Un erede! Ma noi non siamo ammogliati, Fedoro.
Lo diverremo forse un giorno.
E non sognamo pubblici impieghi, almeno io.
Accetterai almeno laugurio di diventare vecchio.
Ah! Questi cinesi!
Taci! Il maggiordomo torna.
Con altri biglietti di visita, forse? Fabbricheremo dei superbi paraventi, mio caro amico.
No, con dei regali, invece. Dopo gli auguri, i presenti: è la prima luna del nuovo anno.
Siano benvenuti.
Il maggiordomo, dopo daver bussato discretamente, era entrato assieme a due servi, i quali portavano un paniere di vimini adorno di nastri e di frange dorate.
Il mio padrone prega di accettare questo in attesa di visitare gli ospiti disse.
Rokoff levò la coperta di seta che copriva il paniere, levando successivamente dei barattoli che dovevano contenere degli unguenti preziosi, delle statuette davorio, delle pezze di seta, poi dei recipienti dargento di varie forme e finalmente una superba anfora doro, finemente cesellata ed incrostata di pietre preziose.
Fedoro! esclamò. Un regalo da sovrano. È meravigliosa! Vale una fortuna!
Che non è destinata alle nostre tasche, Rokoff. disse Fedoro.
Se ce la mandano in regalo!
Ma essendo loggetto più prezioso, non possiamo accettarlo.
Il cosacco lo guardò con uno stupore facile a comprendersi.
Lo dici per scherzo? chiese.
Sing-Sing si degna di trattarci da amici e come tali non dobbiamo abusare della sua generosità. Che cosa vuoi, mio buon Rokoff? Siamo in Cina e dobbiamo uniformarci agli usi del paese.
Che generosità pelosa! gridò il cosacco sdegnosamente.
Da negoziante e soprattutto cinese. Metti lanfora da una parte.
Un così belloggetto regalato! Se lavessi io, mi comprerei cento cavalli, ma che dico? Parecchie centinaia. Ah! E non si mangia qui?
Aspettiamo prima la visita di Sing-Sing. Non si farà aspettare.
Fedoro aveva pronunciato quelle parole, quando il maggiordomo entrò per la terza volta, annunciando il padrone.
Un momento dopo Sing-Sing, il più ricco negoziante di tè della capitale dellimpero, entrava nella stanza.
UN BANCHETTO CINESE
Sing-Sing era il vero tipo del cinese, tipo che è così differente dal manciuro che appartiene alla razza dominante.
Era un uomo piuttosto tozzo, molto obeso, prerogativa dei ricchi cinesi molto invidiata dal popolo, colla faccia piatta e larga, cogli zigomi molto pronunciati, il mento corto e tondo, il naso un po depresso senza essere schiacciato, gli occhi un po obliqui, colla sclerotica giallastra e molto sporgenti.
Due lunghi baffi, che cadevano inerti presso gli angoli della bocca assai larga, ruvidi e grossi, gli davano un aspetto strano e contrastavano vivamente col loro colore oscuro e colla tinta bruno-giallastra della pelle.
Al pari dei ricchi borghesi, indossava una larga casacca di seta fiorata, la kao-ka-tz, che scende fino alle ginocchia, aperta sul lato destro del petto e assicurata da una cintura dalla quale pendeva una borsa; calzoni pure larghi e corti, calze di seta e scarpe quadre con alta suola di feltro bianco.
Sul capo invece portava un cappello conico, adorno di una striscia di zibellino e dun piccolo fiocco rosso.
Dopo aver inforcato un paio docchiali di quarzo, di dimensioni straordinarie, il cinese si avanzò verso Fedoro stendendogli la mano alleuropea, senza però stringergliela.
Vi aspettavo gli disse e sono ben lieto di rivedervi dopo una così lunga assenza e di avervi questa sera presso di me. Si dice che i miei compatrioti hanno paura degli uomini bianchi e la vostra venuta può forse salvarmi la vita.
Che cosa dite, Sing-Sing? chiese Fedoro stupito da quel linguaggio incomprensibile.
La verità rispose il cinese, mentre unombra passava sulla sua fronte.
Chi può minacciare voi, che tutta Pechino e le città costiere conoscono e stimano?
Chi?
Sing-Sing si era arrestato girando allintorno uno sguardo atterrito.
Il luogo non può essere sicuro per delle confidenze, signor Siknikoff disse poi, mentre si tergeva con una mano alcune stille di freddo sudore. oggi è giorno di festa e la cena ci aspetta; a più tardi maggiori spiegazioni. Ditemi, però: avreste paura di dormire nella mia stanza?
Io! esclamò il russo.
Poi, indicando il cosacco:
Ecco un uomo che è capace di accoppare un toro con un pugno e che se ne ride dei pericoli. Un amico devoto, affezionato, con muscoli di acciaio e che ha fatto delle belle campagne in Turchia. Ditemi quale pericolo vi minaccia.
Gli amici che ho invitato per questa sera ci aspettano; letichetta mimpedisce di lasciarli soli, signor Siknikoff; andiamo quindi a cenare. Chissà, può essere lultimo banchetto per Sing-Sing. Daltronde, da parecchi anni la mia bara sta sotto il mio letto e se devo morire, tutto sarà pronto.
Voi mi spaventate! Chi può minacciare la vostra vita? Chi sono questi nemici?
Degli uomini potenti, capaci di far tremare anche limperatore. Basta, riparleremo di ciò più tardi disse Sing-Sing. Ci aspettano ed ho già annunciato ai miei amici la vostra visita.
Fedoro ed il cosacco, quantunque assai preoccupati da quellinattesa confidenza, seguirono subito il ricco negoziante di tè, attraversando lunghi corridoi sulle cui finestre brillavano miriadi di lanterne di carta oliata e di talco.
Sing-Sing aprì una porta e introdusse il russo e il cosacco in una vasta sala, illuminata da quattro gigantesche lanterne con vetri di madreperla trasparente, occupata per la maggior parte da una tavola la quale si piegava sotto il peso di splendide porcellane.
Due dozzine di cinesi, persone distintissime di certo, a giudicare dalla ricchezza delle loro vesti, stavano seduti allintorno, sorseggiando del vino bianco caldo in piccole tazze di porcellana azzurra filettate doro. Vi erano dei mandarini di secondo e di terzo grado, riconoscibili pei loro cappelli conici adorni dun bottone di corallo o di zaffiro con penne di pavone; dei letterati panciuti, dei comandanti militari che portavano sul petto linsegna duna tigre; dei ricchi che avevano le unghie lunghe parecchi pollici per dimostrare che non avevano bisogno di lavorare.
Sing-Sing presentò ai suoi amici il russo ed il cosacco, poi se li fece sedere accanto, Fedoro a sinistra, posto donore, e Rokoff a destra.
Quasi subito i battenti duna porta saprirono e una folla di servi entrò silenziosamente, portando immense zuppiere, piatti giganteschi, recipienti di ogni specie e salsiere di tutte le forme, deponendole sulla tavola, dinanzi ai convitati.
In Europa non si può avere una idea della ricchezza e della grandiosità dei banchetti cinesi, i quali devono certo superare perfino quelli di Lucullo. Quantunque non siano i cinesi forti mangiatori, in questi pranzi offerti nelle grandi occasioni, spendono somme enormi, perché le portate non devono essere mai meno di trenta ed ognuna composta di tre piatti diversi! Ordinariamente uno è caldo, gli altri due sono freddi, ma questi non servono altro che per accordare ai convitati un po di riposo, non venendo quasi mai toccati. Il cinese non ama che i cibi appena levati dal fuoco e vi fa anche molto onore.
Le pietanze più strane, le più inverosimili e anche le più ributtanti, che un europeo non oserebbe nemmeno guardare senza provare un vero senso di nausea, si succedono.
Il riso è il primo piatto, che viene presto finito dai commensali, aiutandosi con dei bastoncini davorio lunghi venti centimetri, grossi quanto un aculeo districe e che chiamansi Kwai-tsz, ossia «agili ragazzi».
La seconda portata invece incomincia con una zuppa di pollo, con aggiunta di molto pepe, molto sale e aceto, poi si seguono vermi di terra in salamoia, cavallette fritte nel burro, ranocchi, prosciutti di carne, maccheroni, uova sode salate e stantie, mantenute un anno nella calce, deliziose pei palati cinesi.
Poi pallottole di trifoglio, gamberi pestati, pinne di pescecane, piccoli pasticci di carne, lingue danitra in salsa bianca con aglio, zuccherini fritti in un olio puzzolente, oloturie in stufato, radici di zenzero, gemme di bambù sciroppate, e non mancano nemmeno i topi fritti, uno dei piatti più apprezzati dai cinesi.
Il vino nero manca totalmente, quantunque la Cina produca molta uva. Si bevono invece sciroppi dogni specie, liquori di ananas, darancia, e daltri frutti eccellenti.
I convitati, che dovevano prima aver subito un lungo digiuno per far più onore alla tavola dellanfitrione, avevano assalito vigorosamente le prime portate, onde mostrarsi persone bene educate e cercando di rimpinzarsi più che potevano.
Sing-Sing, daltronde, era sempre lì per incoraggiarli. Ad ogni portata, rivolgeva a quello ed a questo dei convitati, che cominciavano a rallentare la foga, dicendogli con un amabile sorriso:
Mio caro amico, voi non avete ancora mangiato nulla. Per caso trovate che la mia cucina non vi va?
No, no rispondeva linterpellato, sbuffando. Sono gonfio come un otre e la vostra cucina è assolutamente deliziosa.
E subito lanfitrione di ripicco:
So, bene che la mia tavola non saprebbe darvi altro che dei cibi appena possibili, ma non ho di meglio. Fatevi coraggio e gli dei vi benediranno; non sdegnate dunque queste pessime vivande.
I vostri cibi sono degni degli dei e quantunque io stia per scoppiare, continuerò tuttavia a far onore al vostro pranzo.
Tutte frasi convenzionali, che si ripetevano su egual tono ad ogni portata, e che dovevano far sudare freddo ai poveri convitati, parecchi dei quali parevano sul punto di scoppiare davvero.
Chi faceva poco onore al pasto, senza però offendere Sing-Sing, erano i due europei. Il cosacco specialmente, non abituato a vedere in tavola né topi, né vermi, né cavallette, quantunque il suo stomaco fosse duna robustezza eccezionale, si era sentito più volte rivoltare glintestini e solo per non far dispiacere allamico che lo teneva docchio, era rimasto al suo posto.
Brontolava incessantemente e faceva certe smorfie e certi occhiacci, da far scoppiare dalle risa Fedoro. Il povero diavolo sudava ben più copiosamente dei convitati cinesi, condannati a rimpinzarsi come oche di Strasburgo, per non mostrarsi maleducati.
Fortunatamente, fra una portata e laltra, vi era un intervallo passabilmente lungo, durante il quale tutti potevano liberamente fumare. Dei giovani valletti, messi a disposizione dei convitati, erano pronti a offrire le pipe, già accese prima ancora che venissero richieste.
Sing-Sing ne dava lesempio. Quando però fumava, Fedoro che lo osservava di frequente, lo vedeva immergersi come in dolorose meditazioni. Pareva che allora dimenticasse perfino i suoi convitati, non sorrideva più e rimaneva parecchi minuti silenzioso.
Fingeva di assaporare il delizioso e profumato tabacco che bruciava nella pipa, ma realmente un pensiero tetro lo tormentava perché la sua fronte si annuvolava e nei suoi occhi si vedeva passare un lampo di terrore. Nondimeno, deposta la pipa, riacquistava prontamente il suo buon umore, sorrideva ai convitati e li incoraggiava incessantemente a far onore alla sua «modesta» cucina. Dopo quindici portate, un gran telone che nascondeva lestremità della sala fu alzato e agli sguardi stupiti del cosacco apparve un palcoscenico, riccamente decorato con baldacchini di seta e di raso, con giganteschi vasi di porcellana pieni di fiori e con panoplie darmi scintillanti.
Fedoro, che cosa avremo ora? chiese al russo. Non bastava il banchetto?
Avremo una rappresentazione rispose Fedoro. Un pranzo senza commedia sarebbe indegno dun ricco cinese e non si esiterebbe ad accusarlo di spilorceria.
È finito il banchetto?
Siamo appena alla metà.
Per le steppe del Don! esclamò Rokoff, con spavento. Hanno il coraggio di mangiare ancora? Non vedete che sono tanto pieni da correre il pericolo di scoppiare? Hanno perfino gli occhi schizzanti dalle orbite!
Troveranno modo di fare stare qualche cosa daltro nel loro stomaco.
E su quel teatro, che cosa rappresenteranno?
Qualche dramma terribile rispose Fedoro. Saranno artisti di vaglia, perché un signore come Sing-Sing non può permettersi di presentare degli attori scadenti.
Delle vere celebrità?
Sì, Rokoff.
Che io non potrò comprendere non avendo che una imperfetta conoscenza della loro lingua.
Dalla loro mimica qualche cosa potrai indovinare.
Unaltra portata!
Non è che la sedicesima disse Fedoro. Tutti piatti dolci.
Sono mandorle quelle che nuotano in quello sciroppo giallastro?
Non te lo dico, altrimenti scapperesti via.
Se non sono fuggito finora! E poi, sono un cosacco e lo stomaco resisterà!
Non dinanzi a quel piatto.
Orsù, Fedoro, dimmi che cosa contiene.
Un pasticcio che farà andare in estasi i convitati. Quelle bestioline color marrone che vedi
Bestioline.
Larve, se ti piace meglio.
Ah! Quali? Indovino! esclamò il cosacco inorridendo.
Larve di bachi da seta macerate nello sciroppo.
Basta, Fedoro! Per le steppe scappo via!
Bada! Non mostrarti maleducato.
È troppo!
Volgi altrove gli occhi. Ecco il primo attore che si mostra.
Fra una miriade di lanterne microscopiche, danzanti su alcuni fili, era comparso un antico armigero in costume ricchissimo, cremisi ed oro, formidabilmente armato, con un cimiero scintillante che voleva rappresentare una testa di leone.
Era Hong-ko, leroe della cavalleria cinese, una specie di cavaliere errante del Medio Evo e che si preparava a vincere imperatori e mandarini, a trucidare spiriti maligni ed a mettere lo scompiglio dappertutto.
Lo seguivano altri armigeri e paggi vestiti da imperatrici e da regine, tutti abbigliati sfarzosamente, acclamanti il formidabile guerriero con profondo entusiasmo.
I convitati si erano appena degnati di gettare uno sguardo sugli attori, i quali avevano cominciato a declamare ed a battagliare fra di loro a gran colpi di spade e di lance. Quantunque pieni come otri, avevano ripreso lena per far onore alle larve dei bachi da seta, uno dei più deliziosi piatti dolci dellinfernale cucina cinese.
Comprendi qualche cosa? chiese Fedoro a Rokoff, il quale pareva interamente assorto a seguire le diverse fasi della commedia o del dramma che fosse.
Sì, che si bastonano maledettamente rispose il cosacco. Mi pare che a questora siano stati uccisi cinque o sei imperatori malvagi e non so quanti spiriti maligni. Un terribile uomo quellarmigero. E le portate, continuano?
Siamo quasi alla fine. Fra poco berremo il tè.
Che cosa stanno mangiando ora? Dei serpenti fritti?
No, mi pare che siano dei ventrigli di passero con occhi di montone allaglio.
Quando avranno finito me lo dirai disse il cosacco. Non oso più guardare la tavola.
Hai torto, perché hanno portato ora un nuovo piatto, che tutti gli europei hanno dichiarato eccellente.
Non mi fido.
Si tratta duna zuppa famosa.
Dove centreranno per lo meno delle code di gatto?