Il mio capo legge:
«La terza regola del fight club и due uomini per combattimento».
Nessuno dei due batte ciglio.
Il mio capo legge:
«Un combattimento alla volta.»
Sono tre giorni che non dormo se non sto dormendo ora. Il mio capo mi agita il foglio sotto il naso. Allora? mi chiede. И qualche giochetto a cui indulgo durante l'orario di lavoro? Io sono pagato per dedicare all'azienda la mia piena attenzione, non per sprecare tempo in piccoli giochi di guerra. E non sono pagato per adoperare le copiatrici per i fatti miei.
Allora? Mi agita il foglio sotto il naso. Che cosa penso, mi chiede, che cosa dovrebbe fare di un dipendente che passa il tempo dell'azienda in qualche suo piccolo mondo di fantasia? Se fossi nei panni suoi, che cosa farei?
Che cosa farei?
Il buco nella guancia, la tumefazione nerastra intorno agli occhi, la cicatrice gonfia e rossa del bacio di Tyler sul dorso della mano, una copia di una copia di una copia.
Interrogativo.
Perchй Tyler vuole dieci copie delle regole del fight club?
Vacca indщ.
Quello che farei io, rispondo, и stare molto attento alle persone con cui parlo di questo foglio.
Dico che sembra scritto da qualche pericoloso killer psicopatico e che questo schizofrenico represso potrebbe partire in quarta da un momento all'altro in un giorno lavorativo e passare da ufficio a ufficio con un Armalite AR-180 semiautomatico a gas.
Il mio capo mi guarda.
Quel tizio, dico, probabilmente passa tutte le sere a casa a incidere una croce sulla punta di tutte le sue pallottole con una piccola lima. Cosм, quando una mattina si presenta sul lavoro e scarica una fucilata nel suo petulante, inefficiente, gretto, piagnucoloso capo ciucciaculi chiappemolli, quel proiettile si spaccherа lungo le incisioni e si aprirа allo stesso modo che un dum-dum ti sboccia dentro facendoti esplodere una secchiata di budella puzzolenti attraverso la spina dorsale. Immaginati il tuo chakra viscerale che si apre in un'esplosione al rallentatore di salsiccioso intestino tenue.
Il mio capo ritira il foglio da sotto il mio naso.
Avanti, dico io, leggimene un altro po'.
No, davvero, dico, и affascinante. L'opera di un cervello completamente ammorbato.
E sorrido. I contorni da buco di culo del foro che ho nella guancia sono dello stesso blu-nero delle gengive di un cane. La pelle tirata sul gonfiore intorno agli occhi sembra indurita di vernice.
Il mio capo mi guarda.
Lascia che ti aiuti, dico io.
La quarta regola del fight club, dico, и un combattimento alla volta.
Il mio capo guarda il regolamento e poi guarda me.
La quinta regola и niente scarpe, gli dico, niente camicia durante il combattimento.
Il mio capo guarda il regolamento e guarda me.
Forse, dico io, questa testa di cazzo pazzo da sbatter via userа una carabina Eagle Apache perchй un'Apache pesa solo quattro chili con un caricatore da trenta colpi. L'Armalite passa solo cinque colpi per volta. Con trenta colpi il nostro eroe completamente fuori di testa puт battersi tutta via Mogano e stendere tutti i vicepresidenti avanzando ancora una pallottola per ciascun direttore.
Parole di Tyler che escono dalla bocca mia. Ero una cosм brava persona.
Guardo il mio capo. Il mio capo ha occhi celesti, fiordalisi celesti per occhi.
Anche la carabina semiautomatica J R 68 prende caricatori da trenta colpi e pesa solo poco piщ di tre chili.
Il mio capo mi guarda.
Brutta storia, dico io. Questa и probabilmente una persona che conosce da anni. Questa и probabilmente una persona che sa tutto di lui, dove vive e dove lavora sua moglie e dove vanno a scuola i suoi figli.
Questo и spossante e tutt'a un tratto и una noia mortale, di quelle che non le reggi.
E perchй mai Tyler ha bisogno di dieci copie del regolamento del fight club?
Quello che non occorre che dica и che so dei rivestimenti di pelle che causano malformazioni al feto. So delle guarnizioni dei freni che sembrano buone abbastanza da passare il controllo per la messa in vendita, ma che si deteriorano dopo duemila miglia.
So del reostato dell'impianto di condizionamento che quando si surriscalda и capace di appiccare fuoco alle carte stradali nello stipo del cruscotto. So quante persone sono morte arse vive per la fiamma di ritorno degli iniettori del carburante. Ho visto gente con le gambe amputate all'altezza del ginocchio perchй i turbocompressori erano esplosi e avevano catapultato le loro pale nell'abitacolo attraverso la paratia. Io sono stato sul luogo e ho visto le macchine incenerite e i rapporti sui quali alla voce CAUSA DEL MALFUNZIONAMENTO c'и scritto "ignota".
No, dico, quel foglio non и mio. Prendo il foglio tra due dita e glielo strappo dalla mano. Si vede che il filo della carta gli affetta il pollice perchй la sua mano vola alla bocca e lui si mette a succhiare come un matto, con gli occhi sgranati. Accartoccio il foglio e lo getto nel cestino sotto la mia scrivania.
Forse, gli dico, non dovresti portarmi tutte le cartacce che raccatti in giro per l'ufficio.
Domenica sera vado al Restare Uomini Insieme e lo scantinato della Trinity Episcopal и quasi deserto. Solo Big Bob e io trascino dentro i miei muscoli, tutti ammaccati dentro e fuori, ma con la testa che corre ancora e i pensieri come un ciclone. И l'insonnia. Hai i pensieri in onda per tutta la notte.
Per tutta la notte sei lм che pensi: sto dormendo? Ho dormito?
Danno alla beffa, le braccia di Big Bob gli escono dalle maniche della maglietta trapuntate di muscoli e dure da luccicare. Big Bob sorride, и cosм felice di vedermi.
Mi credeva morto.
Giа, dico io, anch'io.
«Be'» dice Big Bob, «ho buone notizie.»
«Dove sono tutti quanti?»
«И questa la buona notizia» risponde Big Bob. «Il gruppo и sciolto. Io sono venuto qui solo per dirlo a quelli che magari passavano.»
Io crollo con gli occhi chiusi su uno dei divani a scacchi presi di seconda mano.
«La bella notizia» dice Big Bob, «и che c'и un gruppo nuovo, ma la prima regola di questo nuovo gruppo и che non devi parlarne.»
Oh.
«E la seconda regola и che non devi parlarne» dice Big Bob.
Oh, merda. Apro gli occhi.
Cazzo.
«Il gruppo si chiama fight club» dice Big Bob, «e si riunisce tutti i venerdм sera in un garage chiuso dall'altra parte della cittа. Il giovedм sera c'и un altro fight club in un garage lм vicino.»
Sono posti che non conosco.
«La prima regola del fight club» dice Big Bob, «и che non si parla del fight club.»
Mercoledм, giovedм e venerdм sera Tyler fa il proiezionista. La settimana scorsa ho dato una sbirciata alla sua busta paga.
«La seconda regola del fight club» dice Big Bob, «и che non si parla del fight club.»
Il sabato sera Tyler va al fight club con me.
«Solo due uomini per combattimento.»
La domenica mattina torniamo a casa pesti e dormiamo tutto il pomeriggio.
«Un solo combattimento alla volta» dice Big Bob.
La domenica e il lunedм sera, Tyler serve ai tavoli.
«Si combatte senza camicia e senza scarpe.»
Il martedм sera Tyler и a casa a fare sapone, a confezionarlo in carta velina, a smerciarlo. Il Saponificio di Paper Street.
«I combattimenti» dice Big Bob, «vanno avanti finchй si vuole. Queste sono le regole inventate da quello che ha inventato il fight club.»
Big Bob chiede: «Lo conosci?
«Non l'ho mai visto, io di persona» dice Big Bob, «ma si chiama Tyler Durden.»
Il Saponificio di Paper Street.
Se lo conosco.
Non so, dico io.
Forse.
13
Quando arrivo al Regent Hotel, Maria и nella lobby in vestaglia. Maria mi ha chiamato al lavoro e mi ha chiesto se ero disposto a saltare la palestra o la biblioteca o la lavanderia o qualunque cosa avessi avuto in programma per dopo per andare invece a trovare lei.
Questo и il motivo per cui Maria mi ha chiamato, perchй lei mi odia.
Non dice niente della sua provvista di collagene.
Quello che mi dice Maria и se le faccio un piacere, voglio? Oggi pomeriggio Maria era a letto. Maria vive dei pasti che la Meals on Wheels recapita ai suoi vicini che sono morti; Maria ritira i pasti e dice che stanno dormendo. Per farla breve, oggi pomeriggio tra mezzogiorno e le due Maria era a letto ad aspettare la consegna della Meals on Wheels. Sono un paio d'anni che Maria non ha piщ l'assicurazione sanitaria cosм ha smesso di guardare, ma stamane guarda e le sembra che ci sia un bozzo e i noduli sotto il braccio vicino al bozzo sono duri e sensibili allo stesso tempo e lei non puт dirlo a nessuna persona a cui vuole bene perchй non vuole spaventarla e non puт permettersi di andare da un medico se fosse roba da niente, ma ha bisogno di parlarne con qualcuno e che qualcun altro la guardi.
Il colore degli occhi castani di Maria и quello di un animale riscaldato in una fornace e lasciato cadere nell'acqua fredda. La chiamano vulcanizzazione o galvanizzazione o tempratura.
Maria dice che mi perdona la faccenda del collageno se l'aiuto a guardare.
Io presumo che non chiami Tyler perchй non vuole spaventarlo. Dal suo punto di vista io sono neutro, sono in debito con lei.
Saliamo nella sua camera e Maria mi dice che se non si vedono mai in giro animali selvatici vecchi и perchй appena invecchiano, gli animali muoiono. Se si ammalano o diventano lenti, c'и qualcuno piщ forte di loro che li uccide. Non и previsto che gli animali debbano invecchiare.
Maria si distende sul letto e slaccia la cintura dell'accappatoio e dice che la nostra cultura ha dato un significato negativo alla morte. Gli animali vecchi dovrebbero essere un'eccezione innaturale.
Esseri anomali.
Maria и fredda e suda mentre racconto della volta che, al college, mi и venuto un porro. Sul pene, solo che io dico uccello. Sono andato alla facoltа di Medicina per farmelo asportare. Il porro. Poi l'ho detto a mio padre. И stato anni dopo e mio padre ha riso e mi ha detto che sono stato uno stupido perchй i porri come quello sono i grandi stimolatori di cui ci fa dono la natura. Le donne li adorano e Dio mi stava facendo un favore.
Sono inginocchiato di fianco al letto di Maria con le mie mani ancora fredde da fuori a tastare la pelle fredda di Maria un po' alla volta, a sfregarmi centimetro per centimetro di Maria tra le dita, e Maria dice che quei porri che sono i grandi stimolatori donati da Dio fanno venire il cancro all'utero alle donne.
Cosм mi sono seduto su un foglio di carta in un gabinetto medico alla scuola di Medicina e uno studente di medicina mi ha spruzzato azoto liquido sull'uccello sotto gli occhi di otto altri studenti di medicina. И lм che vai a finire quando non hai un'assicurazione sanitaria. Solo che loro non lo chiamano uccello, loro lo chiamano pene, e comunque lo chiami, se ci spruzzi sopra azoto liquido ti fa un male da orbi che tanto vale bruciarlo con la lisciva.
Maria ride di questa storia finchй vede che le mie dita si sono fermate. Come se avessi trovato qualcosa.
Maria smette di respirare e il suo stomaco diventa come un tamburo e il suo cuore и come un pugno che batte da dentro la pelle di un tamburo. Ma no, mi sono interrotto perchй stavo parlando e mi sono interrotto perchй, per un minuto, nй io nй lei eravamo nella stanza di Maria. Eravamo alla scuola di Medicina molti anni fa, io seduto su un foglio di carta appiccicoso con l'uccello infocato di azoto liquido, quando uno degli studenti di medicina ha visto i miei piedi nudi ed и corso fuori in due grandi falcate. Lo studente и tornato in coda a tre medici veri, e i medici hanno sgomitato da parte quello con la bomboletta di azoto liquido. Un medico vero mi ha afferrato il piede destro e l'ha schiaffato sotto il naso degli altri medici veri. I tre se lo sono rigirato e se lo sono tastato e ne hanno scattato foto con la Polaroid ed era come se il resto della persona, mezzo vestito con il dono di Dio mezzo congelato non esistesse. Solo il piede e gli studenti di medicina tutti ad accalcarsi per guardare.
«Da quanto tempo» ha chiesto un medico, «hai questa macchia rossa sul piede?»
Il medico parlava della mia voglia Sul piede destro ho una voglia che mio padre scherzando dice che sembra un'Australia rosso scuro con attaccata accanto una piccola Nuova Zelanda. Questo gli ho detto e tutto quanto si и sgonfiato. Il mio uccello si andava disciogliendo. Se ne sono andati tutti ed и rimasto solo lo studente con l'azoto e c'era la sensazione che se ne sarebbe andato anche lui, era cosм deluso che non mi ha mai guardato negli occhi mentre mi prendeva la cappella e la tirava verso di sй. Dalla bomboletta и uscito un piccolo getto su quel che rimaneva del mio porro. Il male era tale che ti sembrava di poter chiudere gli occhi e di immaginarti di avercelo lungo cento miglia e ti avrebbe fatto male lo stesso.
Maria mi guarda la mano e guarda la cicatrice del bacio di Tyler.
Io ho detto allo studente di medicina che evidentemente non capitavano molte voglie dalle parti loro.
Non и questo. Lo studente dice che tutti avevano pensato che quella voglia era cancro. Circolava questa nuova specie di cancro che beccava i giovani. Si svegliavano con una macchia rossa sui piedi o sulle caviglie. La macchia non andava piщ via, si allargava finchй ti ricopriva direttamente e tu ci restavi secco.
Lo studente dice che i medici e tutti quanti erano piщ emozionati che mai perchй pensavano che fosse quella nuova forma di cancro. Erano ancora pochi ad avercelo ma si stava diffondendo.
Questo и successo molti anni fa.
Il cancro и cosм, spiego a Maria. Si fanno degli errori e forse l'importante и non dimenticare il resto di te stesso se solo una piccola parte di te andasse in malora.
«Andasse» ripete Maria.
Lo studente con l'azoto ha finito il suo lavoro e mi ha detto che il porro sarebbe cascato di lм a qualche giorno. Sulla carta appiccicosa accanto al mio culo nudo c'era una Polaroid del mio piede che non voleva nessuno. Gli ho chiesto se potevo portarla via.
Ho ancora quella foto in casa, infilata nell'angolo di uno specchio. Mi pettino davanti allo specchio tutte le mattine prima di andare al lavoro e penso che una volta ho avuto il cancro per dieci minuti, qualcosa di peggio del cancro.
Dico a Maria che quella di quell'anno и stata la prima festa del Ringraziamento che non sono andato con il nonno a pattinare sul ghiaccio anche se il ghiaccio era spesso quasi quindici centimetri. Mia nonna aveva sempre questi cerottini rotondi sulla fronte o sulle braccia dove i nei che aveva avuto da quand'era nata andavano storti. Sviluppavano contorni frastagliati o da marrone diventavano blu o neri.
L'ultima volta che mia nonna и uscita dall'ospedale, mio nonno le ha portato la valigia ed era cosм pesante che si lamentava di sentirsi sbilenco. La mia nonna francocanadese era cosм pudica che non indossava mai un costume da bagno in pubblico e faceva sempre scorrere l'acqua nel lavabo per mascherare eventuali rumori che avesse a produrre in bagno. Uscendo dall'ospedale di Nostra Signora di Lourdes dopo una mastectomia parziale, dice: «Tu ti senti sbilenco?».
Per mio nonno questo и il sunto di tutta quanta la storia, mia nonna, il cancro, il loro matrimonio, la tua vita. Ride ogni volta che la racconta.
Maria non sta ridendo. Io voglio farla ridere per tenerla su. Per farmi perdonare per il collageno voglio dire a Maria che non c'и niente da trovare su di lei. Se stamattina ha trovato qualcosa, и stato un errore. Una voglia.