Né quando.
La rabbia fredda e nera restò dentro. La rabbia non derivava dall’impossibilità di produrre una cura: non era impossibile. La rabbia non derivava dal fatto che qualcuno aveva creato quel neurofarmaco crudele e pericoloso, sconosciuto in natura: per quattromila anni gli uomini avevano creato veleni sconosciuti in natura per annullarsi a vicenda. La rabbia non derivava nemmeno dal fatto che la Kelvin-Castner aveva anteposto i propri profitti al bene pubblico, finché le due cose non avevano coinciso: le industrie funzionavano così.
Durante il ventunesimo giorno, mentre Jackson stava lasciando la K-C per un breve viaggio per andare a trovare Theresa, Thurmond Rogers lo bloccò appena prima del portello di sicurezza che immetteva nella parte non bioschermata dell’edificio. Thurmond Rogers in persona, non con un ologramma o una linea di comunicazione. — Jackson.
— Penso che non abbiamo niente da dirci, Rogers. O fai il messaggero per Cazie?
— No — disse Rogers e, notando il suo tono, Jackson lo osservò più attentamente. La pelle di Rogers, modificata geneticamente perché risultasse appena abbronzata per contrastare con i riccioli biondi, appariva chiazzata e scialba. Le pupille degli occhi turchesi erano dilatate, perfino nella luce solare simulata del corridoio.
— Che c’è? — chiese Jackson, ma lo sapeva già.
— È passato alla trasmissione diretta.
— Dove?
— Enclave North Shore di Chicago.
Nemmeno fra i Vivi. Qualcuno era uscito dalla North Shore, oppure qualcuno vi era entrato, e aveva trasmesso il neurofarmaco via sangue, sperma, urina, saliva, allattamento. Era in una forma non aerea.
Chiese bruscamente a Rogers: — Comportamento della vittima?
— Stessa grave inibizione. Ansia da panico per le nuove azioni.
— Modelli medici?
— Corrispondono agli effetti conosciuti. Fluido cerebrospinale, scansioni cerebrali, battito cardiaco, attività delle amigdale, livelli ormonali del sangue…
— Va bene — fece Jackson intendendo il contrario, dato che non andava bene per niente. Poi capì perché era così infuriato.
— È sempre lo stesso — disse Jackson a Vicki. Sedevano uno di fianco all’altra nella sua aeromobile, in decollo da Boston. In quel mese i Giardini Pubblici sotto di loro erano carichi di fiori gialli: narcisi, giunchi, rose e viole del pensiero in una artistica confusione modificata geneticamente. La cupola della State House scintillava dorata nel tardo sole pomeridiano e, oltre la cupola, l’oceano aleggiava grigioverde. Dopo un mese passato davanti ai terminali, le dita di Jackson parevano goffe sulla consolle del veicolo. Inserì il pilota automatico e fletté le spalle contro lo schienale del sedile. Era stanchissimo.
— Cosa è sempre lo stesso? — chiese Vicki.
— Le persone. Continuano a fare sempre la stessa cosa anche se non funziona.
— A quali persone specifiche ti riferisci? — Vicki appoggiò una mano sulla coscia di Jackson. Lui là coprì con la propria e pensò immediatamente: "Dove sono i monitor?". Ventun giorni a trattenersi, consapevoli del fatto di essere osservati. Ma non c’erano monitor nell’aeromobile. O forse sì? Il veicolo era stato parcheggiato per tre settimane sotto la cupola della Kelvin-Castner. Ovvio che ci fossero dei monitor. E comunque lui era troppo stanco per un rapporto sessuale.
— Tutte le persone — rispose lui. — Tutti. Continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto, anche se non funziona. Jennifer Sharifi ha continuato a tenere sotto controllo tutto quello che poteva minacciare il Rifugio. Miranda Sharifi ha continuato ad affidarsi al miglioramento della tecnologia per sollevare noi poveri mendicanti ottenebrati, costretti a dormire. La Kelvin-Castner continua a seguire i profitti, indifferente a dove conducano. Lizzie continua a trafugare dati da tutti i sistemi che si trova davanti. Cazie… — si interruppe.
— …continua a recitare per un eventuale pubblico che soddisfi la sua sete di applausi — proseguì Vicki, più acidamente. — E tu? Tu che cosa continui a fare, Jackson?
Lui restò in silenzio.
— Non avevi pensato di applicare la tua teoria anche a te stesso? Be’, allora lo farò io. Jackson continua a presumere che il modello medico possa spiegare tutto sulle persone: stila la biochimica e capirai la persona.
Lui le lanciò un’occhiata in tralice. La donna aveva gli occhi chiusi: Jackson si rammaricò di non poterne vedere il viola purissimo. Lei aveva tirato via le dita calde dalle sue. — Mi sembri Theresa — disse lui.
— Theresa — fece Vicki senza aprire gli occhi. — Sta imparando a fare qualcosa di diverso. Molto diverso.
— È solo un controllo di
La voce di Vicki fu improvvisamente incerta, quella qualità inaspettata che si presentava nei momenti più inaspettati. — Jackson? Biochimica?
Lui la strinse più forte. — Non biochimica. Amore.
E quella era, e allo stesso tempo non era, la verità. Come tutto il resto.
EPILOGO
Novembre 2128
Tutti gli stranieri e i mendicanti sono inviati da Zeus e un dono, per quanto piccolo, è prezioso.
Omero,
Jackson aspettava dietro l’orribile struttura di un edificio distrutto, tenendo l’equipaggiamento in ombra. Solita procedura. L’edificio era di cemespugna, perciò non poteva bruciare, ma gli avevano fatto di tutto: era stato colpito, ammaccato, depredato, perfino bombardato. Distruzioni antiche cominciavano a essere ricoperte dal cudù modificato che ammantava il resto di St. Louis, forse il luogo più orribile in cui Jackson fosse mai stato.
Negli ultimi sette anni, era stato in moltissimi posti orribili.
Theresa e Dirk si erano preparati e avevano iniziato l’avvicinamento. Dirk, otto anni e ancora nuovo alla preparazione, si stringeva forte alla mano della madre. Lizzie, ovviamente, non aveva bisogno di prepararsi: non aveva mai contratto il virus inibitorio. Tuttavia guidava Dirk che, nel corso dell’ultimo anno, aveva fatto progressi enormi nel fingersi un’altra persona: la chiamava "Treeboy". Dirk aveva imparato a prepararsi con l’adattabilità tipica dei giovani, ancora presente sotto l’inibizione impaurita stimolata artificialmente nelle sue amigdale. "Treeboy", creato per immaginazione ma neurochimicamente reale, era più ardito e più libero di Dirk. Jackson aveva le scansioni cerebrali che lo dimostravano.
Theresa faceva strada. Theresa, la più lacera dei tre patetici straccioni. Theresa, i cui capelli chiari ricresciuti dalla calvizie erano i più sporchi di quelli dei tre. Theresa, con le mani più vuote, per la quale era più difficile che per chiunque altro.
Theresa, che finalmente era felice.
I tre mendicanti si avvicinarono all’edificio semi intatto dove era accampata la tribù di infettati. Tutti i Vivi, ovviamente, si erano rifugiati all’interno. Theresa, Dirk e Lizzie si acquattarono davanti alla porta chiusa e cominciarono a mendicare.
— Dei vestiti caldi, per favore. Oh, per favore, dateci dei vestiti caldi se ne avete di scorta, di notte fa così freddo…
Jackson lo sapeva: sarebbero rimasti lì per giorni, se fosse stato necessario. Quella volta, lui pensava che non fosse il caso. I mendicanti avevano con loro un bambino. Gli inibiti, all’interno e all’esterno delle enclavi, erano più propensi ad aprire alle donne e ai bambini. L’Ordine del Cervello Spirituale, Jackson odiava quel nome, ma lo aveva scelto Theresa, aveva tremila membri disseminati per il paese, senza contare i medici affiliati e gli sponsor industriali, ma solo il ventotto per cento era di sesso maschile. Eppure il numero continuava a crescere. L’Ordine cresceva.
Quasi con la stessa velocità con cui si diffondeva l’inibizione.
Comunque le maggiori ditte farmaceutiche, la Kelvin-Castner, la Lilly, la Genetech Neuropharm, la Silverstone Martin, erano vicine a un antidoto. Lo sarebbero state ancor più se la piaga inibitoria si fosse trasmessa più facilmente. La razza umana era stata fortunata. Se una persona in un accampamento o in un’enclave veniva infettata, di solito la malattia si trasmetteva a tutti per le condizioni sanitarie scadenti e per le abitudini di alimentazione dei Cambiati. La trasmissione fra gli accampamenti e le enclavi, tuttavia, risultava lenta perché, una volta infettati, gli inibiti non andavano in visita e non ne ricevevano.
Theresa stava cambiando quell’attitudine.
— Vi prego, soltanto un cappotto caldo… — pregò il piccolo Dirk.
A volte all’accampamento si limitavano ad aprire la porta e a lanciare fuori quanto era stato chiesto: vestiario, una brocca d’acqua, un cono a energia-Y d’avanzo per scaldarsi. I mendicanti non andavano via. C’era una cosa da dire sugli ordini religiosi, pensò Jackson aspettando di fare la sua parte nell’ombra: erano insistenti. Matti, forse, ma insistenti.
E, a volte, efficaci.
La porta dell’edificio dei Vivi si aprì di uno spiraglio. Un uomo vi passò attraverso, seguito da una bambina. Jackson attivò gli zoom delle lenti. La bambina non era Cambiata, Jackson studiò la chiazze calve e infiammate su un fianco del cranio: lesioni arrotondate, crostose al centro e squamate sui lati. Tigna, molto probabilmente. Per il resto, però, la bambina appariva sana, anche se inibita. Ma non come altri. Il neurofarmaco traditore, come ogni altra droga, agiva su persone diverse in modo diverso. Esistevano perfino casi di immunità naturale, studiati con bramosia dalle industrie farmaceutiche e dalla CDC.
La bambina si chinò dietro le gambe dell’uomo ma sbirciò verso Dirk.
Treeboy sorrise.
Forse Jackson non avrebbe atteso a lungo per fare la sua parte.
L’equipaggiamento era pronto, caricato su un fluttuante: medicine, un roboinfermiere e, cosa più importante, olocassette da vedere sul terminale dell’accampamento, un terminale cui erano abituati, che faceva parte della solita routine. Theresa avrebbe iniziato con gli ologrammi sulla cura medica dei bambini non Cambiati. Perfino i più inibiti avrebbero fatto qualcosa di nuovo se ne andava della vita dei figli. Più bambini nonCambiati nascevano, più divenivano disperati gli inibiti, e quel bisogno era la chiave per entrare nelle loro vite.
Una volta dentro, Theresa avrebbe presentato ologrammi sulla preparazione. Lei stessa, sempre spaventata, avrebbe insegnato come superare la paura immaginando un sé differente. In seguito, avrebbero imparato le tecniche di
Jackson non conosceva le risposte. A sette anni di distanza, quelle domande lo mettevano ancora a disagio.
Si alitò sulle mani: si stava facendo freddo. Jackson attivò i filamenti a energia-Y intessuti nei suoi abiti. Theresa, Dirk e Lizzie scomparvero all'interno dell'edificio: ottima cosa visto che gli stracci che indossavano i mendicanti non avevano inserti a riscaldamento-Y. E nemmeno scudi personali. I mendicanti avevano telecomandi monitorati dai medici e dalle infermiere di riserva, spalleggiati a loro volta da robot di sicurezza attentamente nascosti e altamente equipaggiati. Nei sette anni dell'Ordine del Cervello Spirituale di Theresa, i robot di sicurezza si erano resi necessari solo in tre occasioni. Gli inibiti non erano famosi come combattenti.
Il sole cominciò a calare sopra le rovine di St. Louis. Un'altra notte di veglia. Jackson sospirò, attivò la tenda a scudo-Y e portò all'interno il fluttuante. Chiamò Vicki.
— Salve, Jackson. Come procede l'assalto? Troia non è ancora caduta?
Jackson sogghignò. — Abbiamo appena fatto entrare il cavallo di legno. Fa' che Lizzie non ti senta mai chiamarlo in quel modo.
— La gente presa nella morsa di una mania religiosa temporanea non ha il senso dell'umorismo. Anche se la mania è temporanea da sette anni. Come stai, amore?
— Solo. — Jackson guardò con attenzione il volto di Vicki sul piccolo schermo portatile. — E tu come stai? Sembri… è successo qualcosa.
— Sì — rispose Vicki. I suoi occhi viola riflettevano la luce, come un vino purpureo.
— Qualcuno ha trovato l'antidoto — azzardò Jackson.
— No. Anche se alla K-C continuano a sbandierare che sono vicini. Qualcos'altro… Chiaramente non hai visto i notiziari. L'università di medicina di Chicago ha fatto un annuncio.
— Un annuncio? Di che?
— Ovuli e sperma. Congelati per sette anni, sconosciuti finché non sono arrivati la settimana scorsa con un robot ad attivazione temporizzata.
Un leggero battito riempì le orecchie di Jackson. In lontananza, al di là delle ombre, la porta dell'edificio dei Vivi si aprì di nuovo. — Ovuli e sperata. Di chi?
— Indovina un po', Jackson. Dei Super-Insonni. Miranda Sharifi, Terry Mwakambe, Christina Demetrios, Jonathan Markowitz: tutti i geni morti che noi normali non sapevamo come riprodurre.
Jackson non disse nulla. Una piccola figura scivolò fuori dalla porta dell'accampamento nelle lunghe ombre del tramonto.
Vicki continuò: — All'università di medicina di Chicago sono stati progettati per la prima volta gli Insonni originali, centoventicinque anni fa. Leisha Camden, Kevin Baker, Richard Keller. Miranda Sharifi doveva avere una vena sentimentale, dopo tutto.
— Quindi ricomincerà tutto da capo.
— Se li fertilizzeranno, sì. Il dibattito sarà feroce. Abbiamo bisogno di altri "dei" da una riscoperta