Chi è? chiese don Barrejo.
Non lo sappiamo ancora, però, dal modo con cui storpia le parole, io lo crederei un olandese o un fiammingo.
E che cosa vuole da voi?
Da quando siamo giunti a Panama quelluomo misterioso ci si è appiccicato ai fianchi e ci segue dovunque andiamo, pagandoci anche delle buone bottiglie, colla migliore gentilezza del mondo.
Meno male: non si trovano sempre delle persone generose, disse il taverniere empiendo i bicchieri. Vorrei però sapere perché vi segue con tanta ostinazione.
Io non credo che sia una spia, disse Buttafuoco.
E non avete trovata ancora loccasione di sbarazzarvi di quel signore? Tu, Mendoza, hai sempre avuto la mano lesta.
Non hai mai potuto incontrarlo di sera e solo.
Credi che finisca per entrare?
Certamente, compare.
Allora vedremo se sarà capace di uscire di qui. Ho ricevuto stamane una botte contenente dieci ettolitri di Alicante, e capace di contenere un uomo per quanto sia grosso.
Che cosa vorresti fare? chiese Mendoza.
Farlo sparire dentro quella botte, cosí lAlicante acquisterà un sapore di piú.
Mendoza, che stava in quel momento gustando leccellente Xeres del taverniere, sputò via tutto il vino che aveva in bocca, facendo una brutta smorfia.
Ah! Cane dun taverniere! gridò, fingendosi stomacato. Ci offre del vino dove ha conservato dei morti!
Don Barrejo scappò via, tenendosi il ventre, mentre il bravo biscaglino approfittava del momento per afferrare la bottiglia che gli stava dinanzi e per vuotarla in tre tempi.
In quel momento luomo misterioso ripassò dinanzi alla porta della taverna e si soffermò a guardare dentro.
Eccolo, disse Buttafuoco. In guardia, Mendoza.
La botte è pronta, rispose il biscaglino ridendo. Si conserverà magnificamente là dentro, ma io, per paura che don Barrejo mi offra di quellAlicante, non metterò poi piú i piedi nella taverna dEl Moro.
Questi osti meriterebbero di venire appiccati.
La bella castigliana, vedendo lo sconosciuto mettere la mano sulla maniglia, fu pronta ad aprire la porta, dicendo:
Entrate, señor: il vino è eccellente alla taverna dEl Moro.
Luomo misterioso, che grondava acqua da tutte le parti, si fece innanzi e si tolse il feltro adorno duna vecchia penna, dicendo:
Pona sera, signori: io averfi cercato tutta mattina.
Era un individuo fra i trenta ed i quarantanni, magro come il guascone, colla carnagione bianchissima, i capelli biondissimi, anzi quasi bianchi e gli occhi azzurri.
Nel suo insieme inspirava una certa ripulsione, quantunque potesse benissimo darsi che fosse un galantuomo.
Mendoza e Buttafuoco avevano risposto al saluto, poi il primo si era affrettato a dire:
Scusate, signore, se non ci avete trovati al solito albergo. La pioggia ci ha sorpresi lungo la via e ci siamo rifugiati qui, dove lostessa è amabilissima, loste un bravuomo ed il vino squisitissimo.
Foi permettere a me di tenerfi compagnia?
Con tutto il piacere, disse Buttafuoco.
Luomo misterioso si levò il cappello ed il mantello che erano alla lettera inzuppati, mostrando una draghinassa ed uno di quei pugnali chiamati misericordie.
Don Barrejo si era messo a girare e rigirare attorno al tavolo, fissando quellindividuo sospetto.
Quella curiosità però non parve andare troppo a sangue al fiammingo, poiché volgendosi dun colpo verso il guascone, gli chiese con tono un po piccato:
Foi folete qualche cosa da me?
Niente affatto, signore, rispose prontamente don Barrejo. Aspettavo i vostri preziosissimi ordini.
Io non afere ordini da dare a foi, avete capito? Io befo con gli amici.
Befete pure, mio gentiluomo, rispose il guascone, andando a sedersi, insieme a Panchita, dietro il lunghissimo banco.
Assaggiate, disse Mendoza, porgendo un bicchiere ben colmo alluomo misterioso. Di questo vino non se ne beve nemmeno in Spagna.
Luomo misterioso bevette dun fiato il contenuto, poi fece schioccare la lingua.
Pfiffer! Io mai afere befuto fino cosí buono. Ah!
Oh! fece Mendoza, tornando ad empirgli il bicchiere. Bevete pure, mastro Pfiffer.
Che cosa Pfiffer? chiese il fiammingo.
Non vi chiamate cosí?
Io mai essere stato un Pfiffer.
Avrete qualche nome suppongo, disse Mendoza, versandogli un terzo bicchiere. Io per esempio mi chiamo Rodrigo de Pelotas, ed il mio compagno invece Rodrigo de Peloton.
Il fiammingo guardò bonariamente il biscaglino, con un certo fare da sornione, poi disse:
Pfiffer essere un interca.
Un intercalare, volevate dire. Abbiamo capito, ma non sappiamo ancora come chiamarvi.
Arnoldo Fifferoffih.
Ah! Dei fi fi ce ne sono nel vostro nome. Si poteva quindi chiamarvi benissimo mastro Pfiffer. Si faceva piú presto.
Se folete, chiamatemi cosí.
Eh come va la vita, mastro Fiffer fi fer?
Pene! Pene! rispose il fiammingo. A Panama stare tutti penissimo. Conoscete la città?
Non ancora tutta.
Foi fenite da lontano?
Ma che! Da Nuova Granada.
E per affari?
Dobbiamo comperare cinquanta muli per conto dun ricco baciendero che si crede intenda poi venderli ai filibustieri.
Oh! fece il fiammingo.
Bevete mastro Fiff fiff Questo vino è eccellente.
Oh molto pono! Ostessa pelissima, oste brutto e fino ponissimo.
È stata una vera fortuna scoprire questa taverna cosí fuor di mano, disse Mendoza, il quale, pur chiacchierando, non cessava di empire i bicchieri.
Il fiammingo, quantunque dovesse essere piú abituato a tracannare birra che vino, resisteva tenacemente a Mendoza, però non doveva lottare a lungo con quel formidabile bevitore.
Già le sue esclamazioni simbrogliavano maledettamente, facendo sorridere il silenzioso Buttafuoco, il quale se era avaro di parole non risparmiava nemmeno lui i buoni bicchieri.
Cominciava intanto ad annottare e la pioggia non cessava di scrosciare di fuori, con largo accompagnamento di tuoni e lampi.
Pareva che su Panama, che allora era la regina del Pacifico, si rovesciasse un vero ciclone.
Don Barrejo, dopo aver portato altre bottiglie, accese la fumosa lampada ad olio, poi, ad un segno di Mendoza, chiuse le porte della taverna mettendovi dietro, per sicurezza, una spranga di ferro.
Taferniere, che cosa fate? chiese il fiammingo, il quale si era accorto di quella manovra.
È tardi e chiudo, rispose asciuttamente il guascone.
Noi folere uscire presto.
Con questa pioggia?
Io afere mia testa pesante e folere andare a dormire.
Forse che non cè del buon vino qui? disse Mendoza. Il padrone della taverna dEl Moro è un bravuomo e rimarrà in piedi fino a domani mattina, sempre pronto a servirci.
Io folere andare, ripeté il fiammingo. Pfiffer! Afer befuto troppo.
Ma che! Abbiamo appena cominciato! È vero, don Rodrigo de Peloton?
Buttafuoco fece col capo un gesto affermativo.
Pasta, rispose lostinato fiammingo, prendendo il suo mantellone ed il suo cappello. Pona sera a tutti! Taferniere, aprite.
Pasta, rispose lostinato fiammingo, prendendo il suo mantellone ed il suo cappello. Pona sera a tutti! Taferniere, aprite.
Mendoza allontanò la sedia, subito imitato da Buttafuoco, e due spade brillarono nelle mani dei due avventurieri.
Don Barrejo aveva già preso la sua arrugginita draghinassa, portatagli di nascosto da sua moglie e si era messo dinanzi alla porta.
Pfiffer! esclamò il fiammingo, gettando intorno uno sguardo smarrito. Cosa folere voi, signori? Assassinarmi?
No, mettervi in conserva dentro una botte di Xeres, disse don Barrejo. Mio caro Pfiffero!
Sedete, disse Mendoza, con voce minacciosa, posando la spada sul tavolo. Abbiamo da vuotare altre bottiglie ancora e anche molto da discorrere, amico.
Capitolo II. LE MERAVIGLIOSE TROVATE DUN GUASCONE
Il fiammingo, che si reggeva già male sulle gambe, non avendo la resistenza di Mendoza e di Buttafuoco, abituati alle sfrenate orge dei filibustieri e dei bucanieri, si era lasciato cadere sulla sedia, non cessando di guardare, con spavento, quelle tre spade che gli pareva gli si appuntassero contro il petto.
Pfiffer! esclamò, dopo aver mandato un profondo sospiro.
Questo è cattivo scherzo.
Vingannate, mastro Arnoldo, rispose Mendoza. Questo non è affatto uno scherzo e le nostre spade non sono fatte di burro, bensí di puro acciaio di Toledo temprato nelle acque del Guadalquivir.
Il fiammingo proruppe in una risata.
Datemi da pere, brafo amico.
Finché vorrete, mastro Arnoldo. La cantina dEl Moro è tutta a nostra disposizione, purché vi prepariate a rispondere alle domande che vi farò.
Pene! Pene! Dite dite rispose il fiammingo, riprendendo un po danimo.
Allora, disse Mendoza, ci spiegherete per quale motivo voi ci seguite ostinatamente da tre giorni, comparendoci sempre come un uccellaccio di malaugurio, nei luoghi che frequentiamo.
Foi ed il fostro amico siete molto simpatici.
Ma chi siete voi?
Fe lho detto.
Che cosa fate a Panama?
Niente; fifo di rendita.
Eh, messer Arnoldo, non cercare dingannarci, perché potreste uscire di qui conciato male.
Il fiammingo divenne livido come un cadavere, tuttavia rispose con abbastanza fermezza:
Sono molto ricco.
E per questo vi divertite a pagare da bere alle persone che vi sono simpatiche, disse Mendoza, ironicamente. Compare Arnoldo, non saremo noi che berremmo queste frottole. Sapete come si chiamano nel mio paese le persone che sattaccano alle altre, come tante mignatte, senza perderle mai di vista?
Calantuomini.
No, compare Arnoldo, le chiamano spie.
Il fiammingo prese un bicchiere colmo e lo vuotò lentamente, certo per nascondere la sua emozione.
Spie, disse poi. Io mai afer fatto questo prutto mestiere.
Eppure vi ripeto che voi dovete essere la spia di qualche pezzo grosso di Panama: del marchese di Montelimar per esempio.
Il bicchiere sfuggí dalle mani del fiammingo e si ruppe con fracasso.
Ohé, messer Arnoldo, vi piglia male? chiese don Barrejo.
Siete piú giallo dun limone. Volete che vi faccia preparare da mia moglie della camomilla?
Il fiammingo ebbe uno scatto dira.
Taferniere della malora, occupati del tuo fino tu! gridò.
In questo momento le mie botti non hanno affatto bisogno di me, quindi posso prendermi la libertà di scambiare due chiacchiere anchio.
Ebbene, mastro Arnoldo, proseguí limplacabile Mendoza. Perché, quando ho pronunciato il nome del marchese di Montelimar, le vostre mani sono state prese da un tremito? Vedete bene che la tazza lavete spezzata.
Io pagarla.
Il padrone dEl Moro è generoso e non vi farà pagare niente. Non approfittate però della rottura del bicchiere per cambiare discorso.
Ditemi invece come e dove mha veduto il marchese di Montelimar e come ha fatto a riconoscermi, dopo sei anni che manco da Panama.
Non conoscere marchese di Montelimar, disse il fiammingo asciugandosi la fronte che appariva bagnata di grosse stille di sudore.
Ah! Non volete dirmelo! gridò Mendoza. Vi avverto che quel signor lí, che non parla mai, è uno dei piú famosi bucanieri di Sandomingo, e che io non sono affatto un negoziante di muli, bensí un filibustiere che ne ha fatte di tutti i colori con David e con Raveneau de Lussan.
Questuomo sta male! esclamò don Barrejo. Presto, Panchita, prepara una tazza di camomilla pel signore.
Gli farà molto bene.
Infatti pareva che il fiammingo fosse lí lí per svenire, tanto era pallido e disfatto.
Non vedete che vi tradite? gridò Mendoza. O vi decidete a parlare o vi caccio in gola tutta la vostra misericordia.
Aspetta che abbia almeno bevuta la camomilla, disse don Barrejo, ridendo.
Confessate: lo conoscete il marchese di Montelimar, si o no?
È inutile che vi ostiniate a negare ancora.
Arnoldo fece finalmente col capo un cenno affermativo.
Finalmente! esclamò il biscaglino, mentre Buttafuoco, per dimostrare la sua soddisfazione, tracannava due bicchieri, uno dietro laltro.
Messer Arnoldo, bevete una goccia anche voi di questo vecchio Xeres, che si dice sia stato imbottigliato nientemeno che da papà Noè, disse il guascone porgendogli un altro bicchiere. Vi darà un po danimo e vi rimetterà in gambe, ve lassicura un vecchio taverniere.
Messer Arnoldo, quantunque fosse completamente ubbriaco, non rifiutò il consiglio. Aveva ben bisogno, dopo tante emozioni e tante angosce, di rimettersi un po.
Quando mi ha veduto? riprese Mendoza.
Tre giorni fa, rispose il fiammingo.
Tu sei dunque uno dei suoi confidenti, per sapere queste cose.
Il fiammingo crollò il capo senza rispondere.
Dove? continuò Mendoza, con voce minacciosa.
Sulle calate del porto.
Corpo dun archibugio! esclamò il biscaglino, dandosi un paio di pugni sulla testa. Ed io non mi sono accorto della sua presenza!..
Ti avevo detto di non mostrarti nei luoghi troppo frequentati, disse Buttafuoco.
Sono trascorsi sei anni.
Si vede che non sei troppo cambiato, compare, e che sei rimasto sempre giovane, disse don Barrejo. Che uomo fortunato!
Mendoza si accingeva a riprendere linterrogatorio e savvide che il fiammingo si era abbandonato sulla sedia, lasciando penzolare le sue lunghissime braccia fino quasi a toccare il suolo.
Che sia morto? si chiese.
È briaco fradicio, disse il guascone, il quale si era avvicinato. Oh! Me ne intendo io di sbornie! Questuomo, mio caro, non potrà sciogliere la sua lingua prima di ventiquattro ore.
Lasciamolo pure a digerire il suo vino e facciamo quattro chiacchiere fra noi. Ti dobbiamo delle spiegazioni, don Barrejo.
Le sospiro da tre ore, rispose il taverniere.
Te le avremmo già date, senza la comparsa di questa mignatta.
Una parola, prima, Mendoza, disse Buttafuoco. Come avevi fatto a sapere che questo fiammingo era una spia del marchese di Montelimar?
Io ne sapevo quanto voi, signor Buttafuoco. Avevo avuto semplicemente un vago sospetto ed ho pronunciato il nome del marchese, cosí a caso.