La rivincita dei mendicanti - Кресс Нэнси (Ненси) 24 стр.


Vicki sbuffò: — "Quello che Miranda permette che accada". Noi non vogliamo ancora prenderci la responsabilità.

— Chi sarebbe "noi"? — ribatté lui con violenza.

— A volte tu usi "noi" per intendere Vivi, a volte Muli.

— E allora? Jackson, c’è un numero sempre crescente di bambini nonCambiati. Hanno bisogno di medici.

Ripensò alla faccia stanca del medico nell’ologramma, allo scudo di sicurezza attorno alla clinica, ai Vivi che avevano assaltato il suo appartamento quando c’era Theresa. A dispetto della sua ammirazione per l’irrefrenabile Lizzie, lui non voleva prestare il suo servizio presso i Vivi. Non era quello per cui aveva studiato.

— È molto più facile provare compassione che agire per causa sua, vero? — disse Vicki. — Ma non altrettanto soddisfacente, alla lunga. Credimi, io lo so.

Lui le disse con espressione secca: — Non ti ho mai sentita dire qualcosa di diverso.

Vicki rise. — Hai ragione. — Si sporse in avanti e lo baciò.

La cosa colse Jackson di sorpresa. Che stava facendo? Di certo non lo stava baciando soltanto perché lo aveva visto piangere per un bambino Vivo, no? Non sembrava il tipo da… ma poi ogni pensiero lo abbandonò. Le labbra di lei erano morbide, più sottili di quelle di Cazie, il suo corpo più alto e meno arrotondato. La bocca della donna indugiò sulla sua, si allontanò brevemente, quindi vi tornò. Jackson la attirò a sé e sentì una scossa che gli arrivava dalle labbra percorrergli il busto e, passando attraverso il petto, terminargli con una scarica forte e gradevole nel pene. La abbracciò.

Vicki si allontanò. — Prova a pensare all’idea di una clinica — gli disse. — Fra tutte le tue altre preoccupazioni, ovviamente. Ecco che ne arriva una.

All’improvviso Jackson si accorse che stava suonando l’allarme, che stava suonando già da tempo, ma al margine della sua attenzione. Al di sopra, sentì Cazie gridare: — Jackson! So che sei qui dentro da qualche parte! Jack, maledizione, voglio parlare con te!

Vicki sorrise. Deliberatamente, tirò indietro la tenda e chiamò: — Quaggiù, Cazie. Siamo qui.

Cazie si mosse con passo deciso attraverso il ridicolo dedalo di mobili trasandati. Recepì la scena tutta insieme: Jackson accanto al letto di Vicki, Vicki in piedi che tratteneva con grazia la tenda con una mano, il volto di Jackson paonazzo e quello di Vicki malizioso. Cazie restò immobile.

— Noi abbiamo finito qui — disse Vicki con una moina. — Ci vediamo dopo, Jackson. — Gli fece l’occhiolino.

Lui ebbe paura di guardare Cazie negli occhi.

Il primo aprile, giorno delle elezioni, pioveva. Quando Jackson si svegliò in un loculo soffocante all’interno dell’edificio della tribù nella Contea di Willoughby, sentì la pioggia battere contro il tetto.

Non aveva pianificato di trovarsi lì. Il giorno precedente, però, si era imbattuto in uno sbarramento di robocamere e reporter che avevano cercato di bloccarlo contro il muro dell’edificio per identificarlo. Per poco non avevano visto i suoi occhi modificati geneticamente. Li aveva allontanati ed era scappato all’interno, dove Lizzie aveva insistito che, se non voleva essere riconosciuto, doveva restare per tutta la notte. Vicki era andata in un’altra tribù. Jackson ne fu fondamentalmente contento.

Rimase steso sul duro pagliericcio di tessuto non consumabile e fissò nell’oscurità due pareti di cemespugna, una che pareva lamiera malconcia sostenuta da traverse di sedie rotte e una di tenda tessuta a mano color grigio. Appeso sulla lamiera c’era un ricamo a mano con filo color cremisi e lavanda: BENVENUTO STRANIERO. Dedusse di essere alloggiato nella stanza degli ospiti della tribù.

Si alzò, si stiracchiò, infilò i pantaloni e seguì il generale baccano mattutino fino al centro dell’edificio cavernoso.

— Buon giorno! — cinguettò Lizzie. Gli occhi neri le scintillavano. Indossava abiti da esterno e stivali. Dirk giaceva in uno scatolone di plastica turchese, e agitava i pugnetti paffuti cercando di catturarsi le dita dei piedi. — Oggi è il gran giorno!

— Dov’è Shockey? — chiese Jackson. Desiderava maledettamente una tazza di caffè che non avrebbe ottenuto.

— A colazione. Così come quasi tutti gli altri che vogliono finire nudi sui notiziari. Ha fame?

— No — mentì Jackson.

— Bene. Questo è un ottimo momento per allontanarsi prima dell’arrivo dei giornalisti. La maggior parte è andata a casa per la notte e il resto è al campo di alimentazione. I seggi sono aperti dalle nove a mezzogiorno. Io uscirò dal retro per incontrare Vicki alla sua aeromobile e poi andremo insieme a controllare la tribù di Wellsville. Vuole venire?

— Se vi incontrerete alla mia aeromobile, penso che ti accompagnerò fino a lì. Hai mangiato, Lizzie?

— Non ci riesco. Sono troppo agitata. Oh, mamma, ecco Dirk… l’ho già allattato.

Annie emerse dal suo loculo, lanciò un’occhiataccia a Jackson e prese in braccio il nipotino. L’occhiataccia non era seria. Annie si sentiva a disagio se aveva attorno dei Muli, ma si era addolcita nei confronti di Jackson quando aveva capito che a lui non piaceva Vicki. A lui non piaceva Vicki? Non l’aveva più vista durante l’ultima settimana, da quando l’aveva baciato. Non voleva nemmeno vederla. Né lei, né Cazie e nemmeno Lizzie. Voleva trovare la sua aeromobile, volare a casa e bere una tazza di caffè.

Sapeva che stava mentendo a se stesso.

— Buon giorno, Annie — disse. — Diretta fuori a colazione?

— Non con tutte quelle telecamere, io — sbuffò lei. — Billy è andato a prendere del terreno buono e lo ha portato dentro. Noi mangeremo, noi, in privato, decentemente, grazie tante.

Lizzie nascose un sorriso. Prese Jackson per mano e lo condusse verso una porticina, che non era stata ancora scoperta dalle robocamere, aperta da Billy sul retro dell’edificio e nascosta da erbacce e cespugli. La porta era così bassa che Lizzie e Jackson dovettero uscire carponi. La cemespugna non si tagliava con facilità.

— Lizzie, dove ha preso Billy una sega laser per tagliare questa porta?

Lizzie fece un sogghigno, guardandolo da sopra una spalla. — Ho trovato un modo per trafugarne una. Appena il mese scorso. Ma non le dirò come ho fatto.

Fuggirono nella pioggia che si era ridotta a qualche goccia. Nonostante tutto, Jackson era inzuppato e infreddolito quando raggiunsero l’aeromobile, che era nascosta dietro a uno scudo a energia-Y opaco. Vicki stava seduta sullo scudo, sporcandolo di fango con il sedere infilato nella tuta.

— Buongiorno, Lizzie, Jackson!

— Vicki! Come vanno le cose all’accampamento di Max e Farla?

— Bene. Sono tutti alzati, vestiti con gli abiti migliori e i gioielli più belli, riuniti attorno al terminale e pronti per l’immortalità politica. — Sorrise a Jackson che le rispose con un debole sorriso.

— Quindici minuti all’apertura dei seggi — fece Lizzie. — Penso che voterò a Wellville.

Vicki disse: — Facciamolo qui.

— Qui? Come?

— Sono sicura che Jackson ha una linea nell’aeromobile per collegarsi con i canali ufficiali. Vero, Jackson? Possiamo starcene sedute comodamente in un veicolo da Muli ed eleggere il primo politico Vivo da decenni.

Lizzie si mise a ridere. — Facciamolo!

— Jackson? — chiese Vicki.

Lui guardò i loro abiti macchiati di fango, inzuppati di pioggia e decise di essere impazzito. — Certo, perché no?

— Oh, sono così agitata! — sospirò Lizzie.

Aprì l’aeromobile e vi si pigiarono dentro. Attivò la linea, chiese il collegamento con il canale governativo ufficiale ed entrò nel programma elettorale. Alle nove, guardò Lizzie.

Lei si sporse solennemente in avanti. — Lizzie Francy, ID Cittadino CLM-03-9645-957 per votare nell’elezione straordinaria per il supervisore distrettuale della Contea di Willoughby in Pennsylvania.

— Numero Cittadinanza verificato. Prego appoggiare l’occhio sinistro contro l’icona della scansione retina. — Eseguì. — Verificato. I candidati iscritti per la carica di supervisore distrettuale della Contea di Willoughby sono Susannah Wells Livingston, Donald Thomas Serrano e Shockey Toor. Per chi vota?

Lizzie scandì chiaramente: — Per Shockey Toor.

— Un voto per Shockey Toor. Ufficialmente registrato.

— L’ho fatto! — sospirò Lizzie con un sospiro. — Vicki, adesso tu.

Vicki votò. Jackson, non iscritto alla lista dei votanti della Contea di Willoughby sentì il petto serrarsi. Lizzie avrebbe avuto la sua vittoria, ma era l’unica che avrebbero ottenuto i Vivi. Lei non aveva idea delle forze che la struttura del potere in carica avrebbe messo in gioco appena avesse affrontato seriamente quella minaccia. Guardò i tristi boschi inzuppati di pioggia. Un chipmunk arruffato sfrecciò davanti a loro.

— Svelto! — disse Lizzie. — Richieda un totale aggiornato!

— Lizzie, sono soltanto le nove e tre minuti!

— D’accordo, allora, richiami un canale di notiziari.

Lo fece Vicki. Il Canale 14 si stava interessando della storia. Jackson vide l’immagine di una robocamera del familiare campo di alimentazione della tribù, vuoto. Erano entrati tutti per votare.

Una voce disse: — Qui, nel giorno delle elezioni straordinarie nella Contea di Willoughby in Pennsylvania, i cittadini stanno votando per la carica di supervisore distrettuale in un’insolita elezione. Uno dei tre candidati non è abituato a cariche pubbliche, e forse è anche inadeguato. Queste sono le elezioni che hanno acceso un dibattito nazionale su chi sia più adatto a servire il pubblico, su come vengono compilate le liste elettorali e su quali salvaguardie abbiano diritto di aspettarsi i politicamente innocenti contro i politicamente opportunisti. Per la prima volta, alla nostra telecamera è stato concesso di affacciarsi alla porta aperta di questa "comunità"per vederne i membri votare.

La robocamera zoomò verso la porta dell’edificio e si regolò per la scarsa luce all’interno. Lenti grandangolari mostrarono il terminale della tribù in un lato del grande spazio comune, appoggiato su una tavola coperta con un telo bianco, rosso e blu. Dall’altra parte c’era la tribù allineata per avanzare, uno alla volta, e votare. Centosessantadue Vivi si trascinavano in avanti, tenendo in braccio bambini, dandosi la mano.

— Ecco la mamma con Dirk! — squittì Lizzie. — E Billy. E Sharon con Callie. Shockey deve avere già votato, voleva andare per primo. — Passò un istante. — Ma perché sono così?

Jackson si sporse in avanti per guardare lo schermo.

Lizzie disse: — Perché sembrano tutti così strani?

La robocamera zoomò in avanti. Sharon Nugent, Franklin Caterino, Norma Kroll, Scott Morrison: un volto dopo l’altro appariva teso, insicuro. Fronti aggrottate, sguardi abbassati, respiro accelerato quando gli occhi si sollevavano verso la telecamera. Sharon stava aggrappata alla madre anziana e poi Sam Webster si avvicinò a tutt’e due.

— Ma che sta succedendo? — gridò Lizzie. — Dov’è Shockey?

La robocamera lo individuò, raggomitolato su una vecchia sedia da giardino, in un angolo buio. Shockey teneva le mani serrate in grembo. Quando alzò gli occhi sui votanti il suo viso si tese. Jackson avrebbe giurato che Shockey stesse tremando.

Qualcuno chiuse di scatto la porta dell’edificio dall’interno.

— In violazione agli accordi presi precedentemente, i Vivi hanno appena escluso la nostra robocamera — disse il giornalista fortemente dispiaciuto. — Adesso passiamo a un altro seggio tribale nella contea… No, anche questo edificio pare chiuso.

— Spegni. Passa ai totali — disse Vicki.

Erano le 9:17. Jackson trovò la tabella sul canale governativo, un diagramma silenzioso e spoglio:

VOTO POPOLARE

SUPERVISORE DISTRETTUALE CONTEA DI WILLOUGHBY

ELEZIONI STRAORDINARIE

SUSANNAH WELLS LIVINGSTON: 3

DONALD THOMAS SERRANO: 192

SHOCKEY TOOR: 2

Mentre guardavano vennero registrati altri due voti a favore di Donald Thomas Serrano.

— Stanno barando, loro! — gridò Lizzie. — Abbiamo visto la gente votare per Shockey.

— Abbiamo visto delle persone votare — la corresse Vicki. — Non possiamo sapere realmente per chi.

— Dev’essere un broglio!

Jackson rifletté rapidamente. I risultati non avevano alcun senso. Però Vicki aveva ragione, probabilmente, e il sistema non stava barando: nessuno avrebbe osato tanto. Un sistema truccato contro un candidato Vivo quel giorno poteva essere truccato a sfavore di un candidato Mulo in futuro. I notiziari avrebbero assoldato fantastici pirati informatici per portare a galla l’imbroglio. No. Stava succedendo qualcos’altro. Che cosa? Perché?

— Voli verso casa — ordinò Lizzie. — Forza, in fretta!

Jackson scambiò un’occhiata con Vicki, fece decollare il veicolo e tornò indietro. Durante il breve percorso, videro Donald Thomas Serrano catturare virtualmente ogni voto. Tutti votavano presto, come cittadini seri. Jackson fece atterrare l’aeromobile di fianco ai veicoli della stampa: nessuno lo degnò di attenzione finché non emerse Lizzie. Lei ignorò domande e commenti, correndo verso la porta principale. Jackson e Vicki la seguirono, mostrandosi di pietra.

La porta era bloccata.

Lizzie pronunciò i codici di sovrapposizione e si lanciò all’interno.

— Lizzie! — esclamò Annie. — Perché corri, tu? Che cos’è successo? — Annie strinse forte Dirk che cominciò a piangere.

— Cosa è "successo"? — gridò Lizzie. — Shockey sta perdendo! Nessuno vota per lui!

Annie indietreggiò di un passo e abbassò lo sguardo. "Annie" che rispondeva sempre all’insubordinazione con espressioni accigliate e ordini. Sollevò Dirk fino alle spalle. Il piccolo vide la madre e Vicki e si quietò, finché non notò Jackson. Immediatamente riprese a piangere, nascondendo la testa contro la spalla di Annie.

Vicki chiese con voce piatta: — Annie, hai votato?

Annie si fece piccola piccola e mormorò: — Sì.

— Hai votato per Shockey?

Muta, a disagio, Annie scosse la testa in un no.

Lizzie gridò: — Perché no? — Intanto Dirk continuava a piangere ogni volta che sollevava la testa dalla spalla della nonna e coglieva una nuova occhiata di Jackson.

Annie serrò la presa sul piccolo. — Io non… Shockey non è, lui… Mi dispiace, tesoro, ma è solo che… stiamo messi meglio, noi, con qualcuno che sa, lui, quello che sta facendo.

Jackson restò immobile. I modi di Annie gli rammentavano qualcosa che lui, così confuso, non riusciva a focalizzare. In un attimo avrebbe ricordato. Dall’altra parte della vasta zona comune, ora vuota di votanti, Billy Washington uscì dal loculo suo e di Annie. Il vecchio ben piazzato fece qualche passo esitante, si fermò, guardò Annie, avanzò di qualche altro passo e abbassò lo sguardo. Jackson vide che gli tremavano le mani, vide che si sforzava di avanzare.

"Theresa." Erano tutti… Billy, Annie e perfino Dirk… agivano come Theresa.

Perfino Shockey. Accucciato sulla sedia da giardino, nervoso e impaurito, fino al giorno prima ammalato di spavalda innocente corruzione che scopava la ragazza Mulo nel bosco…

La ragazzina che sniffava dall’inalatore.

— Uscite — disse in fretta a Vicki e Lizzie. — Adesso. Uscite dall’edificio all’istante. Vicki, porta Annie.

Vicki apparve sbalordita ma non protestò forse per il tono che aveva usato; afferrò Annie per un braccio e la trascinò verso la porta. — No, no — implorò Annie. — No, per favore. Non voglio uscire lì fuori, per favore…

— Forza — incoraggiò Jackson, afferrando l’altro braccio di Annie e aiutando Vicki a trascinarla via.

Lizzie chiedeva: — Cosa? Cosa succede? — ma li seguì.

Una volta fuori, Dirk guardò da sopra la spalla di Annie la zona aperta e si mise a gridare più forte. Lizzie lo prese in braccio. Jackson li fece affrettare, Annie senza nemmeno il cappotto, sotto la pioggia verso l’aeromobile. Scesero delle robocamere, e i reporter, chiusi nei veicoli in cui stavano consultando i risultati delle elezioni, sollevarono lo sguardo. Jackson fece infilare Annie sull’aeromobile e decollò.

Назад Дальше