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— Bene — commentò Mary, traendo un profondo respiro, — sento proprio il bisogno di bere qualcosa.
— Credevo che dovessi andare a prendere il tuo pronipote — le ricordò Dunworthy, che stava ancora fissando il punto in cui Kivrin si era trovata poco prima e dove adesso l'aria scintillava per la presenza di particelle di ghiaccio all'interno del velo degli schermi; vicino al pavimento, uno strato di brina si era formato sull'interno della sottile partizione di vetro.
Al di là della partizione, l'infame terzetto della Sezione Medievale stava ancora scrutando gli schermi, anche se essi non mostravano altro che la piatta linea di arrivo.
— Non aspetto Colin prima delle tre — replicò Mary. — Anche tu hai l'aria di aver bisogno di qualcosa di corroborante, e il bar dell'Agnello e della Croce è appena dall'altra parte della strada.
— Voglio aspettare che Badri abbia la conferma dei dati — ribatté Dunworthy, continuando a fissare il tecnico.
Sugli schermi non c'era ancora traccia di dati di riscontro. Distogliendo lo sguardo dall'aggrondato Badri la Professoressa Montoya consultò il cronometro e disse qualcosa a Gilchrist; quando questi annuì l'archeologa americana raccolse una borsa che era rimasta parzialmente nascosta sotto la consolle e uscì dalla porta laterale dopo aver rivolto un cenno di saluto a Latimer.
— Al contrario di Montoya, che è manifestamente impaziente di tornare ai suoi scavi, io preferirei rimanere qui fino a quando non avrò avuto la certezza che Kivrin è arrivata dall'altra parte senza incidenti — aggiunse Dunworthy.
— Non ti sto suggerendo di tornare a Balliol — insistette Mary, infilandosi il cappotto. — Però sai anche tu che per avere la conferma dei dati ci vorrà almeno un'ora, se non due, e nel frattempo restando qui non accelererai di certo le cose… la pentola tenuta d'occhio non bolle mai. Il pub è appena dall'altra parte della strada, è molto piccolo ed è un ambiente tranquillo, il genere di posto che non sfoggia decorazioni natalizie e non suona musica di campane artificiale — proseguì, porgendo a Dunworthy il suo cappotto. — Andiamo a bere e a mangiare qualcosa, poi potrai tornare qui e camminare avanti e indietro fino a scavare buchi nel pavimento, in attesa che i dati siano confermati.
— Voglio aspettare qui — persistette lui, continuando a fissare la rete ora vuota. — Perché Basingame non si è fatto impiantare lui un localizzatore nel polso? Il Preside della Facoltà di Storia non dovrebbe andarsene in vacanza chissà dove senza lasciare neppure un numero di telefono a cui lo si possa rintracciare.
Gilchrist si raddrizzò dallo schermo ancora immutato e batté una pacca sulla spalla di Badri, poi sfoggiò un sorriso espansivo e strinse la mano a Latimer, che stava sbattendo le palpebre con l'aria di non sapere neppure dove si trovava, e infine si avviò verso la partizione di vetro con un'espressione estremamente compiaciuta.
— Andiamo via — decise di colpo Dunworthy, strappando il proprio cappotto dalle mani di Mary e aprendo la porta. Un'ondata di note di «Mentre i Pastori Vegliavano il loro Gregge di Notte» si riversò su di loro e indusse Mary a saettare oltre la soglia come se stesse fuggendo da qualcosa; dopo aver richiuso il battente alle spalle di entrambi Dunworthy si avviò per seguire la dottoressa attraverso il cortile e oltre i cancelli di Brasenose.
Il freddo era intenso ma almeno non stava piovendo, anche se si aveva l'impressione che il diluvio stesse per ricominciare da un momento all'altro… e la ressa di gente intenta alle spese natalizie che si accalcava sul marciapiede antistante Brasenose sembrava aver deciso che un nuovo rovescio fosse davvero imminente, come dimostrava il fatto che almeno la metà dei passanti aveva già l'ombrello aperto. Una donna munita di un grosso ombrello rosso e con le braccia cariche di pacchetti andò a sbattere contro Dunworthy.
— Perché non guarda dove sta andando? — protestò la donna, prima di allontanarsi in tutta fretta.
— Il vero spirito del Natale, non c'è che dire — commentò Mary, abbottonandosi il cappotto con una mano mentre con l'altra reggeva la borsa della spesa. — Il pub è appena oltre quella farmacia — aggiunse, indicando con la testa verso il lato opposto della strada. — Credo che siano queste orribili musiche digitalizzate a rovinare l'umore di tutti.
Si incamminò quindi lungo il marciapiede attraverso il labirinto di ombrelli. Dunworthy esitò ancora per un istante, chiedendosi se fosse il caso di infilare il cappotto e stabilendo infine che non ne valeva la pena per percorrere una distanza così breve, poi si affrettò a seguire la dottoressa, cercando di non incappare nei letali ombrelli e di capire quale fosse la carola natalizia che stava venendo massacrata in quel momento… a orecchio sembrava una via di mezzo fra una chiamata alle armi e una nenia funebre, ma molto probabilmente si trattava di «Jingle Bells».
Mary era ferma sul bordo del marciapiede opposto alla farmacia e stava frugando di nuovo nella sua borsa.
— Cosa si suppone che sia questa orribile cacofonia di suoni? — domandò, estraendo dalla borsa un ombrello pieghevole. — È per caso «O Piccola Città di Betlemme?»
— No, è «Jingle Bells» — rispose Dunworthy, avviandosi per attraversare la strada.
— James! — gridò Mary, afferrandolo per una manica.
Il pneumatico anteriore della bicicletta lo mancò di pochi centimetri e il pedale più vicino lo raggiunse ad una gamba.
— Non sai come si fa ad attraversare una dannata strada? — gridò il ciclista, sbandando.
Dunworthy indietreggiò di un passo e andò a sbattere contro un bambino di sei anni che aveva in mano un Santa Claus di peluche, procurandosi un'occhiata rovente da parte della madre del piccolo.
— Sta' attento, James — lo ammonì Mary.
Attraversarono la strada, con Mary all'avanguardia, e mentre erano a metà del percorso si rimise a piovere. Cercando riparo sotto la tenda della farmacia, Mary tentò di aprire l'ombrello; alle sue spalle la vetrina era decorata con drappeggi di fili argentati verde e oro, e in mezzo ai prodotti in esposizione spiccava una scritta che diceva: «Salvate le Campane della Chiesa Parrocchiale di Marston. Date un Obolo al Fondo per i Restauri».
Nel frattempo il carillon aveva finito di massacrare il brano precedente… «O Piccola Città di Betlemme» o «Jingle Bells» che fosse… e stava ora straziando «Noi Siamo i Tre Re d'Oriente», di cui Dunworthy riconobbe la chiave minore.
Mary non era ancora riuscita ad aprire l'ombrello e alla fine preferì riporlo nella borsa e rimettersi in cammino senza di esso. Cercando di evitare altre collisioni, Dunworthy la seguì oltre una cartoleria e un tabaccaio dalle vetrine piene di ammiccanti luci rosse e verdi, per poi infilarsi oltre la soglia che Mary stava tenendo aperta per lui.
Gli occhiali gli si velarono immediatamente di condensa e dovette toglierli e lucidarli sul colletto del cappotto mentre Mary chiudeva la porta e faceva calare intorno a loro un ombroso e beato silenzio.
— Oh, misericordia — sospirò Mary. — Ti avevo detto che questo non è il genere di locale che esagera con le decorazioni.
Nello stretto pub non c'era nessuno tranne un uomo corpulento dietro il bancone; Mary sgusciò fra due tavoli vuoti fino a raggiungere un angolo.
— Almeno qui non sentiremo quei dannati carillon — commentò, posando la borsa sul sedile. — No, vado io a prendere da bere, tu pensa soltanto a sederti. Per poco quel ciclista non ti ha steso.
— Hai visto Gilchrist… sorrideva come il proverbiale gatto del Cheshire nel fissare la consolle! Non ha neppure guardato per controllare se Kivrin era passata davvero o se era ancora distesa là, mezza morta.
— Vado a ordinare due pinte di birra e un buon whisky forte — decise Mary.
Dunworthy sedette al tavolo, sul quale c'era un presepe completo di piccole pecore di plastica e di un neonato seminudo in una mangiatoia.
— Gilchrist avrebbe dovuto effettuare la transizione dal sito degli scavi — dichiarò. — I calcoli per una transizione remota sono esponenzialmente più complessi che non quelli per una transizione sul posto. Suppongo che dovrei essergli grato per non averla mandata anche con uno sfasamento temporale… ma del resto l'apprendista del primo anno non sarebbe stato in grado di effettuare i calcoli. Quando ho preso a prestito Badri ho temuto che Gilchrist optasse per una transizione con sfalsamento temporale anziché per una in tempo reale… sempre che sia consapevole che esiste una differenza — proseguì, spostando una pecora di plastica più vicino al pastore. — Sai cosa mi ha risposto quando gli ho fatto notare che avrebbe dovuto effettuare almeno una transizione senza persone? Ha detto: 'Se dovesse succedere qualche contrattempo potremo tornare indietro nel tempo e prelevare la Signorina Engle prima che accada, giusto?' Quell'uomo non ha idea di come funzioni la rete, non sa cosa siano i paradossi e non si rende conto che Kivrin è là e che quello che le succede è reale e irrevocabile.
Mary zigzagò fra i tavoli verso di lui portando il whisky in una mano e le due pinte di birra nell'altra.
— La mia ricetta standard per le vittime dei ciclisti e i padri iper-protettivi — consigliò, posando il whisky davanti a lui. — Ti ha colpito alla gamba?
— No — rispose Dunworthy.
— La scorsa settimana ho avuto un incidente con una bicicletta. Avevo appena effettuato una transizione nel Ventesimo Secolo ed ero di ritorno da una permanenza nell'epoca della Prima Guerra Mondiale. E dopo aver passato illesa due settimane nel Bosco di Belleau sono andata a sbattere contro un ciclista sulla Broad Street — replicò Mary, avviandosi di nuovo verso il banco per prendere il proprio panino al formaggio.
— Odio le parabole — dichiarò Dunworthy, raccogliendo la Vergine di plastica, che era vestita di azzurro e portava un mantello bianco. — Se l'avesse mandata là con uno sfalsamento temporale almeno Kivrin non avrebbe corso il rischio di morire congelata. Avrebbero dovuto darle abiti più caldi di un mantello foderato di pelo di coniglio… o forse a Gilchrist non è venuto in mente che il 1320 ha segnato l'inizio della Piccola Era Glaciale?
— Mi sono appena ricordata a chi mi fai pensare — commentò Mary, posando sul tavolo il proprio piatto e un tovagliolino. — Sembri la madre di William Gaddson.
Quella era un'affermazione decisamente ingiusta. William Gaddson era uno degli studenti del primo anno di Balliol e soltanto quel trimestre sua madre era già venuta sei volte a trovarlo, la prima per portargli un copriorecchi.
— Se non lo indossa gli viene il raffreddore — aveva spiegato a Dunworthy. — Willy è sempre stato soggetto alle infreddature e adesso è così lontano da casa e il suo docente non si prende adeguatamente cura di lui, sebbene gli abbia parlato più volte al riguardo.
Il suddetto Willy aveva le dimensioni di una quercia e appariva suscettibile alle infreddature quanto poteva esserlo una di quelle piante.
— Sono certo che è in grado di badare a se stesso — aveva replicato Dunworthy, e questo era stato un errore, perché la Signora Gaddson lo aveva immediatamente inserito nella lista delle persone che rifiutavano di prendersi adeguatamente cura di Willy… il che non le aveva impedito di ripresentarsi ogni due settimane per consegnare a Dunworthy flaconi di vitamine e insistere perché William venisse escluso dalla squadra di canottaggio a causa dello sforzo eccessivo che questo causava la suo fisico.
— Non inserirei la mia preoccupazione per Kivrin nella stessa categoria dell'iperprotettività della Signora Gaddson nei confronti di suo figlio — ribatté. — Il quattordicesimo secolo è pieno di tagliagole e di ladri. E di cose peggiori.
— Questo è ciò che la Signora Gaddson pensa di Oxford — rilevò placidamente Mary, sorseggiando la propria birra. — E come ho fatto notare a lei che non può proteggere Willy dalla vita, ora faccio notare a te che non puoi proteggere Kivrin. Ad uno storico non si addice restarsene al sicuro a casa e tu hai dovuto lasciarla andare anche se era pericoloso. Ogni secolo è in effetti un livello dieci, James.
— Però questo secolo non ha la Morte Nera.
— Ha avuto la Panepidemica, che ha ucciso sessantacinque milioni di persone. E nell'Inghilterra del 1320 la Morte Nera non c'era ancora, perché vi è arrivata soltanto nel 1348. — La dottoressa posò il boccale della birra sul tavolo, rovesciando involontariamente la statuetta di Maria. — Se pure ci fosse stata, comunque, Kivrin non avrebbe potuto restare contagiata perché l'ho immunizzata contro la peste bubbonica — confessò, con un sorriso contrito. — Anch'io ho i miei momenti di Gaddsonite, e comunque lei non prenderebbe mai la peste per il semplice motivo che entrambi ci stiamo preoccupando tanto che questo possa accadere… nessuna delle cose di cui ci si preoccupa maggiormente accade mai e di solito ciò che accade in effetti è qualcosa a cui nessuno ha pensato.
— Molto confortante — ribatté Dunworthy, sistemando la statuetta azzurra e bianca della vergine accanto a quella di Giuseppe; essa si rovesciò una seconda volta e lui tornò a raddrizzarla con cura.
— Dovrebbe essere confortante, James — sottolineò Mary in tono deciso, — perché è evidente che tu hai pensato ad ogni possibile disastro che si potrebbe abbattere su Kivrin, il che significa che lei non corre nessun rischio. Probabilmente è già seduta dentro qualche castello intenta a mangiare pasticcio di pavone per pranzo, anche se suppongo che là dov'è lei l'ora del giorno non sia la stessa.
— Ci deve essere stato uno slittamento — confermò Dunworthy, scuotendo il capo, — e soltanto Dio sa di quanto visto che Gilchrist non ha effettuato un controllo dei parametri. Badri era del parere che lo slittamento sarebbe stato di parecchi giorni.
O di parecchie settimane, pensò, e se laggiù erano già verso la metà di gennaio non ci sarebbero state festività di sorta in base alle quali Kivrin potesse stabilire la data esatta. Anche una discrepanza di poche ore avrebbe potuto farla arrivare sulla strada fra Oxford e Bath nel cuore della notte.
— Spero che lo slittamento non comporti per lei la perdita del Natale — osservò Mary. — Ci teneva moltissimo ad assistere ad una Messa di Natale del medioevo.
— Là mancano ancora due settimane a Natale — replicò Dunworthy, — perché stanno usando il vecchio Calendario Giuliano. Il Calendario Gregoriano è infatti stato adottato soltanto nel 1752.
— Lo so. Durante il suo discorso il Signor Gilchrist ha dissertato a lungo sul tema del Calendario Giuliano e sulla storia della riforma del calendario a cui è dovuta la discrepanza di date fra quello antico e quello gregoriano. Ad un certo punto ho creduto che stesse per tracciare un diagramma. Là che giorno è?
— Il tredici di dicembre.
— Forse è meglio non conoscere l'ora e il giorno esatti. Deirdre e Colin hanno vissuto negli Stati Uniti per un anno, e in quel periodo io mi sono preoccupata terribilmente per loro, ma sempre fuori tempo. Immaginavo Colin che veniva investito da una macchina mentre andava a scuola quando laggiù in effetti era il cuore della notte. Agitarsi non funziona bene a meno che uno possa visualizzare i disastri in tutti i particolari, compresi il clima e l'ora del giorno. Per un certo periodo, allora, mi ero preoccupata di non sapere di cosa preoccuparmi, poi avevo smesso del tutto di angosciarmi. Forse nel caso di Kivrin sarà lo stesso.
Era vero. Lui aveva continuato a visualizzare Kivrin come l'aveva vista l'ultima volta, stesa fra le rovine del carro con la tempia insanguinata, ma probabilmente stava sbagliando tutto. Ormai lei aveva effettuato la transizione da circa un'ora, e anche ammesso che sulla strada non fosse passato nessuno il terreno si sarebbe fatto sempre più freddo, e comunque lui non riusciva a immaginare Kivrin che se ne restava distesa docilmente a terra nel medioevo tenendo gli occhi chiusi.