La rivincita dei mendicanti - Кресс Нэнси (Ненси) 25 стр.


— Va bene — disse Vicki. — Che cos’è?

— Non ne sono ancora sicuro — rispose Jackson. — Un neurofarmaco, penso. Gassoso. Soltanto… — Soltanto che il Depuratore Cellulare di Annie avrebbe dovuto fare effetto, ripulendo il suo corpo da molecole estranee non appena aveva smesso di respirarne. Annie, invece, continuava a farsi piccola piccola e a tremare, e Dirk a gridare e ad attaccarsi a sua madre. Se poi il neurofarmaco era stato diffuso all’interno dell’edificio, dovevano averlo respirato anche lui, Vicki e Lizzie. Lizzie invece appariva furiosa, Vicki allertata e lo stesso Jackson non si sentiva né tremante né ansioso. Quindi, se non era nell’edificio…

Atterrò con l’aeromobile e si girò per dare un’occhiata al sedile posteriore. — Annie, hai fatto colazione nell’area di alimentazione?

Annie scosse la testa e strinse insieme le mani con forza. Lo sguardo le dardeggiava da una parte all’altra e il petto le si alzava e abbassava rapidamente.

— Billy ha fatto colazione nella zona di alimentazione?

— Lui… lui è andato lì, lui, per prendere del terreno fresco per noi, privatamente…

— Ma non siete andati alla zona di alimentazione questa mattina?

Annie trasse un profondo respiro. — Io… dopo. Quando non c’erano più giornalisti e tutti gli altri erano andati dentro, loro… è uscito un po’ di sole e… Dirk ha bisogno di sole, lui. Siamo stati soltanto un po’ seduti lì, noi, con i vestiti addosso… non abbiamo… — Lasciò la frase a metà e guardò fuori dal finestrino, il bel volto florido terrorizzato. — La prego, dottore, mi porti… mi porti a casa…

Come Theresa. — Respiri profondamente, Annie. Ecco, metta questo cerotto — ordinò Jackson.

— No. Io… che cos’è? — Annie scosse la testa.

Jackson si rivolse a Vicki: — Applicale il cerotto.

La osservò attentamente. Annie… Annie! Non lottò.

Si ritrasse contro il finestrino dell’aeromobile e sollevò una mano in un flebile tentativo di schermarsi che Vicki, a occhi sbarrati, ignorò. Vicki applicò il cerotto sul collo di Annie. Annie si mise a piagnucolare.

Dopo qualche minuto, si mise a sedere più eretta, ma le mani rimasero serrate, il corpo teso. — Possiamo tornare a casa? Che sta succedendo qui, dottore? Per favore, ci riporti a casa!

Jackson chiuse gli occhi. Il cerotto era uno di quelli che si portava dietro per Theresa, che non lo avrebbe mai usato. Innescava il rilascio di ammine biogeniche che stimolavano il corpo a creare dieci neurotrasmettitori differenti. Quei neurotrasmettitori calmavano l’ansia e abbassavano le inibizioni verso stimoli percepiti come minacciosi. Il cerotto alleviava un po’ i sintomi di Annie, ma non li eliminava.

— Vicki, applica un cerotto anche a Dirk — ordinò. — No, aspetta, non farlo. — Il sangue e il cervello di Dirk ormai dovevano essere liberi da qualsiasi cosa avesse respirato all’accampamento, ma nonostante tutto lui continuava ad agire come un bambino gravemente inibito in preda a una forte crisi di ansia da estranei. Dirk, di solito, non era timido. Perché il neurofarmaco non perdeva il suo effetto?

— Era nel campo di alimentazione, vero? — chiese Vicki. — Lìzzie, ci sei andata questa mattina?

Lizzie domandò imperiosamente: — Di che state parlando, voi? Qualcuno ha fatto qualcosa a Dirk?

— Neanch’io mi sono alimentata nell’altra tribù — continuò Vicki. — Ero troppo agitata. Perché il Depuratore Cellulare non sta eliminando gli effetti su Dirk?

— Non so — rispose Jackson nello stesso momento in cui Lizzie si metteva a gridare: — Quali effetti? Che cos’è successo al mio bambino? — e Annie allungava una mano sopra il sedile per bussare sulla spalla di Jackson e dire con voce tremula: — Se qualcuno ha fatto del male a questo bambino, lui…

Vicki li ignorò tutti e digitò qualcosa sul terminale.

VOTO POPOLARE

SUPERVISORE DISTRETTUALE CONTEA DI WILLOUGHBY

ELEZIONI STRAORDINARIE

SUSANNAH WELLS LIVINGSTON: 104

DONALD THOMAS SERRANO: 1.681

SHOCKEY TOOR: 32

— Donald Serrano — disse Vicki. — Ha trovato un modo per vincere le elezioni, e nessuno ha pensato a qualcosa di diverso dalle bustarelle che ha diffuso in giro.

— No — commentò Jackson. — Non sappiamo come produrre una cosa simile.

— Produrre cosa? — gridò Lizzie.

Jackson alzò la voce per rispondere al di sopra della paura di Annie, dell’allarmismo di Lizzie, del piagnucolio di Dirk. — Come creare neurofarmaci che non vengano spazzati via immediatamente dal Depuratore Cellulare. Le riviste mediche, i miei amici medici che sono entrati nel campo della ricerca, tutti stanno cercando un prodotto simile. Un allucinogeno brevettabile, un’endorfina sintetica o un’altra droga di piacere che non debba essere inalata ogni pochi minuti. Per l’amor di Dio, scendi dall’aeromobile Vicki. Non posso sentirmi pensare.

Jackson e Vicki scesero dal veicolo. Jackson bloccò le portiere per evitare le domande impaurite di Annie e i tentativi di Lizzie di seguirli. Restò in piedi sotto la pioggia, mentre l’acqua gli colava nel collo, e cercò di riorganizzare i pensieri. — Nessuno nel campo della medicina è nemmeno vicino a questa scoperta straordinaria. Se qualcuno lo fosse, poi, un tale farmaco non sarebbe usato in un’elezione da quattro soldi come questa. Varrebbe miliardi.

— Allora chi è stato? — chiese Vicki. — Miranda Sharifi?

— Ma "perché"? Perché i Super avrebbero fatto una cosa simile?

— Non lo so.

L’aeromobile si scosse. Jackson guardò Lizzie che picchiava infuriata dall’interno del finestrino rigato di pioggia. Guardò una Annie solo parzialmente messa in condizione di tollerare la nuova situazione, e comunque solo per la durata del neurofarmaco presente nel cerotto. Guardò il neonato che agiva come una piccola Theresa, con la stessa timidezza di Theresa e la paura invasiva per tutto quello che era nuovo, tutto quello che era rischioso, tutto quello che era allontanamento da ciò che aveva sempre fatto.

Come fare elevare un Vivo a una carica politica.

— Chi è stato, Jackson? — chiese Vicky. — Chi è in grado di fare una cosa simile in più luoghi diversi? E come?

— Non so — rispose Jackson. Doveva essere Miranda, nessun altro possedeva una conoscenza neurobiologica così avanzata. E non poteva essere Miranda. Lei non rendeva le persone "meno" capaci!!

Non era così?

Doveva essere Miranda. Non poteva essere Miranda.

"Un’intera popolazione di Theresa."

— No lo so.

12

Lizzie strinse Dirk al petto con forza, fingendo di farlo per il bene del piccolo. Lei non aveva mai visto nulla del genere. Il dottor Aranow li aveva portati in volo nell’Enclave di Manhattan Est, attraverso lo schermo a energia-Y semplicemente come se non fosse esistito, ed era atterrato sul tetto del suo condominio. Soltanto che non si trattava di un condominio che Lizzie, cresciuta nel paese di Vivi di East Oleanta e da allora restata sempre per la strada, avrebbe riconosciuto come tale. Non avrebbe riconosciuto nemmeno il tetto. Era magnifico. Erba modificata geneticamente verde brillante, aiole di fiori delicati, panchine, strane statue e robot ancor più strani che lei avrebbe smaniato per poter ridurre in pezzi. Ma non l’avrebbe fatto. Non li avrebbe nemmeno toccati. Non era abbastanza sveglia. Era solo una sciocca Viva che aveva toppato: aveva perduto le elezioni, deluso la tribù e, in qualche modo, prodotto a suo figlio un danno che non capiva.

— Da questa parte — invitò Aranow, conducendoli attraverso il tetto che non era un tetto. L’aria era calda e priva di nuvole.

— "Oh, cosa c’è di raro come un giorno di giugno" — disse Vicki, cosa che non aveva senso perché erano in aprile. Vicki non sorrideva, ma non sembrava nemmeno confusa come si sentiva Lizzie. Be’, era ovvio, un tempo Vicki aveva vissuto in quel modo. Come aveva potuto lasciare tutto per andare a vivere a East Oleanta? Lizzie provò una vergogna oscura: non aveva mai immaginato che Vicki avesse lasciato "quello". Lizzie ricordava le volte in cui aveva tenuto a Vicki lezioni sul mondo, e il ricordo la fece rimpicciolire. Non sapeva abbastanza per dare lezioni ai Muli. Non sapeva proprio nulla.

E pensare che aveva saputo tutto, fino al giorno prima.

Il dottor Aranow aveva riportato Annie all’accampamento. In quel momento stava conducendo Lizzie, Dirk e Vicki in un ascensore che disse: — Salve, dottor Aranow.

— Salve. Al mio appartamento, per favore. Mia sorella è in casa?

— Sì — rispose l’ascensore. — La signorina Aranow è in casa. — Si fermò e la porta si aprì sulla stanza più bella che Lizzie avesse mai visto. Lunga e stretta, con lisce pareti bianche, pavimenti di pietra lucida grigio-argentata cosparsi di tappeti, un tavolino perfetto con delle rose (solo che non erano proprio rose, avevano strane foglie grigio-argento e un profumo incantevole) e un dipinto illuminato da una fonte di luce invisibile. Lizzie non sapeva cosa pensare del dipinto: due donne nude si alimentavano sull’erba e due uomini indossavano abiti inamidati vecchio stile di tessuto non consumabile. Gli uomini non dovevano avere fame.

— Il Manet originale, ovviamente — commentò Vicki, ma Aranow non rispose. Proseguì e quando loro lo seguirono, Lizzie si accorse che la magnifica sala dalle pareti bianche con le rose era solo un corridoio.

All’interno dell’appartamento c’era un altro corridoio e poi una stanza vera. Quella la lasciò impietrita. Una parete era costituita da uno schermo a energia-Y e dava su un parco verdissimo. Le altre pareti scintillavano di bianchi e grigi che si spostavano leggermente: dovevano essere schermi programmati. Forse anche il parco era un programma? Le sedie erano bianche e comode, i tavoli lucidati a specchio, c’erano strane piante sopra i tavoli e… una ragazza seduta su una dura sedia in legno che stava mangiando cibo per bocca, portato da una specie di robot che aveva una superficie piatta come se fosse un altro tavolo lucente.

— Theresa — disse il dottor Aranow e perfino attraverso la mortificata analisi di ciò che la circondava lei non sapeva niente, assolutamente niente! Lizzie si accorse della particolare gentilezza della voce di lui. — Theresa, non ti allarmare, ho portato soltanto delle persone per una riunione di affari.

La ragazza si ritrasse sulla sedia. Non era più vecchia della stessa Lizzie ma appariva impaurita e a disagio: per Vicki e Lizzie? Non aveva alcun senso. La ragazza aveva una nuvola di capelli biondo argentato ed era magrissima, vestita con uno strano e ampio abito a fiori che Lizzie avrebbe giurato fosse di tessuto consumabile. Come era possibile? Il vestito non mostrava buchi.

— Questa è Vicki Turner — presentò Aranow — Lizzie Francy e il figlio di Lizzie, Dirk. Questa è mia sorella, Theresa Aranow.

Theresa non rispose. A Lizzie sembrò che tremasse e respirasse a ritmo accelerato. Quella era un Mulo eppure a differenza di Vicki, a differenza dei reporter, a differenza delle ragazze Mulo a cui era piaciuto scopare con Shockey quando era candidato, Theresa sembrava…

Theresa sembrava quello che ormai sembravano anche Shockey, Annie e Billy.

Vicki e il dottor Aranow scambiarono uno sguardo, qualcosa che Lizzie non riuscì a interpretare, e Vicki disse delicatamente: — Signorina Aranow, le piacerebbe vedere il bambino?

La bizzarra paura di Theresa sembrò attenuarsi un poco. — Oh, un bambino. Sì, grazie…

Il dottor Aranow prese Dirk da Lizzie, fortunatamente adesso stava dormendo, e lo mise fra le braccia di Theresa. Theresa lo guardò assolutamente deliziata e poi, lasciando Lizzie sbalordita, cominciò a piangere. Niente singhiozzi, soltanto pallide lacrime che le scendevano lungo le pallide guance.

— Potrei… Jackson, potrei tenerlo io mentre fate la vostra riunione?

— Certamente — rispose Vicki, e Lizzie provò una fitta di risentimento. Dirk era "suo" figlio, quella ragazza, quella Mulo Theresa che viveva circondata da tutto e in più voleva anche il figlio di Lizzie, quella Theresa non aveva nemmeno "chiesto" a Lizzie se poteva tenere Dirk. E, a vederla, Theresa era una debole. "Lei" non sarebbe durata tre minuti se avesse dovuto usare il cervello per mantenere un’intera tribù trafugando beni con mezzi informatici.

— Saremo qui in camera da pranzo, Theresa — disse Jackson e prese per un braccio sia Vicki, sia Lizzie.

La sala da pranzo non era un terreno di alimentazione, ma una sala dotata di una tavola con dodici alte sedie, immobili robot-domestici e altre immense piante dallo strano aspetto che dovevano essere modificate geneticamente. Da una parete scendeva a cascata dell’acqua: non una programmazione, acqua vera. Il tavolo lucido era spoglio. A Lizzie brontolò improvvisamente lo stomaco.

Disse, e per qualche stano motivo le parole le uscirono dalla bocca in modo violento: — Non avete nemmeno un terreno di alimentazione?

— Sì — rispose distrattamente il dottor Aranow — ma sarebbe meglio che noi… hai fame? Jones, colazione per tre, per favore. Quello che sta prendendo Theresa.

— Certamente, dottor Aranow — rispose la stanza.

— Caroline, attivati, per favore.

Lizzie non vide alcun terminale, ma una voce diversa disse: — Sì, dottor Aranow.

— Hai un sistema personale Caroline VIII — commentò Vicki. — Sono davvero impressionata.

— Caroline, chiama Thurmond Rogers alla Kelvin-Castner. Digli che si tratta di una chiamata prioritaria.

— Sì, dottor Aranow.

Lui si rivolse a Vicki. — Thurmond è un vecchio amico. Ci siamo diplomati insieme all’università di medicina. È ricercatore nello staff della Kelvin-Castner Pharmaceutical, il suo dipartimento è una magnificenza. Ci aiuterà.

— Aiuterà a fare che cosa? — chiese Vicki, ma Lizzie non sentì la risposta. Nell’altra stanza, Dirk cominciò a piangere. Lizzie corse da lui. Theresa teneva in braccio il piccolo senza sapere cosa fare, cullandolo dolcemente e cantilenando, mentre Dirk piangeva in preda alla paura e cercava di scapparle dal grembo.

Lizzie lo prese. Improvvisamente provò un sentimento di minore avversione nei confronti di Theresa. Dirk nascose il volto contro la spalla della madre e la strinse forte. — Non ci resti male — disse Lizzie. — Fa così soltanto perché non la conosce.

— È… è timido con gli estranei?

— Fino a questa mattina no!

Le due ragazze si fissarono. Lizzie si rese conto improvvisamente di quale effetto dovessero fare a un osservatore esterno: Theresa modificata geneticamente, bella ed elegante col suo grazioso abito, Lizzie con fango e foglie bagnate appiccicate sulla tuta sporca, nei capelli e incollate sulla faccia di suo figlio. Tuttavia era Theresa che aveva paura. Lizzie tirò via un ramoscello dai capelli di Dirk.

— Stamattina è successo qualcosa — disse impulsivamente a Theresa. — Il dottor Aranow dice che potrebbe essere un neurofarmaco sparso nel nostro terreno di alimentazione. Ha impaurito tutti sulle cose nuove. Perfino di votare per Shockey! E avevamo lavorato così sodo! Maledetto e fottutissimo inferno!

Theresa si contrasse ma chiese: — Impauriti di tutte le cose nuove? Vuole dire come… come me?

Ecco che cosa c’era di storto in quella ragazza. Aveva respirato un neurofarmaco come quello che avevano respirato Annie, Billy e Dirk. Ma il dottor Aranow aveva detto che non sapeva di che farmaco si trattasse, era qualcosa che nessun Dormiente avrebbe potuto inventare, e quindi come aveva potuto Theresa…

— Devo tornare indietro — disse repentinamente. — Il dottor Aranow sta chiamando un posto dove si fanno ricerche. — Portò Dirk con sé nella sala da pranzo.

La tavola mostrava piatti di cibo per bocca, anche se Lizzie non aveva visto passare alcun robot. Fragole, grosse e succulente, pane con frutta e noci cotte, soffici uova strapazzate: Lizzie non aveva più mangiato un uovo dall’estate precedente. Le venne l’acquolina in bocca. L’istante dopo, aveva già dimenticato il cibo.

Una sezione della parete programmata era sprofondata in una nicchia da olopalco. Lizzie non aveva mai visto una tecnologia simile. Un uomo della stessa età del dottor Aranow, con un bel volto e lucidi capelli color nocciola disse: — Sembra incredibile, Jackson.

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