— La gente parla — disse Billy. — E nonostante il Cambiamento, la gente non si fida delle idee e dei progetti che sono troppo diversi da quelli che è abituata a vedere. Forse proprio a causa del Cambiamento: abbiamo già vissuto tante novità, noi. Ed ecco che arrivi tu, con un’altra idea nuova, forse un’idea pericolosa, se i Muli si arrabbiano con te. Se anche gente diversa come me può candidarsi per diventare servitore pubblico, be’, allora tutti si sentiranno così a disagio, loro, che non voteranno per me.
— Ma…
Billy proseguì con il suo tono gentile: — Inoltre noi siamo la famiglia, noi, che ha fatto arrestare Miranda dall’Ente di Controllo per gli Standard Genetici, anche se non ne avevamo intenzione e anche se poi l’hanno lasciata andare, lei. "Miranda Sharifi." No, Lizzie, tesoro caro, nessuno voterà per me in una elezione di Muli. O per Annie, per te, o per Vicki. Nessuno.
— E allora per chi? — gridò Lizzie. — Per chi voterebbero, loro?
— Qualcuno non troppo poco familiare. — Billy si alzò. — Qualcuno che faceva il sindaco, magari. I Vivi sono abituati ai sindaci, loro, che facevano come un po’ parte del governo.
Era vero, rifletté Lizzie. I sindaci dei paesi dei Vivi, quando erano esistiti paesi abitati, erano Vivi che parlavano come i Muli. Che si collegavano in linea, quando ogni paese aveva una linea di comunicazione, prima delle Guerre del Cambiamento. Il sindaco era preso in giro perché lavorava come un Mulo, mentre tutti gli altri non facevano che divertirsi, anche se i sindaci di allora non lavoravano duramente come facevano tutti, ormai. Tuttavia, il sindaco era sempre stato considerato uno scemo tuttofare: un vero Vivo aristo non serviva, veniva servito. Dai Muli. Almeno era ciò che pensavano, ai tempi, tutti quelli che conosceva Lizzie.
Il sindaco però era una persona abituata a negoziare con i Muli, a fare rapporto quando si rompeva qualcosa, a presentare le richieste dei votanti ai servitori pubblici neoeletti, a chiamare la polizia, i guardiacaccia o i tecnici quando ce n’era bisogno. Forse Billy aveva ragione. Forse i Vivi della Contea di Willoughby sarebbero stati più contenti di votare qualcuno che era stato sindaco. Ma un sindaco avrebbe accettato di candidarsi per le elezioni?
— Conosci qualche ex sindaco, Billy? Nella nostra tribù non ce n’è nessuno.
Billy sorrise a Lizzie, ancora seduta sul ciocco.
— Sì che ne abbiamo uno, noi. Non lo sai? Ecco cosa guadagni se saccheggi tutti quei dati importanti invece che parlare con la gente.
Lizzie si sentì riscaldare da una piccola fiamma. Billy era orgoglioso della sua abilità di trafugare dati. Billy era sempre stato orgoglioso di lei, anche quando era una bambina che rimetteva insieme i robot rotti, cercando di imparare senza avere un sistema vero e proprio.
— Chi è sindaco, Billy?
— Chi "era" sindaco.
— Va bene… chi era sindaco?
— Shockey — disse Billy, e Lizzie sentì la bocca spalancarsi in una grossa "O". Billy sorrise. — È sorprendente vero scoprire quali persone saltano fuori in quali posti, eh? È la cosa più importante che il Cambiamento mi ha insegnato, tesoro. La cosa più importante. Non sappiamo mai praticamente niente, noi.
— Non è affatto sorprendente — disse Vicki. — Ecco, prendi Dirk, vuole mangiare.
Lizzie prese il piccolo. Il solito familiare calore la percorse solo ad accoglierlo fra le braccia. Si sedette contro la parete di cemespugna del suo loculo e aprì la giacca della tuta color girasole. L’affamata boccuccia di Dirk le si agganciò al capezzolo come un missile a ricerca termica. Un brivido, mezzo materno, mezzo sensuale, le passò per il corpo, dal capezzolo al ventre all’inguine. Lizzie si vergognava ancora un po’ di quel brivido, non le sembrava giusto esserne eccitata! Però le succedeva ogni volta, e alla fine si accontentò di tenere quella sensazione per sé. Tuttavia le aumentava l’irritazione che provava verso Vicki, seduta lì vicino, sul suo letto, con l’espressione di quella che sapeva sempre tutto. Vicki non aveva mai partorito né allattato un bambino.
— Be’, "io" sono rimasta sorpresa e lo era anche Billy — ribadì Lizzie. — Shockey! Non sembra proprio il tipo di persona che è stata il sindaco di qualche posto!
Vicki sorrise. — Che tipo di persona ritieni che si dia alla politica?
— Uno come era Jack Sawicki. Interessato ad aiutare il suo villaggio e che se ne fregava se la gente a volte lo prendeva in giro. Shockey si infuria anche se soltanto ci provi a prenderlo in giro e non penso che abbia mai voluto aiutare gli altri in vita sua.
Vicki chiese in modo innocente: — È questo il motivo per cui tu spalleggi la sua audace avventura politica? Perché provi il desiderio bruciante di aiutare le altre tribù della Contea di Willoughby?
— Ovviamente io… — cominciò Lizzie e si fermò. Vicki riprese a sorridere.
— Lizzie, tesoro, le persone che si danno alla politica nel novanta per cento dei casi sono come Shockey. Vogliono un guadagno personale, vogliono potere e vogliono che il mondo giri come preferiscono loro. Proprio come tu vuoi i beni da deposito e vuoi avere un potere sui soldi delle tasse per te e per la tua tribù. L’unica differenza fra…
— Ma io non voglio queste cose soltanto per me! Le voglio per Dirk, Billy, la mamma e…
— Davvero? Se Billy e tua madre andassero a sud, domani, e se il munifico Jackson Aranow ti consegnasse tutti i beni che vuoi e aprisse un conto corrente a nome di Dirk, tu non lasceresti perdere tutto questo regale progetto? Eh?
Lizzie non rispose.
— Non pensavo proprio. Non c’è assolutamente niente di male, Lizzie, nel guardare i propri interessi. Se non sono l’unica cosa che guardi. Una persona che conoscevo mi disse una volta…
"Ecco che ci risiamo" pensò Lizzie. Spostò in una posizione più comoda il peso di Dirk che succhiava avidamente.
— …che ci sono cinque stati in cui può esistere una relazione umana. Qualsiasi relazione: un trattato internazionale, un matrimonio, un dipartimento di polizia, qualsiasi cosa. Soltanto cinque stati possibili. Uno: sano negoziato da posizioni fondamentalmente alleate. Due: distacco completo senza alcun patto di mutuo soccorso o interazione significativa. Tre: dominio-dipendenza, come quella dei Vivi con i Muli. Quattro: lotta nascosta per il dominio senza grandi scossoni o veri e propri combattimenti. Cinque: guerra dichiarata. Finché stai dentro le leggi elettorali ti trovi in una situazione di lotta nascosta per i tuoi interessi. Non c’è niente di male. Ma lo fa anche Shockey, soltanto in modo un po’ più grezzo rispetto alla maggior parte dei politici. Scommetterei che è stato sindaco del suo vecchio paese solo per breve tempo, eh?
— Non lo so.
— Potrei scommetterci. Come disse una volta John Locke…
— Non c’è proprio niente che non pensi di sapere già, tu?
Vicki la guardò. Lizzie abbassò lo sguardo sul bambino, quindi lo sollevò furiosa su Vicki. Be’, era vero. Vicki le diceva sempre le cose. Come se Vicki sapesse tutto e Lizzie, lei, fosse una specie di scema… Viva.
— A dire il vero so ben poco — rispose tranquillamente Vicki. — Cosa che risulta particolarmente sconcertante se si considera che appena qualche anno fa ritenevo di capire assolutamente tutto.
— Mi dispiace — mormorò Lizzie. Era vero? Non lo sapeva. Vicki la confondeva e lei aveva sempre pensato che Vicki fosse meravigliosa: nulla era rimasto lo stesso.
— Non dispiacerti. — Vicki si alzò in piedi, stiracchiando le gambe. — Ecco che ti guarda, Karl Marx.
— Cosa?
— Nulla, tesoro. Ci vediamo a cena, va bene?
— D’accordo — bofonchiò Lizzie. Osservò Vicki allontanarsi dal loculo e scomparire dietro la tavola di plastica ammaccata e ribaltata che ne formava una delle pareti. Vicki non si voltò. Lizzie strinse forte Dirk, desiderando non avere tirato fuori quella storia su Vicki che sapeva tutto. Vicki era stata buona con Lizzie quando lei era soltanto una bambina, lei. Ma Vicki agiva davvero come se sapesse tutto. Ogni idea che saltava fuori, ogni piano. Perché Vicki era così? Perché era un Mulo?
Lizzie si allungò verso l’alto, cercando di non disturbare il piccolo, finché le dita non afferrarono il cassetto superiore del comò. Tirò giù il terminale. — Ricerca bibliografica.
— Pronta — disse il sistema.
— Definizione in tre frasi di due cose. Primo: "Ecco che ti guarda". Secondo: "Karl Marx".
— "Ecco che ti guarda" era una frase famosa di una registrazione preolografica intitolata Casablanca. Veniva detta durante un brindisi dall’attore principale all’attrice principale. Nel 2090 la frase godette di nuova fama come espressione ironica col significato di "immagino che tu abbia vinto".
"’Karl Marx’ era un teorico politico i cui scritti vennero utilizzati da parecchi rivoluzionari del Ventesimo secolo come base di ribellione. Sosteneva un socialismo che includeva la proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Il meccanismo attraverso il quale prevedeva di ottenerla era la lotta di classe.
— Spegnere sistema — disse Lizzie.
— Spegnimento in atto.
Lotta di classe: era quello che lei, Lizzie, cercava? Era così che Vicki considerava realmente Lizzie? E Billy, Annie e… Dirk?
Lizzie sentì la bocca riempirsi di un gusto acido. Deglutì, ma quello non andò via. Era stata sul punto di chiedere a Vicki di andare con lei per spiegare il piano a Shockey. Forse non lo avrebbe fatto. Forse ci sarebbe andata da sola, se era quello ciò che provava Vicki.
Il piccolo aveva finito di succhiare e si era riaddormentato. Lizzie lo strinse forte e si chinò per annusarne il profumo dolce e di pulito. Il gusto acido che aveva in bocca, però, non scomparve.
Trovò Shockey con Sharon e la bambina di Sharon di nove mesi, Callie, che pescava nel fiume approfittando del clima mite. Sharon e Shockey indossavano tute invernali con le giacche sbottonate. Lizzie notò che anche la camicia di Sharon era sbottonata. Ecco come stavano le cose.
Callie era seduta sulla riva del fiume in un cesto da lavanderia di plastica azzurra, e rigirava una papera di gomma sporca nei pugnetti paffuti. Era una bella bambina, con gli stessi capelli castani di Sharon e occhi grandi, ma quando vedeva Lizzie faceva una smorfia, cominciava a piangere e cercava freneticamente in giro sua madre. Annie diceva che tutti i bambini facevano così all’età di Callie. Avevano paura degli estranei e si innervosivano per le novità. Crescendo Callie avrebbe abbandonato quell’atteggiamento, diceva Annie. Be’, Lizzie non passava molto tempo con Sharon ma non era nemmeno un’estranea: appartenevano alla stessa tribù. Sperava che Dirk non avrebbe attraversato uno stadio simile quando fosse stato più grande. Si spostò dalla visuale di Callie.
Sharon e Shockey stavano chini sulle canne da pesca. Sharon ridacchiò e spostò la mano di Shockey dalla canna da pesca alla propria camicia aperta.
— Salve! — salutò Lizzie a voce alta.
— Ehi, Liz — disse Shockey raddrizzandosi. — Se peschiamo qualcosa vuoi anche tu un bel pesce, vero, tanto per cambiare?
Non c’era nulla di sbagliato in quelle parole. La tribù mangiava spesso cibo per bocca: bacche, noci, coniglio arrosto, mele selvatiche. A volte Lizzie provava un’acquolina in bocca che soltanto un sano morso a un cipollotto poteva soddisfare. Il Cambiamento significava semplicemente che nessuno doveva più preoccuparsi di procacciarsi del cibo, non che non lo si potesse mangiare. Non c’era nulla di storto nell’offerta di un pesce da parte di Shockey. Era il "modo" in cui l’aveva detto: gli occhi fissi su Lizzie in atteggiamento di sfida, il mezzo sorriso sulle labbra, la piccola smorfia, la mano ancora appoggiata sul seno nudo di Sharon. La nudità da atto sessuale era diversa dalla nudità da alimentazione; doveva restare una cosa privata. Shockey agiva come se Sharon fosse di sua proprietà. Be’, Lizzie non era di sua proprietà.
Tuttavia si costrinse a sorridere. — Certo, se prendi qualcosa, tu. Ma non è per questo che sono qui. Ho una proposta da farti, io.
Il sorriso di Shockey si allargò e lui strizzò lentamente gli occhi scuri. Lizzie proseguì in fretta: — Billy mi ha detto che facevi il sindaco da qualche parte.
Il sorriso di Shockey svanì. — Davvero? E allora? Qualcuno doveva pure fare il sindaco.
— Hai perfettamente ragione — concordò Lizzie. Lo guardò diritto negli occhi e aggiunse: — E qualcuno dovrebbe farlo ancora.
— Noi non abbiamo più bisogno dei sindaci, noi — disse Sharon.
— Però abbiamo bisogno di un supervisore distrettuale. Harold Winthrop Wayland è morto.
La voce di Sharon aumentò di picco. — Shockey non è un Mulo, lui, Lizzie Francy e tu non te lo dimenticare!
— Certo che non lo è — disse Lizzie. — È un Vivo, lui: è proprio questo il punto.
— Quale punto? — sbottò Sharon, così forte che Callie, allarmata, sollevò lo sguardo dalla papera di gomma. — I Vivi non lavorano, loro, a fare i supervisori distrettuali!
— Il supervisore distrettuale controlla la distribuzione nei depositi. La Contea di Willoughby non ha più un supervisore, quindi non c’è più niente nel deposito. Ma se eleggiamo uno dei nostri, allora…
— Allora continua a non esserci niente nel deposito! Guardati nel cervello, tanto per cambiare, invece di rovistare nelle Reti dei Muli! Shockey non può mettere nessun bene in nessun deposito!
— Sì che potrebbe — ribatté Lizzie. Improvvisamente si era stancata di parlare da Viva con quella stupida ragazza. Conosceva Sharon da una vita ed era sempre stata stupida. — Esiste un fondo di credito statale, in cui si riversano le tasse pagate dalle compagnie, che viene diviso per tutte le contee. Una base di credito a cui si uniscono le tasse pagate dai Muli. Se riusciremo a far registrare un numero sufficiente di Vivi, però, e a far eleggere Shockey, lui potrebbe usare la quota destinata a Willoughby per rifornire il nostro deposito.
— Ma se lui…
— Chiudi il becco, Sharon, e lascia parlare Shockey. — Lizzie sperò che l’allusione che Sharon lo stesse controllando avrebbe fatto arrabbiare l’uomo. Però Shockey non si arrabbiò. I suoi occhi sfrontati sotto le sopracciglia spesse guardavano lontano e la sua mano lasciò Sharon per accarezzare la propria barba scura. Le due donne lo fissarono.
Alla fine disse: — Già.
— "Già"? — strillò Sharon.
— Chiudi il becco, Sharon. Già, lo farò, Lizzie Francy. — All’improvviso prese la bambina e la sollevò in alto sopra la testa. — Che ne dici, Callie, ti piacerebbe vedere il tuo amico fare il supervisore distrettuale?
La piccola strillò deliziata. Apparentemente Callie non considerava Shockey un "estraneo". Sharon si incupì. Lizzie però si accorse che Shockey non vedeva nessuna delle due. I suoi occhi fissavano qualcos’altro, e lui fece la stessa smorfia di quando aveva offerto il pesce a Lizzie. Che cosa aveva detto Vicki? Nella lista dei "generi" di relazioni umane? "Lotta nascosta per il dominio senza grandi scossoni o veri e propri combattimenti…"
— Liz, dimmi soltanto quello che devo fare prima. Sono pronto e sono tutto tuo, io.