I minatori dell' Alaska - Emilio Salgari 9 стр.


I due mustani, che fino allora li avevano seguiti in piena libertà, spronati vivamente, partirono ventre a terra, guadagnando in pochi minuti più di cinquecento passi sui cavalli già esausti degli inseguitori. Gli altri due li seguivano sempre, pronti a sostituirli correndo ora dinanzi e ora ai fianchi dei due fuggiaschi. Percorso un altro miglio. Bennie si voltò.

Dei quaranta e più indiani, solamente dieci o dodici resistevano ancora; tutti gli altri avevano dovuto arrestarsi e si vedevano dispersi per la prateria, a una distanza tale da far loro perdere ogni speranza di poter dare la caccia alle due capigliature degli uomini bianchi.

 Benissimo! esclamò il cow-boy, allegramente. Ora sono una dozzina ancora, e fra un quarto dora saranno due o tre, e allora faremo parlare unultima volta i fucili. Siete stanco, giovanotto?

 Un poco, lo confesso, rispose Armando.

 Vi domando mezzora, poi vi riposerete, amico.

 Guadagnamo sempre?

 Siamo già a mille metri.

 Che bravi cavalli sono i vostri.

 Sono stati scelti con grande cura. Diavolo! Nella prateria dalle gambe di un cavallo dipende la salvezza del cow-boy. Che disgrazia aver perduto il mio Caribou! Era un cavallo impareggiabile che non potrò mai più sostituire. Al diavolo quei dannati indiani!. Coda Screziata me la pagherà, però, parola di Bennie Blight!

I quattro cavalli, eccitati dai due cavalieri, divoravano intanto lo spazio salendo e scendendo le ondulazioni della pianura. La prateria tendeva allora a cambiare. Alle alte graminacee, alle macchie di erba salvia, di assenzio, di semprevivi campestri, di opunzie nane, alle saponacee e ai buffalo-grass, succedevano boschetti di nocciuoli selvatici, di girasoli splendidi coi loro grandi fiori gialli rivolti al sole, di sommacchi, di salici rossi e di pioppi bianchi del Canada.

 Siamo vicini al lago, disse Bennie. Involontariamente abbiamo descritto un ampio semicerchio che ci ha portati verso le rive orientali del Piccolo lago.

Si voltò e guardò gli indiani. Non ce nerano che tre; tutti gli altri erano rimasti indietro e molto probabilmente avevano raggiunto il grosso della banda, rinunciando alle due capigliature dei bianchi.

 Ah! Ah! esclamò il cow-boy. Si sono finalmente decisi a tornarsene indietro.

 E quei tre? chiese Armando,

 Ora penseremo a loro, tanto più che vedo Coda Screziata. Quel dannato indiano non rinuncerà alla sua vendetta, ne sono certo, ma siamo abili tiratori, è vero. Armando? Saliamo quel poggio e li attenderemo nella pianura. Coraggio, ancora uno sforzo, povere bestie.

I quattro cavalli salirono una collinetta cosparsa di cespugli, poi discesero il versante opposto, arrestandosi presso un gruppo di quercie nere che crescevano sulle rive di un piccolo stagno. Bennie e Armando balzarono a terra coi fucili in mano e attesero la comparsa degli indiani.

 Devo abbattere gli uomini o i cavalli? chiese Armando.

 Gli uomini, giovanotto. Bisogna sopprimerli tutti e tre o seguiranno più tardi le nostre tracce e verranno ad assalirci nel nostro nascondiglio. Ah! Eccoli!

Un indiano era comparso sulla cima della collinetta, seguito subito da Coda Screziata e da un altro. I loro cavalli, bianchi di schiuma, non erano più capaci di reggersi poiché di tratto in tratto incespicavano col pericolo, in caso di una caduta, di non più rialzarsi. Vedendo i due bianchi a terra, i tre indiani mandarono grida di trionfo, credendo che fossero stati costretti a fermarsi per la stanchezza dei mustani. Coda Screziata afferrò il winchester, mentre gli altri due, che erano armati di lance e parevano possedere i migliori cavalli della tribù, si lanciavano giù dalla collina, sterzando furiosamente i loro destrieri. Bennie era balzato fuori dal boschetto seguito dal giovane Armando. Puntò rapidamente il fucile mirando il primo indiano che si trovava a soli trecento passi, poi fece fuoco. Cavallo e cavaliere, colpiti forse contemporaneamente, caddero, scomparendo fra le alte erbe, Un istante dopo, il primo salzò fuggendo a gran galoppo, lasciando a terra il padrone.

 A voi, Armando! gridò Bennie.

Il giovanotto mirava già il secondo indiano che si era arrestato a mezza via, titubante. Lo sparo tu seguito da un urlo di dolore e luomo cadde. Coda Screziata fermò il proprio cavallo e aprì un vero fuoco di fila contro i due bianchi, ma al quinto sparo lo si vide vacillare, poi cadere assieme alla cavalcatura. Bennie, che aveva introdotta una nuova cartuccia nel fucile, aveva fatto fuoco, e, come sempre, non aveva mancato il colpo.

Balzarono sui loro cavalli e si allontanarono a spron battuto, senza udire una voce minacciosa che gridava loro:

 Avrò le vostre capigliature!

IX SULLE RIVE DEL PICCOLO SCHIAVO

Mezzora dopo quellinseguimento ostinato, a cui erano sfuggiti per miracolo, Bennie e il suo compagno giungevano sulle rive del lago, in un luogo riparato da grandi pini e da abeti neri che lanciavano arditamente le loro punte a cinquanta e perfino a sessanta metri daltezza. Essendo stanchi, decisero di fermarsi qualche ora anche per lasciare tempo agli indiani di ritirarsi, temendo dincontrare qualche altra banda sulle rive del lago. Bennie e Armando fecero raccolta di lamponi, si divisero fraternamente tre biscotti che fortunatamente avevano trovati nelle tasche, poi si coricarono in mezzo alle erbe, sorvegliando i cavalli che si erano messi a pascolare. Il luogo pareva assolutamente deserto. Nessuna capanna, nè alcun wigwam si vedeva alzarsi su quelle sponde, nè alcun canotto solcare le placide acque del lago. Anche la selvaggina mancava. Solamente sugli alberi gracchiavano alcuni corvi e si vedevano volare sui rami alcuni colombi selvatici, mentre presso i canneti si udivano strepitare delle coppie duccelli acquatici. Bennie e il suo giovane compagno sostarono una mezzora, tendendo lorecchio per raccogliere i più piccoli rumori che potevano annunciare un ritorno offensivo degli indiani, poi risalirono in sella, riprendendo la corsa.

 Andiamo a raggiungere i compagni disse il cow-boy ad Armando. Dovranno essere assai inquieti per la nostra assenza e chi sa, forse ci crederanno già uccisi e scotennati.

 Credete che abbiano potuto raggiungere il rifugio?

 Non abbiamo sentito alcuna detonazione echeggiare verso quelle rive, buon segno dunque. Ma

 Che cosa avete?

 Sapete che mi tormenta un pensiero?

 E quale?

 Che ho avuto torto a non risalire il colle per vedere se Coda Screziata fosse stato proprio ucciso. Ordinariamente non manco mai i miei colpi di fucile però non sono interamente sicuro della morte di quel furfante

 Anche se non lavete ucciso, credo che nessuna speranza gli rimarrebbe di riprendervi.

 Eh! Giovanotto voi non sapete quanto gli indiani sono cocciuti nelle loro vendette.

 Volete un consiglio, signor Bennie?

 Parlate.

 Venite con noi nellAlaska.

 Il viaggio non mi spaventa, ve lo assicuro quantunque quella regione sia un pò troppo lontana, vorrei però sapere che cosa andremo a fare laggiù.

 Ve lo dirà mio zio.

 Vedete, per me vecchio scorridore delle praterie cacciatore e cercatore doro, poco mi importa essere qua o a casa del diavolo purché ci sia da guadagnare un pò di dollari o un pò di sterline e non mi rinchiudano in una città. Cosa volete? Amo immensamente la vita libera e non vi rinuncerei a nessuna condizione.

 NellAlaska non ci sono città.

 Tanto meglio.

 Verrete con noi?

 E perchè no? Ormai il bestiame è perduto e se tornassi a Edmonton dovrei subire dei rabbuffi da parte del signor Harris il quale malgrado i suoi milioni e le sue mandrie sterminate tiene molto ai suoi buoi e a suoi cavalli.

 Credo che nulla avrete da perdere nel cambio, anzi tutto da guadagnare. Si tratta di raccogliere oro a palate.

 Corna di bisonte! Ecco una parola che fa drizzare gli orecchi, specialmente a un vecchio minatore. Siete certo di questo?

 Sentirete mio zio, signor Bennie.

 Mi mettete in grande curiosità! Eh! Dorso Nero allunga un pò il trotto, mio caro. Mi preme vedere il signor Falcone!

Il cavallo che montava, come se lo avesse compreso accelerò la corsa seguito da quello di Armando e dagli altri due del carro, galoppando al margine della pineta. Quella seconda corsa durò una buona mezzora senza che gli impareggiabili mustani rallentassero un solo istante, sebbene galoppassero da dieci ore con poche soste; ad un tratto Bennie che era diventato silenzioso concentrando la sua attenzione a scrutare il bosco, esclamò improvvisamente:

 Là! Guardate Armando.

 Dove? chiese il giovanotto.

 Dinanzi a noi, presso la riva del lago non vedete quellisolotto distante soli pochi passi dai canneti?

 Dove cresce quellenorme pino?

 Precisamente Armando, dentro quel colosso si nascondono Back e vostro zio.

 Speriamo di trovarli.

 Non ne dubito, Forza, Dorso Nero se vuoi riposare su un buon letto di fresche graminacee e di buffalo-grass.

I due cavalieri ripresero la corsa tenendo però in mano i fucili, non fidandosi completamente della tranquillità che regnava sulle rive del lago. Qualche animale cominciava ad apparire sui margini della foresta e fuggiva frettolosamente allavvicinarsi dei cavalli. In prevalenza erano coyote, ma talvolta si vedeva anche qualche grosso lupo grigio, bestie pericolose, se sono in gruppo, e che osano scagliarsi anche contro gli uomini armati. Il pino gigante intanto ingrandiva a vista docchio. Era una di quelle punte enormi chiamate dagli americani sequoja e dai naturalisti pinnus albertina, che sincontrano di frequente nelle parti occidentali dellAmerica del Nord, specialmente sulle falde della Sierra Nevada, della Nuova California, su quelle della Catena delle Cascate e delle Montagne Rocciose.

Questi colossi se non possono gareggiare coi famosi eucaliptus amygdalina del continente australiano, i quali raggiungono talvolta altezze incredibili, perfino cento e ventisei metri, li superano per circonferenza, la quale può talvolta superare quella dei più famosi baobab dellAfrica. Alla loro base sono così immensi che quaranta uomini non potrebbero abbracciarli. Il pino entro cui dovevano aver trovato rifugio il messicano e lo scotennato non era dei più grandi, pure lanciava la sua cima ad ottanta o novanta metri dal suolo e aveva alla base una tale circonferenza da poter riparare comodamente dodici uomini e altrettanti cavalli. Sorgeva su un isolotto lontano dieci o dodici metri dalla riva, occupandolo quasi tutto con la sua mole straordinaria. Bennie, giunto a circa duecento passi dalla riva, scorse due cavalli che pascolavano liberamente al margine del bosco, e subito li riconobbe.

 Sono quelli che montavano i nostri compagni disse Buon segno!

Aveva appena pronunciate quelle parole quando vide apparire sullisolotto il messicano il quale gridò con voce allegra:

 Ben felice di rivedervi! Erano quattro ore che mi struggevo per lansietà. E gli indiani?

 Tutti rimasti indietro.

 E Coda Screziata?

 Ucciso, almeno lo spero. È arrivato nessuno di quegli idrofobi su queste rive?

 E mio zio? gridò Armando.

 Riposa tranquillamente su un bel fascio derbe fresche. Lasciate i cavalli e venite a riposarvi.

Bennie e Armando scesero di sella, liberarono gli animali dalle bardature, presero i fucili e le rivoltelle, e si affrettarono ad attraversare quel piccolo canale, dove 1acqua era così bassa da non toccare il mezzo metro. Il messicano diede a entrambi una vigorosa stretta di mano, poi li fece girare intorno al colossale albero, arrestandosi dinanzi ad una apertura larga appena due piedi, ma molto alta prodotta dallopera lenta, ma continua del tarlo.

 Accomodatevi nella mia casa.

 La conosco rispose Bennie, ridendo.

Strisciò attraverso lapertura e si trovò in una specie di caverna scavata dentro il gigante, e tanto vasta, da poter contenere quindici persone. Il tarlo aveva danneggiato linterno del pino e il legno, roso, sminuzzato da chissà quanti secoli, era stato ridotto in polvere, che si era accumulata alla base.

In un angolo, comodamente sdraiato su un bel fascio derbe fresche che rendevano più soffice la polvere legnosa, Bennie scorse lo scotennato il quale si sollevò, tendendogli la mano:

 Sono ben contento di rivedervi ancora vivo disse.

 E io di avervi ancora una volta salvato, signor Falcone rispose il cow-boy.

 E Armando?

 Eccomi, zio! gridò il giovanotto, balzando nellinterno e correndogli vicino.

 Signore disse Bennie, rivolgendosi allo scotennato che sorrideva al nipote potete essere orgoglioso di questo bravo giovanotto, ve lo dice un vecchio scorridore di prateria. Corna di bisonte!.... Con un compagno simile andrei anche più lontano dellAlaska, ve lo assicuro.

 Oh! non esagerate, signor Bennie, rispose Armando.

 State zitto, corna di montone! I cow-boys non esagerano nè mentono.

 Lo so che mio nipote è coraggioso, rispose lo scotennato, gettando uno sguardo dorgoglio su Armando. E gli indiani, si sono ritirati?

 Ritengo che Nube Rossa si sia ormai rassegnato a lasciarci in pace. Daltronde lui, che temeva la fame, ha fatto una bella razzia che lo consolerà del dispiacere di non aver potuto scotennarci. Diavolo! Duecento capi di bestiame valgono bene cento bisonti.

 Quale rovina per voi, e tutto per salvarci.

 Non abbiamo perduto nulla, signore, e come dicevo poco fa a vostro nipote, il proprietario è tanto ricco da non accorarsi troppo per tale perdita.

 Mi dispiace però, per la cassa.

 Ancora! esclamò Bennie. Vi è proprio necessaria per andare nellAlaska?

 Sì.

 Allora torneremo a prenderla. Suppongo che gli indiani non lavranno mangiata.

 Nel nostro e nel vostro interesse, quella cassa ci sarà di immensa utilità nellAlaska, se vorremo raccogliere molto oro e molto presto.

 Delloro! Intendi, Back, il signore promette molto oro. Cosa hanno scoperto dunque nellAlaska?

 Delle miniere favolose rispose lo scotennato.

 Ma aspettate! Mi pare di aver udito parlare ad Edmonton di miniere che sarebbero state scoperte nel vecchio possedimento dellImpero Russo, però nessuno voleva prestarvi fede, ritenendo tali notizie inventate per attirare coloni su quelle terre.

 È vero, disse Back.

 No, amici, disse lo scotennato. Quelle notizie erano vere e io ne ho avuta la conferma da un irlandese che ho avuto la fortuna di salvare da morte certa. Quelluomo ritornava dallAlaska, dopo quattro mesi di viaggio, portando con sè centosessanta chilogrammi di oro puro e mi diceva chegli era stato il meno fortunato di tutti quelli che avevano lavorato in quei placers.

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