La rivincita dei mendicanti - Кресс Нэнси (Ненси) 41 стр.


Eccetto quello che aveva protetto La Solana. Jennifer allontanò il pensiero.

Il veicolo telecomandato volò attraverso il triplo scudo-Y di Brookhaven come se non ci fosse nemmeno stato. Il mezzo accelerò e zoomò appena sotto la cima dell’ultima cupola e l’immagine scomparve.

— È dentro — sospirò Chad Manning. — Siamo dentro.

— Veicolo telecomandato disintegrato — disse Caroline Renleigh. — Brookhaven ovviamente è equipaggiata per la guerra batteriologica. Devono esserci dei sistemi di sicurezza che segnaleranno, rintracceranno, punteranno… Come hanno fatto i peruviani a…

— I segnali di reazione potrebbero essere stati ritardati elettronicamente alla fonte — annunciò David O’Donnell dalla sua consolle di sicurezza.

Lo schermo si illuminò nuovamente. L’immagine era distorta, tremolante. Jennifer si rese conto che rappresentava intrusioni di microsecondi nei computer di sicurezza della stessa Brookhaven, che lavoravano in sovrapposizione sui monitor di Brookhaven con scariche non continue per meglio evadere la localizzazione. Non c’era suono. Lo schermo si divise in due. La parte superiore mostrò alcuni specialisti della sicurezza accigliati davanti ai banchi dei macchinari. Quella inferiore riportò dati presi dal computer dell’enclave.

— Sanno che è penetrato qualcosa — disse Will, alle sue spalle. — Sanno che potrebbe essere un agente biologico. Stanno sigillando i laboratori…

— Troppo tardi — disse Jennifer, studiando i dati sulla parte inferiore dello schermo. Quanto meno per chiunque non si fosse trovato in un ambiente sigillato durante l’esplosione.

Will esultò: — Possiamo anche permetterci che qualcuno scampi all’infezione. Non è probabile che riescano a scoprire cosa li ha colpiti. — Il suo umore era cambiato. Se Jennifer si fosse voltata avrebbe visto Will eccitato, con le braccia che fremevano e gli occhi che brillavano. Non si voltò.

I dati sulla parte inferiore dello schermo dicevano:

RIASSUNTO DI STATO: PENETRAZIONE DALL’ESTERNO TIPO 7C

BROOKHAVEN SIGILLATA MECCANICAMENTE RF-765

PRESI CAMPIONI DI ARIA PER ANALISI — PROGRAMMA 5B

RACCOMANDATA ALLERTA MEDICA

— Non servirà a niente — disse Will, ridacchiando.

Jennifer mantenne un’espressione impassibile. Will tendeva a sottovalutare il nemico. C’erano persone decisamente in gamba a Brookhaven, per essere Dormienti. Non bravi quanto i peruviani ma comunque competenti. Sydney Goldsmith, Marianne Hansten, Ching Chung Wang, John Becker. A differenza dei patetici siti dei test dei Vivi, il gruppo di Brookhaven avrebbe localizzato facilmente il virus non respirato nei campioni d’aria presi automaticamente, nonostante la sua bassa concentrazione e il suo breve dimezzamento vitale. L’avrebbero legato con un mezzo di contrasto radioattivo e lo avrebbero fatto respirare agli animali. Il gas sarebbe entrato nel flusso sanguigno e avrebbe circolato per qualche minuto prima di perdersi nel respiro e di essere distrutto dal Depuratore Cellulare. Prima che tutto ciò avvenisse, le parti del cervello più attive in quel momento particolare avrebbero ricevuto il maggiore afflusso di sangue. Il mezzo di contrasto avrebbe chiaramente indicato le amigdale. I ricercatori avrebbero effettuato sia scansioni cerebrali sia test cellulari. Avrebbero iniziato un esame tenace della lunga e intricata catena di eventi provocati da Strukov.

Ma ben prima che i ricercatori di Brookhaven dipanassero la matassa, non avrebbero più avuto desiderio di farlo. La novità della ricerca li avrebbe fatti sentire vagamente a disagio. Non era sufficientemente familiare. Si sarebbero sentiti in ansia tutte le volte che avessero pensato alla novità della situazione. Per qualche tempo avrebbero anche combattuto contro tale ansia, ma poi quella sarebbe cresciuta. I ricercatori di Brookhaven, e alla fine, di tutte le enclavi dotate di cupole degli Stati Uniti, avrebbero scelto il conosciuto rispetto all’ignoto. Avrebbero avuto sensazioni decisamente troppo sconvolgenti quando si fossero mobilitati per qualsiasi nuova ricerca.

A quel punto, Jennifer Sharifi e il resto degli Insonni sarebbero stati veramente al sicuro.

Will stava versando dello champagne. Jennifer non beveva mai, la faceva sentire non perfettamente al controllo della situazione, ma quella volta non poteva non partecipare al festeggiamento della sua gente. Ce l’avevano fatta. Erano al sicuro.

Sollevò il bicchiere. Nella stanza cadde il silenzio. Con voce calma, dalla tonalità bassa, Jennifer disse: — Grazie agli sforzi di tutte le persone presenti in questa stanza, finalmente abbiamo vinto. La biochimica dei Dormienti si è rivoltata contro di loro. Durante la prossima ora, veicoli telecomandati penetreranno nelle enclavi del Pentagono, di Washington Mall, dello spazioporto Kennedy e di Manhattan Est. Non morirà alcun Dormiente. Ma nessuno di loro sarà più in grado di minacciarci nuovamente, se non nei modi che già conosciamo e che possiamo combattere. Saremo al controllo, anche se solo perché non ci verranno aizzati contro nuovi demoni sconosciuti. Brindiamo ora al demone che conosciamo.

Risate. Bicchieri scolati. Quindi il volto di Strukov apparve sullo schermo principale.

— Signora Sharifi, lei e il suo popolo, senza dubbio, state festeggiando il successo della penetrazione a Brookhaven. Anch’io mi sento compiaciuto: ero davvero bramoso di scoprire se saremmo riusciti in una simile impresa. Tuttavia non posso permettere…

— Oh, mio Dio! — esclamò David O’Donnell dalla consolle di sicurezza. — Lancio. Codice sedici A. Ripeto. "Lancio."

— …che voi portiate avanti questo progetto. Anch’io, ovviamente, sono un Dormiente. E anche se non provo alcun sentimento di lealtà nei confronti del mio genere, sono spinto per natura all’autoconservazione come loro. O come voi. Quindi…

Una luce brillante esplose sotto i loro piedi, in un punto imprecisato fra il pannello sul pavimento e il pianeta rotante migliaia di chilometri sotto di loro.

— I missili di difesa del Rifugio sono stati distrutti — annunciò David O’Donnell. — Lancio quelli di riserva.

— …quindi non verranno innescati ulteriori veicoli telecomandati dei peruviani. E visto che tutti sappiamo dall’esperienza di La Solana che solo una bomba atomica è in grado di operare una distruzione completa, temo che sarò costretto a utilizzare una bomba atomica. Conoscete il motto di La Rochefoucauld sulla superiorità?

21

Lizzie si svegliò in una stanzetta spoglia, non più grande di due metri e mezzo per un metro e venti, con pareti di cemespugna prive di finestre. Tre pareti. Si sedette sul letto, che era solo una piattaforma sporgente da un muro e cercò la parete mancante. Una donna le era seduta dirimpetto su una sedia. Dietro la donna, con un’uniforme blu, si allungava un corridoio privo di segni salienti.

— Salve — disse la donna. Era bella come Vicki: modificata geneticamente. Capelli neri, occhi scuri, pelle bianca come la neve. La quarta parete, comprese Lizzie, era uno scudo a energia-Y.

— Lei si trova nel quartier generale della Sicurezza di Manhattan Est, Patterson Protect Corporation, legalmente appaltatrice. Io sono l’agente Foster. Lei è Elizabeth Francy ed è stata presa per effrazione e violazione di domicilio, due reati penali. Vorrebbe dirmi come ha fatto a penetrare nell’enclave?

Lizzie tastò la tasca. L’occhio color porpora era sparito, quindi significava che l’agente Foster sapeva com’era entrata. Lizzie la fissò in silenzio.

— Signora Francy, non mi sembra che lei capisca. Manhattan Est è proprietà privata. La Patterson Protect è autorizzata a trattare questioni di polizia intra-enclave. Possiamo interessare anche il Dipartimento di Polizia di New York, se lo decidiamo. L’irruzione con scasso è un reato penale. E l’omicidio è un reato da pena capitale. — Sollevò l’occhio di Tish. — La Patterson Protect può usare, e lo farà, sieri della verità come da autorizzazione legale.

— Non ho ucciso nessuno! Ho bisogno di vedere subito una persona. Il dottor Jackson Aranow. Devo dirgli una cosa molto importante!

— Dottor Jackson Aranow — ripeté il poliziotto e restò seduta in silenzio. Lizzie immaginò che un sistema le comunicasse informazioni all’auricolare. Un istante dopo, la donna disse: — Perché lei…

La porta che si trovava in un punto imprecisato del corridoio alle spalle di lei si spalancò. Passi di corsa. Apparve un ragazzo, non più di quattordici anni, vestito con la stessa uniforme: sul colletto portava la targhetta INTERNO. Il suo volto mostrava sbalordimento ed eccitazione. — Agente Foster! Venga presto, il notiziario…

— Daniel — fece il poliziotto con voce inespressiva.

— …dice che…

— "Daniel."

— …qualcuno ha fatto saltare in aria il Rifugio con una bomba atomica!

Lentamente, l’agente Foster si alzò. Seguì il ragazzo lungo il corridoio, ma non prima che Lizzie notasse una parata di espressioni in sequenza sul suo volto: shock, riflessione, piacere.

"Hanno fatto saltare in aria il Rifugio."

Lizzie balzò giù dalla piattaforma-letto. Le gambe non le cedettero, qualunque fosse stato il neurofarmaco utilizzato dal robot-poliziotto, non aveva lasciato effetti. Passò le mani sullo scudo a energia-Y che formava la quarta parete della cella. Nessuna apertura. Nessun macchinario da quella parte. Nessun modo per uscire.

"Hanno fatto saltare in aria il Rifugio." Chi? Perché? Con tutti gli Insonni dentro? Poteva essere stata Miranda Sharifi, in guerra con sua nonna. Ma perché in quel momento? Poteva avere connessioni con il neurofarmaco della paura in qualche modo?

Non aveva alcun senso.

E Lizzie era stanca di congetturare. Stanca, infuriata, impaurita. Di arrivare a New York a piedi per cercare Vicki e il dottor Aranow. Di essere attaccata da Vivi, Muli e robot. Di essere minacciata di arresto per omicidio. Perfino di trafugare dati. Era una madre. Il suo posto era a casa con suo figlio. Non appena avesse trovato Vicki, il dottor Aranow o chiunque a cui mollare quella patata bollente in mano, era precisamente lì che sarebbe tornata.

— Ehi! — gridò Lizzie, incerta. Non rispose nessuno. L’agente Foster non tornò.

Lizzie cominciò a recitare tutti i codici standard vocali, per vedere se riusciva a farsi rispondere in qualche modo da un sistema dell’edificio. Non accadde nulla.

Si accomodò in attesa.

Passò un’ora. Ma non sarebbe tornato nessuno per interrogarla? Non era rimasto più nessuno a New York? E se quelli che avevano fatto saltare in aria il Rifugio avessero scaricato una bomba su Manhattan Est? Be’ non lo avrebbe mai scoperto prima di essere morta. Ma se qualcuno aveva diffuso il neurofarmaco della paura anche lì? I poliziotti se ne sarebbero andati a casa tranquillamente, impauriti per ogni novità, lasciandola a marcire in una cella?

Tutto lì dentro era sintetico. Non c’era nulla di consumabile.

Ma doveva esserci un robot che le portasse qualcosa da mangiare, dell’acqua. Un posto per pisciare. Esaminò il foro sul pavimento.

Trascorse stancamente un’altra ora. Lizzie cercò di pensare con lucidità, di pianificare. Benissimo, se non fosse arrivato nessuno e non fosse successo niente quando lei avesse contato fino a cento… d’accordo, duecento.

Tempo scaduto.

— Uhhhh! — strillò Lizzie. Si afferrò qualche pelo nelle narici e tirò forte. Le fece un male terribile. Il muco cominciò subito a fluirle dal naso, il cuore prese a batterle forte e sentì che il volto arrossiva. Strappò altri peli del naso e le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance mentre il naso colava. Cominciò quindi a respirare ansimando velocemente e poco profondamente, finché non sentì che iperventilava. Si accasciò sul pavimento in cemespugna.

— Si richiede assistenza medica — disse la cella. — Schema respiratorio anormale. Pressione sanguigna in rialzo di quaranta punti su trenta, battito cardiaco uno-trenta, la scansione cerebrale mostra…

Un’unità medica fluttuò attraverso lo scudo-Y. Era di un tipo che lei non aveva mai visto prima, nemmeno quando nei paesi dei Vivi c’erano unità mediche. Un piccolo braccio con un cerotto sfrecciò verso di lei: un altro tranquillante. Lizzie balzò sulla piattaforma-letto, afferrò l’unità medica e la tirò su verso di sé, sollevandola da terra per bloccarla in modo che nessuno dei bracci robotici la raggiungesse. Sperò che l’allarme inviato dall’unità al sistema dell’edificio non avesse persone attorno che lo sentissero.

— Apri una comunicazione medica! — strillò lei e recitò il codice all’associazione medica del dottor Aranow, proprio come lo aveva trafugato dal suo sistema personale. Dio, doveva aprirsi! Quell’affare era un’unità medica, no? Doveva essere connesso con la struttura ufficiale.

— Comunicazione ufficiale medica aperta — disse tranquillamente una voce femminile. — Sto registrando. Dica pure, dottor Aranow.

— Mi colleghi col sistema di casa mia!

— Questa unità non è abilitata. Lei ha aperto un collegamento ufficiale medico con un canale per la registrazione. Proceda, prego.

— Stramaledizione! — strillò Lizzie. E se l’unità avesse attivato delle difese fisiche? Cominciò a snocciolare i codici di sovrapposizione di sicurezza trafugati da diversi sistemi governativi, sperando che uno aprisse il canale che pensava fosse possibile aprire… "doveva" essere possibile; perfino i collegamenti ufficiali dei Muli avevano delle porte di servizio perché un sistema fosse usato diversamente da come era stato programmato.

— Collegamento aperto — disse la voce femminile e, un istante dopo, si sentì una voce maschile: — Sì, dottor Aranow?

Jones. Il sistema di casa del dottor Aranow. Lizzie trasse un profondo respiro per calmarsi.

— Jones, dica al dottor Aranow che ha una chiamata d’emergenza da parte di Lizzie Francy. — Continuò a tenere l’unità medica il più lontano possibile, anche se quella aveva smesso di cercare di applicarle cerotti tranquillanti. — La signora Lizzie Francy.

— Il dottor Aranow non è disponibile, al momento. Vuole lasciare un messaggio registrato?

— No! Non… voglio dire, ho bisogno di lui, io! Collegami col suo sistema personale!

— Mi dispiace ma questo sistema nan può farlo tramite ordini esterni. Vuole registrare un messaggio?

Non aveva un collegamento ad altissima priorità e quel robot che dispensava cerotti non aveva la possibilità di crearne uno. Allora?

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