Il Corsaro, vistolo scomparire, si volse verso il filibustiere, dicendo:
Prepariamoci a piombare sulla pattuglia che ci sta dinanzi. Se riusciamo con un improvviso attacco ad aprirci il passo, forse potremo guadagnare la campagna e poi la foresta.
Si trovavano allora sullangolo della via. La seconda pattuglia, già scorta dal negro, non era lontana piú di trenta passi, mentre la prima non si scorgeva ancora, essendosi forse arrestata.
Teniamoci pronti, disse il Corsaro.
Lo sono, disse il filibustiere, che sera nascosto dietro langolo della casa.
Gli otto alabardieri avevano rallentato il passo come se temessero qualche sorpresa, anzi uno di loro, forse il comandante, aveva detto:
Adagio, giovanotti! Quei bricconi devono trovarsi poco lontano di certo.
Siamo in otto, signor Elvaez, disse un soldato, mentre il taverniere ci ha detto che i filibustieri erano solamente tre.
Ah! Furfante dun oste! mormorò Carmaux. Ci ha traditi! Se mi capita fra le mani gli farò un occhiello nel ventre, e cosí grande da fargli uscire tutto il vino che avrà bevuto in una settimana!
Il Corsaro Nero aveva alzato la sciabola pronto a scagliarsi.
Avanti! urlò.
I due filibustieri si rovesciarono con impeto irresistibile addosso alla pattuglia che stava per svoltare langolo della via, vibrando colpi disperati a destra ed a manca, con rapidità fulminea.
Gli alabardieri, sorpresi da quellimprovviso attacco, non poterono resistere e si gettarono chi da una parte e chi dallaltra, per sottrarsi a quella gragnuola di colpi. Quando si furono rimessi dallo stupore, il Corsaro ed il suo compagno erano già lontani. Accortisi però che avevano avuto da fare con due soli uomini, si slanciarono sulle loro tracce, urlando a squarciagola:
Fermateli! I filibustieri! I filibustieri!
Il Corsaro e Carmaux correvano alla disperata, senza però sapere dove andassero. Si erano cacciati in mezzo ad un dedalo di viuzze e voltavano ad ogni istante angoli di case senza però riuscire a guadagnare la campagna.
Gli abitanti, svegliati dalle urla della pattuglia ed allarmati dalla presenza di quei formidabili scorridori del mare, cosí temuti in tutte le città spagnole dellAmerica, si erano alzati e si udivano porte e finestre aprirsi o chiudersi con fracasso, mentre qualche colpo di fucile rimbombava.
La situazione dei fuggiaschi stava per diventare, da un istante allaltro, disperata; quelle grida e quegli spari potevano spargere lallarme anche nel centro della città e fare accorrere lintera guarnigione.
Tuoni! esclamava Carmaux, galoppando furiosamente. Tutte queste grida di oche spaventate finiranno col perderci! Se non troviamo il modo di gettarci nella campagna, finiremo su una forca con una solida corda al collo.
Sempre correndo, erano allora giunti allestremità duna viuzza la quale pareva che non avesse nessuno sbocco.
Capitano! gridò Carmaux, che si trovava dinanzi. Noi ci siamo cacciati in una trappola.
Che cosa vuoi dire? chiese il Corsaro.
Che la via è chiusa.
Non vi è alcun muro da scalare?
Non vi sono che case alte assai.
Torniamo, Carmaux. Glinseguitori sono ancora lontani e possiamo forse trovare qualche nuova via che ci conduca fuori di città.
Stava per riprendere la corsa, quando disse bruscamente:
No, Carmaux! Mi è balenata una nuova idea nel cervello. Io credo che con un po dastuzia possiamo fare perdere le nostre tracce.
Egli si era rapidamente diretto verso la casa che chiudeva la estremità di quella viuzza. Era quella una modesta abitazione a due piani, costruita parte in muratura e parte in legno, con una piccola terrazza verso la cima, adorna di vasi e di fiori.
Carmaux, disse il Corsaro. Aprimi questa porta.
Ci nascondiamo in questa casa?
Mi sembra il mezzo migliore per fare perdere le nostre tracce ai soldati.
Benissimo, capitano. Diventeremo proprietari senza pagare un soldo di pigione.
Presa la lunga navaja, introdusse la punta nella fessura della porta e facendo forza fece saltare il chiavistello.
I due filibustieri si affrettarono ad entrare, chiudendo tosto la porta, mentre i soldati passavano allestremità della viuzza, urlando sempre a squarciagola:
Fermateli! fermateli!
Brancolando fra loscurità, i due filibustieri giunsero ben presto ad una scala che salirono senza esitare, fermandosi solo sul pianerottolo superiore.
Bisogna vedere dove si va, disse Carmaux, e conoscere gli inquilini. Che brutta sorpresa per quei poveri diavoli!
Estrasse un acciarino ed un pezzo di miccia da cannone e laccese, soffiandovi sopra per ravvivare la fiamma.
To! Vi è una porta aperta, disse.
E qualcuno che russa, aggiunse il Corsaro.
Buon segno! Colui che dorme è una persona pacifica.
Il Corsaro intanto aveva aperta la porta procurando di non fare rumore ed era entrato in una stanza ammobiliata modestamente e dove si vedeva un letto che pareva occupato da una persona.
Prese la miccia, accese una candela che aveva scorta su di una vecchia cassa che doveva servire da canterano, poi si avvicinò al letto ed alzò risolutamente la coperta. Un uomo occupava il posto. Era un vecchietto già calvo, rugoso, dalla pelle incartapecorita e color del mattone, con una barbetta da capra e due baffi arruffati. Dormiva cosí saporitamente da non accorgersi che la stanza era stata illuminata.
Non sarà certamente questuomo che ci darà dei fastidi, disse il Corsaro.
Lo afferrò per un braccio e lo scosse ruvidamente, però dapprima senza successo.
Bisognerà sparargli una trombonata in un orecchio disse Carmaux.
Alla terza scossa però, piú vigorosa delle altre, il vecchio si decise ad aprire gli occhi. Scorgendo quei due uomini armati, si alzò rapidamente a sedere, sgranando due occhi spaventati ed esclamando con voce strozzata dal terrore:
Sono morto!
Ehi, amico! Cè del tempo a morire, disse Carmaux. Mi sembra anzi che ora siate piú vivo di prima.
Chi siete? chiese il Corsaro.
Un povero uomo che non ha mai fatto male a nessuno rispose il vecchio, battendo i denti.
Noi non abbiamo intenzione di farvi del male, se risponderete a quanto vorremo sapere.
Vostra eccellenza non è dunque un ladro?
Sono un filibustiere della Tortue.
Un fili bu stiere! Allora sono morto!
Vi ho detto che non vi si farà nulla di male.
Cosa volete adunque da un povero uomo come me?
Sapere innanzi tutto se siete solo in questa casa.
Sono solo, signore.
Chi abita in questi dintorni?
Dei bravi borghesi.
Che cosa fate voi?
Sono un povero uomo.
Sí, un povero uomo che possiede una casa, mentre io non ho nemmeno un letto, disse Carmaux. Ah! vecchia volpe, tu hai paura per i tuoi denari!
Non ho denari, eccellenza.
Carmaux scoppiò in una risata.
Un filibustiere che diventa eccellenza! Ma questuomo è il piú allegro compare che io abbia mai incontrato.
Il vecchio lo sbirciò di traverso, però si guardò bene dal mostrarsi offeso.
Alle corte, disse il Corsaro, con un tono minaccioso. Che cosa fate voi a Maracaybo?
Sono un povero notaio, signore.
Sta bene: sappi intanto che noi prendiamo alloggio nella tua casa, finché giungerà loccasione di andarcene. Noi non ti faremo male alcuno; bada però che se ci tradisci, la tua testa lascierà il tuo collo. Mi hai compreso?
Ma che cosa volete da me? piagnucolò il disgraziato.
Nulla per ora. Indossa le tue vesti e non mandare un grido o metteremo in esecuzione la minaccia.
Il notaio si affrettò ad obbedire; era però cosí spaventato e tremava tanto, che Carmaux fu costretto ad aiutarlo.
Ora legherai questuomo, disse il Corsaro. Stà attento che non fugga.
Rispondo di lui come di me stesso, capitano. Lo legherò cosí bene che non potrà fare il piú piccolo movimento.
Mentre il filibustiere riduceva allimpotenza il vecchio, il Corsaro aveva aperta la finestra che guardava sulla viuzza, per vedere che cosa succedeva al di fuori.
Pareva che le pattuglie si fossero ormai allontanate, non udendosi piú le loro grida; però delle persone, svegliate da quegli allarmi, si vedevano alle finestre delle case vicine e si udivano chiacchierare ad alta voce.
Avete udito? gridava un omaccione che mostrava un lungo archibugio. Pare che i filibustieri abbiano tentato un colpo sulla città.
È impossibile, risposero alcune voci.
Ho udito i soldati a gridare.
Sono stati messi in fuga?
Lo credo poiché non si ode piú nulla.
Una bella audacia! Entrare in città con tanti soldati che vi sono qui!
Volevano certamente salvare il Corsaro Rosso.
Ed invece lo hanno trovato appiccato.
Che brutta sorpresa per quei ladroni!
Speriamo che i soldati ne prendano degli altri da appiccare disse luomo dellarchibugio. Del legno ce nè ancora per rizzare delle forche. Buona notte, amici! A domani!
Sí, mormorò il Corsaro. Del legno ve nè ancora, ma sulle nostre navi vi sono ancora tante palle da distruggere Maracaybo. Un giorno avrete mie nuove.
Rinchiuse prudentemente la finestra e tornò nella stanza del notaio.
Carmaux intanto aveva frugata tutta la casa ed aveva fatto man bassa sulla dispensa. Il bravuomo si era ricordato che la sera innanzi non aveva avuto tempo di cenare, ed avendo trovato un volatile ed un bel pesce arrostito che forse il povero notaio sera serbato per la colazione, si era affrettato a mettere luno e laltro a disposizione del capitano.
Oltre a quei cibi, aveva scovato, in fondo ad un armadio, alcune bottiglie assai polverose, che portavano le marche dei migliori vini di Spagna: Xéres, Porto, Alicante e anche Madera.
Signore, disse Carmaux, colla sua piú bella voce, rivolgendosi verso il Corsaro, mentre gli spagnuoli corrono dietro alle nostre ombre, date un colpo di dente a questo pesce, una tinca superba di lago, ed assaggiate questo pezzo danitra selvatica. Ho poi scoperto certe bottiglie che il nostro notaio teneva forse per le grandi occasioni, che vi metteranno un po di buon umore addosso. Ah! Si vede che lamico era amante dei liquidi doltre Atlantico! Sentiremo se era di buon gusto.
Grazie, rispose il Corsaro, il quale però era ridiventato tetro.
Si sedette, ma fece poco onore al pasto. Era ritornato silenzioso e triste come già lo avevano quasi sempre visto i filibustieri. Assaggiò il pesce, bevette alcuni bicchieri, poi si alzò bruscamente, mettendosi a passeggiare per la stanza.
Il filibustiere invece non solo divorò il resto, ma vuotò anche un paio di bottiglie con grande disperazione del povero notaio, il quale non finiva di lagnarsi, vedendo consumare cosí presto quei vini che aveva fatto venire, con grandi spese, dalla lontana patria. Il marinaio però, messo di buon umore da quella bevuta, fu tanto gentile da offrirgliene un bicchiere, per fargli passare la paura provata e la rabbia che lo rodeva.
Tuoni! esclamò. Non credevo che la notte dovesse passare cosí allegramente. Trovarsi fra due fuochi e colla minaccia di terminare la vita con una solida corda al collo, e finire invece in mezzo a queste deliziose bottiglie, non era cosa da sperarsi.
Il pericolo non è però ancora passato, mio caro, disse il Corsaro. Chi ci assicura che domani gli spagnuoli, non avendoci piú trovati, non vengano a scovarci? Si sta bene qui, ma amerei meglio trovarmi a bordo della mia Folgore.
Con voi io non ho alcun timore, mio capitano; voi solo valete cento uomini.
Tu forse hai dimenticato che il Governatore di Maracaybo è una vecchia volpe e che tutto oserebbe pure di avermi in sua mano. Sai che fra me e lui si è impegnata una guerra a morte.
Nessuno sa che voi siete qui.
Si potrebbe sospettarlo e poi, hai dimenticato i biscaglini? Io credo che hanno saputo che luccisore di quello spaccone di conte era il fratello del povero Corsaro Rosso e del Verde.
Forse avete ragione, signore. Credete che Morgan ci manderà dei soccorsi?
Il luogotenente non è uomo da abbandonare il suo comandante nelle mani degli spagnuoli. È un audace, un valoroso e non sarei sorpreso se tentasse di forzare il passo, per far piovere sulla città una tempesta di palle.
Sarebbe una pazzia che potrebbe pagare cara, signore.
Eh!.. Quante non ne abbiamo commesse noi, e sempre o quasi sempre con esito fortunato.!
Questo è vero.
Il Corsaro si sedette sorseggiando un bicchiere, poi si alzò e si diresse verso una finestra che sapriva sul pianerottolo e che dominava lintera viuzza. Si era messo in osservazione da una mezzora, quando Carmaux lo vide entrare precipitosamente nella stanza, dicendo:
È sicuro il negro?
È un uomo fidato, comandante.
Incapace di tradirci?
Metterei una mano sul fuoco per lui.
Egli è qui
Lavete veduto?
Ronza nella viuzza.
Bisogna farlo salire, comandante.
E del cadavere di mio fratello, che cosa ne avrà fatto? chiese il Corsaro, aggrottando la fronte.
Quando sarà qui lo sapremo.
Và a chiamarlo, ma sii prudente. Se ti scorgono non risponderei piú della nostra vita.
Lasciate pensare a me, signore, disse Carmaux, con un sorriso. Vi domando solamente dieci minuti di tempo per diventare il notaio di Maracaybo.
CAPITOLO VI. LA SITUAZIONE DEI FILIBUSTIERI SI AGGRAVA
I dieci minuti non erano ancora trascorsi, quando Carmaux lasciava la casa del notaio per mettersi in cerca del negro che il Corsaro aveva veduto ronzare nella viuzza.
In quel brevissimo tempo, il bravo e coraggioso filibustiere si era cosí completamente trasformato, da diventare irriconoscibile. Con pochi colpi di forbice si era accorciata lincolta barba ed i lunghi capelli arruffati, poi aveva indossato lestamente un costume spagnuolo che il notaio doveva aver serbato per le grandi occasioni e che gli si adattava benissimo, essendo entrambi della medesima statura.
Cosí vestito, il terribile scorridore del mare poteva passare per un tranquillo ed onesto borghese di Gibraltar, se non per il notaio stesso. Da uomo prudente però, nelle profonde e comodissime tasche, si era nascosto le pistole, non fidandosi nemmeno di quel costume.
Cosí trasformato, lasciò labitazione come un pacifico cittadino che va a respirare una boccata daria mattutina, guardando in alto per vedere se lalba, già non lontana, si decideva a fugare le tenebre.
La viuzza era deserta, ma se il comandante aveva poco prima scorto il negro, questi non doveva essere andato molto lontano.
In qualche luogo lo scoverò, mormorò il filibustiere. Se compare sacco di carbone sè deciso a ritornare, vuol dire che dei gravi motivi gli hanno impedito di abbandonare Maracaybo. Che quel dannato di Wan Guld abbia saputo che è stato il Corsaro Nero a fare il colpo? Che sia proprio destino che i tre valorosi fratelli debbano cadere tutti nelle mani di quel sinistro vecchio? Ma vivaddio! Noi usciremo di qui per rendergli un giorno dente per dente, occhio per occhio, vita per vita!