Oh diavolo! mormorò il portoghese. Che quei dayaki abbiano intenzione di venirsi a misurare colle tigri di Mompracem? Non sarà con quelle forze che voi avrete ragione di noi, miei cari. Abbiamo dei buoni pezzi che vi faranno saltare come capre selvatiche.
Purchè non abbiano altre scialuppe nascoste dietro le isole, signor Yanez, disse Sambigliong.
Siamo troppo forti per aver paura di loro, quantunque noi conosciamo laudacia e lo slancio di quegli uomini, figli di pirati e di tagliatori di teste. Ne abbiamo due di quelle casse.
Palle dacciaio armate di punte? Sì, capitano Yanez.
Falle portare in coperta e da ordine a tutti i nostri uomini di calzare stivali di mare se non vorranno guastarsi i piedi. Ed i fasci di spine li hai imbarcati?
Anche quelli.
Falli gettare sulle impagliature tutto intorno al bordo. Se vorranno montare allassalto li udremo a urlare come belve feroci. Pilota!
Padada che si era issato fino sulla coffa del trinchetto per osservare le mosse sospette delle quattro scialuppe era disceso e si era accostato al portoghese guardando obliquamente.
Sai dirmi se quei dayaki posseggono molte barche?
Non ne ho vedute che pochissime sul fiume, rispose il malese.
Credi che tenteranno di abbordarci, approfittando della nostra immobilità?
Non credo, padrone.
Parli sinceramente? Bada che comincio ad avere qualche sospetto su di te e che questo arenamento non mi è sembrato puramente accidentale.
Il malese fece una smorfia come per nascondere il brutto sorriso che stava per spuntargli sulle labbra, poi disse un po risentito:
Non vi ho dato alcun motivo per dubitare della mia lealtà, padrone.
Vedremo in seguito, rispose Yanez. E ora andiamo a trovare quel povero Tangusa, mentre Sambigliong prepara la difesa.
2. Il pellegrino della Mecca
Se quel veliero appariva bellissimo allesterno, tale da poter gareggiare coi più splendidi yachts di quellepoca, linterno, specialmente il quadro di poppa, era addirittura sfarzoso.
La sala centrale sopratutto, che serviva da pranzo e da ricevimento insieme, era ricchissima, con scaffali, tavola e sedie in mogano con intarsi di madreperla e filettature doro, con tappeti persiani in terra e arazzi indiani alle pareti e tende di seta rosa con frangie dargento alle piccole finestre.
Una grande lampada, che pareva di Venezia, pendeva dal soffitto e tutto allintorno, negli spazi nudi, si vedevano splendide collezioni darmi di tutti i paesi.
Coricato su un divano di velluto verde, fasciato dal capo alle piante e avvolto in una grossa coperta di lana bianca, stava lintendente di Tremal-Naik già medicato e rinforzato da qualche buon cordiale.
Sono cessati i dolori, mio bravo Tangusa? gli rispose Yanez.
Kickatany possiede degli unguenti miracolosi, rispose il ferito. Mi ha spalmato tutto il corpo e ora mi sento molto meglio di prima.
Raccontami come è successa la cosa. Innanzi tutto, è sempre al kampong di Pangutaran, lamico Tremal-Naik?
Sì, signor Yanez, e quando lho lasciato stava fortificandosi per resistere ai dayaki fino al vostro arrivo. Quando è giunto a Mompracem il messo che vi abbiamo spedito?
Tre giorni or sono e come vedi noi non abbiamo perduto tempo ad accorrere col nostro miglior legno.
Che cosa pensa la Tigre della Malesia di questa improvvisa insurrezione dei dayaki, che fino a tre settimane or sono guardavano il mio padrone come il loro buon genio?
Abbiamo fatto insieme tante congetture e forse non abbiamo indovinato il vero motivo che ha deciso i dayaki a prendere le armi e a distruggere le fattorie che erano costate tante fatiche a Tremal-Naik. Sei anni di lavoro e più di centomila rupie spese forse inutilmente! Avete qualche sospetto?
Ecco, signore, quanto abbiamo potuto sapere. Un mese fa e probabilmente anche prima, è sbarcato su queste coste un uomo che non sembra appartenere nè alla razza malese, nè a quella bornese, che si diceva fervente mussulmano e portava in testa il turbante verde come tutti coloro che hanno compiuto il pellegrinaggio alla Mecca. Voi sapete, signore, che i dayaki di questa parte dellisola non adorano i geni dei boschi, nè gli spiriti buoni e cattivi come i loro confratelli del sud e che sono invece mussulmani, a loro modo sintende e non meno fanatici di quelli dellIndia centrale. Che cosa abbia dato ad intendere quelluomo a questi selvaggi, nè io nè il mio padrone siamo riusciti a saperlo. Il fatto è che riuscì a fanatizzarli ed indurli a distruggere le fattorie ed a ribellarsi allautorità del signor Tremal-Naik.
Ma che istoria mi racconti tu! esclamò Yanez, che era al colmo della sorpresa.
Una storia tanto vera, signor Yanez, che il mio padrone corre il pericolo di morire abbruciato nel suo kampong assieme alla signorina Darma, se voi non accorrete in suo aiuto.
Luomo dal turbante verde ha aizzato quei selvaggi non solo contro le fattorie
Anche contro il mio padrone e vogliono la sua testa, signor Yanez.
Il portoghese era diventato pallido.
Chi potrà essere quel pellegrino? Quale misterioso motivo lo spinge contro Tremal-Naik? Lhai visto tu?
Sì, mentre scappavo dalle mani dei dayaki.
È giovane, vecchio
Vecchio, signore, alto di statura e magrissimo, un tipo da vero pellegrino che ha fame e sete. E vi è di più ancora che aggrava il mistero, aggiunse il meticcio. Mi hanno detto che due settimane or sono è giunta qui una nave a vapore che portava la bandiera inglese e che il pellegrino ha avuto un lungo colloquio con quel comandante.
È partita subito quella nave?
La mattina seguente ed ho il sospetto che, durante la notte, abbia sbarcato delle armi, perchè ora non pochi dayaki posseggono dei moschetti e anche delle pistole, mentre prima non avevano che delle cerbottane e delle sciabole.
Che gli inglesi centrino in tutta questa faccenda? si domandò Yanez, che appariva molto preoccupato.
Possibile, signor Yanez!
Sai la voce che corre a Labuan? Che il governo inglese abbia intenzione di occupare la nostra isola di Mompracem col pretesto che noi costituiamo un pericolo costante per la sua colonia e di mandarci a occupare qualche altra terra più lontana.
Gli inglesi che devono a voi tanta riconoscenza, per averli sbarazzati dei thugs che infestavano lIndia!
Mio caro, credi tu che un leopardo possa avere della riconoscenza verso una scimmia, supponiamo, che lha sbarazzato degli insetti che lo tormentavano?
No, signore, quei carnivori non hanno quel sentimento.
E non ne avrà nemmeno il governo inglese che viene chiamato il leopardo dellEuropa.
E voi vi lascerete cacciare da Mompracem?
Un sorriso comparve sulle labbra di Yanez. Accese una sigaretta, aspirò due o tre boccate di fumo, poi disse con voce calma:
Non sarebbe già la prima volta che le tigri di Mompracem si mettono in guerra col leopardo inglese. Un giorno hanno tremato e Labuan ha corso il pericolo di vedere i suoi coloni divorati da noi o cacciati in acqua. Non ci lasceremo nè sorprendere, nè sopraffare.
Sandokan ha mandato dei suoi prahos a Tiga ad arruolare uomini? chiese il meticcio.
Che non varranno meno per coraggio, delle ultime tigri di Mompracem rispose Yanez. LInghilterra ci vuole scacciare dalla nostra isola, che da trentanni occupiamo? Si provi e noi metteremo la Malesia intera in fiamme e daremo battaglia, senza quartiere, allinsaziabile leopardo inglese. Vedremo se sarà la Tigre della Malesia che soccomberà nella lotta.
In quel momento si udì la voce di Sambigliong, il mastro della Marianna, a gridare:
In coperta, capitano!
Giungi in buon punto, malese mio, rispose Yanez. Ho appena terminato ora il mio colloquio con Tangusa. Che cosa cè di nuovo?
Savanzano.
I dayaki?
Sì, capitano.
Va bene.
Il portoghese uscì dal quadro, salì la scala e giunse in coperta. Il sole stava allora per tramontare in mezzo ad una nuvola doro, tingendo di rosso il mare, che la brezza lievemente corrugava.
La Marianna era sempre immobile, anzi essendo quello il momento della massima marea bassa, si era un po coricata sul fianco di babordo, in maniera che la coperta rimaneva sbandata.
Verso le isolette che facevano argine allirrompere del fiume, una dozzina di grossi canotti, fra cui quattro doppi, savanzava lentamente verso il mezzo della baia, preceduta da un piccolo praho che era armato dun mirim, un pezzo dartiglieria un po più grosso dei lilà, quantunque fuso allo stesso modo, con ottone grossolano, rame e piombo.
Ah! fece Yanez, colla sua solita flemma. Vogliono misurarsi con noi? Benissimo, avremo polvere in abbondanza da regalare, è vero Sambigliong?
La provvista è copiosa, capitano, rispose il malese.
Noto che savanzano molto adagio. Pare che non abbiano nessuna fretta, mio caro Sambigliong!
Aspettano che la notte scenda.
Prima che la luce se ne fugga vediamo che musi sono. Prese il cannocchiale e lo puntò sul piccolo praho che precedeva sempre la flottiglia delle scialuppe.
Vi erano quindici o venti uomini a bordo, che indossavano labito guerresco; pantaloni stretti, abbottonati allanca e al collo dei piedi, sarong cortissimo, in testa il tudung, un curioso berretto con lunga visiera e molte piume. Alcuni erano armati di fucile; i più avevano invece dei kampilang, quelle pesanti sciabole a doccia dun acciaio finissimo, dei pisau-raut, ossia specie di pugnali dalla lama larga e non serpeggiante come i kriss malesi, e avevano dei grandi scudi di pelle di bufalo di forma quadrata.
Bei tipi, disse Yanez colla sua solita calma.
Sono molti, signore.
Ouff! Un centinaio e mezzo, mio caro Sambigliong.
Si volse guardando la tolda della Marianna.
I suoi quaranta uomini erano tutti ai loro posti di combattimento. Gli artiglieri dietro ai due cannoni da caccia e alle quattro spingarde, i fucilieri dietro alle murate i cui bordi erano coperti di fasci di spine acutissime e gli uomini di manovra, che pel momento non avevano nulla da fare essendo il veliero sempre arenato, sulle coffe muniti di bombe da lanciare a mano e armati di carabine indiane di lunga portata.
Vengano a trovarci! mormorò, visibilmente soddisfatto degli ordini impartiti da Sambigliong.
Il sole stava per scomparire, diffondendo i suoi ultimi raggi e bagnando di luce aurea o rossastra le coste dellimmensa isola e le scogliere contro cui si frangevano rumoreggiando le onde che venivano dal largo.
Il grande globo incandescente calava superbamente in acqua, incendiando un gran ventaglio di nubi al di sopra delle quali sinnalzavano grandi zone doro e lembi ampi di porpora, smaglianti sullazzurro chiaro del cielo.
Finalmente simmerse, quasi bruscamente, infiammando per alcuni istanti tutto lorizzonte, poi quellonda di luce si attenuò rapidamente, non essendovi crepuscoli sotto quelle latitudini, la grande fantasmagoria solare si estinse e le tenebre piombarono avvolgendo la baia, le isole e le coste bornesi.
Buona notte per gli altri e cattiva per noi, disse Yanez, che non aveva potuto fare a meno di contemplare quello splendido tramonto.
Guardò la flottiglia nemica. Il piccolo praho, le doppie scialuppe e quelle semplici affrettavano la corsa.
Siamo pronti? chiese Yanez.
Sì, rispose Sambigliong per tutti.
Allora, Tigrotti di Mompracem, non vi trattengo più.
Il piccolo praho era a buon tiro e copriva le scialuppe che lo seguivano in fila, luna dietro allaltra, per non esporsi al fuoco delle artiglierie della Marianna.
Sambigliong si curvò su uno dei due pezzi da caccia piazzati sul cassero che erano montati su perni giranti onde potessero far fuoco in tutte le direzioni e, dopo aver mirato per qualche istante, fece fuoco, spezzando netto lalbero di trinchetto, il quale cadde sul ponte assieme allimmensa vela.
A quel colpo veramente meraviglioso, urla furiose salzarono sulle scialuppe, poi la prora del legno mutilato a sua volta avvampò.
Il mirim del piccolo veliero aveva risposto al fuoco della Marianna, ma la palla, male diretta, non aveva fatto altro danno che quello di forare il contro fiocco che Yanez non aveva fatto ammainare.
Quei bricconi tirano come i coscritti del mio paese, disse Yanez, che continuava a fumare placidamente, appoggiato alla murata di prora.
A quel secondo sparo tenne dietro una serie di detonazioni secche. Erano i lilà delle doppie scialuppe che appoggiavano il fuoco del piccolo praho.
Quei cannoncini non erano fortunatamente ancora a buon tiro e tutto finì in molto baccano e molto fumo senza nessun danno per la Marianna.
Demolisci il praho, innanzi tutto, Sambigliong, disse Yanez, e cerca di smontare il mirim che è il solo che possa danneggiarci. Sei uomini ai due pezzi da caccia e accelerate il fuoco più
Si era bruscamente interrotto ed aveva lanciato un rapido sguardo verso poppa. Ad un tratto trasalì e fece un gesto di sorpresa.
Sambigliong! esclamò, impallidendo.
Non temete, signor Yanez, il praho fra due minuti sarà fracassato o per lo meno rasato come un pontone.
È il pilota che non vedo più.
Il pilota! esclamò il malese lasciando il pezzo di caccia che era già puntato. Dovè quel briccone?
Yanez aveva attraversata rapidamente la tolda, in preda ad una visibile emozione.
Cerca il pilota! gridò.
Capitano, disse un malese che era al servizio dei due pezzi di poppa, lho veduto or ora scendere nel quadro.
Sambigliong, che forse aveva avuto il medesimo sospetto del portoghese, si era già precipitato giù per la scaletta, impugnando una pistola. Yanez lo aveva subito seguìto mentre i due cannoni da caccia tuonavano contro la flottiglia, con un rimbombo assordante.
Ah! cane! udì gridare.
Sambigliong aveva afferrato il pilota che stava per uscire da una cabina, tenendo in mano un pezzo di corda incatramata accesa.
Che cosa facevi, miserabile? urlò Yanez precipitandosi a sua volta sul malese che tentava di opporre resistenza al mastro.
Il pilota, vedendo il comandante che aveva pure impugnata una pistola e che pareva pronto a fargli scoppiare la testa, era diventato grigiastro, ossia pallido, pure rispose con una certa calma:
Signore, sona disceso per cercare una miccia per le spingarde
Qui, le micce! gridò Yanez. Tu, briccone, cercavi dincendiarci la nave!
Io!
Sambigliong, lega questuomo! comandò il portoghese. Quando avremo battuto i dayaki avrà da fare con noi.
Non occorrono corde, signor Yanez, rispose il mastro. Lo faremo dormire per una dozzina dore, senza che ci dia alcun fastidio.
Afferrò brutalmente per le spalle il pilota che non cercava più di opporre resistenza, e gli compresse coi pollici tesi la nuca, poi gli affondò nel collo, un po al disotto degli angoli mascellari, gli indici ed i medi in modo da stringergli le carotidi contro la colonna vertebrale. Allora si vide una cosa assolutamente strana. Padada stralunò gli occhi e spalancò la bocca come se si fosse manifestato un principio dasfissia, la respirazione gli divenne improvvisamente affannosa, poi rovesciò il capo indietro e sabbandonò fra le braccia del mastro, come se la morte lo avesse colto.