— Volevo che aspettasse! — esclamò Lizzie. — Oh, non importa, ne chiameremo un altro. Devo trovare immediatamente il dottor Aranow, devo correre il rischio di fare una chiamata…
— Jackson è alla Kelvin-Castner — disse Theresa. Si strinse le braccia attorno al corpo devastato, ormai infreddolito ed esausto. — Ma non puoi contattarlo. Cazie intercetta tutte le sue chiamate, perfino quelle d’emergenza. Non voleva che lo sapessi, ma il Rifugio è stato bombardato e distrutto.
Lizzie non commentò. Non apparve nemmeno sorpresa. Poi, disse però lentamente: — Sei sicura?
— Sì. — Theresa sentì di nuovo scendere le lacrime. — Ho visto il notiziario.
— Chi è stato?
Theresa non poté fare altro che scuotere la testa.
Lizzie le chiese bruscamente: — Perché stai piangendo? C’erano soltanto Insonni al Rifugio, no?
— Leisha… Miranda…
— Miranda Sharifi sta sulla Luna. A Selene. E chi sarebbe Leisha? Non importa, lasciami riflettere, tu.
Lizzie rimase seduta davanti al terminale spento, in silenzio. Theresa si sforzò di riprendere il controllo di se stessa. Lei era Cazie, lei era Cazie. No, non lo era. Lei era Theresa Aranow, malata, debole ed esposta al Central Park e voleva disperatamente tornare a casa e andare a dormire.
Lizzie disse lentamente: — Il Rifugio ha creato il neurofarmaco della paura che ha infettato il mio bambino, mia madre, Billy e tutti gli altri. Quanto meno, penso sia stato il Rifugio. Stavano monitorando la mia tribù ricevendo flussi di dati fortemente criptati e schermati e non so proprio come potessero sapere che noi eravamo infettati se non era colpa loro. Soltanto… soltanto che adesso sono tutti morti, tutti gli Insonni… Dio, Theresa, non crollare adesso, tu!
— Voglio… tornare a casa.
— No, non possiamo. Devo trovare il dottor Aranow. Se non possiamo chiamarlo, dovremo andare laggiù, noi. Ascolta, chiamerò un robotaxi col terminale. Cerca solo di resistere.
Theresa non ci riuscì. Però non si fece prendere nemmeno dal panico: era troppo esausta, fino al midollo delle ossa indebolite. Cercò di dire a Lizzie che un robotaxi non le avrebbe portate alla Kelvin-Castner a Boston perché i robotaxi non potevano lasciare l’enclave, ma era troppo esausta per riuscire a formulare la frase. L’ultima cosa che ricordò fu di essersi addormentata sull’erba del Central Park, modificata geneticamente e fragrante, mentre piangeva per gli Insonni che erano spariti e che non sarebbero tornati mai più.
22
Jackson era seduto nell’atrio della Kelvin-Castner su una panca di marmo bianco, circondato da colonne di marmo bianco, da una vasca decorativa riempita di acqua lattiginosa e dal suo avvocato. La superficie dell’acqua bianca veniva infranta occasionalmente da velocissimi pesci argentati, modificati geneticamente e scintillanti. Le colonne bianche erano delicatamente venate d’argento. L’ultima volta che Jackson si era seduto lì, l’ingresso era stato tutto un rifiorire di doppie eliche. Qualcuno lo aveva riprogrammato.
L’avvocato di Jackson, che indossava un severo cappotto nero abbottonato fino al mento, costava alla TenTech una tariffa tripla per il servizio "urgente, esclusivo e prioritario". Jackson lo aveva scelto da uno dei migliori studi legali di Manhattan un’ora prima, provocando il ritardo di altri casi. Per quella circostanza in particolare, Jackson non voleva un avvocato della TenTech che poteva essere andato a letto con Cazie.
— Non possono tenerci qui in attesa all’infinito, no? — chiese.
— No — rispose Evan Matthew Winterton della Cisnero, Linville, Winterton e Adkins. Era modificato geneticamente secondo un modello di bellezza tipico del Diciottesimo secolo: lungo volto ossuto e aristocratico, occhi taglienti e profondi, delicate dita lunghe e dalla forza elastica. Winterton armeggiava su un terminale a mano in modalità di scrittura. — Contrattualmente, lei ha un accesso fisico garantito allo stabilimento così come ai dati. Non, tuttavia, alla persona di Alex Castner. Lui non è costretto a riceverla.
— Ma Thurmond Rogers sì.
— Sì. Anche se la dicitura nella sezione cinque del quarto paragrafo risulta ambigua su qualche dettaglio… Perché non si è rivolto a me fin dal principio per la stesura?
— Non sapevo che avrei avuto bisogno di lei o di qualcuno del suo rango. Avevo fiducia che la Kelvin-Castner avrebbe fatto ciò che aveva promesso.
L’avvocato si limitò a fissarlo.
— D’accordo, sono stato uno sciocco — ammise Jackson, sperando che l’edificio stesse registrando. Che Cazie e Rogers sapessero pure che lui lo sapeva. — Non mi farò ingannare di nuovo. Ecco il motivo per cui ho chiamato un esperto in sistemi così come ho assunto lei.
— Può anche avere un esperto di sistemi — disse Winterton con la pazienza di chi ha già esposto un concetto svariate volte. — Un esperto di sistemi che scriva programmi di segnalazione, di organizzazione dati e algoritmi riassuntivi. Quello che non può avere è un esperto di sistemi che trafughi documenti privati dell’industria, a meno che lei non abbia prove sufficienti per una causa per violazione di contratto da parte della Kelvin-Castner. Le ho già spiegato, Jackson, che lei non possiede tali prove.
No. Tutto quello che aveva era la capacità di leggere gli occhi di Cazie. Anni di osservazione gli avevano conferito la sensibilità di una scansione cerebrale. Tuttavia non era il genere di cose che portava a una citazione in giudizio. Conduceva soltanto alla verità.
— Tuttavia — proseguì Winterton, nello stile pedante che Jackson sospettava mascherasse l’istinto di uno squalo assassino — se il suo esame professionale dei dati offerti, più quello dell’esperto di sistemi, mostrasse un motivo sufficiente per sospettare che la Kelvin-Castner non si stia adeguando alle promesse contrattuali di divulgazione, allora è certamente possibile un
L’ologramma si immobilizzò.
Nello stesso istante, la linea di Winterton trillò. — Chiamata Codice Uno, Signor Winterton. Ripeto chiamata Codice Uno…
Winterton disse: — Proceda. Via cavo, per favore. — Soltanto in quel momento Jackson notò il sottile filo isolato che correva discretamente dal colletto del cappotto di Winterton fino al suo orecchio sinistro. Le chiamate di Codice Uno del suo studio legale giungevano su un canale fortemente criptato. Una volta che il telecomando che aveva in tasca li aveva decodificati, però, i dati erano passibili di intercettazione ambientale. A meno che arrivassero al suo cervello non via radio ma tramite cavi schermati vecchio stile. A volte, rifletté freddamente Jackson, i metodi all’antica erano i migliori. Come esaminare gli esperimenti della K-C visivamente e di persona.
Il volto allungato e aristocratico di Evan Winterton tremò all’improvviso. Gli occhi incavati si spalancarono, quindi si chiusero. Jackson si rese conto di assistere a una reazione emotiva estrema di quell’uomo. L’ologramma bloccato di Thurmond Rogers scomparve repentinamente.
— Che c’è? — chiese Jackson. — Cos’è successo?
Winterton si prese un momento di tempo per rispondere. La sua voce sembrò gracchiare. — Qualcuno ha fatto saltare in aria il Rifugiò.
— Il Rifugio?
— Esplosione nucleare. Dall’esterno, la traiettoria del missile aveva origine in Africa. Il presidente ha dichiarato uno stato di allerta nazionale. — Winterton si alzò, fece un passo avanti, senza alcuno scopo, e cominciò a digitare freneticamente sul telecomando, continuando a restare in ascolto dell’impianto auricolare. Jackson cercò di assimilare la notizia. Il Rifugio sparito. Così come La Solana. Tutti gli Insonni, o quasi. Ma lo sapevano soltanto lui, Vicki e Theresa. Il resto del mondo pensava che Miranda Sharifi fosse al sicuro nella base di Selene.
— Chi…?
— Non importa — commentò Winterton, e Jackson comprese che non gli importava sul serio. La Cisnero, Linville, Winterton e Adkins aveva molti clienti che trattavano direttamente o indirettamente con il Rifugio. Il groviglio di imprese di Jennifer Sharifi, gli investitori, le compagnie fiduciarie e le attività di data-atoll avevano bisogno di una legione di avvocati, sia Insonni sia, come paravento, Dormienti. Ogni istituzione finanziaria del mondo avrebbe reagito al massacro del Rifugio. Sarebbero occorsi decenni per chiarire tutte le implicazioni legali.
I Vivi non avevano decenni a disposizione. Non se il neurofarmaco si fosse diffuso.
— Mi dispiace, Jackson, devo andare — disse Winterton. — Affari urgenti al mio studio.
— Ma io l’ho assunta! — protestò Jackson. — Lei è obbligato a restare finché noi…
— Mi dispiace ma non lo sono — replicò Winterton. — Al momento non abbiamo ancora messo nulla per iscritto. Se non si trattasse di questioni di priorità assoluta nel mio studio… Ma di certo lei comprende che questo cambia tutto. Il Rifugio è stato distrutto.
Nemmeno Evan Matthew Winterton riusciva a nascondere una nota di timore reverenziale nella voce, notò Jackson mentre l’avvocato si allontanava.
Jackson fissò la vasca dell’atrio con la sua acqua biancastra. I pesci argentati continuavano a sfrecciare e balzare incessantemente. Il loro metabolismo era geneticamente accelerato per reggere quel livello di attività. Si chiese che cosa mangiassero.
"Il Rifugio è stato distrutto. Questo cambia tutto." E, con la voce di Vicki: "Dipende da te, Jackson"!
Non voleva che dipendesse da lui. Lui era un individuo, non particolarmente influente e la sua istruzione personale aveva rafforzato il suo credo che nessun individuo faceva mai la differenza. La scienza era contraria. L’evoluzione non si interessava mai al singolo, ma solo alla sopravvivenza della specie. La chimica cerebrale sagomava la scelta individuale delle azioni, indipendentemente da quanto la persona in questione credesse nel libero arbitrio. Perfino le grandi scoperte scientifiche, se non fossero state fatte dagli uomini e dalle donne che le avevano fatte, alla fine sarebbero state compiute da qualcun altro. Quando il lento accumulo di brandelli di conoscenza raggiungeva una massa critica, allora si avevano le macchine a vapore, la relatività o l’energia-Y. L’individuo non era mai realmente importante per un cambiamento radicale. Forse l’eccezione era rappresentata da Miranda Sharifi… ma Miranda Sharifi non era stata umana e non erano rimaste più Miranda Sharifi.
Inoltre Jackson non lo voleva. Desiderava vivere tranquillamente con Theresa, essere in grado di riconquistare l’amore di Cazie e di praticare la medicina, la medicina convenzionale, quella che aveva studiato prima che gli Insonni cominciassero a rimodellare il mondo. In quello stato, non poteva avere nessuna di quelle cose, ma restavano ciò che desiderava.
Era vero?
Se avesse voluto praticare la medicina convenzionale si sarebbe unito ai Medici per l’Aiuto Umano, lasciando la sua comoda enclave ed esercitando fra i bambini Vivi che morivano per la mancanza di cure mediche. Se davvero avesse voluto indietro Cazie non le si sarebbe opposto sul ruolo della TenTech nell’imporre le finalità dello studio della trasmissione del neurofarmaco. Se avesse voluto vivere tranquillamente con Theresa perché non era con lei, nel loro appartamento con vista sull’Eden protetto di Central Park?
"Benvenuto all’evoluzione umana."
Si alzò. I pesci argentati continuarono a piroettare freneticamente nella vasca bianca. Probabilmente il metabolismo modificato geneticamente non permetteva loro di fermarsi.
— Edificio — disse Jackson. — Di’ alla sicurezza che sono pronto a iniziare le procedure di decontaminazione per entrare nei laboratori a rischio biologico sigillati.
Un ologramma a distanza di Cazie gli apparve accanto al gomito. Jackson era appena emerso dalla Decontaminazione, vestito con un camice verde usa e getta della Kelvin-Castner. Il vestito non offriva alcuna protezione. Forse la K-C non si preoccupava di ciò che avrebbe potuto infettarlo più di quanto non si fosse preoccupata di ciò che avrebbe potuto portare con sé. O forse sarebbe dovuto passare attraverso altre Decontaminazioni prima di ispezionare i laboratori a rischio biologico dove si stava ricreando il neurofarmaco inibitore. Sempre che tali laboratori esistessero.
L’ologramma di Cazie, proiettato da dentro la Kelvin-Castner o da fuori, disse: — Salve, Jackson. Nonostante tutto, è bello rivederti in carne e ossa.
Le sue maniere erano perfette. Non fredde, non accusatrici, non ingrazianti, non falsamente amichevoli. Cazie parlava con espressione grave, tranquilla, appena con un’ombra di rammarico perché le cose non potevano essere diverse, un’ombra di rispetto per il diritto di Jackson di fare ciò che faceva. Perfette.
— Salve, Cazie. — Sconcertato, provò per lei un’improvvisa fitta di pietà. Perché non provava niente altro. — Possiamo iniziare?
— Sì. Ci sono moltissime cose da farti vedere e arriverà ben presto qualcuno per mostrartele. Ma mentre eri in Decontaminazione, è arrivata una complicazione.
— "Arrivata"?
— La tua amica Victoria Turner. Con quella ragazzina Viva, la madre dei campioni di tessuto giovanili. La signorina Turner pretende di essere ammessa ovunque tu ti trovi. Lo pretende con una certa veemenza, potrei aggiungere.
La proiezione di Cazie guardò Jackson in modo espressivo, con un’improvvisa vulnerabilità negli occhi olografici. Deliberata o genuina? Non era mai stato in grado di capirlo, con Cazie. E ormai non gli importava più.
Rifletté velocemente. — Fai accedere Vicki alla Decontaminazione. Può assistermi durante l’ispezione. Metti Lizzie nella stanza esterna con gli esperti informatici di New York. Sono già arrivati?
— No. Ma temo che la signorina Turner non possa vagare allegramente attraverso i laboratori di proprietà della Kelvin-Castner soltanto perché tu hai una…