L'uomo in riva al mare
Jack Benton
Indice
L'uomo in riva al mare
L'uomo in riva al mare
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Circa l'autore
L'uomo in riva al mare
John ”Slim” Hardy, in congedo dall`esercito e forte bevitore, adesso imbranato investigatore privato, viene assunto per indagare su Ted Douglas, un consulente finanziario che sgattaiola fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio per visitare un`insenatura desolata della costa del Lancashire. Una volta arrivato, cammina sulla spiaggia, apre un libro e inizia a leggere ad alta voce. Sua moglie crede che abbia un`amante.
Slim pensa che sia pazzo.
La verità li sconvolgerà entrambi.
”L`uomo in riva al mare” è il romanzo d`esordio di Jack Benton - una classica storia d`amore, tradimento, omicidio e mistero.
"L'uomo in riva al mare" Copyright © Jack Benton / Chris Ward 2018
Traduzione Italiana di Francesca Catani
Il diritto di Jack Benton / Chris Ward di essere identificato come l'autore di quest'opera è stato da lui rivendicato in conformità con il Copyright, Designs and Patents Act 1988.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza previa autorizzazione scritta dell'Autore.
Questa storia è un'opera di finzione ed è un prodotto dell'immaginazione dell'autore. Tutte le somiglianze con luoghi reali o con persone vive o morte sono del tutto casuali.
L'uomo in riva al mare
1
La berlina verde era parcheggiata all’inizio della spiaggia, con il motore acceso e la marmitta che sputava a tratti sbuffi di fumo nero. Uno sfregio, carico di rabbia, era stato fatto da una chiave seguendo una traiettoria oscillante e ubriaca e si estendeva dallo specchietto retrovisore sinistro fino a poco sopra il cerchione della ruota posteriore.
Dal suo punto di vedetta, su un piccolo promontorio a sud della baia, Slim Hardy abbassò il binocolo, passò in rassegna l’intera spiaggia fino ad individuare una figura vicino alla riva e lo rimise sugli occhi. Mise a fuoco con il dito, fino a che l’uomo non divenne chiaramente visibile.
Avvolto da un impermeabile, sopra i suoi abiti da lavoro, Ted Douglas era da solo sulla spiaggia. Un’unica linea di impronte sulla sabbia bagnata conduceva alla sua posizione sulla battigia rocciosa.
Tra le mani screpolate per il vento gelido, Ted stringeva un libro, con la copertina rivolta verso l’esterno. Mostrava un disegno argento su sfondo nero, ma da quella distanza era impossibile leggerne il titolo. Slim avrebbe voluto avvicinarsi senza essere visto, ma i ciottoli della spiaggia e la distesa di piscine naturali l’avrebbero smascherato.
Mentre le onde grigiastre oscillavano e si infrangevano sulla costa, Ted alzò una mano, e, appena udibile sopra l’ululare del vento, si sentì un debole grido provenire dal basso dell’imponente scogliera a nord.
“Cosa fai veramente?” sussurrò Slim. “Non c’è nessun’altro là, non è vero?”
Abbassò il binocolo e prese una fotocamera digitale dalla tasca. Scattò una foto all’auto ed una a Ted. Slim aveva scattato le stesse due fotografie per cinque settimane di fila. Non aveva ancora detto nulla ad Emma Douglas, la moglie di Ted, perché, anche se la donna iniziava a spazientirsi, non c'era ancora nulla da dire.
A volte sperava che Ted mettesse via il libro, prendesse una canna da pesca e la facesse finita con tutto questo.
All’inizio Slim pensava che Ted stesse leggendo, ma il modo in cui gesticolava con la mano verso il mare gli fece capire che stava piuttosto provando un discorso o recitando dei versi. Perché, o a chi, Slim non lo sapeva.
Si spostò sull’erba, umida di schizzi, mettendosi comodo. Non c’era molto altro da fare, solamente aspettare la prossima mossa di Ted, vedere se avrebbe ripetuto il rituale dei quattro venerdì precedenti: tornare all’inizio della spiaggia, rimuovere la sabbia da vestiti e scarpe, rimontare in auto e dirigersi a casa.
E così fu.
Slim lo seguì con disinvoltura, aveva lentamente lasciato perdere ogni inutile premura nel corso dell’ultimo mese. Come sempre, Ted guidò per quindici miglia in direzione Carnwell, entrò nel vialetto e parcheggiò la macchina. Con il giornale sotto un braccio e la valigetta sotto l’altro, si diresse verso la sua accogliente casa, dove, attraverso la finestra del salotto, le cui tende erano state lasciate aperte, Slim lo vide baciare Emma sulla guancia. Mentre Emma si dirigeva verso la cucina e Ted si sistemava su una poltrona, Slim mise la macchina in folle, rilasciò il freno e si lasciò trasportare giù per la discesa. Non appena fu a debita distanza, accese il motore e ripartì.
Ancora una volta, non aveva nulla da riportare a Emma. Una cosa era certa: non si trattava di una relazione extraconiugale, solo di uno strano rituale in riva al mare.
Forse Ted, consulente finanziario di giorno, era un fan di Coleridge che sgattaiolava fuori dal lavoro ogni venerdì pomeriggio alle due esatte per fustigare l'oceano selvaggio con storie di albatros e di spiagge ghiacciate.
Emma, naturalmente, come la maggior parte delle mogli appagate dopo essere state scaraventate fuori dalla propria zona di conforto da una scoperta sorprendente, sospettava un’amante.
Slim aveva un affitto da pagare, il vizio del bere da sostenere e la propria curiosità da soddisfare.
Gustando un abbondante calice di vino rosso e un curry riscaldato, riesaminò i suoi appunti, in cerca di anomalie. Il libro, ovviamente, era una di queste. Il graffio sulla macchina. Il fatto che Ted avesse perfezionato un rituale. Emma aveva detto che Ted si stava prendendo il pomeriggio libero ogni venerdì da tre mesi, e che lo aveva scoperto solo quando aveva fatto una chiamata urgente all’ufficio.
Una chiamata urgente.
Si era segnato di chiederle il motivo, ma la rilevanza era ormai minima, visto che il rituale di Ted andava avanti da così tanto tempo.
C’era qualcos’altro, qualcosa di ovvio che gli stava sfuggendo. Lo stava stuzzicando, rimanendo appena fuori dalla sua portata.
Altre variabili erano state escluse. Nelle settimane in cui Slim l’aveva osservato, il rituale era durato dai quaranta minuti ad un’ora. Ted parcheggiava l’auto in modo casuale. A volte lasciava il motore acceso, altre no. Ogni volta cambiava il percorso da e per la spiaggia, ma non lo faceva come se volesse seminare qualcuno. Guidava così piano che Slim — almeno, da giovane — avrebbe potuto pedinarlo in bicicletta. Il suo guidare senza fretta sembrava un modo per concedersi un momento per riflettere, soprattutto per un uomo come Ted, che Slim aveva visto guidare in fretta e furia al lavoro ogni giorno, senza concedersi neppure cinque minuti di tranquillità.
Qualunque fosse la ragione che spingeva Ted a svolgere quello strano rituale in riva al mare, aveva messo Slim in difficoltà, come un pesce spinto fuori dall’acqua da un mare in burrasca.
2
Domenica, Slim decise di fare ritorno alla spiaggia. Priva di nome sulla cartina geografica del luogo, comprata in un negozio dell’usato, questa si configurava come una stretta insenatura, i cui scogli risalivano fino a formare promontori rocciosi su entrambi i lati, imbottigliando il Mar d’Irlanda come tra le mani di un gigante. Con l’alta marea, la spiaggia diventava un semicerchio roccioso, mentre, con la bassa marea, un terreno marroncino e sabbioso accoglieva l’arrivo delle onde.
Una manciata di dog-sitter e una famigliola che si arrampicava sulle le piscine naturali erano gli unici turisti di questa allegra giornata d’ottobre. Slim vagava per la battigia — il mare era leggermente increspato, il più calmo che avesse mai visto — e, osservando il punto della scogliera da cui lui stesso monitorava Ted, cercava di ricavare la posizione approssimativa del suo obiettivo durante l’ultimo appostamento.
Un normale lenzuolo di sabbia. Era in piedi in una posizione semi-centrale: da un lato alcune rocce; della sabbia increspata e piscinette naturali dall’altro. La sabbia bagnata sotto di lui gli si incollava alle scarpe. L’acqua formava una linea grigia davanti a lui.
Stava giusto per andarsene, quando uno dei dog-sitter lo salutò. Un Jack Russell impennò sulla sabbia, mentre l’uomo, pelato, barbuto e avvolto in una grossa giacca a vento in tweed, smaneggiava con il guinzaglio come fosse un lazo.
“Una bella vista, eh?”
Slim annuì. “Se fosse più caldo non mi dispiacerebbe fare una nuotata.”
L’uomo si fermò ed inclinò la testa. Con uno sguardo rapido analizzò Slim dalla testa ai piedi. “Lei non è di qui, vero?”
Slim alzò le spalle, senza dare una vera risposta. “Vivo a Yatton, a qualche miglia ad est di Carnwell. E no, noi dell’entroterra non veniamo spesso verso la costa.”
“Conosco Yatton. C’è un bel mercatino il sabato.” L’uomo rivolse di nuovo lo sguardo al mare. “Se è così pazzo da entrare in acqua, almeno stia attento alla risacca. Può essere mortale.”
Lo disse con una tale sicurezza che un brivido di terrore scese lungo la schiena di Slim.
“Oh sì, sicuramente,” disse Slim. “In ogni caso, fa troppo freddo.”
“Fa sempre troppo freddo,” rispose l’uomo. “Per fare una bella nuotata, vada in Francia.” Poi, toccandosi il sopracciglio con la mano, aggiunse “Ci vediamo presto.”
Slim osservò l’uomo allontanarsi lungo la spiaggia, mentre il cane gli correva attorno e si gettava dentro le pozze d’acqua lasciate dalle onde. L’uomo, cadendo di tanto in tanto in qualche pozzanghera tra la sabbia, continuava a roteare il guinzaglio, come se dovesse catturare il cane da un momento all’altro. Quando non fu più a portata d’orecchio, Slim provò un crescente senso di solitudine, come un’onda anomala che perde tutta la sua forza. Con l’alzarsi del vento, decise di dirigersi verso la macchina. Mentre usciva dallo sporco parcheggio in direzione della strada principale, vide un qualcosa di nascosto nel sottobosco a lato dell’incrocio.
Accostò l’auto, uscì e trascinò l’oggetto fuori dalla boscaglia. La fitta rete di rovi che lo inghiottiva aveva graffiato la superficie in legno e non intendeva lasciarlo andare.
Un cartello, estremamente sporco e scolorito.
Sul lato rivolto verso il basso, si leggeva:
CRAMER COVE
Divieto di balneazione
Correnti di risacca pericolose
Slim appoggiò il cartello alla siepe, ma dopo poco cadde nuovamente a terra, a faccia in giù. Dopo un breve momento di riflessione, Slim lo lasciò dov’era e fece ritorno alla macchina.
Mentre si allontanava, su per una tortuosa strada costiera che all’interno di una fitta boscaglia risaliva l’erta valle, ripensava alle parole dell’uomo col cane. Il cartello spiegava la poca affluenza di turisti, anche se, non essendo in bella vista, la pericolosità della risacca doveva essere un sapere locale.
Adesso che la spiaggia aveva un nome, comunque, si apriva una nuova pista.
3
Il lunedì, fissò un incontro con Emma Douglas, per aggiornarla sulle ricerche.
“Sono a un passo dalla svolta decisiva,” le disse. “Mi serve solo qualche altra settimana.”
Emma, una donna normale, seppur troppo elegante, sui cinquant’anni, si tolse gli occhiali per stropicciarsi gli occhi. Le poche rughe e la quasi completa inesistenza di capelli bianchi suggerivano che la fuga da parte del marito per un paio d’ore alla settimana doveva essere la sua idea di lavoro duro.
“Ha scoperto il nome? Scommetto che è quella sciacquetta di—"
Slim alzò una mano, e il suo solido sguardo da militare bastò a farla interrompere a metà frase, nonostante tentò di addolcirlo con un rapido sorriso.
“Credo che dovrei raccogliere tutte le informazioni prima,” disse. “Per non mescolare congetture e verità.”
Emma sembrò frustrata ma, dopo un momento di pausa, annuì. “Capisco,” disse, “Ma deve comprendere quanto tutto questo sia difficile per me.”
“Mi creda, lo so,” disse Slim. “Mia moglie è fuggita con un macellaio.”
E lui se l’era presa con l’uomo sbagliato, con una lametta da barba, il che gli era costato il congedo dall’esercito ed una sospensione condizionale della pena di tre anni. Fortunatamente per la sua libertà e per il viso della vittima, una mezza bottiglia di whiskey aveva reso la sua mira tanto accurata quando quella di un uomo bendato brancolante nel buio.
“Lo capisco,” aggiunse. “Ho bisogno che faccia una cosa per me.”
“Quale cosa?”
Le passò un piccolo oggetto di plastica. “Lui indossa sempre una giacca a vento quando… quando lo osservo. Deve avvolgerla in un pezzo di stoffa e infilarla in una tasca interna. Conosco questo tipo di giacche. Hanno diverse tasche nel rivestimento interno, non dovrebbe farci caso.”
La donna sollevò l’oggetto, rigirandolo fra le dita. “È una chiavetta USB—”
“È stata concepita per sembrare una chiavetta. In caso dovesse trovarla. È una cimice automatizzata e remotizzata. Equipaggiamento militare.”
“E se prova a guardare cosa c’è dentro?”
“Non lo farà.”
E se lo avesse fatto, una cartella precaricata di contenuti pornografici l’avrebbe fatta finire direttamente nel cestino — a patto che Ted abbia un minimo di decenza — il che farebbe comunque passare inosservato il piccolo microfono nascosto nella custodia.
“Si fidi di me,” disse Slim, cercando di usare un tono autoritario. “Sono un professionista.”
Emma non sembrava convinta, ma sorrise timidamente e annuì.
“Lo farò stasera,” disse.
4
Il venerdì successivo, Slim arrivò a Cramer Cove con un paio d’ore di anticipo rispetto all’ora in cui normalmente Ted si faceva vivo, per trovare il luogo ideale dove sistemare l’impianto di registrazione. Generalmente, osservava Ted da uno spiazzo d’erba non lontano dal sentiero per la spiaggia, ma questa volta si arrampicò più in alto e scelse una sporgenza erbosa che permetteva di sorvegliare la spiaggia e allo stesso tempo lo nascondeva alla vista di possibili passanti. Là, munito di coperta impermeabile per la pioggia, allestì l’impianto di registrazione e si sedette in attesa.
Ted arrivò poco dopo le due. La pioggia andava e veniva da tutto il giorno, e Slim era turbato, vedendo il tempo peggiorare e minacciare di rovinare la registrazione, a causa del rumore della pioggia che veniva intensificato dalla coperta impermeabile. Ted, con indosso la giacca a vento, camminò fino al bagnasciuga e si insediò nel solito punto. Oggi le onde arrivavano fino a metà della spiaggia. Ted era da solo; l’ultimo dog-sitter era andato via mezz’ora prima che lui arrivasse.
Ted si accovacciò e tirò fuori il suo libro. Si appoggiò sulle ginocchia, e si sporse in avanti per proteggere il libro dalla pioggia. Iniziò così a leggere, e una voce smorzata attraversò le cuffie di Slim.