Le sabbie di Marte - Clarke Arthur Charles 9 стр.


"CON IL PRESENTE DOCUMENTO SI CERTIFICA CHE MARTIN M. GIBSON, SCRITTORE, È STATO IL PRIMO PASSEGGERO A VIAGGIARE SULLA NAVE SPAZIALE ARES, DURANTE IL VIAGGIO INAUGURALE DALLA TERRA A MARTE".

Seguivano la data e uno spazio vuoto per le firme di Gibson e degli altri componenti dell’equipaggio. Gibson firmò.

«Immagino che questo papiro andrà a finire un giorno o l’altro in qualche Museo d’Astronautica, quando si decideranno a costruirne uno» disse.

Per la seconda volta Gibson s’infilò una tuta spaziale. Gli pareva d’essere ormai un veterano di simili avventure.

«Naturalmente tu comprendi benissimo» gli spiegò Scott «che quando il servizio sarà organizzato in modo regolare raggiungeranno il traghetto attraverso un tunnel di collegamento. Altrimenti, con questo sistema nessuno si muoverebbe più di casa e per la società sarebbe il fallimento sicuro.»

«Perderanno però un’esperienza interessantissima» disse Gibson mentre eseguiva un rapido controllo dei manometri disposti sul piccolo quadro comandi della tuta.

Di fronte a loro si aprì il portello esterno, e gli uomini vennero lentamente proiettati fuori, sulla superficie di Deimos. L’

Il tutto durò in realtà pochi minuti, ma Gibson ebbe la sensazione che non finisse mai. A poco a poco infine il gemito del vento diminuì lentamente. Il razzo aveva scaricato tutto il suo eccesso di velocità contro la resistenza dell’aria e presto il materiale refrattario del suo muso e delle sue ali a forma di coltello si sarebbe raffreddato perdendo la tinta rosso-ciliegia. Non più nave spaziale ma semplicemente aliante ad alta velocità, il minuscolo missile sfrecciava sopra il deserto a circa mille chilometri all’ora, seguendo il segnale costante di Porto Lowell.

La colonia apparve a Gibson come una minuscola macchia bianca all’orizzonte, candida contro lo sfondo nero dell’Aurorae Sinus. Il pilota azionò un comando facendo compiere al missile una larga virata in direzione sud, e contemporaneamente la quota e la velocità diminuirono. Nell’attimo in cui il razzo s’inclinava di lato, Gibson ebbe la visione fugacissima di mezza dozzina di grandi cupole circolari strettamente raggruppate l’una vicino all’altra. Poi il suolo salì a incontrarli. Seguì una serie di piccole scosse e la macchina rollò a lungo e poi si fermò.

«A quanto pare hanno organizzato un comitato di ricevimento» disse il pilota. «Vedo fuori l’intera squadra trasporti. Non sapevo che avessero tanti mezzi a disposizione!»

Due piccole macchine tozze con enormi ruote sferiche erano corse loro incontro. La cabina di guida, pressurizzata, era sufficiente a contenere due persone, ma almeno una decina di persone erano riuscite a salire sui minuscoli mezzi aggrappandosi ad apposite maniglie esterne. Dietro, venivano due grandi autocarri con ruote direttrici e cingoli posteriori, anch’essi zeppi di gente. Gibson non si era aspettata tanta folla e si preparò a improvvisare un breve discorso.

«Credo che non siate ancora abituato a usare questa roba» disse il pilota mostrandogli due respiratori. «Ma dovrete tenerli solo per un minuto solo, il tempo di arrivare alle pulci.» Alle che cosa?, pensò Gibson. Ah, già, quei trabiccoli dovevano essere le famose

«Eccola» disse.

Gibson si fece schermo con le mani. A un tratto vide, sospesa alla volta celeste come una lontana lampada ad arco, una stella brillantissima, lievemente scostata in direzione ovest rispetto al sole. Era troppo piccola anche per essere Deimos, ma quasi subito si rese conto che il suo compagno si era ingannato sull’oggetto delle sue ricerche.

Quella luce ferma, immobile, che brillava inaspettatamente nel cielo diurno, era adesso, e tale sarebbe rimasta per molte settimane, la stella mattutina di Marte. Ma era meglio nota col nome di Terra.

8

«Mi scuso di avervi fatto aspettare» disse il maggiore Whittaker, «spero che mi perdonerete. Il Presidente è in seduta da oltre un’ora e sono appena riuscito ad avvertirlo del vostro arrivo. Da questa parte. Prenderemo la strada più breve attraverso gli Archivi.»

Avrebbe potuto essere un ufficio qualsiasi di Londra. Sulla porta era scritto soltanto

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