Definita - Favaro Alberto 2 стр.


In realtà non era il posto ideale per incontrarci. Avrei preferito qualcosa di meno pubblico, come una saletta privata per riunioni o una suite al Jefferson Hotel. Cochran mi aveva detto che il mio ufficio era fuori questione e io capivo perché non voleva essere visto entrare nel mio edificio. Nessuno di loro voleva essere trovato lì. Avrebbe segnalato a chiunque stesse controllando che stavano sorgendo problemi. Se l’avessero visto i cani avrebbero cominciato a fiutare in giro. Sarebbero sorte delle domande portando a titoli simili a “Il senatore Cochran entra nell’ufficio di un faccendiere di Washington.” Poi mi sarei trovato un casino ancora più grosso tra le mani.

Mi guardai in giro, controllando la situazione nei dintorni. Era un orario tra il pranzo e la cena e così il ristorante normalmente affollato era quasi vuoto. Oltre a me e Cochran, gli unici altri clienti erano due donne sedute a quattro tavoli da noi. Sembravano giovani, probabilmente appena uscite dal college. Erano vestite professionalmente in tailleur con pantaloni, avevano i tacchi e stavano sorridendo e parlando animatamente tra loro. Potevo appena sentire le loro chiacchiere ma udivo abbastanza per capire che stavano discutendo di politica. Scossi la testa.

Nulla per cui essere eccitate, signore.

I giovani erano sempre così entusiasti. Sapevano così poco, dieci anni a Washington le avrebbero indurite. Avrebbero perso la voglia di lottare—tutta quella speranzosa ambizione che faceva credere loro di poter cambiare il mondo.

Lanciai un’occhiata a Cochran. Anche lui le aveva notate, ma non le stava guardando cautamente come avrebbe dovuto. No, invece di essere preoccupato per le implicazioni di essere visti insieme o per la possibilità che la nostra conversazione fosse sentita, quel coglione era occupato a controllarle. L’espressione sul suo volto era troppo famigliare—stava cercando di ricapitolare quale voleva portarsi a letto per prima.

Disgustoso.

Era vecchio abbastanza per essere il loro nonno.

“Gli occhi di qua,” sibilai a bassa voce. “Quell’occhiata curiosa è quello che l’ha messo nei guai.”

Cochran mi guardò, l’espressione impassibile.

“Ragazzo, non mi dia delle lezioni, sono in grado di cavarmela da solo,” disse in modo strascicato.

“Se fosse vero non sarebbe seduto qui ora. Mentre a me non interessa particolarmente per chi sta prendendo il Viagra, a sua moglie sì”

Questo fece sparire quel sorrisino dal suo volto grasso e arrogante.

Robert Cochran non aveva nulla di speciale nell’aspetto, ma questo non importava a quelle squillo d’alto bordo. Il suo denaro bastava loro perché gareggiassero per avere la loro parte. Patricia, la moglie di Cochran, non era una donna stupida. Dopo aver tollerato per trent’anni i suoi modi di fare beneficenza, alla fine ne aveva avuto abbastanza e aveva assunto un investigatore privato. Cochran era superficiale perciò non c’erano volute particolari abilità investigative per capire cosa fosse accaduto. In pochi giorni l’investigatore privato aveva raccolto centinaia di foto incriminanti—foto che Patricia non avrebbe avuto alcun problema a far trapelare alla stampa se suo marito non avesse pagato. Per la bella somma di cinque milioni. Gli avrebbe concesso un divorzio tranquillo e il Partito Repubblicano avrebbe evitato uno scandalo imbarazzante. Il problema era che Cochran non voleva darle un singolo centesimo.

“Per questo voglio assumere lei e il suo studio per risolvere il problema,” spiegò Cochran. “Suo padre ha detto che lei è il migliore. Si vanta che suo figlio, Fitzgerald Quinn, è il Faccendiere di Washington. Non posso permettere che la mia, fra poco, ex moglie mi rovini tutto. È una troia e sa cosa c’è in ballo. È l’anno delle elezioni e non possiamo permetterci di perdere un singolo seggio.”

Lo guardai freddamente, non interessandomi del modo in cui parlava di sua moglie, la madre dei suoi due figli in età universitaria. Per quello che sapevo di Patricia, sembrava una brava donna. Era impegnata nella comunità, promuovendo attivamente un programma di alfabetizzazione con le mogli degli altri senatori. Agli occhi del popolo sembrava la moglie modello di un funzionario eletto. Mentre potevo non sapere come fosse essere sposato con lei, sapevo che le apparenze erano tutto. E per questo motivo sapevo anche che non c’era alcun modo con cui potessi dare una svolta positiva alle indiscrezioni su Cochran.

“Mio padre ha ragione, sono il migliore. Ma ha sbagliato nel non dirle che io non prendo clienti che tradiscono le loro mogli con le prostitute. Mi dispiace Senatore, ma è venuto dall’uomo sbagliato.”

Mi alzai per andarmene ma Cochran mi afferrò il braccio.

“Non mi dica certe stronzate,” disse bisbigliando rumorosamente. “So che ha aiutato suo padre a uscire da parecchi casini in passato. Si tolga quell’aria di superiorità e scenda dal piedistallo!”

Quasi sussultai alle sue parole ma ero nel ramo da parecchio tempo e sapevo come mantenere il mio volto imperturbabile. Sapevo a cosa si stesse riferendo ma con chi scopasse mio padre non era di nessun interesse per Cochran. Tirai via il mio braccio e mi spazzolai la manica come se stessi scacciando una mosca. Prendendo il portafoglio gettai un pezzo da venti sul tavolo per pagare il gin tonic che avevo ordinato ma non bevuto.

“Abbia una buona giornata, Senatore Cochran,” dissi. Senza degnarlo di una seconda occhiata mi allontanai con noncuranza dal tavolo. Ero sicuro che il vecchio fosse furioso ma non guardai indietro e chiamai un taxi.

“Dove, signore?” chiese il guidatore.

“East End,” gli risposi.

Il conducente mi portò lungo il Potomac, superò gli elaborati memoriali ed entrò nel cuore della città. Rallentò e si fermò vicino alla Casa Bianca per permettere a un gruppo di turisti di attraversare in modo da poter ammirare l’esterno bianco immacolato. Io l’avevo vista innumerevoli volte e, quindi, quelle visioni avevano perso un po’ del loro fascino.

Tuttavia, sentivo sempre che la capitale aveva una forza discreta, una forza che era un costante ricordo del fatto di essere la casa delle persone più potenti della nazione. Con i suoi grandi monumenti, i prati di un verde lussureggiante, i politici e i candidati speranzosi di diventarlo che affollavano i locali e le strade, Washington era orgogliosa di essere la città più maestosa della nazione. Conoscevo la città a memoria. E se ero in grado di apprezzare e capire il suo ritmo, allo stesso tempo lo odiavo. Sì, c’era della bellezza, ma c’era anche una spietatezza di fondo che non poteva essere incontrata da nessuna altra parte. Chiunque doveva capirlo per sopravvivere lì. Chiunque non volesse alla fine diventare un’esca per gli squali.

Quando ci avvicinammo all’East End, diedi istruzioni all’autista affinché accostasse di fronte al mio edificio all’angolo della New Jersey Avenue NW. Pagai la corsa e uscii. Con pochi piccoli passi attraversai il marciapiede, spinsi le porte dai doppi vetri e andai direttamente negli uffici della Quinn & Wilkshire al settimo piano.

Quando si aprirono le porte dell’ascensore, mi apparvero gli interni appena rifatti. Una fontana era posta al centro della sala di attesa, ed emetteva il rilassante suono dell’acqua corrente a tutte le ore della giornata. Tutto era immacolato, compreso il granito nero del bancone della reception e la pelle lucida dei mobili. I pacati tocchi di grigio, crema e bordeaux davano all’agenzia di PR un’aria di fiducia e forza che si adattava bene ai molti clienti che attraversavano le nostre porte. Dai politici alle star del cinema alle importanti figure sportive—lavoravamo duramente per promuovere i nostri clienti e farli apparire di successo, onesti, importanti e il più eccitanti possibile.

Sfortunatamente le persone raramente venivano da noi quando le cose stavano andando bene. I nostri clienti di solito venivano a bussare dopo che le cose si erano messe male. Si andava dall’attrice in ascesa beccata in un video mentre tirava coca, all’atleta che poteva aver festeggiato troppo e aveva preso una multa per guida in stato di ebrezza. Nonostante quello che dicevano le persone sul fatto che non esistesse una cosa come la cattiva stampa, in realtà richiedeva tempo e comunque non era vero. La cattiva stampa non era mai nulla di buono. Il nostro lavoro era quello di allontanarli dalle luci della ribalta negative con una campagna di relazioni pubbliche positive. Lo facevamo e lo facevamo bene.

Quando mi avvicinai al mio ufficio la mia segretaria era lì a salutarmi.

“Buon pomeriggio, Angie,” dissi con un piccolo cenno del capo.

“Salve, signor Quinn. Ehm,” cominciò a dire nervosamente. “L’altro signor Quinn, suo padre, è qui per vederla. È nel suo ufficio.”

Certo che è qui. Quel fottuto Cochran probabilmente lo ha chiamato.

Non dissi, però, queste parole a voce alta. Poteva sapere che non ero felice di sentire che mio padre fosse venuto qui senza annunciarsi ma non c’era alcun bisogno che sapesse cosa fosse successo oggi.

Apparenze. Si tratta tutto di apparenze.

Invece di dire altro, le feci un altro cenno col capo e proseguii verso la porta del mio ufficio. Quando entrai vidi mio padre in piedi vicino alla grande libreria di acero dipinto di nero posta sulla parete sinistra più lontana. Sembrava stesse esaminando attentamente i titoli e questo lo trovai decisamente strano. Non l’avevo mai visto leggere un libro in vita sua nonostante la posizione che copriva all’interno del governo degli Stati Uniti.

Mio padre, Michael Fitzgerald Quinn, senatore dello stato del Maryland, puntava sempre alla perfezione. Emergeva sempre durante i dibattiti pubblici dove non mancava mai di coinvolgere la folla con la meticolosità delle sue parole. Quella precisione si estendeva anche al suo aspetto. Non passavano mai più di due settimane prima che I suoi corti capelli grigi venissero tagliati e il suo volto era sempre accuratamente rasato. Anche il suo abito era sempre impeccabile. Il Maryland, uno stato che normalmente votava democratico, sembrava essere caduto completamente nella trappola di questa finta facciata. Per chiunque lo conoscesse davvero non era altro che un travestimento per nascondere il predatore che si celava sotto la superficie.

“Papà,” dissi, passandogli vicino e prendendo posto dietro la mia scrivania. Mi rifiutai di essere più cortese di quanto meritasse.

“Ha chiamato Robert Cochran,” disse, senza perdere altro tempo sul motivo della sua visita.

“Supponevo che questo fosse il motivo per cui hai abbandonato il tuo piedistallo a Capitol Hill per venire a trovarmi.”

“Perché non te ne stai occupando, Fitzgerald?”

“Perché non voglio farlo,” ribattei realisticamente.

“Dove è Devon? Non è molle come te. Metti lui su questo.”

Non falliva mai. Quell’uomo raramente mi diceva più di due frasi senza lanciarmi una frecciatina. Gli lanciai un’occhiata impaziente mentre contavo mentalmente fino a dieci.

“Devon è ai Caraibi per una meritata vacanza, non che io debba spiegarti dove sia il mio socio. Si è fatto il mazzo e non lo chiamerò qui per questa stronzata e non ci metterò nessun altro membro del mio staff. Sistemare I casini di un viscido politico che non è in grado di tenere il suo uccello nei pantaloni non sarà mai nei programmi del mio studio.”

“Il tuo lavoro è quello di sistemare la pubblicità negativa. Se questo diventerà pubblico, l’intero partito ne soffrirà!”

Sospirai, seccato che mi stesse facendo sprecare il mio tempo e accesi il computer.

“Tu forse puoi esserti fatto l’idea che io sia un faccendiere di Washington, ma che tu ci creda o no, la mia società aderisce a un codice etico,” risposti bruscamente mentre osservano l’icona della piccola mela che si illuminava. Non mi sarei fatto coinvolgere da lui—avevo già dato. Lui sapeva perché non avrei mai preso un cliente come Cochran anche se non l’aveva mai capito o appoggiato perché anche le sue mani erano altrettanto sporche.

“Ah, scordatelo. É comunque ora che Cochran rinunci al suo posto,” concesse. “Ultimamente è finito molto spesso sotto accusa da entrambi i partiti per argomenti diversi. Sicuramente non vogliamo uno scandalo ma almeno ci dà una scusa per cacciarlo.”

Alzai lo sguardo, quasi scioccato per la sua resa così veloce. Mio padre non rinunciava mai senza combattere.

“Quindi tutto a posto?” chiesi con incredulità.

“Perché discuterne? So come la pensi. Sei un debole, nonostante tutti i miei sforzi di renderti più duro. L’unico motivo per cui rifiuti di prendere questo caso è per quello che è accaduto tra me e tua madre.”

Il mio sangue cominciò a ribollire al sentir parlare di mia madre. Il maledetto bastardo non perdeva mai occasione di menzionarla. Lo odiavo ancora per quello che le aveva fatto ma lui amava ancora ricordarmelo a ogni maledetta opportunità.

“Oh, intendi quando l’hai piantata in asso quando si è ammalata?”

Lui rise, il suono spietato e crudele mentre si sedeva sulla sedia davanti a me.

“Tu devi dimenticare. É morta da quasi trent’anni. Tu credi che io non sia migliore di Cochran, ma ci sono alcune cose che non capirai mai, figlio.”

Le mie dita si strinsero attorno al mouse sotto il mio palmo.

“Vattene,” sibilai, lottando contro l’istinto di urlare. Solitamente ero calmo, razionale—con l’eccezione di quando si trattava di mio padre. Lui sapeva sempre come premere i pulsanti giusti. Allentai la mia presa sul mouse e finsi di scorrere le e-mail, avendo bisogno di una distrazione per non prendere a cazzotti il vecchio.

Sfortunatamente, lui proseguì.

“Credi che non sappia come ti senti? Ti conosco meglio di quanto tu voglia ammettere, e so quanto sei stato e sei ancora devoto alla memoria di tua madre.” Fece una pausa e si massaggiò pensierosamente il mento. “Ma potremmo usarlo a nostro vantaggio. Hai perso tua madre quando eri solo un bambino… i votanti potrebbero essere solidali. Chiaramente dovremmo fare un sondaggio. Questo insieme a —”

“Di cosa stai parlando?” lo interruppi. I suoi giri di parole mi stavano stancando. Volevo solo che arrivasse al punto e che si togliesse dai piedi e dal mio ufficio. “Gli elettori non si interessano a me. Si interessano solo dei politici che finiscono con il diventare miei clienti.”

“Si interesseranno molto a te a novembre.”

Novembre?

Lo guardai con cautela. Mio padre aveva sempre un ordine del giorno che pensava solo a se stesso e stavo cominciando a pensare che non fosse venuto lì solamente per la questione Cochran.

“Perché sei venuto a trovarmi oggi?” domandai con cautela.

“Non ci vorrà molto tempo prima che Cochran annunci le sue dimissioni. Il suo tentativo di assumerti era semplicemente un tentativo disperato. Sa che è fuori. Una volta che darà ufficialmente le dimissioni, ci sarà un posto libero in Virginia. E sarai tu a occuparlo.”

Scossi la testa, i miei sospetti erano confermati.

No, ancora questo.

Aveva sollevato l’argomento della mia candidatura alcune volte in precedenza, ma non l’avevo mai preso seriamente. Tuttavia, questa volta c’era qualcosa di diverso nella sua espressione che mi fece gelare il sangue.

“Te l’ho già detto in precedenza, non ho nessun interesse per la politica.”

“Non he importanza quali siano i tuoi interessi. Non hai comunque più scelta.”

Ignorai il suo commento e lo salutai con la mano.

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