Il Travestimento Perfetto - Блейк Пирс 5 стр.


Trembley aveva ventinove anni, solo uno meno di lei, ma sembrava un ragazzino del college. Aveva disordinati capelli biondi e ricci, gli occhiali perennemente sporchi e una giacca che sembrava più grande di due taglie, come se l’avesse presa in prestito dal papà. Alzandosi in piedi, quasi inciampò goffamente sui suoi stessi mocassini consumati.

“Ciao Jessie,” le disse con un sorriso timido. “Sono contento che ci aiuti.”

“Come va, Trembley?” gli chiese.

“Oh, beh, da matti come al solito.”

“Giusto,” commentò, riportando poi l’attenzione su Decker. “Allora, prima che entriamo nei dettagli, voglio solo essere chiara. Sono venuta a sentire cos’avete da dire. Non sto ancora prendendo nessun impegno. Giusto perché siamo tutti sulla stessa linea.”

Decker annuì.

“Non te l’avrei proprio chiesto, ma siamo davvero in difficoltà. Tutta l’unità HSS, eccetto Trembley, è già impegnata in altri casi. Il detective Reid sta lavorando a due corpi trovati al Parco Statale di Los Angeles. Pare che siano stati tagliati in pezzetti che poi sono stati sepolti in tutta l’area. Roba divertente, insomma.”

Jessie non disse niente. Aveva la netta sensazione che non fosse finita lì, e aveva ragione.

“Il detective Pointer sta gestendo una serie di furiosi omicidi a L.A. Live,” continuò. “Con Hernandez fuori uso, abbiamo addirittura chiamato Parker da Vice perché ci dia una mano. E con la morte di Moses e le tue dimissioni, abbiamo fatto richiesta per avere un profiler da un’altra divisione, ma non abbiamo ancora avuto riscontro. Ma ad essere sincero, dopo aver avuto a disposizione te e Moses, non sono entusiasta all’idea di accaparrarmi la squadra B.”

“Chiaro,” rispose Jessie, rifiutandosi di lasciarsi indurre a fare promesse. “Allora, qual è il caso?”

“Ti do la versione breve,” rispose Decker. “Questo perché, anche se sulla scena c’è già un team di detective della centrale di Hollywood, ci hanno richiesto l’intervento dell’HSS.”

“Ci hanno richiesto?” ripeté Jessie incredula. “Pensavo che fosse lei a decidere quali casi debbano essere gestiti dalla Sezione Speciale Omicidi.”

“Avrei preso questo caso anche se non ce l’avessero chiesto,” le assicurò. “Ecco il motivo: la vittima è l’attrice Corinne Weatherly. Hai presente?”

Jessie ci pensò su.

“So chi sia, ma non posso dire di essere esperta del suo lavoro. Magari conosco uno o due film.”

“Trembley può aggiornarti mentre andate sul posto, sempre ammesso che tu accetti l’incarico. Ma pare che sia stata uccisa – strangolata – ai Sovereign Studios a qualche ora ieri sera, dopo aver terminato le riprese della giornata sul set del suo ultimo film. Il corpo è stato trovato solo questa mattina. Le indicazioni iniziali dicono che è stata uccisa nella sua roulotte e poi spostata nel magazzino degli oggetti di scena. A quanto pare, quando l’artista del moulage l’ha trovata, all’inizio non ha neanche pensato che fosse vero. La Weatherly stava girando un film horror e il loro reparto è piano di cadaveri finti. Puoi immaginarti il colpo che si è preso quando si è reso conto che il corpo era vero, e morto.”

“Cos’è un artista del moulage?” chiese Jessie.

Trembley si intromise.

“È una persona che si occupa di trucco ed effetti speciali. Quello che ricrea ferite e sangue facendoli apparire realistici.”

“Ok”, disse Jessie rabbrividendo. “Abbastanza disgustoso direi.”

Trembley parve sorpreso dalla sua risposta.

“Difficile credere che una profiler criminale che ha a che vedere continuamente con brutalità reali sia così schifata da qualcuno che crea ferite finte,” commentò.

“Touché, Trembley,” gli rispose.

“Ad ogni modo,” li interruppe Decker con impazienza, “i dirigenti dello studio stanno facendo un casino. Stanno già trapelando notizie sull’identità della vittima e loro vogliono poter dire pubblicamente che l’unità più specializzata del Dipartimento di Polizia di Los Angeles si prenderà carico del caso. Non è irragionevole, ma se non entriamo nel caso con la gente migliore che abbiamo, la cosa si rifletterà negativamente sulla centrale e su di me. Senza offesa per Trembley, ma Ryan Hernandez è il primo detective della squadra, e senza Moses tu sei ovviamente la migliore profiler che abbiamo.”

“Avevamo,” lo corresse Jessie.

“Avevamo,” le concesse. “Quindi, se non ho Hernandez, ho bisogno almeno di te. È un caso di profilo troppo alto per affidarlo a gente di serie B.”

A Jessie non piaceva l’implicazione.

“Quindi, se la vittima fosse stata un commesso a caso in un supermercato di Hollywood, degli investigatori di, come ha detto, ‘serie B’, sarebbero andati bene?”

“Non mettermi in difficoltà, Hunt. Se si fosse trattato di un commesso di supermercato, non ci avrebbero neanche mai chiamati. Sai di cosa si occupa l’HSS. Questa è la nostra specialità. Allora, sei disposta ad aiutarci?”

Decker aveva iniziato la frase con tono permaloso, ma quando la concluse la sua voce era quasi implorante. Da quello che Jessie poteva ricordare, era la prima volta che lo sentiva parlare così. Non poté fare a meno di provare una certa comprensione. In quel momento, nonostante tutti i campanelli dall’arme che stavano suonando nella sua testa mettendola in guardia di non farlo, capì che doveva dire di sì.

“Se accetto,” iniziò, “sarebbe solo un incarico una tantum, in qualità di consulente, come faceva Garland. Non sono una dipendente del Dipartimento di Los Angeles, e non ci sono aspettative che io continui dopo questo caso, d’accordo?”

“D’accordo,” disse Decker immediatamente.

“Ho dei colloqui come insegnante con diverse università la prossima settimana. Non intendo perderle, che la cosa sia risolta o meno. Non intendo sovvertire la mia vita per questa cosa, capitano. È il primo motivo per cui me ne sono andata. Siamo intesi?”

“Chiaro e limpido,” le disse, le labbra che iniziavano a incurvarsi in un sorriso.

“E Trembley qui deve stare al passo,” aggiunse. “Nessuna titubanza da ingenuotto.”

Il detective si fece serio in volto, ma non disse nulla.

“Questo non posso prometterlo,” ammise Decker nervosamente.

“Io sì,” intervenne Trembley, riprendendosi prontamente.

Jessie lo guardò: era entusiasta, quasi saltellava molleggiando sulle punte dei piedi. In quel momento le parve come l’epitomo dell’ingenuità.

“Andiamo,” disse sospirando. “Guidi tu.”

CAPITOLO SEI

Erano in auto solo da cinque minuti quando Jessie iniziò a pentirsi della sua decisione.

Trembley stava parlando a raffica, saltando da un argomento all’altro senza nessuna apparente coerenza.

“Trembley,” lo interruppe a un certo punto. “Calmati.”

“Scusa,” le disse.

Jessie abbassò lo sguardo sul telefono che aveva appena vibrato e vide che Hannah aveva risposto al suo messaggio con cui l’aveva avvisata che stava dando una mano in un caso. La sorellastra le aveva inviato come commento l’emoji della faccina impazzita. Spiegarle il motivo della sua decisione più tardi sarebbe stato brutale. Kat doveva ancora risponderle.

“Ripercorriamo quello che sappiamo di Corinne Weatherly e di questo film,” disse a Trembley. “Immagino che tu abbia dei dettagli?”

“Sì!!” le rispose lui con esagerato entusiasmo, per poi abbassare il tono di un’ottava. “Cioè, sì. Cosa sai di lei?”

“Non sono una grande fan. So che faceva film romantico-erotici un po’ di tempo fa, e poi è passata a questi horror. E poi un po’ di tempo fa era anche in un qualche tremendo telefilm di poliziotti. Tutto qua.”

“Hai centrato nel segno,” le confermò Trembley, che sembrava essere riuscito a imbrigliare la sua energia. “Ha avuto un sacco di piccoli ruoli prima di ottenere il successo con la commedia romantica Petali e irascibilità. Poi ha avuto la parte della protagonista nell’horror Il predone. Ma non ha più girato grossi successi dopo di quello. Ha fatto il sequel del Predone, che è stato un flop. Negli anni scorsi si è infilata in un sacco di altra roba. Alcune sembravano anche delle cose buone, ma si sono poi rivelate tutte schifezze. Ha fatto quella serie Profiler di Tacoma. Pensavo la guardassi.”

“Penso la facessero quando stavo studiando per la specialistica in psicologia forense. Non avevo molto tempo di guardare la TV al tempo.”

“Non ti sei persa molto,” le concesse Trembley. “Era ambientata a Tacoma, ma giravano a Vancouver. È durata solo tre anni. Dopodiché ha fatto solo robaccia. Non ti voglio annoiare con i dettagli. Questo doveva essere il suo grande ritorno sul grande schermo. Era un altro film del Predatore, ma doveva essere una specie di remake. Hanno preso un regista europeo in voga adesso. A dire il vero ero proprio curioso di vedere cosa ne sarebbe saltato fuori. Non so cosa faranno adesso.”

“I detective della centrale di Hollywood sono d’accordo che prendiamo noi il controllo dell’indagine?” chiese Jessie.

“Ho parlato con una di loro prima che arrivassi in centrale. Si chiama Bray. Mi è sembrata un po’ scocciata, ma mi ha dato anche la sensazione di essere in parte sollevata. Non penso che vogliano addosso il livello di intensità che questo caso probabilmente genererà. Cioè, è davvero roba grossa.”

Jessie lo guardò di sbieco.

“Sei sicuro di potertene occupare, Trembley? Non posso permettermi di vederti fare i l rimbambito per un’accozzaglia di celebrità. Dovrai mantenere il dovuto distacco professionale. Pensi di poterlo fare?”

Trembley parve leggermente offeso.

“Certo che posso,” le rispose.

Jessie non ne era del tutto convinta.

*

Quando arrivarono ai Sovereign Studios, Jessie notò che accanto al cancello vicino all’ingresso principale era stato allestito un piccolo memorial. C’erano solo quattro persone con qualche candela e un poster. Non sapeva se volesse dire che la Weatherly non era tanto popolare o che la voce non era ancora dilagata.

Una guardia addetta alla sicurezza di nome Paul, robusto e con il volto cordiale, li stava aspettando. Diede loro le indicazioni per andare a parcheggiare nell’area riservata ai visitatori, li seguì con un caddy e offrì loro un posto a sedere a bordo.

“Dobbiamo attraversare mezzo lotto,” disse come spiegazione. “È lunga a piedi.”

Salirono a bordo e l’uomo proseguì lungo il viale lastricato. Jessie, che aveva frequentato il college alla USC e aveva passato buona parte dei suoi primi vent’anni di vita in città, non era mai stata attratta dall’universo cinematografico. Ma doveva ammettere che era piuttosto particolare farsi accompagnare attraverso una struttura dove si facevano film da quasi cento anni. Lungo il tragitto, passarono accanto a un grande parcheggio coperto con un enorme schermo del colore del cielo sul retro.

“Che cos’è quello?” chiese Jessie indicando la struttura.

Paul seguì il suo dito e sorrise.

“Quando una produzione ha bisogno di fare delle riprese nell’acqua in un ambiente sicuro, possono usare quello. Riempiono il parcheggio di acqua, così da trasformarlo in un enorme serbatoio. Poi possono proiettarci sopra qualsiasi sfondo vogliano e il gioco è fatto: se vuoi ti trovi nel mezzo dell’oceano.”

Trembley si voltò a guardarla con espressione da ‘che figata!’. Lei gli lanciò in cambio un’occhiata severa perché si desse una regolata. Ma il ragazzo quasi perse il controllo quando passarono oltre la struttura e vide quello che c’era dietro. Stavano passando in mezzo a una riproduzione di diverse sezioni di New York.

Accanto a una pizzeria c’era la facciata di un negozio. Superarono il segnale di una metropolitana e Trembley si alzò in piedi nel caddy per vedere fino a dove arrivassero realmente le scale. Jessie notò che dietro alle facciate non c’erano altro che impalcature e spazio vuoto. Svoltarono un angolo e la veduta della strada cambiò del tutto.

“Che parte della città dovrebbe essere?” chiese Trembley, incapace di contenersi.

“Questa zona è la Lower East Side,” gli rispose Paul mentre superavano un gruppo di pietre arenarie. “Ma altri isolati sono allestiti come Greenwich Village, il Financial District di Seaport, addirittura Brooklyn. Abbiamo anche una strada di Chicago. La scena del crimine è vicino a Soho.”

L’ultima frase cancellò parte dell’entusiasmo dal volto di Trembley. Il detective rimase in silenzio. Pochi secondi dopo parcheggiarono dietro a un finto quartiere, accanto a un enorme studio di registrazione con un ‘32’ dipinto sopra.

“Eccoci qua,” disse Paul, come se non fosse ovvio dal viavai di persone dietro al nastro di delimitazione teso dalla polizia attorno allo studio.

“Paul, posso chiederti una cosa?” provò Jessie.

“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi. Però non prometto di avere la risposta.”

“Questo non lo so,” ribatté lei. “Mi sembri il tipo di persona che sa sempre quello che succede nei paraggi. Da quanto lavori qui?”

“Otto anni,” le rispose. “Prima ho lavorato per sette anni alla Sony. Mi sa che mi sto trasformando in un guardiano a vita.”

“Quindi sai come funzionano questi posti,” disse Jessie. “Com’è la sorveglianza notturna qui? Tosta o più rilassata?”

“Dipende. C’è sempre qualcuno di servizio. In genere chiudiamo i cancelli laterali attorno a mezzanotte. Ma l’ingresso principale è sempre operativo. E ci sono guardie che perlustrano il lotto per tutta la notte. Ma se ci sono riprese in notturna, ovviamente c’è più personale.”

“C’erano riprese in notturna ieri?” chiese Jessie.

“Il programma prevedeva che tutto venisse concluso entro le 23, eccetto per questa produzione qui, il film del Predone. Ma alla fine hanno chiuso presto anche quella, quindi siamo rimasti con lo staff standard.”

“Sai perché abbiano chiuso presto?” chiese Trembley.

Paul spostò il peso da un piede all’altro, imbarazzato.

“Andiamo, Paul,” tentò di convincerlo Jessie. “Sai perché siamo qui. E sai che quei pezzi grossi dello studio ci daranno la versione condivisa. Uno come te, con l’orecchio sempre attento, di sicuro conosce la vera storia.”

Paul, che fosse perché lusingato o perché incapace di contenersi, alla fine cedette.

“Ufficialmente ci sono stati dei problemi tecnici che volevano sistemare. Ufficiosamente, ho sentito che la signorina Weatherly si è arrabbiata con il suo co-protagonista, Terry Slauson. Ha detto che era troppo brusco con lei nella scena che stavano girando.”

“Ed era vero?” chiese Jessie.

Paul scrollò le spalle.

“Non ero lì, quindi non lo posso dire per certo. Ma a dire la verità – e non mi piace parlare male dei morti – la signorina Weatherly trovava sempre un motivo per prendersela con qualcuno. Mi ha urlato dietro proprio la scorsa settimana perché a quanto pare ho preso troppo veloce una curva con questo caddy. Mi ha chiamato fot… bip ciccione. Non importa. Diciamo solo che non tutte le sue lagnanze erano sempre giustificate.”

Trembley sembrava esterrefatto davanti alla descrizione dell’attrice fornita da Paul. Jessie cercò di tenere a bada la propria irritazione e si concentrò su Paul.

“Che mi dici di eventuali stalker? Venite avvisati se un attore o attrice viene minacciato? Ricevete foto o ingiunzioni restrittive?”

“Non automaticamente,” le disse. “Ma in genere qualcuno del gruppo dell’artista ci avvisa se c’è qualche problema. Di tanto in tanto capita che qualche pazzo cerchi di entrare negli Studios.”

“Il team di Corinne Weatherly, magari una guardia del corpo, vi ha mai riportato problemi che la riguardassero?”

Paul rise, ma poi riprese subito il suo contegno.

“Scusate. Una reazione sconsiderata. È solo che la signorina Weatherly non aveva un team con lei, e neppure una guardia del corpo. La produzione le ha assegnato un’assistente. Ma non si trovava realmente nella posizione di avere un team viaggiante, se capite quello che intendo dire. E poi, se c’era qualcuno che la importunava, vi assicuro che la signorina Weatherly lo avrebbe riportato personalmente alla nostra attenzione, e anche forte e chiaro.”

Назад Дальше