L'anno del contagio - Connie Willis 4 стр.


— Avresti dovuto inserire anche un localizzatore, in modo che potesse chiedere aiuto.

Dopo aver armeggiato con la piatta scatola di metallo, Gilchrist scosse il capo e spostò un po' più in alto le mani giunte di Kivrin; quel movimento fece scivolare all'indietro le maniche troppo lunghe, rivelando su una mano della ragazza un taglio da cui scendeva una sottile linea scura di sangue secco.

— C'è qualcosa che non va — avvertì Dunworthy, girandosi verso Mary. — È ferita.

Intanto Kivrin aveva ripreso a parlare con le mani giunte e Gilchrist stava annuendo. Nel sollevare il capo, Kivrin scorse infine di Dunworthy e gli scoccò un sorriso entusiasta… e in quel momento lui si accorse che la ragazza aveva anche una tempia insanguinata e che i capelli sotto il nastro erano incrostati di sangue. Contemporaneamente Gilchrist alzò lo sguardo, vide di Dunworthy e si affrettò verso la sottile partizione di vetro, con il volto atteggiato ad un'espressione irritata.

— Non è ancora partita e già hanno permesso che si ferisse — tempestò Dunworthy, picchiando contro il vetro.

Accostatosi al pannello a parete, Gilchrist premette un pulsante e si andò poi a porre di fronte a Dunworthy.

— Signor Dunworthy, Dottoressa Ahrens — salutò, indirizzando a Mary un cenno del capo. — Sono così contento che siate venuti ad assistere alla partenza di Kivrin — aggiunse, ponendo una leggera enfasi sulle ultime parole in modo tale che suonarono quasi come una minaccia.

— Cosa è successo a Kivrin? — domandò Dunworthy.

— Successo? — ripeté Gilchrist, in tono sorpreso. — Non so cosa lei voglia dire.

Nel frattempo Kivrin si stava avvicinando a sua volta alla partizione, tenendo le gonne sollevate con la mano sporca di sangue; sulla sua guancia spiccava un livido rossastro.

— Voglio parlare con lei — tempestò Dunworthy.

— Temo che non ce ne sia il tempo — ribatté Gilchrist. — Abbiamo un orario da rispettare.

— Esigo di parlarle.

Gilchrist arricciò le labbra in una smorfia che fece apparire due linee bianche sui lati del suo naso.

— Posso ricordarle, Signor Dunworthy — replicò con estrema freddezza, — che questa transizione è gestita da Brasenose e non da Balliol? Naturalmente apprezzo l'assistenza che lei ci ha fornito prestandoci il vostro tecnico e rispetto i suoi numerosi anni di esperienza come storico, ma le garantisco di avere tutto sotto controllo.

— Allora perché la vostra inviata si è ferita ancora prima di partire?

— Oh, Signor Dunworthy, sono così contenta che sia venuto — intervenne Kivrin, accostandosi al vetro. — Temevo che non avrei potuto salutarla. Non è eccitante tutto questo?

Eccitante.

— Stai sanguinando — ribatté Dunworthy. — Cosa ti è successo?

— Nulla — replicò Kivrin, toccandosi con cautela la tempia e guardandosi poi le dita. — Fa parte del travestimento — spiegò, poi spostò lo sguardo su Mary e aggiunse. — Dottoressa Ahrens, sono felice che sia qui anche lei.

Mary si era alzata in piedi, con la borsa della spesa ancora stretta in mano.

— Voglio vedere il punto dell'inoculazione antivirale — disse. — Hai avuto altre reazioni a parte il gonfiore? Senti prurito?

— È tutto a posto, Dottoressa Ahrens — garantì Kivrin, tirando indietro la manica e lasciandola ricadere prima che Mary potesse dare una buona occhiata alla parte inferiore del suo braccio. Sull'avambraccio della ragazza spiccava comunque un altro livido rossastro che si stava già tingendo di azzurro e di nero.

— Mi sembra più pertinente chiederle perché sta sanguinando — insistette Dunworthy.

— Fa parte del travestimento, gliel'ho già detto. Io sono Isabel de Beauvrier e si suppone che sia stata assalita dai briganti mentre ero in viaggio — spiegò Kivrin, girandosi e indicando le casse e il carro rovesciato. — Le mie cose sono state rubate e sono stata abbandonata per morta. È stato lei a darmi quest'idea, Signor Dunworthy — concluse, in tono di rimprovero.

— Non ho certo suggerito che tu partissi coperta di sangue e di lividi — ritorse Dunworthy.

— Il sangue finto non era una soluzione pratica — intervenne Gilchrist. — Alla Sezione Statistiche non hanno potuto fornirci garanzie in merito alle probabilità che nessuno provvedesse a curarle le ferite.

— E non le è venuto in mente di simulare una ferita realistica? — infuriò Dunworthy. — Invece le ha dato una botta sulla testa?

— Signor Dunworthy, lasci che le ricordi…

— Che questo è un progetto di Brasenose e non di Balliol? Ha dannatamente ragione a sottolinearlo, perché se questa fosse la Sezione Ventesimo Secolo noi cercheremmo di proteggere lo storico in procinto di partire da eventuali lesioni invece di infliggergliene personalmente. Voglio parlare con Badri e voglio sapere se ha controllato i calcoli effettuati dall'apprendista.

— Signor Dunworthy — replicò Gilchrist, con una smorfia sempre più accentuata, — anche se il Signor Chaudhuri è il suo tecnico di rete, questa è la mia transizione. Le garantisco che ho pensato a ogni possibile contingenza…

— È soltanto un graffio — interloquì Kivrin, — e non fa neppure male. Sto bene, davvero. Per favore, Signor Dunworthy, non si agiti in questo modo. L'idea di essere ferita è stata mia, perché mi sono ricordata quello che lei mi aveva detto in merito a quanto fossero vulnerabili del donne nel medioevo ed ho pensato che sarebbe stato opportuno apparire ancor più vulnerabile di quanto sia in realtà.

Per te sarebbe impossibile apparire più vulnerabile di quanto sei, pensò Dunworthy.

— Inoltre, se fingerò di essere svenuta potrò sentire quello che la gente dice sul mio conto e non mi verranno fatte troppe domande su chi sono perché apparirà ovvio che…

— È tempo che si metta in posizione — avvertì Gilchrist, avvicinandosi con fare minaccioso al pannello a muro.

— Arrivo — rispose Kivrin, senza però accennare a muoversi.

— Siamo pronti ad attivare la rete.

— Lo so — ribatté in tono deciso la ragazza, — e mi metterò in posizione non appena avrò salutato il Signor Dunworthy e la Dottoressa Ahrens.

Con un secco cenno di assenso Gilchrist si allontanò fra gli oggetti sparsi, rispondendo in maniera brusca ad una domanda da parte di Latimer.

— Cosa richiede il mettersi in posizione? — domandò Dunworthy. — Farsi dare una botta in testa da Gilchrist perché alla Sezione Statistiche gli hanno detto che esistono elevate probabilità che tu non venga ritenuta effettivamente svenuta?

— Richiede che io mi sdrai e chiuda gli occhi — sorrise Kivrin. — Non si preoccupi.

— Non c'è ragione perché non si possa aspettare fino a domani e dare almeno a Badri il tempo di effettuare un controllo dei parametri.

— Voglio vedere di nuovo l'area dell'inoculazione — aggiunse Mary.

— Voi due la volete smettere di agitarvi? — ribatté Kivrin. — L'inoculazione non mi causa prurito, il taglio non mi fa male e Badri ha passato l'intera mattinata ad effettuare controlli. So che siete preoccupati per me, ma vi prego di non esserlo… la transizione avverrà sulla strada principale fra Oxford e Bath, a circa tre chilometri da Skendgate. Se non arriverà nessuno raggiungerò a piedi il villaggio e racconterò di essere stata assalita dai banditi, naturalmente dopo aver stabilito dove mi trovo in modo da poter rintracciare il punto di transizione. Ora però voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me — proseguì, appoggiando una mano contro il vetro. — Desideravo recarmi nel medioevo più di ogni altra cosa, e adesso sto per andarci davvero.

— È probabile che tu avverta dolore di testa e stanchezza dopo la transizione — avvertì Mary. — Sono normali effetti dello spostamento temporale.

— È ora che prenda posizione — ripeté Gilchrist, accostandosi di nuovo alla partizione.

— Devo andare — disse Kivrin, sollevando le pesanti gonne. — Grazie ancora a entrambi. Non sarei mai potuta andare se non mi aveste aiutata.

— Arrivederci — rispose Mary.

— Sta' attenta — raccomandò Dunworthy.

— Lo farò — promise Kivrin, ma Gilchrist aveva già premuto il pulsante del pannello a muro e Dunworthy non poté sentire le sue parole. Kivrin sorrise, sollevò la mano in un breve gesto di saluto e si avvicinò al carro fracassato.

Al di là della partizione Mary si sedette e ricominciò a frugare nella borsa alla ricerca di un fazzoletto mentre Gilchrist elencava le voci segnate sul suo blocco magnetico e le spuntava ancora una volta a mano a mano che Kivrin annuiva in risposta a ciascuna di esse.

— Che succederà se le verrà un avvelenamento del sangue a causa di quel taglio alla tempia? — si tormentò Dunworthy, ancora in piedi vicino al vetro.

— Non può avere un avvelenamento del sangue — lo rassicurò Mary, soffiandosi il naso, — perché ho intensificato il suo sistema immunitario.

Oltre la partizione, Kivrin stava discutendo riguardo a qualcosa con Gilchrist, il cui naso era segnato da due linee bianche sempre più marcate. La ragazza scosse il capo con decisione e dopo un momento Gilchrist spuntò la voce successiva con un gesto brusco e rabbioso.

Gilchrist e il resto della Sezione Medioevale potevano anche essere degli incompetenti, ma Kivrin non lo era: aveva imparato l'inglese medievale, il latino ecclesiastico e l'anglosassone; aveva memorizzato la Messa in latino e aveva imparato a ricamare e a mungere una mucca; aveva escogitato un'identità e una motivazione plausibile per trovarsi sola sulla strada fra Oxford e Bath, era fornita di un traduttore, le sue cellule formative erano state potenziate e non aveva appendice.

— Se la caverà a meraviglia — dichiarò Dunworthy, — il che servirà soltanto a convincere Gilchrist che i metodi della Sezione Medievale non sono imprecisi e pericolosi.

Gilchrist si era intanto avvicinato alla consolle e aveva porto il blocco magnetico a Badri; vicino al carro, Kivrin aveva di nuovo congiunto le mani, chinando il capo su di esse fin quasi a sfiorarle con la bocca prima di cominciare a parlare.

Mary si alzò e si avvicinò maggiormente a Dunworthy, con il fazzoletto stretto in mano.

— Quando avevo diciannove anni… il che è stato… oh, Signore, è stato quarant'anni fa, anche se non sembra che sia passato tanto tempo… mia sorella ed io abbiamo visitato l'Egitto — disse. — È stato durante la Crisi Panepidemica, con la quarantena che veniva applicata tutt'intorno a noi e gli Israeliani che sparavano a vista agli Americani, ma a noi questo non importava. Credo che non ci sia passato neppure per la mente che potevamo essere in pericolo perché avremmo potuto prendere il contagio o essere scambiate per Americane. Noi volevamo vedere le piramidi.

Oltre il vetro Kivrin aveva smesso di pregare. Lasciata la consolle, Badri le si avvicinò e parlò con lei per parecchi minuti, sempre con espressione accigliata. Obbedendo alle sue istruzioni, la ragazza si inginocchiò e poi si distese su un fianco accanto la carro, girandosi in modo da essere sdraiata sulla schiena con un braccio sollevato sulla testa e le gonne aggrovigliate intorno alle gambe. Il tecnico le sistemò le gonne e tirò fuori il misuratore di luce, girandole intorno prima di tornare alla consolle per parlare nel microfono. Accanto al carro, Kivrin rimase distesa assolutamente immobile, con la chiazza insanguinata sulla tempia che appariva quasi nera sotto la luce.

— Ha un aria così giovane — mormorò Mary.

Badri parlò ancora nel microfono, fissò con aria intensa i risultati sullo schermo e tornò da Kivrin, chinandosi su di lei per assestarle la manica; dopo aver effettuato una nuova misurazione, il tecnico le spostò quindi il braccio in modo che le coprisse il volto, come se fosse stato sollevato per parare un colpo inferto dagli assalitori, e usò ancora il misuratore.

— Hai poi visto le piramidi? — chiese Dunworthy.

— Cosa? — sussultò Mary.

— Quando sei stata in Egitto e hai girato per il Medioriente incurante del pericolo, sei riuscita a vedere le piramidi?

— No. Il Cairo è stato posto sotto quarantena il giorno in cui siamo atterrate — rispose Mary, senza distogliere lo sguardo da Kivrin. — Però abbiamo visto la Valle dei Re.

Badri mosse il braccio di Kivrin di una frazione di centimetro ancora, indugiò per un momento a scrutarla con espressione accigliata, poi tornò alla consolle; Gilchrist e Latimer gli andarono dietro e Montoya si trasse di lato per far loro posto intorno agli schermi. Infine Badri impartì un ordine nel microfono e gli schermi semitrasparenti cominciarono ad abbassarsi, coprendo Kivrin come un velo.

— Siamo state contente di aver fatto quel viaggio — disse Mary, — e siamo tornate a casa senza un graffio.

Gli schermi toccarono il terreno, drappeggiandosi un poco come le lunghe gonne di Kivrin, e si arrestarono.

— Sta' attenta — sussurrò Dunworthy, e Mary gli strinse la mano nella propria.

Latimer e Gilchrist si chinarono sullo schermo principale, osservando l'improvvisa esplosione di numeri, e dietro di loro Montoya scoccò ancora un'occhiata al cronometro. Protendendosi in avanti, Badri attivò la rete e l'aria all'interno degli schermi scintillò per un'improvvisa condensazione.

— Non andare — sussurrò Dunworthy.

ESTRATTO DAL DOMESDAY BOOK
(000008-000242)

Prima registrazione, 22 dicembre 2054, Oxford. Questa sarà una cronaca delle mie osservazioni storiche sulla vita nell'Oxfordshire, Inghilterra, dal 13 al 28 dicembre 1320 (Vecchio Calendario).

(Pausa)

Signor Dunworthy, ho chiamato questa registrazione Domesday Book perché dovrebbe essere un resoconto della vita nel medioevo, il che è ciò che in pratica risultarono essere le ricerche commissionate da Guglielmo il Conquistatore, anche se lui le considerava un metodo per accertarsi di incamerare ogni grammo d'oro e ogni tassa che i suoi vassalli gli dovevano.

Intendo chiamarla Domesday Book anche perché suppongo che è così che lei la definirebbe, visto che è convinto che mi succederà qualcosa di terribile. In questo momento la sto osservando mentre nell'area di osservazione elenca alla povera Dottoressa Ahrens tutti gli spaventosi pericoli presenti nel 1300. Non c'è bisogno che si prenda questo disturbo perché lei ne sa già a sufficienza, e mi ha messa in guardia contro i disturbi dovuti al dislocamento temporale e contro ogni singola malattia medievale scendendo in ogni disgustoso particolare, sebbene si supponga che io sia immune da esse… e mi ha inoltre avvertita della frequenza delle violenze sulle donne nel quattordicesimo secolo. E anche lei non mi ha dato retta quando ho continuato a ripeterle che me la sarei cavata benissimo. Le garantisco che me la caverò benissimo, Signor Dunworthy.

Naturalmente quando sentirà le mie parole lei saprà già che è andato tutto bene e che sono tornata indietro tutta d'un pezzo come previsto, quindi non credo che le dispiacerà se la prendo un po' in giro. So che è molto preoccupato per me e so benissimo che senza tutto l'aiuto e la preparazione che mi ha fornito non sarei mai in grado di tornare indietro tutta d'un pezzo.

Di conseguenza intendo dedicare il Domesday Book a lei, Signor Dunworthy. Se non fosse stato per lei adesso non mi troverei qui avvolta in questi abiti medievali e intenta a parlare nel registratore mentre aspetto che Badri e Gilchrist finiscano i loro interminabili calcoli e desidero che si spiccino in modo da poter andare.

(Pausa)

Sono arrivata.

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