Il Mio Sangue Sulle Zanne - T. Virginie 2 стр.


Raggiungiamo i quartieri del re, riconoscibili tra tutti per la decorazione fastosa e soprattutto per i poveri esseri umani incatenati al muro. A questa vista mi si rivolta lo stomaco. Uomini e donne sono tenuti prigionieri senza nessuna speranza di fuggire, destinati a essere dati in pasto al re e ai suoi sudditi prima di venir divorati da qualcosa di ben peggiore. Questi disgraziati non sono considerati altro che cibo e non vengono rispettati più delle bestie. Il contrasto tra queste prede lerce e indifese e gli arazzi ricamati d’oro che ornano i muri è aberrante e grottesco. Distolgo lo sguardo prima di vomitare il pranzo e mi inclino profondamente davanti a mio padre che troneggia in mezzo alla stanza. L’etichetta, ancora e ancora. L’inchino è la regola in questo reame, per me come per gli altri vampiri.

– Tatjana. Ti sei fatta attendere.

Tengo la testa bassa in segno di contrizione.

– Chiedo scusa, padre. Ho preso il tempo di indossare una tenuta suscettibile di soddisfarvi.

Si alza con sconcertante facilità per un uomo di sei secoli. I suoi passi non fanno alcun rumore sul pavimento di pietra, come se fluttuasse senza toccare terra. Io non ho la sua discrezione. Peccato, questo mi permetterebbe ogni tanto di fuggire dal mio mausoleo. Mi gira intorno e ho l’impressione di essere una preda in mezzo ai rapaci.

– Hai scelto bene. Quest’abito bianco ti dona splendidamente e mi piacciono le tue labbra scarlatte.

Si accomoda nuovamente sul suo trono dopo un ultimo sguardo di approvazione.

– Drizzati. Dobbiamo parlare.

Obbedisco e scruto il volto di mio padre, alla ricerca del minimo indizio. Di un nero profondo come l’inchiostro, il suo sguardo austero non lascia trasparire nulla. Un’altra differenza tra di noi. I miei occhi sono luminosi e Anton mi ha confermato che sono l’unica a essere così tra tutti i vampiri.

– Il momento è grave, figlia mia.

– Cosa succede?

– Vieni a sederti vicino a me.

Sedermi vicino a lui è una parola grossa. In realtà, devo inginocchiarmi, per terra, ai piedi del nostro sovrano in segno di sottomissione, come una brava figlia. Mi accorgo di diventare amara con il passare del tempo, stanca di stagnare nello stesso posto, ridotta ad avere contatti solo con Zoran e Anton. Sogno di integrarmi al mondo e di vivere fra i comuni mortali. Persa nei miei pensieri, mi accorgo con un po’ di ritardo del silenzio pesante che regna intorno a me. Mio padre toglie il cappuccio che nasconde le tracce della sua vecchia vita e questo non è un buon segno. Lo fa solo quando vuole spaventare il suo interlocutore. Non che altrimenti le persone che gli stanno davanti lo prendano per un tipo spassoso, ne sono certa, ma Anton mi ha raccontato come fa il re a impaurire i suoi sudditi. La crudeltà di Zoran è leggendaria, ma vedere le stigmate fisiche che l’hanno portato al trono è tutta un’altra storia. L’orecchio mancante e il cuoio capelluto calvo segnato da innumerevoli morsi ricordano quello che ha subito prima di rivenire dal mondo dei morti per vendicarsi dei suoi aguzzini. Questo denota la sua forza d’animo che ha vinto la morte stessa. È il primo di tutti i vampiri e il creatore della nostra razza. Il padre di tutti noi.

– Ti annoio, Tatjana?

La sua voce è secca, tagliente come una lama di rasoio. Io sono la principessa. Eppure, non sono al riparo dalla sua collera e da quello che ne consegue. Mi ha già picchiata e frustata a causa della mia disobbedienza. E quando questo non è bastato per affermare la propria autorità, se l’è presa con Anton. Sa bene che nonostante la condizione di vampiro, ho conservato la mia anima e la mia coscienza e che mi fa soffrire di più vedere qualcuno farsi punire al posto mio che essere io stessa picchiata. Questo è il mio punto debole e lui lo sfrutta volutamente. Lo fa anche planare su di me come una minaccia nel caso in cui mi venisse voglia di scappare. Mi ha avvertito che metterebbe il paese a ferro e fuoco per ritrovarmi e che non risparmierebbe la vita di nessuno per farmi tornare.

– Certo che no, mio sire. Avete tutta la mia attenzione.

Si prende un minuto ancora per osservarmi, come per sondarmi e cercare di capire quello che mi trotta per la testa, prima di riprendere.

– Molti dei nostri sono scomparsi senza lasciare traccia durante queste ultime settimane. Sono partiti in compagnia dei loro cani e non sono mai più tornati.

Stringo le labbra per non replicare che non sono dei cani. L’ho già fatto. Una volta. Questo mi è costato una giornata di frustate e tre giorni di digiuno. Ho creduto che sarei morta. Davvero. E quando Zoran ha inviato un essere umano per togliere la punizione, ho ucciso questa creatura senza il minimo ritegno, assaporando sulla lingua il gusto del suo sangue con un piacere indicibile, fino a renderlo esangue. I rimorsi che ho provato allora mi hanno quasi uccisa. Quella è stata l’unica volta che ho bevuto sangue umano ed è fuori discussione che si riproduca un giorno. Preferisco morire di fame che rivivere l’esperienza.

– Non capisco come posso esservi utile, padre. Non esco mai dal castello. Ignoro dove siano finiti i nostri fratelli o che cosa sia successo loro.

La sua voce diventa più forte e più stridente.

– Non sono dei fratelli, ma dei sudditi, non dimenticarlo mai, e io so esattamente dove si trovano.

Naturalmente. Sempre questo bisogno di essere superiore agli altri. Questa voglia costante di distinguersi sarà la sua rovina.

– Sono morti. Tutti.

Eccoci. Quando dicevo che non siamo immortali. Non invecchiamo, ma possiamo benissimo morire. Un’altra volta. Diventiamo vampiri quando uno di loro ci morde e ci lascia alle soglie della morte. Un morto non invecchia più. Noi siamo dei morti viventi, non del tutto vivi e non del tutto morti. Siamo bloccati in una via di mezzo. Ma ci possono uccidere definitivamente bruciandoci vivi nelle fiamme o al sole, decapitandoci o lasciandoci morire di fame. Insomma, delle morti molto amene. Ci possono naturalmente ferire più o meno gravemente, anche se abbiamo una facoltà di rigenerazione fuori dal comune. In ogni caso rispetto agli altri vampiri.

– Come potete saperlo visto che sono scomparsi?

– Ho sentito la morte di quelli che ho creato. Non fare domande stupide, ti prego. L’ora è grave.

Il veleno di vampiro è potente e crea effettivamente un certo legame tra il creatore e la sua creazione. Zoran sente la presenza di tutti i vampiri che ha generato. Il contrario non succede. Noi non possiamo sapere dov’è Zoran.

– Come sono morti? Si sono fatti sorprendere dai raggi del sole?

– Non dire stupidaggini. Solo i principianti possono farsi ingannare dai raggi UV e non ci sono più giovani vampiri da decenni. Sei tu la più giovane della nostra nazione e lo sai.

Fa una pausa a effetto. Mio padre ama mantenere la suspense.

– I loro cani non sono altro che sciacalli e li hanno sgozzati.

Resto senza parole. Non ne ho mai visti, e anche se sento i rumori di ossa spezzate durante i loro pasti notturni, non posso immaginare una cosa simile. Perché? Perché lo farebbero? Per quanto mi ricordi io, sono sempre vissuti al nostro fianco.

Capitolo 2

Adrian

Non pensavo di potermi liberare così presto in serata, ma Anton mi ha chiesto di andare a fare un giro per qualche ora e di ritornare appena prima dell’alba. Perfetto. Posso unirmi agli altri e ascoltare le ultime raccomandazioni di Dumitru. Il nostro capo ha deciso di lanciare l’assalto tra poco. Dobbiamo tenerci pronti. Il branco si è già riunito intorno alla piattaforma in attesa che il nostro capo parli. L’aria è carica di tensione. Tutto è troppo calmo e silenzioso.

– Ciao, Adrian. Non pensavo di vederti a quest’ora.

– Vasile. Nemmeno io, ma Anton mi ha congedato fino all’alba.

– Il tuo vampiro è uno dei più strani. Perché non mangia mai prima di andare al castello? Nessun succhiatore di sangue, a parte lui, si trattiene dal mangiare.

Il mio migliore amico ha ragione. Anton è un vampiro molto particolare. Innanzitutto nessuno sa quale sia la sua funzione presso il re vampiro. Va al castello dal tramonto a volte fino all’alba, ma nessuno dei servitori sa il perché e le sue visite al re vampiro sono le uniche che si svolgono a porte chiuse. Inoltre questa storia di non bere sangue prima di andarci rende tutto ancora più strano. Sono certo che privarsi così di cibo lo fa soffrire fisicamente. Eppure, non deroga mai a questa regola. Si potrebbe credere che mangi al castello, ma è raro che succeda. In genere, aspetta di ritrovarmi e poi cacciamo insieme. I miei pensieri sono interrotti dall’arrivo del nostro capo sulla piattaforma. Dumitru è il lupo mannaro più vecchio del branco, il primo nato, e il nostro capo supremo a dispetto di quello che pensa il re vampiro. Gli obbediamo e gli abbiamo giurato fedeltà fino alla morte, cosa che è già successa per alcuni di noi.

– Buonasera a tutti. Non ho intenzione di tenervi sulle spine né di farvi lunghi discorsi. Fratelli miei, è arrivato il momento di agire e di liberarci da tutte le nostre catene definitivamente. Siamo schiavi dei vampiri da troppo tempo. Agiremo domani sera per conquistare la nostra libertà.

Così presto? Mi sembrava che avesse appena cominciato a eliminare i vampiri più deboli e meno influenti del reame per ridurre l’esercito di Zoran.

– Perché precipitare gli eventi? I vampiri sono ancora numerosi.

Uno dei miei compagni ha pronunciato ad alta voce la domanda che tutti si stanno facendo. Abbiamo deciso, tutti insieme, qualche settimana fa, di conquistare la nostra libertà e di non sottostare più alla dominazione dei vampiri. Ma per un colpo di stato ci vuole del tempo e dell’organizzazione. Alcuni dei miei compagni hanno cominciato a liberarsi del loro trio vampiresco sterminando i vampiri senza attirare l’attenzione. Eppure, siamo ancora in molti a essere al servizio di almeno due vampiri e la loro superiorità numerica, oltre che la loro forza e la loro capacità di rigenerazione fuori dal comune, potrebbero esserci fatali. Noi siamo potenti, ma i vampiri lo sono di più.

– Stai forse contestando le mie decisioni, Ivan?

Dumitru salta dalla piattaforma su cui si era issato e viene a piazzarsi proprio davanti al giovane lupo. Ivan è uno degli ultimi nati del branco. Ha solo una quarantina d’anni e i vampiri che serve sono piuttosto gentili con lui, un po’ come Anton. Non percepisce quindi l’urgenza della situazione. Non è il caso di tutti i licantropi e di sicuro del nostro capo il cui tono astioso risuona come un colpo di frusta nell’aria notturna.

– Certo che no, Dumitru. Penso solo…

Il nostro capo lo prende alla gola e lo alza da terra, togliendogli il respiro.

– Nessuno ti ha chiesto di pensare. Il branco soffre da troppo tempo sotto il giogo di questi assassini. Ne ho abbastanza che passiamo per i cattivi della situazione.

Troppi morti, troppi massacri. Facciamo il lavoro sporco dei vampiri da due secoli. Siamo stati creati da Zoran stesso con questo unico scopo. Siamo i guardiani del re vampiro, incaricati di sterminare gli uomini morsi dai vampiri per impedire che si trasformino. Il modo che Zoran ha trovato per mettere fine all’aumento inopportuno del suo popolo senza doversi sporcare le mani. Non voleva abbassarsi a eliminare lui stesso le sue prede. Siamo incaricati anche di proteggere il castello in pieno giorno, quando i vampiri, confinati all’interno, sono più vulnerabili, senza nessuna possibilità di fuggire in caso di pericolo. Ha dimenticato solo una cosa: per natura i lupi sono selvaggi. Alcuni di noi hanno già tentato di fuggire per vivere in un altro modo, ma Zoran li ha scovati con una facilità sconcertante ed eliminati fino all’ultimo, facendo di loro un esempio per gli altri licantropi a cui venisse la tentazione di fare la stessa cosa.

Dumitru libera Ivan che crolla a terra e annaspa un istante prima di riuscire a riprendere una respirazione regolare.

– Dopo le perdite che Zoran ha appena subito e l’abbandono della regione da parte degli uomini, il re vampiro si prepara a fuggire. Non avrà altra scelta che uscire dal suo castello. Sarà un’occasione unica di catturarlo e di fargli confessare come ci ha creati.

Dumitru cerca il segreto della nostra origine da duecento anni senza nessun progresso significativo. Ha fatto delle ricerche, si è integrato nel mondo degli uomini per imparare tutto quello che si può sapere di genetica, ma non è mai riuscito a creare un lupo mannaro. A un certo punto, ha perfino creduto che nelle nostre vene scorresse sangue di vampiro, ma in realtà, per natura, i licantropi rigettano violentemente il loro veleno, con una paralisi e dei dolori fisici atroci che durano diversi giorni. Del resto è così che i vampiri molto spesso ci puniscono. Non l’ho mai subito. Anton è l’unico vampiro che servo ed è sempre stato cortese e rispettoso nei miei confronti. Una merce rara tra i vampiri che ci considerano spesso come una razza inferiore. Il nostro capo vuole da tanto tempo che diventiamo più numerosi perché essere in tanti ci darebbe la garanzia, seppure relativa, di riuscire a resistere a qualsiasi attacco. Pensa anche che una caratteristica del nostro sangue permetta a Zoran di ritrovare facilmente i disertori del branco. Anche se non si è mai trattato di cattura, ma di massacro. Perché questo capovolgimento della situazione? Si sta tramando qualcosa.

Dopo qualche ora a discutere sulla strategia da adottare, i lupi mannari ritornano alle loro occupazioni. Abbiamo deciso di non cambiare minimamente le nostre abitudini per non suscitare ancora di più i sospetti del re vampiro. Per quanto mi riguarda, mi resta ancora qualche ora prima di dover tornare da Anton. Ne approfitto per andare da Dumitru. Come Ivan, mi sembra strano imbarcarci in una guerra per la quale non siamo né pronti né abbastanza forti. Entro nella casa del nostro capo senza bussare. Uno dei miei privilegi. Ci conosciamo da quasi centocinquant’anni e per quanto ne so siamo sempre stati amici. Per questo sono diventato il suo braccio destro e non capisco perché non mi abbia messo al corrente prima del suo progetto.

– Immaginavo che saresti venuto.

Dopo un abbraccio, mi soffermo a studiare il mio amico. Lo trovo diverso. Più stanco del solito. Essere al servizio personale di Zoran lo logora da così tanto tempo. Al suo posto, non sono certo che sarei sopravvissuto più di un secolo senza diventare pazzo.

– Cosa succede, Dumitru? Ti conosco abbastanza bene per sapere che non prenderesti il rischio di attaccare Zoran senza una buona ragione.

Il suo sospiro profondo non lascia presagire niente di buono. Non ho mai visto il mio amico così stanco e abbattuto.

– Hai ragione, Adrian. Devo ammettere che per una volta faccio passare i miei interessi personali prima di quelli del branco, ma non me ne scuserò e niente mi farà cambiare idea. Ho il tempo contato.

– Cosa vuoi dire con questo?

Sono anni che lavora nell’ombra per proteggerci dalla follia di Zoran e che mette la propria incolumità in secondo piano, attirandosi a volte l’ira del re vampiro. Perché oggi le cose sono diverse?

– Sto morendo, Adrian.

– Cosa? È impossibile!

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