Quando tornò, Vicki fu molto discreta e non lo fissò negli occhi.
Lui inserì un tubo endotracheale: anche la superficie delle vie respiratorie interne si sarebbe squamata, e Theresa avrebbe avuto bisogno di aiuto meccanico per respirare. Quindi le iniettarono una sostanza per farla sudare abbondantemente e inserirono una EV con nutrienti ed elettroliti. Quando lui e Vicki ebbero terminato, si alzarono dalla sagoma di Theresa stesa nel letto, coperta con un lenzuolo di cotone. Alcuni monitor invasivi erano stati collegati con un terminale centrale, coadiuvati da cerotti-monitor di tessuto verde che le punteggiavano la pelle. La ragazza, pensò Jackson disperato, sembrava un ossuto passerotto spennacchiato e ammuffito.
— Resterò qui, Jackson. Non puoi assistere tua sorella da solo — propose Vicki.
— Ho ordinato un roboinfermiere dotato di software per la cura delle radiazioni, arriverà presto. Doveva arrivare da Atlanta.
— Non può sostituire una persona.
— Sai niente tu della malattia da radiazioni? — replicò lui, più duramente di quanto non intendesse.
— Mi dirai tutto tu.
— Ma Lizzie e Dirk…
— …non hanno alcun bisogno di me — terminò lei. — Lizzie se la può cavare bene da sola. E all’accampamento non succederà niente di nuovo, nessun cambiamento.
Jackson non sorrise. L’aveva sentita a mala pena. — Se Theresa fosse stata Cambiata…
— Avevo immaginato che non lo fosse — disse Vicki. — Ma perché non lo è?
Lui ignorò la domanda. — Se fosse stata Cambiata sarebbe stata peggio. Quando Miranda Sharifi ha progettato il Depuratore Cellulare, non ha messo in conto la malattia da radiazioni. Be’, non poteva considerare tutto. Il Depuratore Cellulare sradica il DNA aberrante. Ecco perché coglie immediatamente i tumori. Ma Theresa… — non riuscì a finire.
Lo fece Vicki per lui. — Sarà un ammasso di DNA aberrante mutato. Jackson mi dispiace tanto. Dov’è il tecnico pilota?
— È andata a casa per conto suo, immagino.
— Speriamo che abbia anche lei un parente medico.
Jackson fissò Vicki infuriato. — Non sono un fanatico umanitario, maledizione! Il pilota non è una mia paziente.
Vicki non rispose. Tuttavia gli toccò brevemente una spalla prima di dire: — Io mi riposo un po’. Tu la assisti adesso e io ti darò il cambio fra qualche ora.
— Chiedi al sistema di casa di svegliarti. Si chiama Jones e la parola di ingresso per gli ospiti è "Michelangelo".
— Lo so — rispose Vicki, e Jackson non pensò nemmeno di chiederle come facesse a saperlo.
Un’ora dopo, chiamò l’aeroporto di Manhattan Est e inviò un messaggio al tecnico pilota che aveva volato con Theresa Aranow. Allegò un file su come curare la malattia da radiazioni.
Avvicinò quindi una sedia al letto della sorella e le guardò il volto addormentato mentre era ancora integro.
Vicki entrò piano nella stanza in piena notte e disse dolcemente: — Lascia che stia io un po’ con lei.
Jackson stava sonnecchiando. Aveva fatto sogni agitati. Immense bolle che lo attaccavano, cercando di riempirgli la testa: si rese conto che si era trattato delle cellule cancerogene di Theresa che si erano mobilitate per combattere contro il suo stesso corpo. Si sedette in posizione più eretta e disse con voce impastata: — No… resterò qui.
— Jackson, hai una faccia terribile. Vai a letto. Non cambierà nulla prima di domani mattina.
Ma Theresa stava già cambiando: aveva bruciature da radiazioni sulla pelle chiara, piaghe all’interno della bocca e sulla lingua.
— Jackson…
— Resterò.
Lei avvicinò una sedia e gli si sedette accanto. Qualche minuto… ora?… dopo lui si svegliò per scoprire che stava arrancando lungo il corridoio verso la camera da letto, con Vicki che lo sorreggeva. Non ricordava di essersi addormentato né di essersi svegliato. Vicki lo stese, ancora vestito, sul letto e lui sprofondò immediatamente in un sonno agitato.
La volta successiva in cui si svegliò, Cazie gli stava scuotendo una spalla, incombendo su di lui come una Furia greca.
— Jackson! Ti ho lasciato una decina di messaggi a priorità assoluta dalla K-C. Che diamine ti sta succedendo? Non ti rendi conto di quanto sia importante questo affare? E anche se non lo capisci, potresti farmi almeno la cortesia di rispondermi una sola volta in trentasei ore, anche se mi stai tenendo il broncio? Dio, non riesco a credere che tu…
— Preferirei che tu non disturbassi Jackson — disse dolcemente Vicki dalla porta della camera da letto dell’uomo.
Cazie si voltò lentamente. La sua pelle color miele impallidì, rendendo le pagliuzze degli occhi di un verde ancor più brillante.
— Jackson ha bisogno di dormire — continuò Vicki con la stessa voce di dolce ragionevolezza. — È meglio adesso che tu vada via.
Cazie si era ripresa, sempre di umore pericoloso. — Non penso proprio… Diana, giusto? Oppure Victoria? È vero che Jackson sembra piuttosto fatto, devi averlo stancato per benino. Sono sicura che lui se la sia goduta. Adesso però abbiamo degli argomenti da adulti da trattare quindi, se sei già stata pagata, il sistema della casa ti può chiamare un robotaxi. Adesso, Jackson, se vuoi, ti aspetterò nello studio mentre ti fai una doccia.
Vicki non fece altro che sorridere.
All’improvviso Jackson si sentì nauseato di tutt’e due. Si alzò dal letto. — Non fare la scema, Cazie. Theresa sta male. Non ho tempo di pensare alla Kelvin-Castner finché non sarà fuori pericolo.
Il volto di Cazie cambiò. — Malata? Gravemente? Di che? Jackson, una siringa del Cambiamento…
— Non questa volta. Malattia da radiazioni. — La scansò per passare ed entrò nella camera di Theresa. Cazie gli corse dietro.
La sorella giaceva addormentata serenamente: nessun cambiamento nei dati dei monitor. Cazie vide Theresa e restò a bocca aperta. — Che cosa… Jack!
— Era all’interno del raggio dell’esplosione nucleare che ha distrutto La Solana. — Ormai doveva essere notizia di dominio pubblico. Cazie guardava sempre i notiziari.
— Tess? È andata in Nuovo Messico? Ma è impossibile!
— L’avrei detto anch’io.
— Oh, mio Dio, Jack. Resterò qui e ti aiuterò a curarla.
Quella era Cazie nei momenti di genuinità, nei momenti di amabilità. Guardò Theresa con affetto e addolorata. Jackson disse: — La sta curando benissimo anche Vicki — e si sentì subito troppo afflitto per poter godere della propria crudeltà.
— Bene — disse umilmente Cazie. Appoggiò piano una mano sul bordo del letto di Theresa.
Jackson chiuse gli occhi. — Dimmi che vuoi fare riguardo alla Kelvin-Castner.
— Può aspettare — disse Cazie a voce bassa.
— No, non può. E comunque, in questo momento, non c’è nulla che io possa fare per Theresa. Dimmi tutto.
— Se tu… d’accordo. Voglio impegnare cinquecento milioni di dollari inizialmente, di più in futuro, per il raggiungimento di obbiettivi a circolo chiuso. Ti ho inviato il progetto degli obbiettivi. Possediamo il quindici per cento dei profitti lordi su questo singolo progetto, con attivi e passivi approssimativamente standard. I diritti e le interconnessioni a lungo termine…
— No, non questa roba. Non raccontarmi questa roba. Che cosa farà la Kelvin-Castner?
— Agirà in fretta per ottenere una molecola di diffusione brevettabile basata sui campioni dei tessuti e sulle alterazioni cerebrali dei Vivi. I primi modelli al computer stanno già funzionando. Ci sono centinaia di possibilità da controllare, ovviamente, forse migliaia. Ma se otterremo un modello brevettabile, lo potremo usare come base per un numero incredibile di farmaci resistenti al Depuratore. Il gruppo delle applicazioni preliminari ha già cominciato a tappeto.
"Resistenti al Depuratore." Jackson non aveva mai sentito quel termine. Forse il "gruppo delle applicazioni preliminari" lo aveva appena "creato a tappeto".
Lanciò un’ultima occhiata ai dati di Theresa e poi condusse Cazie fuori dalla stanza. Il roboinfermiere fluttuò più vicino al letto.
Nel corridoio, Jackson disse: — Voterò a favore dell’investimento dei fondi e concederò anche il voto di Theresa ma a una condizione. La prima linea di ricerca, la "prima" Cazie, con un impegno della maggioranza dei talenti e delle risorse, dovrà occuparsi di trovare un antidoto per il neurofarmaco originale che ha infettato i Vivi. Un antidoto che possa invertire la loro biochimica cerebrale riportandola al funzionamento iniziale. Senza l’ansia per le cose estranee e l’inibizione nei confronti delle novità e tutta quella fottuta paura. Siamo d’accordo?
Cazie esitò un solo istante. — D’accordo.
— Puoi convincere anche Alex Castner?
— Sì. — La donna sembrava sicura. Jackson si chiese all’improvviso se lei non andasse a letto con Castner. O con Thurmond Rogers.
Le disse: — Fai redigere un contratto e portamelo. Vorrò rapporti costanti e documentati sui progressi riguardanti l’antidoto, oltre alla documentazione di laboratorio.
— Nessun problema.
— E fai mettere nel contratto che dovrò essere informato ufficialmente nel minuto stesso in cui ci fossero scoperte significative o qualsiasi altra cosa che possa risultare importante, su ogni aspetto dell’intero progetto.
— L’avrai. Il contratto sarà nel tuo appartamento domani mattina. Possiamo ufficializzare l’impegno al voto anche adesso. Il tuo di persona, quello di Theresa, per interposta persona. Ma, Jack… — La sua voce tremò. — Tess si riprenderà. Occorrerà molto tempo ma guarirà.
"A lungo termine…?"
— A lungo termine dovrà venire iniettata con una siringa del Cambiamento. È l’unica cosa che possa proteggerla da eventuali tumori.
— Ma non ci sono più siringhe. A meno che tu…
— Certo che ne ho una per Theresa. Nella cassetta di sicurezza privata di mio padre. Ne ho sempre tenuta una per Theresa.
Il volto di Cazie mostrò improvvisa comprensione per quello che doveva essergli costato, come medico, agire in quel modo, con il crescere della crisi pubblica: guardare morire i bambini e sapere che avrebbe potuto salvare la vita di uno di loro. Cazie avanzò di un passo e lo abbracciò, lui glielo permise. Il suo seno pieno gli dava una sensazione soffice contro il petto, la sua testa gli si adattava in modo familiare sotto il mento. Lui era molto stanco.
Con la coda dell’occhio, scorse Vicki sparire dietro l’angolo del corridoio.
Theresa si riempì di piaghe purulente sul cranio, sul volto e sul corpo. I tessuti le si gonfiarono tanto che, se non fosse stata sotto l’effetto di potenti calmanti, perfino la pressione sul letto soffice le sarebbe risultata insopportabile. I piccoli seni si trasformarono in sacche ulcerose con capezzoli screpolati e sanguinanti.
Non riusciva a parlare. La bocca, la lingua, le gengive divennero un ammasso di ulcere come il resto del corpo bruciato dalle radiazioni. A volte, tornando brevemente allo stato cosciente, cercava di mormorare attorno al tubo endotracheale. Gli occhi gonfi fissavano con urgenza quelli di Jackson. — Ehh… mo-mo — Lui la sedava sempre. Non riusciva a tollerare quella vista.
— Progresso del paziente nei limiti della norma — diceva più volte al giorno il roboinfermiere con voce gradevole. — Desidera dati più dettagliati?
— Per l’amor di Dio, Jackson, vai a dormire — ripeteva Vicki con la stessa frequenza. — Sembri uno scarto di laboratorio di Miranda Sharifi.
— M-M-M-M… mo… mo — cercava di dire Theresa. Lui aumentava la dose di sedativo.
Due volte al giorno, come da contratto, arrivavano dalla Kelvin-Castner dati di laboratorio e risme di dati grezzi. Jackson leggeva soltanto i riassunti, stilati in tutta fretta da Thurmond Rogers. — Jack, abbiamo creato modelli al computer degli sviluppi più probabili delle proteine per la molecola iniziale, basati sulle reazioni più probabili dei siti recettori. Sfortunatamente ci sono seicentoquarantatré sviluppi di livello A possibili, quindi la sperimentazione può durare a lungo e abbiamo pensato di…
— Basta, Caroline — disse Jackson al suo sistema. — Archivia i resoconti per data, mittente e… tutto quello che serve per un protocollo di facile richiamo. "E lasciami in pace."
— Sì, dottor Aranow — rispose Caroline.
— Jack, come sta Tess? — chiedeva quotidianamente, più che quotidianamente, l’immagine di Cazie. Una volta aveva sentito Cazie parlare con Vicki nella stanza accanto. Con Vicki? Lottare, parare, duellare? Non era entrato.
Theresa perse carne che non poteva permettersi di perdere. Il suo corpo già inagrissimo si fece scheletrico, le braccia e le gambe assunsero l’aspetto di stampelle di fil di ferro, ginocchia e gomiti divennero aguzzi come scalpelli. Le ustioni spurgavano e colavano.
I rapporti sui progressi alla Kelvin-Castner, gli riferiva quotidianamente Thurmond Rogers, sembravano non procedere affatto. I modelli al computer non avevano alcun successo. Gli algoritmi, una volta esaminati, non funzionavano. C’erano soltanto possibilità, ipotesi teoriche successivamente smentite, risultati insoddisfacenti di test su animali. Avevano bisogno di una scoperta importante, spiegava Thurmond Rogers in messaggi che Jackson guardava soltanto finché non capiva dove andassero a parare. La scoperta sarebbe arrivata, diceva Rogers. Tuttavia non era ancora accaduto. — Dopo tutto, noi non siamo Miranda Sharifi e Jonathan Markowitz — aggiungeva disgustato Rogers.
— Progresso del paziente entro la norma — diceva il roboinfermiere.
— "Dormi." Il tuo equilibrio mentale è a rischio, sai? — incalzava Vicki.
— Forse un decapeptide, che innesca reazioni cellulari in…
— Mo…mo… mmmmm…
— Come sta, Jack? E "tu" come stai? "Rispondimi", maledizione…
Dopo un mese, Theresa presentava ancora ustioni da radiazioni su corpo e volto. I muscoli le si erano atrofizzati. Le piaghe smisero di spurgare. Jackson voleva che mangiasse anche se non avrebbe avuto appetito ancora per intere settimane. Per mangiare, non doveva essere sotto l’effetto dei sedativi.
Lui e Vicki appoggiarono Theresa ai cuscini. Accanto al letto, Vicki sistemò un ricco mazzo di fiori modificati geneticamente, rosa, gialli e di un arancione carico. Lasciò quindi la stanza, con discrezione. Il roboinfermiere preparò una proteina liquida che sapeva di lamponi, con una cannuccia. A Theresa i lamponi erano sempre piaciuti.
— Jack…
— Non cercare di parlare, Tessie, se ti fa male. Sei stata male, ma guarirai. Sono qui io.
Lei lo fissò senza metterlo a fuoco. Aveva la testa completamente calva, squamata, ustionata. Lentamente, però, gli occhi azzurri le si schiarirono.
— M-M-Mir…
— Ho detto di non parlare, tesoro.
— M-Mir…
Lui cedette. — Lascia che ti aiuti. "Miranda Sharifi". Sei andata a La Solana per effettuare delle ricerche per il tuo libro su Leisha Camden, vero? Per parlare con il padre di Miranda perché lui aveva conosciuto Leisha?
Theresa esitò. La testa pateticamente calva annuì leggermente. Lei si contrasse quando la parte posteriore del cranio sfregò contro il soffice cuscino.
— Mo… rti.
— Richard Sharifi è morto. Qualcuno ha bombardato La Solana e lui è rimasto vaporizzato. — Jackson capì la domanda che lei aveva nello sguardo. — No, il governo non sa chi ha fatto esplodere la bomba. Si è trattato apparentemente di un veicolo telecomandato lanciato dalle montagne del Nuovo Messico. Nessun gruppo ha rivendicato l’azione, nessuno è stato arrestato e, se l’FBI ha qualche indizio, non l’ha reso pubblico. La Base di Selene non ha contrattaccato e non ha emesso comunicati pubblici.
— Non… a… Selene.
— Che cosa non c’è a Selene? Tess, tesoro, non cercare di parlare più, vedo quanto si sta facendo male. Tutto questo può aspettare finché tu…
— Mor-ti. Miranda.
Jackson prese delicatamente la mano di Theresa. — Miranda Sharifi è morta? Non puoi saperlo, tesoro.
— Parlato… con lei. Io. L’ho… vista.