Finché non si rese conto di cosa stava guardando.
Due schizzi grezzi di scansioni cerebrali. Quella sopra il seno sinistro era di Theresa. Jackson la riconobbe perfino tracciata al contrario e a grandi linee. Aveva guardato quotidianamente quei particolari grafici durante la malattia di sua sorella e molto di frequente negli anni precedenti. Erano grafici che rappresentavano una sovreccitazione cerebrale cronica, in particolare nelle zone più primitive del cervello che controllavano le emozioni. La zona limbica, l’ipotalamo, le amigdale, la formazione reticolare della zona pontina, il midollo ventrale rostrale: tutte sovreccitate.
Il sistema di attivazione reticolare ascendente, SARA, che reagiva per l’input neurale proveniente da molte altre parti del cervello, mostrava un’attività di onde particolarmente frenetica: bassa ampiezza, alta frequenza, intensa asincronia. I segnali di allarme viaggiavano costantemente verso la corteccia di Theresa che, di conseguenza, riteneva costantemente il mondo un luogo allarmante. Quelle informazioni, a loro volta, ritornavano indietro al SARA che reagiva con un’attività elettrochimica ancor più frenetica. I segnali elettrochimici di pericolo allertavano pensieri di pericolo che a loro volta allertavano ulteriori reazioni elettrochimiche di stress. Si trattava del circolo vizioso che Theresa non aveva mai permesso a Jackson di interrompere con neurofarmaci.
La seconda serie di tratti grezzi era completamente diversa. In effetti era diversa da qualsiasi scansione cerebrale Jackson avesse mai visto. Il SARA e i grafici primitivi mostravano soltanto un’eccitazione normale, del genere associato con un’azione regolare, intenzionale e realistica. Ma l’input che proveniva "dalla" corteccia al SARA era di tipo intenso. Parti del cervello, poi, indicavano una vera e propria tempesta elettrica. Quelle erano le sezioni del cervello associate con un’intensa attività non-somatica: attacchi di epilessia, visioni religiose, allucinazioni immaginative, determinati tipi di creatività. Grafici simili venivano riscontrati spesso in visionari chiusi in manicomio: gente che credeva di essere Napoleone, Gesù Cristo o il Generale Manheim. Combinare quello schema con il controllo e la chiarezza di onde alfa di grande ampiezza e bassa frequenza, di solito prodotto di intensa concentrazione o
— Ma come ha potuto Tess…
— Abbassa la voce, Jackson. E fingi di sbaciucchiarmi sul serio, siamo ancora sul monitor. Ti ho detto che non so come faccia Theresa, ma so quello che mi ha detto che pensa di fare. Theresa trasforma la propria scansione cerebrale fingendo di essere Cazie.
Jackson restò in silenzio. Theresa che fingeva di essere Cazie. Capace di indurre, almeno temporaneamente, il genere di schema di attività cerebrale di un altro temperamento, completamente diverso dal suo, oltre all’attività di intensa creatività immaginativa che era al limite dell’allucinatorio. Doveva cominciare col controllare i pensieri nella corteccia, che cambiavano le informazioni di ritorno nel suo sistema nervoso autonomo… Tutte le esperienze emotive, dopo tutto, erano essenzialmente storie che il cervello creava per dare un senso alle reazioni fisiche del corpo. Tess aveva trovato un modo per invertire il procedimento. Lei raccontava a se stessa una specie di storia, la raccontava al suo cervello conscio che andava ad alterare le sue reazioni fisiche più primitive. Fino ad arrivare al livello neurochimico. Controllava il suo mondo fisico tramite mera immaginazione e forza di volontà.
Jackson non aveva mai conosciuto realmente sua sorella.
Disse con una certa esitazione: — Dovrò replicare questo…
— Certamente. Ma non ora. — Vicki riabbottonò la camicetta, ma non si spostò da lui. Accoccolata sulle sue ginocchia, con il respiro caldo contro il suo collo, gli disse con voce del tutto differente: — Sai che ho un po’ paura di te?
— Come no.
— Non mi credi. Pensi di essere l’unico ad avere paura dei sentimenti. Be’, fottiti.
Si alzò di scatto. Da quello che aveva detto, Jackson si aspettava di vederla arrabbiata, invece il suo volto mostrava dolore e insicurezza. In quel preciso istante, Jackson si rese conto che quella donna avrebbe potuto sostituire Cazie nella sua vita.
Il pensiero lo riempì subito di terrore. Un’"altra" donna bisbetica, prepotente? Che lo beffeggiava di continuo, lottando per controllarlo, sapendo quello che lui avrebbe detto prima ancora che lo dicesse. Il profumo di Vicki, più forte da che non gli stava più così vicino, gli riempì il naso e la gola. Aveva lasciato slacciati gli ultimi tre bottoni della camicetta. Deliberatamente? Ovvio. Si sentì carico di risentimento per quel tentativo di manipolazione.
La vulnerabilità di Vicki durò soltanto un momento. Quindi riprese a essere Victoria Turner, controllata e competente.
Victoria Turner. Non Cazie. Quella confusione era sua, non di lei.
Era Theresa a essere Cazie.
Jackson scoppiò in una fragorosa risata. Non poté farci nulla: quella situazione critica, grottesca, lo colpì all’improvviso come intollerabilmente buffa. O, forse, intollerabilmente insopportabile. Theresa. Brookhaven. Il neurofarmaco traditore. La Kelvin-Castner. Il Rifugio. Il mondo andava in pezzi a micro e macro livelli e lui, Jackson, aveva scelto come oggetto di paura una donna che diceva di avere altrettanta paura di lui, soltanto che lui aveva troppa paura per crederle e lei aveva troppa paura per credere che lui aveva troppa paura… — Vicki… — disse teneramente.
I loro sguardi si incontrarono nella stanza scialba, mentre il notiziario strillava. Il momento si allungò come caramello, elastico e dolce.
— Vicki…
— Stanno entrando i suoi ospiti — annunciò con voce squillante il sistema. — La signorina Francy e il signor Addison arriveranno fra novanta secondi. Devo farli accomodare?
— Sì — disse Jackson. Gradì quell’interruzione così come ne restò dispiaciuto.
— Certamente. E se ci fosse qualsiasi cosa che la Kelvin-Lastner possa fare per lei. non esiti a chiederlo.
Addison era un tecnico scelto chiaramente non solo per essere minaccioso ma anche per apparirlo. La sua testa sfiorava il soffitto e le sue braccia avevano un diametro doppio rispetto a quelle di Jackson. Probabilmente era anche potenziato: muscoli, vista, tempo di reazione. Esaminò la stanza in modo professionale. Accanto a lui Lizzie sembrava una bambolina molto piccola, molto strapazzata, molto impaurita, vestita con gli abiti verdi usa e getta della Kelvin-Castner. Si lanciò verso Vicki e la strinse forte. Jackson si aspettò di sentire Vicki farle delle moine materne, ma non accadde.
— Forza, Lizzie, riprenditi — fece Vicki. — Non mi verrai a dire che il pirata informatico che tutto conquista diventa piagnucoloso per un piccolo lavaggio in profondità. Sei andata più all’interno dei buchi del governo di quanto i pulitori della Decontaminazione siano appena entrati nei tuoi.
Lizzie si mise a ridere. Una risata incerta ma pur sempre una risata. La rudezza sboccata di Vicki le aveva dato coraggio. Jackson non avrebbe mai capito le donne.
— Adesso siediti qui e raccontaci quello che hai trovato — disse Vicki. — No, non preoccuparti dei monitor. Va bene che la K-C sappia che sappiamo quello che sappiamo. Vuoi un po’ di caffè?
— Sì — rispose Lizzie. Sembrava più calma. Non avendo avuto tempo di tirarli dopo la Decontaminazione, i capelli le stavano piatti e puliti contro la testa. Addison terminò il controllo della stanza e si pose fra Lizzie e la porta aperta dell’alcova.
Vicki esortò: — Allora che cosa sappiamo?
Lizzie sorseggiò il caffè con una smorfia. Jackson comprese che non era abituata a quello vero. Le si sedette davanti e la guardò.
— Sappiamo che la Kelvin-Castner ha creato un modello di probabilità per la ricerca sul neurofarmaco della paura che ha… che ha Dirk. — La voce di Lizzie si incrinò soltanto per un istante. — Non ci capisco quasi niente. Però sembra un programma per fornire dati al dottor Aranow secondo un percorso prestabilito. Alcuni punti delle segnalazioni riflettevano equazioni Lehman-Wagner sull’affidabilità secondo quello che il dottor Aranow avesse richiesto, l’albero decisionale avrebbe fornito dati coerenti. Penso. Quello che sono riuscita a stabilire è che ogni ramo dell’albero finiva in equazioni inconcludenti.
Jackson chiese serenamente: — Come fai a sapere che i dati non erano reali?
— Le date della maggior parte delle informazioni erano riferite al futuro.
— Proiezioni di esperimenti…
— Non so — disse perentoria. — Come farei? — Jackson si accorse che non doveva discutere con lei: la sua sicurezza poteva sgonfiarsi con la stessa velocità con cui era aumentata.
— Nessuno lo saprà finché il terminale non verrà dissigillato e tu non potrai esaminare i dati direttamente, Jackson — disse Vicki dolcemente. — Mi sembra comunque un buono strumento per annullare il contratto, no?
— Sì — ammise Jackson. — Gli stava crescendo dentro, tranquillamente, una rabbia fredda e immensa come fosse nera acqua immota. Cazie lo sapeva?
Lizzie proseguì: — Il modello di probabilità aveva riferimenti incrociati con un sacco di roba su di lei, dottor Aranow. Un programma psicologico personalizzato. — Lizzie arrossì.
Quindi Cazie sapeva.
Jackson si alzò ma quando si trovò in piedi si accorse che non aveva alcun posto dove andare. Lizzie, chiaramente, non aveva ancora terminato. La sua rabbia fredda e nera aumentò.
— Ottimo lavoro, Lizzie — commentò Vicki. — Ma non è tutto qui, vero? Perché volevi unirti a noi disperatamente nell’area bioschermata?
La mano di Lizzie tremò. Il resto del caffè si versò. — Vicki…
— No, dillo pure. Qui. Adesso. Così tutti sapranno quello che sa la K-C.
Le mani di Lizzie tremavano ancora ma la voce era ferma. — C’erano altri modelli di probabilità nei dati nascosti. Erano più semplici, e sono riuscita a capirli, io. Mostravano varie probabilità di mutazione del neurofarmaco originale. O forse non proprio dell’originale, ma di qualcosa che può diventare. Quella parte era difficile. Ma i modelli per tracce differenti… i modelli…
— Dammi la media Tollers — disse freddamente Jackson. — La probabilità media puntava alla trasmissione diretta dell’infezione, vero? Da persona a persona, tramite cellule Nielson nei fluidi corporei. Quale era la probabilità Tollers?
Con la voce che si elevava per la sorpresa Vicki domandò: — Lo sapevi?
— Lo immaginavo. Speravo di sbagliarmi. Questo tipo di vettore di trasmissione è notoriamente instabile, muta in continuazione, Lizzie. Qual è la probabilità Tollers di mutazione in una forma trasmissibile per via aerea che sopravviva autonomamente al di fuori delle colture di laboratorio e del corpo umano?
— Zeo virgola zero tre per cento.
Basso. Il progettista (il diavolo di Insonne che fosse) del vettore originale (qualunque diavolo esso fosse) aveva fatto il possibile per impedire un’infezione incontrollabile per via aerea in tutto il mondo. Almeno quello. — E per la mutazione in una forma autonoma in grado di trasmettersi direttamente da umano a umano?
Lizzie sussurrò: — Trentotto virgola sette per cento.
Più di una possibilità su tre. Così, ormai lo sapevano, pensò Jackson. L’infezione inibitoria poteva trasmettersi da persona a persona tramite sangue, saliva, sperma. Urina? Probabilmente. Trentanove per cento di possibilità. Per arrivare a una percentuale così alta i campioni di laboratorio dovevano mutare come pazzi.
— Avevi paura di restare infettata anche tu, là fuori — disse Vicki a Lizzie. — A quel punto non saresti più stata in grado di aiutare Dirk. Quindi sei venuta all’interno dell’area bioschermata con noi.
Jackson continuò: — Anche se la mutazione avesse avuto già luogo, il che non è probabile, lei non l’avrebbe contratta restando lontana dalle persone. Avrebbe dovuto entrare in contatto diretto con sangue o avere un rapporto sessuale o… Lizzie, cosa c’è?
Lizzie sussurrò: — O toccare bulbi oculari?
— "Bulbi oculari?"
— Morti, voglio dire, io. Oh, dottor Aranow, io ho toccato… oh, Dio, e se l’avessi presa? Dirk! Dirk! Non c’è un test, e se l’ho presa, io, e se l’ho presa?
La ragazza era preda di un attacco isterico. Jackson ricordò che Lizzie aveva diciotto anni ed era passata attraverso orrori che lui non immaginava nemmeno. Lizzie si mise a singhiozzare e, quando Vicki la portò via lungo il corridoio e da qualche parte una porta si chiuse alle loro spalle, Jackson fu felice per l’improvviso silenzio.
Sembrò passare molto tempo prima che Vicki tornasse, anche se non era così. I suoi occhi viola modificati geneticamente apparivano stanchi. Doveva essere mattino presto.
— Lizzie sta dormendo.
— Bene — commentò Jackson.
Vicki si trovava a un metro da lui, non stava tentando nemmeno di toccarlo. — E adesso che succede?
— La Kelvin-Castner butta via il falso progetto di ricerca e ne inizia uno serio. — Jackson fissò lo schermo muto. — Avete sentito, bastardi? Adesso avete un motivo valido. Non sono soltanto i Vivi che hanno respirato qualche strana sostanza. Ce l’hanno anche a Brookhaven, no? Anche le enclavi schermate possono prendere l’infezione. Potete prenderla anche voi. Meglio trovare un antidoto.
Aspettò, immaginando di vedere apparire Thurmond Rogers, Alex Castner o magari Cazie. Lo schermo restò spento.
— Così adesso siamo tutti sulla stessa barca — commentò Vicki. — Spinti dagli stessi interessi. Bello.
— Giusto — convenne con amarezza Jackson.
— A meno che io, tu e Theresa non sappiamo qualcosa che il resto del mondo non sa — continuò Vicki. — Miranda Sharifi e gli Insonni non possono tirarci fuori dai guai, questa volta. Non ci saranno siringhe miracolose provenienti dal Rifugio, dall’Eden o da Selene. I Super sono tutti morti.
Jackson la fissò sbalordito.
— No, non dovremmo tenerlo segreto, Jackson. Abbiamo bisogno di dirlo alla K-C. Abbiamo bisogno di chiamare la stampa, il governo e tutta la gente che conta su Miranda Sharifi perché ci salvi ancora una volta. Perché la K-C non otterrà aiuto dal cielo. E il governo dovrà fare irruzione a Selene per verificare l’assenza di persone. E la gente potrebbe smettere di inviare messaggi a Miranda perché questa volta non salterà fuori nessuna