzò dalla sedia e iniziò a rimettere tutto a posto.

“Ci penso io” si offrì London. “Dammi solo un minuto.” Come per una sorta di magia nera domestica, il lavandino e il piano della cucina sembravano essere occupati da più piatti sporchi di quanti la lavastoviglie potesse contenere.

“Oh, sono abituata ad occuparmene” Tia cinguettò. “Finisci la colazione. Questo diventa tutto automatico dopo qualche anno.”

Stavano entrambe provando ad evitare di notare il figlio biondo di sette anni di Tia, Bret, che era in piedi accanto al tavolo, intento a fissare silenziosamente London.

“Che cos’altro gli hai detto?” Tia chiese mentre le passava davanti, raccogliendo dei piatti sporchi che, in qualche modo, erano finiti su una sedia della cucina.

Che cosa gli ho detto? London si chiese. Si guardò intorno nella stanza, continuando a ignorare il bambino silenzioso.

Era difficile ricordare le parole esatte. La memoria della sera precedente sembrava alquanto confusa. London si chiese se fosse entrata in uno stato di shock, dopo la proposta di Ian.

“Penso … di avergli detto … che ero molto …”

Tia sgranò gli occhi, mentre la sorella cercava il termine esatto che aveva utilizzato.

“Oh, no, London. Non dirmi che eri ‘lusingata.’ Sarebbe sbagliato sotto vari punti di vista. ‘Lusingata’ indicherebbe che hai dubitato della sincerità di Ian. E, oltre alle sue molte altre virtù, Ian è la sincerità fatta persona.”

London pensava che la sincerità sembrasse un termine strano per descriverlo, ma …

Lui era sincero, a modo suo.

Ad ogni modo, London concordava con Tia in merito alla parola “lusingata.” A prescindere da quanto sbalordita fosse stata al momento, sicuramente non avrebbe detto di essere  “lusingata.”

“Penso … di aver detto … che ero toccata.”

“‘Toccata’?” Tia ripeté, raccogliendo delle forchette che sembravano essere magicamente apparse sul pavimento. “Hai detto che eri ‘toccata’? Ma che cosa dovrebbe significare? ‘Toccata nella testa,’ forse?”

London alzò le spalle.

“Non lo so” disse. “Solo ‘toccata,’ ecco tutto.”

“Che ne dici di emozionata? Felice? Onorata?”

Dal modo in cui London lo ricordava, “emozionata” e “felice” non erano gli aggettivi adeguati a descrivere come si era sentita in realtà. Per quanto riguardava “onorata”, non era completamente inappropriato. Aveva davvero preso come un complimento il fatto che un uomo così solido come Ian volesse includerla nei suoi piani precisi ed elaborati. Ma “onorata” sarebbe sembrato così … come, esattamente?

Vittoriano, forse.

La stessa idea di proposta era troppo all’antica per i gusti di London. Ma, almeno, Ian non si era inginocchiato per tirare fuori il costoso anello. Dopo tutte le chiacchiere sugli affari, i suoi nervi non sarebbero stati in grado di sopportarlo.

Tia aprì la bocca per rimproverare ancora London, poi trasalì al suono di un colpo particolarmente forte.

Gridò: “Ragazze, fatela finita, a qualunque guerra stiate giocando.”

Stella e Margie si lamentarono ad alta voce quasi all’unisono.

“Awww, Ma—mmaa …”

“Io e zia London stiamo cercando di parlare” Tia aggiunse. “E non riusciamo nemmeno a sentirci pensare.”

Obbedienti, le ragazze smisero di giocare, ma London sapeva che avrebbe fatto meglio a non sperare che la pace e la quiete durassero. Sentì un brivido lungo la schiena, e si rese conto che il piccolo Brent la stava guardando con gli occhi spalancati. Lei non riusciva a fare a meno di pensare che sembrasse un bambino protagonista di un vecchio film di fantascienza, Il Villaggio dei Dannati.

In realtà, tutti i figli di Tia la guardavano, come la progenie aliena del film, come se fossero in grado di far sciogliere le pareti con le loro menti, se ci avessero davvero provato. Avevano tutti ereditato gli stessi capelli biondi insipidi del padre.

Abbandonando l’accumulo di stoviglie che restava in cucina, Tia versò del caffè appena fatto in due tazze, e sedette di fronte a London.

“Gli adulti stanno parlando, tesoro” Tia disse a Bret.

“OK” il bambino rispose.

Ma non si spostò.

“Questo significa che dovresti andare, tesoro” Tia gli disse.

Il bambino la guardò, come se gli avesse portato via il suo giocattolo preferito.

“Ma non riesco mai a vedere la zia London” disse. “Lei è sempre via, sempre in un posto molto lontano.”

London sentì il senso di colpa montare in lei.

Gli manco davvero, pensò.

Il fatto che il sentimento non fosse esattamente reciproco peggiorò i suoi rimorsi di coscienza.

“La zia London passa a trovarci ogni volta che può, tesoro” Tia disse, lanciando a London uno sguardo di disapprovazione. “Ci fa visita diverse volte all’anno.”

Bret continuò a non spostarsi.

Fissando London con grande ammirazione, lui disse: “I miei amici pensano che sia fico che mia zia sia il capitano di una nave.”

Tia dette un colpetto sulla testa di Bret.

“Uh, Bret, la zia London non è esattamente un capitano” disse.

“E allora, che cos’è? Un marinaio?”

London intuì dall’espressione di Tia che aveva momentaneamente dimenticato la sua esatta qualifica.

“Sono quella che si chiama ‘hostess,’ tesoro” London si rivolse a Bret.

“Come quando mamma da’ una festa?”

London alzò le spalle e disse: “Beh, diciamo, una specie.”

“Con i regali e tutto?”

London non sapeva che cosa dire. Come poteva spiegare a un bambino di sette anni le complessità del lavoro da hostess di una gigantesca nave da crociera? Ogni giorno comportava sfide logistiche e un contatto umano faccia a faccia quasi non-stop. Spettava a lei organizzare e supervisionare le partite di bocce, curling e bridge, così come le feste di compleanno, le attività di ristorazione, i concerti e molto, molto altro. Il suo lavoro consisteva nell’assicurarsi che tutto filasse alla perfezione, ed era brava a svolgerlo.

E poi, c’è l’aria fresca, pensò con una fitta di malinconia.

La maggior parte delle mattine, quando andava sul ponte, London si godeva l’aria oceanica. Sebbene il Connecticut potesse essere piacevole in quel periodo dell’anno, non era neanche riuscita ad uscire. Si chiese brevemente il motivo per cui i bambini fossero ancora in casa durante quella che sembrava essere una bella giornata. Sua sorella non aveva detto una volta che aveva scelto di vivere in periferia, perché avrebbero avuto grandi giardini e parchi?

Tia diede un altro colpetto sulla testa del figlio, che, però, continuò a non spostarsi da dov’era.

“Gli adulti stanno parlando, tesoro” la donna ripeté.

“OK.”

A quel punto, Bret si girò e si allontanò. In quello stesso momento, le due ragazze quasi  investirono il bambino, irrompendo in cucina, munite di spade laser a led, in stile Guerre Stellari, con cui cercavano di farsi a pezzi l’una con l’altra. Bret emise un grido, e tentò inutilmente di afferrare una delle armi.

A quel punto, Tia si limitò a ignorarli tutti.

Era una causa persa, dopotutto, London comprese. Non appena Tia ebbe sedato la confusione in casa, un rumore più forte sorse proprio sotto i loro nasi.

“E l’anello?” Tia chiese al di sopra del nuovo rumore.

“Che cosa vuoi sapere?” London disse, non comprendendo esattamente la domanda.

“È bello?”

“Suppongo di sì. Grazioso. Costoso. Con i diamanti e il resto.”

“Beh, allora, mostramelo” Tia disse.

“Non ce l’ho.”

Il corpo di Tia fu interamente scosso da un fremito. Emise un gridolino di puro orrore.

“Oh, no! L’hai buttato via?”

Entrambe le bambine cessarono di agitare le loro spade laser abbastanza a lungo da chiedere, quasi all’unisono: “Hai buttato via l’anello?”

“Non si origlia” Tia scattò. “Tornate in soggiorno. Io e vostra zia abbiamo bisogno di parlare.”

Poiché le ragazze non si muovevano, aggiunse: “Ne parliamo più tardi.”

Ridacchiando, le bambine trotterellarono fuori dalla cucina con il fratellino al seguito.

Quando se ne furono andate, London spiegò: “Non l’ho accettato. Non ho deciso se intendo sposarlo.”

Tia dette un colpo sul tavolo con il palmo della mano.

“Lascia che lo decida io per te. Adesso gli telefoniamo.”

“Tia, no” London disse.

Ma Tia continuò a parlare, come se lei non avesse detto nulla.

“Gli dirai che sei stata una stupida ieri sera, e ti scuserai abbondantemente, e spiegherai che è stato solo un momento di follia temporanea, e gli dirai sì, sì, sì ancora e ancora, e poi, gli chiederai quando è un buon momento per rivederlo e gli darai un grande bacio e, presumibilmente, finirai a letto con lui. Chiamiamolo.”

“No.”

Il labbro inferiore di Tia cominciò a protendersi, con un effetto sinistro.

Oh, no. Sta per mettere il broncio.

“La prendo come una questione personale, London” disse.

Naturalmente lo fai, London pensò.

Tia continuò: “E sono sicura che Bernard reagirà allo stesso modo. Hai dimenticato che noi ti abbiamo presentata a Ian?”

No, non l’ho dimenticato.

Tia proseguì: “Non ricordi che eri uno straccio dopo la rottura con quell’idiota di Albert?”

Certo che ricordo.

E, all’epoca, London era stata profondamente grata a Tia e suo marito, Bernard, per aver sistemato le cose con un uomo così normale, solido e piacevole. Era sembrato esattamente quello di cui aveva avuto bisogno dopo la relazione avuta con un imprevedibile sociopatico.

Bernard era socio nell’attività di gestione della contabilità di Ian. In realtà Bernard e Ian erano migliori amici. Bernard era andato a golf quella mattina, e London suppose che lui e Ian fossero andati insieme. Avrebbero discusso i piani che Ian aveva in progetto per London?

No, lei pensò. Più probabile che discutano di tassi d’interesse a lungo termine.

Назад Дальше