Il tesoro della montagna azzurra - Emilio Salgari 4 стр.


 Affidiamoci al destino, mormorò con rassegnazione. Non cè più altro da fare che prepararsi a morire.

Un po fatalista, come quasi tutti gli uomini di mare, si era aggrappato allargano di prora, aspettando con meravigliosa freddezza danimo il colpo mortale che doveva subissare lAndalusia e tutti quelli che la montavano. E quel colpo, disgraziatamente, non era lontano. Non erano trascorsi venti minuti dal secondo turbine, quando sopraggiunse il terzo, il più temuto poiché è quasi sempre il più violento. La colonna dacqua, investita da quella raffica formidabile, filò dritta verso lAndalusia, che presentava in quel momento il suo fianco di tribordo. Si udì uno scroscio orrendo, come se tutto il fasciame avesse ceduto, seguito da urla di spavento, poi la nave fu sollevata e presa fra le spire della gigantesca colonna. Don Pedro aveva chiuso gli occhi per non vedere, chiamando angosciosamente Mina. Il capitano, credendo che tutto fosse finito, aveva tratto una pistola per uccidersi sul ponte della sua nave. Lultima ora invece non era ancora arrivata. La nave seguiva il movimento rotatorio della tromba, ora quasi tutta fuori dallacqua, ora basandosi sulla spuma che formava come lo zoccolo della colonna. A un tratto la nave subì una scossa spaventosa, come un colpo di tallone e si fermò, mentre la tromba ricadeva in mare sollevando onde altissime.

La grande nube, stanca di assorbirla, laveva abbandonata, restituendola alloceano che laveva creata. Per alcuni minuti lAndalusia fu subissata da un diluvio dacqua tale da impedire al suo equipaggio di sapere se galleggiava ancora o se stava scendendo nei profondi abissi del Pacifico; poi, come per incanto, le onde si spianarono e una calma improvvisa, inesplicabile, successe al ciclone.

 Vivi! Ancora vivi! gridò don Pedro.

 Vivi per perderci più tardi, rispose il capitano.

 Ma che cosa è accaduto, don Josè?

 La base della tromba deve aver incontrato sulla marcia qualche scogliera, che per il momento non possiamo vedere, e si è spezzata contro.

 Una vera fortuna.

 Ah! La chiamate così? Non avete udito quello scroscio?

 Certo.

 Era la carena della mia nave che si sfondava.

 Cosa dite, don Josè! esclamò don Pedro che si era fatto pallidissimo.

 Che il tesoro della Montagna Azzurra può essere perduto per voi.

 Questo non lo crederò mai.

 E come andremo a raccoglierlo se la mia nave si è spezzata?

 Voi non siete ancora ben certo se lAndalusia sia assolutamente inservibile.

 Un vecchio marinaio difficilmente si inganna.

 Può essersi aperta semplicemente una falla, facilmente riparabile.

 Uhm! fece il capitano crollando il capo. Se lo scafo non si muove con tutti questi colpi di mare, vuol dire che le punte delle scogliere sono penetrate ben dentro la stiva e che la trattengono. Che squarci devono avere aperto! Aspettiamo che le ondate prodotte dalla tromba si calmino un po e andremo a verificare i danni. Non vi fate però alcuna illusione, don Pedro. Noi non toccheremo certamente la costa della Nuova Caledonia con lAndalusia.

 E le scialuppe?

 Il mare se lè portate via tutte, a quanto pare, poiché non ne vedo neppure una appesa ai paranchi.

 E dovremo rimanere qui aspettando che qualcuno venga a raccoglierci? Sarebbe la perdita del tesoro, poiché don Ramirez nel frattempo ne approfitterebbe per rubarmelo.

 Se si trova, come vi ho detto, in questi paraggi, la bufera avrà investito anche la sua nave, rispose il capitano. E poi il vostro caso mi ha troppo interessato perché io mi rassegni ad attendere qui un soccorso molto problematico. Le navi non osano spingersi fino qui, non avendo commerci da queste parti. Mil Diables! Non troverebbero da imbarcare che degli antropofagi pronti a divorare, con un appetito straordinario, i loro equipaggi.

 Ma se non abbiamo più imbarcazioni!

 Eh, il legname non manca qui, don Pedro, e una zattera si può costruire a mare tranquillo! Aspettiamo: i salti di vento pare che siano cessati. Gli uragani che devastano queste regioni sono terribili, però la loro durata, ordinariamente, è breve.

Il capitano Ulloa non si sbagliava. Spezzatasi la tromba e cessate le raffiche, il mare si calmò rapidamente. Londulazione era sempre fortissima intorno allostacolo che aveva arrestato lAndalusia, che doveva essere qualche scoglio corallifero ancora in formazione, però anche quella non doveva tardare a finire. I cavalloni non si facevano più sentire. Dovevano essersi allontanati verso ponente, sospinti dalle ultime raffiche che li cacciavano verso le coste australiane. Tre ore dopo, mentre il sole sorgeva maestoso, anche la forte ondulazione cessava, lasciando vedere una serie di scoglietti aguzzi, di natura corallifera, che si stendevano a forma di semicerchio intorno allAndalusia.

 Me lero immaginato, disse il capitano a don Pedro, dopo aver fatto il giro della nave, osservando attentamente la scogliera. Eppure questi frangenti che devono aver sventrata lAndalusia, ci hanno forse salvata la vita.

 Lo credete, capitano? chiese il giovane.

 Se la tromba non si fosse spezzata contro questo ostacolo avrebbe continuato la sua corsa vertiginosa senza lasciarci e avremmo finito per fare un gran tuffo in fondo alloceano.

 Non ci troviamo però in troppo buone condizioni.

 Meglio vivi che morti rispose il capitano. Venite don Pedro, e anche tu bosmano. Andiamo a vedere che specie di ferita hanno prodotto queste scogliere alla mia povera nave. Credo che nessun chirurgo potrebbe cucirla.

La visita alla stiva non durò che pochi minuti, poiché lacqua era entrata in così gran quantità dagli squarci apertisi nella chiglia, da raggiungere il frapponte. Sarebbero occorse due pompe a vapore per svuotarla, e poi a che cosa avrebbe servito? Non cerano cantieri, in quel tempo, sulle isole del Pacifico.

 LAndalusia ha terminata la sua carriera, disse il capitano, quando risalì in coperta, ai marinai che si erano raccolti intorno al boccaporto maestro e che laspettavano con angoscia.

 Tutto finito? chiesero.

 La nave è piena dacqua e la carena deve essersi spezzata in vari punti. Non cè più nulla da fare su questo rottame.

 Lo hanno accoltellato, aggiunse il bosmano, che non sembrava molto impressionato per quel disastro.

 E ora, capitano? chiese Mina che si trovava tra i presenti.

 Costruiremo una zattera e fileremo verso Bualabea, rispose il capitano. Cento miglia non ci spaventeranno e fra tre giorni potremo salutare la Costa della Nuova Caledonia e metterci in cerca dei Krahoa della Montagna Azzurra, señorita.

 E se ci cogliesse una nuova tempesta? chiese don Pedro.

 Penserà Dio a levarci, per la seconda volta, dimpiccio e mandarci si interruppe bruscamente, e battendosi la fronte: Reton! esclamò.

 Ebbene, che cosa cè ancora di nuovo? domandò il bosmano.

 Lacqua non avrà invaso il deposito dei viveri?

Una imprecazione sfuggì dalle labbra del marinaio.

 Mil diables!

Poi si slanciò come un pazzo verso il boccaporto di poppa scendendo a precipizio la scala che metteva sotto il quadro. Quando tornò in coperta era pallidissimo.

 Tutto è perduto! esclamò, tendendo i pugni. Ci sono oltre due metri dacqua nella cambusa.

 E se ci cogliesse una nuova tempesta? chiese don Pedro.

 Penserà Dio a levarci, per la seconda volta, dimpiccio e mandarci si interruppe bruscamente, e battendosi la fronte: Reton! esclamò.

 Ebbene, che cosa cè ancora di nuovo? domandò il bosmano.

 Lacqua non avrà invaso il deposito dei viveri?

Una imprecazione sfuggì dalle labbra del marinaio.

 Mil diables!

Poi si slanciò come un pazzo verso il boccaporto di poppa scendendo a precipizio la scala che metteva sotto il quadro. Quando tornò in coperta era pallidissimo.

 Tutto è perduto! esclamò, tendendo i pugni. Ci sono oltre due metri dacqua nella cambusa.

Un profondo silenzio seguì queste parole: il capitano, don Pedro e i marinai apparivano esterrefatti per quella inattesa notizia. Il capitano fu il primo a parlare.

 Nulla neppure nella camera comune? chiese ansiosamente guardando i marinai.

 Io ho due libbre di biscotto, rispose uno.

 Io ho la mia razione di prosciutto salato, soggiunse un secondo.

 Ed io una scatola di acciughe, dichiarò il terzo.

Il capitano attese invano la risposta degli altri.

 E questo è tutto? chiese finalmente, tergendosi il sudore che gli bagnava la fronte.

Nuovo silenzio.

 Amici, non perdiamo un solo secondo e cominciamo la costruzione della zattera. Fortunatamente larmeria è dietro la mia cabina, e quando si hanno delle armi da fuoco si può sempre sperare.

IV. LA ZATTERA

Il capitano aveva appena dato lordine, che già tutto lequipaggio, sotto la direzione del bosmano e del carpentiere di bordo, armatosi di scuri e di seghe, smontava lalberatura e le murate per preparare il materiale necessario alla costruzione della zattera. Lavoravano con vero furore, spronati dal timore di dover soffrire la fame prima di approdare alla Nuova Caledonia. Cento miglia non erano un gran che, ma su una zattera potevano diventare enormemente lunghe. E poi poteva sopraggiungere una nuova bufera. Il sole si era alzato splendido, tuttavia il cielo non era del tutto sgombro verso ponente e il vento soffiava ancora irregolarmente. Anche il barometro non rassicurava troppo e non saliva che con grande fatica. A mezzogiorno i travi inferiori degli alberi, i soli che la tromba marina aveva risparmiati, cadevano in mare, insieme a una enorme quantità di legname strappato alle murate del casotto di poppa, alle cabine del quadro e a un certo numero di barili e di botti destinate a rendere la zattera più leggera. Subito metà dellequipaggio, con il carpentiere, si era impossessato di tutto quel materiale, formando lo scheletro del galleggiante. Fortunatamente il mare era abbastanza tranquillo, ciò che permetteva di procedere rapidamente alla costruzione. Alle tre del pomeriggio la prima piattaforma era finita e alle cinque anche la seconda era a posto, formata con gli usci delle cabine e con i boccaporti.

 È il momento di prendere il largo, disse don Josè che osservava, non senza una certa inquietudine, il cielo. Questa calma non mi persuade affatto e vi dico che di colpi di vento ne avremo ancora, prima di vedere le coste della Nuova Caledonia. Che cosa ne dici tu, bosmano, che hai sempre un barometro in testa?

 Eh! fece il vecchio, facendo un gesto vago. Tutto non deve essere finito, a quanto pare. Imbarchiamoci alla lesta, capitano. Saremo più sicuri sulla zattera che non su questa carcassa immobilizzata.

 Giù le provviste! comandò don Josè.

 Le abbiamo in tasca, risposero i marinai.

 Lacqua?

 Abbiamo già calati tre barili di cento litri ciascuno, disse Reton.

 Prima la señorita, allora.

Mina si aggrappò saldamente a una fune e si calò sulla zattera, sulla quale si trovavano radunati già alcuni marinai che erano occupati a rizzare un pennone che doveva servire a una vela. Pedro fu il secondo, poi a loro volta si calarono i marinai portando le carte e gli strumenti di bordo. Non erano rimasti sullAndalusia che il capitano ed Emanuel.

 Sbrigati, comandò il primo. Che cosa aspetti?

 Se voi capitano me lo permettete, disse il giovane, preferirei rimanere qui a guardia della vostra nave.

 Tu sei pazzo!

 Forse meno di quello che credete, capitano. Mio padre un giorno naufragò non so su quale scogliera della Terra del Fuoco e si salvò solo perché era rimasto a bordo della nave, mentre dei suoi compagni, che si erano affidati a una zattera, non si udì parlare mai più.

 Questione di fortuna.

 Lasciatemi provare dunque.

 Io non ho fiducia nella fortuna e perciò non commetterò la sciocchezza di lasciare qui il mio mozzo Tu non sei ancora un uomo e io rispondo della tua vita. Scendi sulla zattera, ti dico, o ti afferro e di getto giù.

 Capitano! esclamò Emanuel. Ho diciassette anni!

 Se tu ne avessi anche venti non ti lascerei egualmente qui Giù, comando io qui!

Il mozzo borbottò qualcosa, poi vedendo che don Josè avanzava per afferrarlo, si aggrappò alla fune calandosi rapidamente sulla zattera.

 Troveranno il segnale, borbottò, mentre un lampo maligno gli balenava negli occhi nerissimi.

Il capitano, dopo aver percorso tutta la tolda della sua povera nave, si calò a sua volta sul galleggiante, mormorando a più riprese:

 Addio, mia povera Andalusia!

Quando mise i piedi sulla zattera era molto commosso. Diede con voce ferma il comando di troncare la gomena, lultimo legame che ancora li univa allAndalusia. Lalbero, formato da un robusto pennone di gabbia, era stato rizzato, spiegando una vela di pappafico, lunica trovata a bordo. La zattera, investita da un fresco vento di sud-est, si staccò dalla nave, rollando fortemente e lasciando addietro una grossa scia spumeggiante. Avanzava però lentissima, e il bosmano la dirigeva con un lungo remo, che bene o male, gli serviva da timone. Il capitano, dopo aver dato la rotta, avendo portato con sé le bussole e anche gli strumenti necessari per il punto, si era diretto verso poppa dove il carpentiere aveva fatto rizzare un pezzo di murata, per mettere al coperto dalle onde almeno il timoniere. Mina e don Pedro si trovavano là anche loro, luno accanto allaltra, guardando con occhi pieni di tristezza lAndalusia sempre inchiodata sulla scogliera.

 Coraggio, ragazzi, disse don Josè, posando le mani sulle loro spalle. La baia e lisola di Bualabea non sono lontane: se Dio lo permette, fra tre o quattro giorni sbarcheremo alla foce del Diao. E la tribù dei Krahoa e la Montagna Azzurra non si trovano appunto presso le sorgenti di quel fiume?

 Sì, don Josè. rispose il giovane.

 Voi conservate il talismano?

 Lo porto sul mio petto.

 Perdete tutto fuorché quello, poiché altrimenti invece di acquistare il tesoro accumulato da vostro padre, potreste acquistarvi una buona graticola per arrostirvi.

 Lo so che ai kanaki piace la carne umana.

 Mil Diables! La ritengono più squisita di quella dei loro maialetti.

 E non incontreremo, prima di raggiungere la sorgente del Diao, altre tribù che non avranno nulla a che fare con i Krahoa?

 È possibile don Pedro, e per questo ho fatto imbarcare sulla zattera una mezza dozzina di carabine e più di trenta libbre fra polvere, piombo e pallettoni.

 Purché non arrivi prima don Ramirez, osservò Pedro, che era diventato pensieroso. Quello ha del coraggio da vendere e non ha scrupoli.

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