Mendicanti e superuomini - Кресс Нэнси (Ненси) 10 стр.


Papà Vivo disse all’improvviso: — Scommetto che potremmo camminare, noi, fino al paese più vicino.

— Be’… — commentò qualcuno. Altre voci si unirono al coro.

— Se seguiamo i binari e restiamo insieme, noi…

— Guardiamo se alcune delle luci sul tetto sono portatili…

— Alcuni di noi dovrebbero rimanere indietro con i vecchi.

L’uomo dalla testa grossa osservava tutto attentamente. Quello fu il momento in cui fui certa. L’intero guasto alla ferrovia a gravità in quel posto abbandonato dalla tecnologia era stato una messa in scena, per controllare l’effetto del concerto di Arlen.

Come? Da parte di chi?

No. Non erano quelle le domande giuste. La domanda giusta era: quale era l’effetto del concerto di Arlen?

— Tu, allora, Eddie te ne resti qui con i vecchi. Tu, Cassie va’ a parlare con la gente delle altre carrozze. Vedi un po’ chi è che vuole venire con noi. Tasha…

Occorsero dieci minuti di discussione per organizzarsi. Strapparono le luci dal tetto di sei carrozze: erano portatili. La gente che sarebbe rimasta diede giacche extra alle persone che sarebbero andate. Il primo gruppo stava appena incamminandosi lungo il binario quando una luce balenò nel cielo. Un secondo dopo fui in grado di sentire il rumore dell’aereo.

I Vivi si fecero silenziosi.

Nell’aereo si trovava un tecnico della ferrovia a gravità, fiancheggiato da due robot della sicurezza che proiettavano uno scudo di sicurezza personale ed erano anche dotati di armi, stile "niente stronzate qui attorno". La folla li guardò in silenzio. Il bel volto modificato geneticamente del tecnico sembrava tirato. I tecnici sono un gruppo sempre teso: modificati geneticamente in quanto ad aspetto fisico non hanno il QI e le abilità potenziate che costano ai futuri genitori un sacco di soldi in più. Li si trova a riparare macchinari, a gestire distribuzioni nei depositi, a supervisionare i robot infermieri o bambinaie. I tecnici non sono certamente Vivi, ma anche se abitano nelle enclavi, non sono nemmeno esattamente Muli. E lo sanno.

— Signore e signori — disse il tecnico con espressione infelice — la Ferrovia a gravità Morrison Spa e il Senatore Cecilia Elizabeth Dawes si scusano per il ritardo con cui il vostro treno viene riparato. Circostanze al di là della nostra volontà…

— E io sono un politico, io! — strillò amaramente qualcuno.

— Per che cosa vi votiamo, brutti scemi?

— Meglio dire al Senatore che su questo treno qui si è persa un bel po’ di voti!

— Il servizio che meritiamo…

Il tecnico si diresse risoluto verso la motrice, a occhi bassi, scortato dai robot. Colsi il debole scintillio di un campo a energia-Y mentre passava. Alcuni dei Vivi, tuttavia, sei o sette, lanciarono un’occhiata lungo il binario, che si stendeva nell’oscurità ventosa, con gli occhi lucidi per quello che avrei potuto giurare essere rammarico.

Al tecnico occorsero in tutto tredici minuti per riparare il motore. Nessuno lo importunò. Egli se ne andò via con il suo aereo e il treno riprese la marcia. I Vivi si rimisero a giocare a dadi, si lagnarono, dormirono, si occuparono dei figli petulanti. Io attraversai tutte le carrozze alla ricerca dell’uomo dalla testa grossa. Era sparito mentre io stavo osservando la reazione dei Vivi nei confronti del tecnico Mulo. Dovevamo averlo lasciato indietro, sulla ventosa prateria, celato dall’oscurità.

5

Billy Washington — East Oleanta

Una volta ogni tanto io ci ho bisogno di uscirmene nei boschi. Non lo dicevo mai a nessuno. Adesso, però quando ci vado, due o tre volte all’anno, lo dico ad Annie e lei mi prepara un po’ di roba da mangiare cruda presa dalla cucina: mele, patate e soia sintetica che ancora non sono state trasformate in pietanze. Io me ne resto là fuori da solo, per cinque o sei giorni, lontano da tutto quanto: il caffè, gli olo-balli, la musica spacca timpani, le distribuzioni al deposito, i delinquenti forniti di mazze e perfino l’energia-Y. Mi faccio dei falò, io. Qualche persona non ha mai lasciato East Oleanta da vent’anni se non per andare con la ferrovia a gravità in un altro paese esattamente uguale. Il centro dei boschi per loro potrebbe anche essere in Cina, penso che quelli sono spaventati dall’idea di trovarsi là fuori.

Me ne dovevo partire per i boschi la mattina dopo che la cucina del caffè si è rotta. Di certo però non avevo intenzione di lasciare Annie e Lizzie senza cibo e neanche di andare in posti dove c’erano procioni con la rabbia e un robot di guardia rotto.

Lizzie stava vicino al mio lettino in camicia da notte, una scintillante macchia rosa nel sonno del mattino. — Billy, pensi che la cucina è già stata messa a posto?

Annie è venuta fuori dalla sua stanza da letto, sbadigliando, ancora con la camicia da notte in plastica. — Lascia in pace Billy, Lizzie. Hai fame?

Lizzie ha annuito. Mi sono seduto sul divano con una mano che mi schermava gli occhi dal sole del mattino che veniva dalla finestra. — Ascolta, Annie. Ho pensato. Se riparano quella cucina dovremmo cominciare a portarci via tutto il cibo che riusciamo e a immagazzinarlo qui. In caso che si rompe di nuovo. Possiamo prenderci fino al limite del gettone-pasto ogni giorno — tu e Lizzie non lo fate praticamente mai e nemmeno io — e poi la roba cruda della cucina. Patate, mele e altro.

Annie ha serrato le labbra. Non è una persona mattiniera, lei. Era però così bello svegliarsi a casa di Annie che me lo sono dimenticato. Lei ha detto: — Il cibo se ne marcisce in due o tre giorni. Non voglio avere della roba mezza marcia qui attorno. Non è pulito.

Lizzie ha detto: — Billy, pensi che la cucina è già stata messa a posto?

Io le ho risposto: — Non so, tesoro. Andiamo a vedere. Meglio vestirsi.

Annie ha detto: — Lei prima deve andare ai bagni. Puzza. E anche io. Ci accompagni, Billy?

— Certo. — Che difesa pensava che poteva avere da un relitto come me contro dei procioni con la rabbia? Ma io avrei fatto passare Annie anche contro quei demoni se lei ci credeva.

Lizzie ha detto: — Billy, pensi che la cucina è già stata messa a posto?

Non c’erano procioni vicino ai bagni. Il bagno degli uomini era vuoto se si eccettuava il Signor Keller che è così vecchio che non penso nemmeno che si ricorda di avere un nome proprio e due ragazzini che non avrebbero dovuto stare lì da soli. Si stavano divertendo moltissimo con l’acqua, però. Mi piaceva guardarli. Mi hanno rallegrato la mattina.

Il Signor Keller ha detto che la cucina del caffè era stata riparata. Ho accompagnato Annie e Lizzie che profumavano di pulito come frutti di bosco nella rugiada per andare a prendere la colazione. Il caffè però era pieno, non solo di Vivi che stavano mangiando, ma di Muli che preparavano un olo-video della Congressista Janet Carol Land.

Era decisamente lei. Niente registrazioni. Stava in piedi davanti al nastro trasportatore di cibo che offriva le solite uova, bacon cereali e pane di soia sintetica oltre qualche fragola fresca modificata geneticamente. A me non mi piacciono le fragole modificate geneticamente. Si possono mantenere per settimane ma non hanno mai il gusto delle dolci fragoline che crescono in giugno sulle colline.

— …servendo il suo popolo con il meglio che ha, indipendentemente dal bisogno, indipendentemente dall’ora, indipendentemente dall’emergenza — diceva davanti alla telecamera robot un Mulo di bell’aspetto. — Janet Carol Land, sul posto per servire East Oleanta, per servire "voi". Un politico che merita le memorabili parole della Bibbia: "Ben fatto, buono e fedele servitore!".

La Land sorrideva. Era una bella donna, nel modo come lo sono le donne Mulo quando non sono più giovani: pelle morbida e liscia, labbra rosate e capelli in onde argentate. Troppo magra, però. Non come Annie che quando premeva le labbra color di bacche scure sembrava quasi che ne spremeva fuori il sidro.

La Land disse al bell’uomo: — Grazie, Royce. Come sai il caffè è il cuore di qualsiasi paese aristocratico. Ecco perché se il caffè non funziona smuovo cielo e terra per riportarlo alla funzionalità. Come questi buoni cittadini di East Oleanta possono testimoniare.

— Parliamo con alcuni di loro — ha detto Royce, mostrando tutti i denti. Lui e la Land si sono avvicinati a un tavolino dove stava seduto Jack Sawicki con l’aria di uno che è stato messo alle corde. — Sindaco Sawicki, cosa pensa che abbia fornito oggi al suo paese la Congressista Land?

Paulie Cenverno ha alzato gli occhi, da dove stava mangiando al tavolinetto accanto. Con lui c’era Celie Kane. Il labbro inferiore di Annie si mise a tremare in un mezzo sogghigno, mezza smorfia.

Jack ha detto con espressione miserevole: — Siamo terribilmente contenti che quella catena del cibo è stata riparata e…

— Brutti cazzoni, quando farete ammazzare quei procioni con la rabbia? — chiese seccamente Celie.

Il volto di Royce si irrigidì. — Non penso…

— Farai meglio a pensare, tu, e a pensare forte su quei procioni, oppure tu e la Congressista dovrete pensare a trovarvi qualche altro lavoro!

— Taglia — ha detto Royce. — Non preoccuparti, Janet, lo cancelleremo. — Aveva un sorriso che pareva essergli schiumato in faccia ma ho visto i suoi occhi e ho dovuto voltare lo sguardo. I miei giorni da combattente sono finiti a meno che non lo devo fare per Annie o Lizzie.

Royce ha preso la Congressista per un gomito, lui, e l’ha guidata verso la porta. Celie si è messa a strillare: — Dico sul serio, io! Ormai sono passati interi giorni e voi non avete fatto un cazzo! "Servitori pubblici"! Non siete altro che…

— "Celie" — hanno detto insieme Jack e Paulie.

La Land si è liberata da Royce. È tornata indietro verso Celie. — La preoccupazione per la sicurezza del suo paese è normale, signora. Il robot di guardia e qualsiasi genere di animale selvatico ammalato non ricadono sotto la mia giurisdizione, ma sotto quella del Supervisore Distrettuale Samuelson. Quando tornerò ad Albany farò tutto ciò che sarà in mio potere per vedere che il problema sia risolto. — Ha guardato diritto negli occhi di Celie, con grande fermezza ed è stata Celie che ha dovuto distogliere lo sguardo per prima.

Celie non ha detto niente. La Land ha sorriso e si è rivolta alla sua squadra. — Penso che qui abbiamo terminato, Royce. Ci vediamo fuori. — Si è diretta verso la porta con la schiena diritta e la testa alta. L’unico motivo perché ho visto qualcosa di diverso è che mi ero messo di fianco alla porta, fra Annie e un eventuale pericolo. La Congressista Land ha raggiunto la porta e sorrideva, sicura di sé, proprio come un politico, poi l’ha attraversata ed è diventata una donna con occhi davvero stanchi.

Ho lanciato un’occhiata ad Annie per vedere se se n’era accorta. Lei però stava brontolando contro Celie Kane. Annie poteva anche divertirsi per le uscite di Celie, ma nel profondo di sé non approvava che i servitori pubblici venivano maltrattati.

Lizzie ha detto con la sua vocina giovane e chiara: — Quella Congressista non può aiutare davvero a fare riparare il robot di guardia ad Albany, vero? Stava solo facendo finta.

— Oh, taci — ha detto Annie. — Non imparerai mai, tu, quando devi tenere la bocca chiusa e quando devi parlare.

Due giorni dopo, due giorni che tutti sono rimasti dentro e non è arrivato nessun tecnico per il robot di guardia da Albany, abbiamo fatto una battuta di caccia. Ci sono volute ore di discussioni che andavano avanti sulle sciocchezze, ma alla fine ci siamo riusciti. I Vivi non sono tenuti a possedere fucili. Non c’era una scorta nel deposito di fucili calibro 22 del Supervisore Distrettuale Tara Eleanor Schmidt. Nessuna campagna politica forniva carabine del Senatore Jason Howard Adams o pistole del Legislatore della Contea Terry William Monaghan. Però ce li avevamo lo stesso.

Paulie Cenverno ha tirato fuori la doppietta del nonno da uno scatolone in sintoplastica che stava dietro la scuola. La sintoplastica tiene fuori praticamente ogni maledettissima cosa: terra, umidità, ruggine, insetti. Eddie Rollins, Jim Swikehardt e il vecchio Doug Kane avevano i fucili dei padri, loro. Sue Rollins, sua sorella e Krystal Mandor hanno detto che si dividevano un Matlin di famiglia: non sapevo come potevano farlo. Due uomini che non conoscevo avevano fucili da caccia. Al Rauber aveva una pistola. Due dei delinquentelli sono comparsi, sogghignando, privi di armi. Proprio quello che avevamo bisogno. In tutto eravamo venti.

— Dividiamoci in coppie e partiamo in linee diritte dal caffè — ha detto Jack Sawicki.

— Sembri un maledetto Mulo — ha commentato Eddie Rollins disgustato. I delinquentelli si sono messi a ghignare.

— Hai un’idea migliore? — ha chiesto Jack. Si teneva il fucile ben stretto alla tuta verde rigonfia.

— Siamo Vivi — ha detto Krystal Mandor. — Ce ne andiamo dove vogliamo noi.

Jack ha detto: — E se qualcuno viene colpito? Volete che ci piombi addosso la polizia?

Eddie ha detto: — Io voglio cacciare i procioni come un "aristo". Non mi dare ordini, Jack.

— Benone — ha detto Jack. — Andate pure, voi. Io non dirò un’altra maledettissima parola.

Dopo dieci minuti di discussione siamo partiti a coppie in dieci linee diritte.

Io ero insieme con Doug Kane, il padre di Celie. Due vecchi, noi, lenti e zoppicanti. Doug però sapeva ancora bene come camminare nei boschi senza fare rumore. Alla mia destra ho sentito qualcuno che rideva e schiamazzava. Uno dei piccoli delinquenti. Dopo un po’ il suono è diminuito.

I boschi erano freschi e avevano un profumo dolciastro, così folti sopra le nostre teste che il terreno non mostrava un gran che di erba. Camminavamo su aghi di pino che mandavano su il loro odore di pulito. Betulle bianche, sottili come Lizzie, frusciavano. Sotto gli alberi il muschio cresceva verde scuro e nelle chiazze col sole si vedevano margherite, botton d’oro e fiori gialli. Un’allodola ha emesso un richiamo, il suono più tranquillo del mondo intero.

— Grazioso — ha detto Doug tanto piano che un coniglio a favore di vento non ha nemmeno girato le lunghe orecchie.

Verso mezzogiorno gli alberi si erano fatti più radi e il sottobosco più fitto. Ho sentito da qualche parte odore di more il che mi ha fatto pensare ad Annie. Ho calcolato che ci dovevamo essere allontanati almeno di otto chilometri da East Oleanta… Tutto quello che avevamo visto erano conigli, un cerbiatto e un casino di serpentelli innocui. Niente procioni. E ammazzare qualsiasi procione con la rabbia così lontano non sarebbe comunque servito a niente al paese. Era arrivato il momento di tornare indietro.

— Mi devo… sedere — ha detto Doug.

L’ho guardato e ho sentito la pelle gelarsi. Era pallido come la corteccia della betulla e aveva le palpebre che fremevano come due colibrì. Ha fatto cadere per terra il fucile ed è svenuto… quel vecchio pazzo aveva tolto la sicura. La pallottola si è però conficcata in un tronco. Doug si è stretto le mani sul petto ed è caduto piegandosi in due. Ero stato così impegnato a godermi l’aria e i fiori che non mi ero nemmeno accorto che gli stava venendo un attacco di cuore.

— Siediti! Siediti! — l’ho fatto sdraiare su un pezzo di terra tutto ricoperto di lucide foglie verdi. Doug si è steso su un fianco, respirando pesantemente. Batteva con la mano destra l’aria, ma io sapevo che non vedeva più niente con gli occhi. Erano sbarrati.

— Stai giù calmo, Doug. Non ti muovere! Io vado a chiamare aiuto, gli farò portare l’unità medica…

Poi il rumore del respiro si era fermato.

Ho pensato : "È andato". Il suo ossuto e vecchio petto però continuava ad alzarsi e abbassarsi, più tranquillo ora. Aveva gli occhi vitrei.

— Porterò l’unità medica! — ho detto un’altra volta, mi sono voltato e per poco non sono caduto. A non più di tre metri di distanza mi stava fissando un procione con la rabbia.

Назад Дальше