Egli le rispose allo stesso modo, senza parlare. Messo in forma di parole, ciò che le disse sarebbe suonato: Non posso vivere senza di lei.
La vecchia si scostò fisicamente, allontanandosi dal senso della sua passione, e disse a voce alta, come in autodifesa: — Ma… scegliere proprio questo momento per una relazione amorosa, per un innamoramento! Quando tutti dipendevano da te…
Egli le ripeté ciò che già le aveva detto, poiché era la verità e l'unica cosa che le potesse dire. Ella gli rispose con il linguaggio mentale, severamente: Ma non puoi sposarla, e quindi faresti meglio a imparare a vivere senza di lei.
Egli rispose unicamente: No.
Ella rimase immobile a lungo, seduta sulle caviglie. Quando la sua mente si riapri a quella di Agat, in essa si leggeva un'enorme carica di amarezza: Va bene, fai pure: che differenza fa? A questo punto, qualsiasi cosa facciamo, qualsiasi cosa faccia uno qualsiasi di noi, da solo o con gli altri, è sbagliata. Non possiamo fare la cosa giusta, la cosa fortunata. Possiamo solo continuare a commettere suicidio a poco a poco, uno alla volta. Finché non saremo scomparsi tutti, finché gli Alterra non saranno finiti, e tutti gli esuli non saranno morti…
— Alla — egli la interruppe a voce alta, scosso dalla disperazione di lei, — gli… gli uomini sono partiti?…
— Che uomini? Il nostro esercito? — Pronunciò le parole con profondo sarcasmo. — Si è mosso ieri verso il nord… senza di te?
— Dipilota…
— Se Dipilota li avesse dovuti condurre in qualche posto, li avrebbe condotti ad attaccare Tevar. A vendicarti. Era pazzo di rabbia, ieri.
— E gli altri…
— I nativi? No, naturalmente non sono partiti. Quando si è venuto a sapere che la figlia di Wold scappava a dormire nei boschi con un Nato Lontano, la fazione di Wold si è coperta di una certa dose di ridicolo e di discredito… lo comprendi? Certo, la cosa è più facile a capirsi, una volta accaduta; ma avrei creduto che tu…
— Per l'amor di Dio, Alla.
— D'accordo. Nessuno è partito per il nord. Siamo qui fermi ad aspettare che i Gaal arrivino quando ne abbiano voglia.
Jakob Agat rimase disteso immobile, cercando di non precipitare a capofitto, all'indietro, nel vuoto che si apriva dietro di lui. Era il vacuo, vero abisso del suo orgoglio: l'arroganza ingannatrice da cui erano scaturiti tutti i suoi atti: la menzogna. Se egli era precipitato, poco importava. Ma la sua gente, ch'egli aveva tradito?
Alla, dopo un poco, gli parlò mentalmente: Jakob, si trattava di una speranza assai esile, anche a voler essere ottimisti. Hai fatto ciò che potevi. Uomo e alieno non possono lavorare insieme. Un insuccesso che continua da seicento anni della Lega dovrebbe già avertelo insegnato. La tua sciocchezza è stata solo il pretesto che gli alieni cercavano. Se non si fossero rivoltati contro di noi a causa di te, presto avrebbero trovato qualcosa d'altro. Sono i nostri nemici così come lo sono i Gaal. O l'Inverno. O il resto di questo pianeta che non vuole la nostra presenza. Non possiamo stringere alleanza che con noi stessi. Dobbiamo cavarcela da noi. Non tendere mai la mano a una creatura che appartenga a questo mondo.
Egli distolse la mente da quella della donna, incapace di sopportare l'invincibile disperazione della vecchia. Cercò di chiudersi in se stesso, di ritirarsi, ma qualcosa lo preoccupava con insistenza, continuava a sfiorargli la coscienza, finché non divenne chiaro, ed egli, cercando di rizzarsi a sedere, balbettò: — Dov'è la ragazza? Non l'avrai rimandata indietro…
Vestita di un bianco abito degli Alterra, Rolery sedeva a gambe incrociate, leggermente più distante da lui di quanto non fosse stata Alla. Alla era uscita; Rolery era affaccendata in qualche lavoro: riparare un sandalo, a quanto pareva. Non pareva essersi accorta ch'egli avesse parlato; forse aveva parlato solamente in sogno. Ma infine ella disse con la sua voce leggera: — La vecchia ti ha scosso. Avrebbe potuto aspettare. Che cosa puoi fare, ora come ora?… credo che nessuno degli altri sappia fare sei passi senza di te.
L'ultima macchia rossa di luce solare formava un'opaca gloria sulla parete dietro di lei. Ella sedeva con il volto tranquillo, gli occhi abbassati come sempre, occupata a riparare il sandalo.
Alla sua presenza, senso di colpa e dolore si placarono e riacquistarono la giusta proporzione. Con lei, Agat era se stesso. Pronunciò a voce alta il suo nome.
— Oh, adesso dormi; ti fa male parlare — ella disse, con un guizzo del suo timido modo di canzonare.
— Ti fermerai qui? — egli le chiese.
— Sì.
— Come mia moglie — egli insistette, ridotto, a causa della necessità e del dolore, a dire il nudo essenziale. Immaginava che il popolo di lei l'avrebbe uccisa se avesse fatto ritorno; e non era sicuro di quel che il suo popolo, gli Alterra, le avrebbe potuto fare. Egli era l'unica sua difesa, e voleva che tale difesa fosse certa.
Ella chinò il capo, come per accettare; Agat non conosceva a sufficienza i suoi gesti per esserne certo. Ora rimase un poco perplesso di fronte alla tranquillità di lei. Nel breve periodo da cui la conosceva, ella era sempre stata svelta di azioni e di emozioni. Ma era un periodo molto, molto breve… E mentre Rolery sedeva laggiù a lavorare, la sua tranquillità entrò anche in lui, e con la tranquillità egli senti che gli ritornava anche la forza.
CAPITOLO SETTIMO
La migrazione
Chiara al di sopra dei comignoli ardeva la stella che con il suo sorgere annunciava l'inizio dell'Inverno, spietatamente luminosa come Wold la ricordava dall'infanzia, sessanta fasi lunari prima. Perfino la grande, sottile falce di luna che le stava dirimpetto nel cielo sembrava più pallida della Stella della Neve. Una nuova fase lunare era cominciata, e una nuova stagione. Ma in modo tutt'altro che fausto.
Era vero ciò che dicevano i Nati Lontano, che la luna era un mondo come Askatevar e gli altri Territori, sebbene fosse priva di creature viventi, e che anche le stelle erano mondi, sui quali vivevano uomini e bestie, e sulle quali si succedevano estate e inverno?… Che tipo di uomini poteva vivere sulla Stella della Neve? Creature terribili, bianche come la neve, con pallide bocche senza labbra ed occhi di fiamma si fecero strada nell'immaginazione di Wold. Egli scosse il capo e cercò di prestare attenzione a ciò che gli altri Anziani stavano dicendo. I corrieri erano ritornati dopo soltanto cinque giorni, con varie notizie dal nord; e gli Anziani avevano acceso un fuoco nella grande corte di Tevar e avevano convocato un Pestaggio. Wold era giunto per ultimo e aveva chiuso il cerchio, perché nessun altro uomo osava farlo; ma era un'azione senza significato, una cosa umiliante per lui. Poiché infatti la guerra ch'egli aveva dichiarato non veniva combattuta, gli uomini ch'egli aveva inviato non erano partiti, e l'alleanza ch'egli aveva stretto era stata infranta.
Al suo fianco, silenzioso al pari di lui, sedeva Umaksuman. Gli altri urlavano e litigavano, senza approdare a nulla. Che cosa si aspettavano? Nessun ritmo si era levato dal battere delle pietre, c'era stato soltanto strepito e conflitto. Dopo di questo, potevano aspettarsi di essere d'accordo su qualcosa? Sciocchi, sciocchi, pensò Wold, fissando torvamente il fuoco che era troppo distante per riscaldarlo. Gli altri erano quasi tutti giovani, potevano tenersi caldi con la gioventù e con le urla che si lanciavano tra loro. Ma egli era vecchio, e le pellicce non lo riscaldavano, là fuori, sotto la brillante Stella della Neve, al vento invernale. Ora le gambe gli facevano male per il freddo, il petto gli bruciava, ed egli non capiva perché tutti litigassero, né gli importava capirlo.
Umaksuman si alzò improvvisamente in piedi. — Ascoltate! — disse, e il tuono della sua voce (L'ha presa da me, pensò Wold) li arrestò, sebbene si potesse ancora udire qualche mormorio e qualche risata. Fino a quel momento, sebbene tutti avessero una buona idea di ciò che era successo, la causa prossima o il pretesto della loro contesa con Landin non era stata ancora discussa al di fuori delle pareti della Casa Familiare di Wold; era stato semplicemente annunciato che Umaksuman non avrebbe guidato la spedizione, che la spedizione non ci sarebbe stata, che era possibile un attacco da parte dei Nati Lontano. Quelli delle altre famiglie che non sapevano nulla di Rolery e Agat sapevano che cosa fosse realmente sottinteso: una lotta di potere tra fazioni, all'interno del clan più forte. Di questo si parlava velatamente in ogni discorso che ora veniva pronunciato nel corso del Pestaggio, il cui argomento era, nominalmente, la decisione se i Nati Lontano dovessero venire considerati nemici qualora li si incontrasse all'esterno delle mura cittadine.
Ora parlò Umaksuman: — Ascoltate, Anziani di Tevar! Voi dite questo, voi dite quello, ma non avete più niente da dire. I Gaal stanno arrivando: entro tre giorni saranno qui. State zitti e andate a fare la punta alla lancia, andate a sorvegliare le porte e le mura, perché il nemico sta arrivando, il nemico è già su di noi… guardate! — Tese il braccio verso il nord, e molti si girarono a guardare nella direzione da lui indicata, come se si aspettassero che le orde della Migrazione facessero breccia nelle mura proprio in quell'istante, tanto veemente era la retorica di Umaksuman.
— Perché non hai sorvegliato la porta da cui è uscita la tua sorella di clan, Umaksuman?
Ora la cosa era stata detta.
— È anche tua sorella di clan, Ukwet — disse Umaksuman, incollerito.
Uno di loro era figlio di Wold, l'altro era suo nipote; ed entrambi parlavano della figlia di Wold. Per la prima volta della sua vita, Wold conobbe la vergogna: la nuda, inerme vergogna davanti ai migliori del suo popolo. Rimase seduto immobile, con la testa profondamente china.
— Sì, lo è; e grazie a me, la vergogna non sovrasta la nostra famiglia! Io e i miei fratelli abbiamo spaccato i denti a quella sporca faccia con cui si è sdraiata, e io lo tenevo a terra per castrarlo come si castrano gli animali, ma tu ci hai fermati, Umaksuman. Tu ci hai fermati con i tuoi sciocchi discorsi…
— Io vi ho fermati perché non dovessimo poi combattere anche contro i Nati Lontano, oltre che contro i Gaal, sciocco! La ragazza è abbastanza adulta per dormire con un uomo, se ne ha voglia, e la cosa non ci…
— Non si è trattato di un uomo, fratello di clan, e io non sono uno sciocco.
— Tu sei uno sciocco, Ukwet, perché ti sei attaccato a questo fatto come a una buona occasione per litigare con i Nati Lontano, e in tal modo ci hai fatto perdere la nostra unica possibilità di allontanare i Gaal!
— Io non ti ascolto, bugiardo, traditore!
Si scontrarono con un urlo in mezzo al cerchio, impugnando l'ascia. Wold si alzò in piedi. Gli uomini che gli sedevano accanto alzarono lo sguardo, aspettandosi ch'egli, in veste di Anziano più vecchio e capo del Clan, fermasse la lotta. Ma egli non intervenne. Voltò le spalle al cerchio spezzato, e in silenzio, con il suo passo strascicato, rigido e pesante, si avviò lungo il sentiero, fra i tetti alti e inclinati, sotto i cornicioni sporgenti, in direzione della casa della sua Famiglia.
Discese faticosamente gli scalini di terra battuta ed entrò nel tepore fumoso e mal ventilato dell'imensa stanza scavata nel sottosuolo. Bambini e donne vennero a chiedergli se il Pestaggio fosse finito e perché egli fosse ritornato da solo. — Umaksuman e Ukwet stanno lottando — egli disse, per toglierseli di torno, e andò a sedersi accanto al fuoco, infilando le gambe nel pozzetto del focolare. Dall'accaduto non poteva venire nulla di buono. Non sarebbe più venuto nulla di buono da nessuna cosa. Quando le donne, piangendo, portarono il corpo di suo nipote Ukwet, lasciando dietro di loro una spessa scia di sangue che cadeva dal suo cranio spaccato da un colpo d'ascia, egli fissò la scena senza muoversi e senza parlare. — Umaksuman l'ha ucciso, ha ucciso il suo compagno di clan, il suo fratello — strillarono le mogli di Ukwet, rivolte a Wold, che non sollevò la testa. Infine si guardò attorno, fissandole pesantemente, come un vecchio animale chiuso da tutti i lati dai cacciatori, e disse con voce spessa: — State ferme… Non potete stare ferme?…
Il giorno successivo riprese a nevicare. Seppellirono Ukwet, il primo morto dell'Inverno, e la neve cadde sulla faccia del morto prima che la tomba fosse chiusa. Allora e dopo, Wold pensò a Umaksuman, bandito, solo nelle montagne, nella neve. Quale dei due se l'era cavata più a buon mercato?
Si sentiva la lingua molto spessa e non voleva parlare. Rimaneva accanto al fuoco e non era sicuro, a volte, se fuori fosse giorno o notte. Non dormiva bene; chissà come, gli pareva sempre di essere sul punto di svegliarsi. E stava appunto svegliandosi quando fuori, sopra il livello del suolo, cominciò il rumore.
Giunsero di corsa le donne, provenienti dalle stanze laterali, tenendo in braccio i loro piccoli Nati d'Autunno. — I Gaal! I Gaal! — strillavano. Altre erano calme come si addiceva alle donne di una grande casata, e misero in ordine e si sedettero ad aspettare.
Nessun uomo venne a chiamare Wold.
Egli sapeva di non essere più un capo; ma forse non era più un uomo? Doveva rimanere con i neonati e le donne accanto al fuoco, in un buco scavato nella terra?
Aveva sopportato la vergogna pubblica, ma non poteva sopportare la perdita della propria dignità, e con qualche tremore si alzò e cominciò a frugare nel vecchio baule dipinto, cercando la veste di cuoio e la lancia pesante, quella con cui aveva ucciso da solo un diavolo della neve, molto tempo prima. Adesso si sentiva rigido e massiccio, e da allora erano passate tutte le buone stagioni, ma egli era lo stesso uomo, quello che aveva ucciso con la stessa lancia nella neve di un altro inverno. Non era forse lo stesso uomo? Non avrebbero dovuto lasciarlo lì accanto al fuoco, all'arrivo del nemico.
Le sue sciocche donne corsero attorno a lui con grandi strilli, ed egli provò rabbia e confusione. Ma la vecchia Kerly le cacciò via tutte, gli ridiede la lancia che una delle donne gli aveva tolto e gli chiuse al collo il mantello di pelliccia grigia di korio che gli aveva cucito in autunno. Ne era rimasta almeno una che sapeva che cosa fosse un uomo. Ella lo osservò senza parlare, ed egli senti il suo doloroso orgoglio. Perciò si allontanò tenendosi ben dritto. Kerly era una vecchia bisbetica ed egli era un vecchio sciocco, ma l'orgoglio rimaneva ancora. Egli salì gli scalini ed entrò nel freddo, luminoso mezzogiorno, e da dietro le mura udì le grida di voci straniere.
Gli uomini si erano raccolti sulla piattaforma quadrata, sopra il comignolo della Casa dell'Assenza. Gli fecero largo quando egli si sollevò sulla scala a pioli. Ansimava e tremava, cosicché a tutta prima non poté scorgere nulla. Poi vide. Per qualche momento dimenticò ogni cosa, di fronte a una vista incredibile.
La vallata che si snodava da nord a sud lungo la base dei Monti di Tevar, fino al letto del fiume ad est della foresta, era piena… piena come il fiume all'epoca della sua massima portata, e formicolava, straboccava di gente. Questa gente procedeva verso sud: un'ondata lenta e confusa, scura, che si allargava e si restringeva, si fermava e ripartiva, con urla, grida, richiami, cigolii, schiocchi di frusta, il roco raglio degli hann, il vagito dei neonati, la cantilena priva di accordi di coloro che trascinavano i travois; il lampo di colore di una tenda di feltro rosso, arrotolata, i braccialetti dipinti di una donna, una penna rossa, una punta di lancia; il puzzo, il chiasso, il movimento… sempre il movimento, diretto verso il sud, la Migrazione. Ma in tutto il passato non c'era mai stata una Migrazione come questa, di così tante persone insieme. Fin dove poteva risalire l'occhio, lungo la vallata che si allargava verso nord, c'erano altre persone che venivano, e altre dopo di quelle, e altre ancora. E queste erano solo le donne e i bambini e i carichi… A fianco di quel lento torrente umano, la Città Invernale di Tevar non era nulla. Un ciottolo sulla sponda di un fiume in piena.
Dapprima Wold si senti male; poi si fece coraggio e infine commentò: — Questa è una cosa mirabile… — E lo era davvero, quella migrazione di tutte le nazioni del nord. Egli era lieto di averla potuta vedere. L'uomo che gli era più vicino, un Anziano, Anweld della Famiglia di Siokman, alzò le spalle in segno di assenso e rispose tranquillamente: — Ma è la nostra fine.
— Se si fermano qui.
— Questi non si fermeranno. Ma i guerrieri vengono dietro.
Erano così forti, così fiduciosi del loro numero, che i guerrieri venivano dietro…