Jolanda, la figlia del Corsaro Nero - Emilio Salgari 9 стр.


Rifletté un momento, poi disse:

«Dobbiamo recarci a Gibraltar senza perdere tempo. So che la squadra spagnola è stata veduta al largo di Puerto de Chimare e potrebbe, da un momento allaltro, giungere qui ed impedirci luscita dalla laguna. Darò ordine ai miei dimbarcarsi oggi stesso, veleggeremo questa sera alla volta di Gibraltar. Conducimi dalla fanciulla, mio bravo Carmaux. Sono impaziente di vederla».

Rientrarono nella sala del Consiglio. Morgan conferì per qualche minuto coi suoi ufficiali, dando gli ordini opportuni, onde prima che le tenebre scendessero, gli equipaggi, i prigionieri e le ricchezze accumulate si trovassero a bordo dei legni; poi seguì Carmaux entrando nel salotto dove si trovava la figlia del Corsaro Nero.

Appena si trovò in presenza della fanciulla, un grido gli sfuggì.

«Mi sembra di vedere in voi, signora» le disse inchinandosi galantemente «il fiero gentiluomo doltremare».

«Siete voi il capitano Morgan?» chiese la fanciulla con voce armoniosa, fissando sul formidabile filibustiere, che empiva ormai già il mondo delle sue audaci imprese, i suoi grandi occhi neri.

«Sì» egli rispose, «Io ero il luogotenente di vostro padre, signora».

«Morgan» disse Jolanda, senza staccare un solo istante i suoi sguardi dal fiero scorridore del mare. «Quante volte ho trovato questo nome nelle memorie lasciate da mio padre! Sapete che io ho lasciato lEuropa, per venire a chiedere la vostra protezione?»

«Contro chi, signora?» chiese il filibustiere.

«Contro il conte di Medina, che mi nega i diritti indiscutibili che io ho sulleredità di mia madre, la duchessa Honorata Wan Guld».

«Se voi, signora, prima di salpare dai porti dellEuropa, mi aveste avvertito delle vostre intenzioni, avrei lasciata la Tortue con una flotta imponente per venirvi ad incontrare allentrata del golfo del Messico. Sarebbe bastata la notizia che la figlia del Corsaro Nero veniva a chiedere la protezione dei Fratelli della Costa, perché tutti i filibustieri della Tortue si mettessero in mare. Vostro padre, o signora, quantunque sia scomparso da molti anni, conta ancora più amici che i più famosi corsari, me compreso».

«Sì» disse la fanciulla con un sospiro. «Mio padre aveva qui, fra gli eroi del mare, ancora molti devoti camerati».

«Signora» disse Morgan con impeto. «Vi hanno usata qualche villania gli spagnoli? Parlate e, parola di Morgan, voi ne avrete pronta vendetta».

Jolanda lo guardò a lungo in silenzio, quasi sorridendo, poi disse: «No».

«Nemmeno il governatore?»

«No».

«Eppure io so che meditava di farvi sparire».

«Farni sparire?»

«Sì, signora».

«Per qual motivo?» chiese la fanciulla con stupore.

«Ve lo dirò in un altro momento».

«Queste parole mi sorprendono. So che il governatore insisteva perché rinunciassi in favore del governo spagnolo ai miei diritti sulle vaste possessioni che appartenevano a mia madre, dopo la morte del duca, mio nonno».

«E avete rinunciato?»

«Oh, mai!»

«Non vi ha minacciato?»

La fanciulla parve riflettere qualche istante, poi disse:

«Mi ha parlato di vendetta, che egli era stato incaricato di compiere».

«Miserabile!» gridò Morgan. «Il giaguaro voleva ingannarvi, prima di divorarvi».

«Dite?» chiese Jolanda.

«Signora, si dice che il governatore sia fuggito a Gibraltar. In questo momento i miei uomini stanno imbarcandosi per andarlo a trovare, non potendo essere io tranquillo finché quelluomo non sarà in mia mano. Vi offro sulla mia nave, che porta il nome glorioso e temuto della invincibile Folgore che comandava vostro padre, un posto. Mi seguirete voi? Sarete sotto la protezione della bandiera dei Fratelli della Costa e nessuno potrà giungere fino a voi, se prima non ci avranno distrutti dal primo allultimo. Accettate?»

«Ho fede nella lealtà dei filibustieri, compagni di mio padre» rispose la fanciulla. «Capitano Morgan, io appartengo alla filibusteria».

«Venite, signora, e si provino gli spagnoli a strapparvi agli scorridori del mare della Tortue».

Capitolo decimo. Il sacco di Gibraltar

La sera stessa, la flotta corsara abbandonava Maracaybo, non lasciando in città che una piccola partita di filibustieri, incaricati di scovare gli abitanti, che dovevano trovarsi ancora in buon numero nascosti nei boschi dei dintorni, e di sorvegliare lentrata della laguna, onde le navi spagnole già segnalate non chiudessero il passo.

Morgan sperava, come già avevano fatto diciassette anni prima il Corsaro Nero, lOlonese ed il Basco, di sorprendere Gibraltar e di averla in sua mano senza troppa resistenza.

Sapeva che la città era risorta più bella e più ricca, in quel periodo di calma relativamente lungo e che gli spagnoli lavevano fortificata. Era quindi quasi certo che il conte di Medina avesse trovato colà un rifugio, non essendovene altri di considerevoli, in quellepoca, in tutta la vasta laguna di Maracaybo.

A mezzanotte, la flotta, forte di sette navi, avendone lasciata una ai filibustieri rimasti a terra, si trovava già in mezzo al lago, avendo il vento favorevole e muoveva velocemente verso la baia de la Mochila, sulle cui rive sorgeva la città!

Morgan, come al solito, guidava in persona la sua nave, essendo più pratico di quei bassifondi. Era daltronde un uomo a cui bastava qualche ora di riposo per rimettersi completamente, tanto era gagliarda la sua fibra.

Carmaux e Wan Stiller, che erano, si può dire, i suoi aiutanti di campo e che godevano la sua completa fiducia, gli tenevano compagnia, fumando dei grossi sigari spagnoli e chiacchierando fra di loro.

La notte, abbastanza chiara, quantunque la luna mancasse, permetteva alla flotta di tenersi al largo dalle numerose isole che ingombravano allora, molto più di adesso, la laguna. I piloti daltronde, seguivano perfettamente la rotta della nave ammiraglia, mantenendosi su una sola linea, non essendo tutti pratici di quelle acque, che nascondevano banchi e bassifondi in gran numero.

Cominciava ad albeggiare, quando la flotta giunse in vista delle coste verdeggianti de la Mochila. Qualche lume si discerneva sullorizzonte, ancora piuttosto fosco, annunciante lentrata del piccolo porto di Gibraltar.

«Carmaux» disse Morgan, che non aveva lasciato, durante tutta la notte, la ribolla del timore. «Ti ricordi ancora del porto?»

«Sì, mio capitano, quantunque siano trascorsi ormai tanti anni».

«Dobbiamo governare a levante?»

«Con una quarta a greco».

«Il tuo piantatore ti ha detto di quali mezzi di difesa può disporre la guarnigione?»

«Quel povero diavolo da ieri mi sembra assolutamente imbecillito e non ha saputo dirmi nulla».

«Lhai imbarcato con noi?»

«Si trova nella mia cabina. È stato a pregarmi dimbarcarlo, mentre io avrei fatto a meno di quel poltrone, che non ha ormai più alcun valore per noi».

«Forse tinganni, mio bravo Carmaux. Può diventare ancora un uomo prezioso, essendo uno dei notabili di Maracaybo e conoscendo il governatore. Ho più fiducia in lui, che in tutti gli altri prigionieri».

«Colla paura che lo ha preso, mi pare che non valga più dun negro. Si è fisso in capo che quel capitano Valera si sia accorto che è stato lui a guidare me e Wan Stiller al monastero e trema continuamente per la sua pelle».

«Lo lasceremo andare senza riscatto».

«Se avrà il coraggio di andarsene» disse lamburghese, ridendo.

«Va a svegliarlo» disse Morgan.

Wan Stiller vuotò la pipa e pochi istanti dopo tornava in coperta, spingendosi innanzi il piantatore.

Il povero uomo pareva che fosse diventato veramente un imbecille. Si vedeva perfino troppo evidentemente che non era mai stato un uomo di guerra.

Il povero uomo pareva che fosse diventato veramente un imbecille. Si vedeva perfino troppo evidentemente che non era mai stato un uomo di guerra.

«Io ho ancora un vecchio conto da saldare con voi» gli disse Morgan, quando se lo vide dinanzi. «Direttamente od indirettamente voi foste la causa dellimpiccagione dei marinai che vi scortavano Non ve lho perdonato, come forse speravate».

«Ah, signore» gemette il povero diavolo. «Voi credete ancora che»

«Basta: ho bisogno di voi».

«Ancora? Allora uccidetemi».

«Vi farò impiccare, se lo desiderate, ma più tardi. Conoscete Gibraltar?»

«Sì, signore».

«Vi mando colà come mio parlamentario».

«Io sono un povero piantatore, senza influenza alcuna».

«Ve la procureremo noi linfluenza che vi manca» disse Morgan, con accento secco «appoggiata dai novantasei cannoni della nostra squadra».

«E se mi uccidessero invece?»

«Sapremo vendicarvi».

«Magro compenso» brontolò don Raffaele. «Se mi trova non mi risparmierà!»

«Chi?»

«Il capitano Valera».

«Tanta paura avete di quelluomo?»

«È lanima dannata del conte di Medina».

«È impossibile che voi lo troviate a Gibraltar» disse Carmaux. «Io sono certo che è rimasto nascosto nei sotterranei del monastero»

«Uhm!» fece il piantatore, crollando il capo. «Non lo conoscete».

«Orsù, finitela colle vostre paure» disse Morgan. «Voi porterete al governatore di Gibraltar un mio messaggio, che ho già scritto, col quale invito la guarnigione e la popolazione a consegnarmi il conte di Medina, sotto pena, in caso di rifiuto, di distruggere la città da cima a fondo. E voi sapete che Morgan ha sempre mantenute le sue promesse».

«E se non fosse ancora giunto, signore?» chiese don Raffaele.

«Mindicheranno dove si è rifugiato. Io daltronde sono convinto che egli si trova già in quella città. Carmaux, fa armare una scialuppa con dodici filibustieri, onde conducano questuomo a terra. Non siamo che a sei miglia dalla costa, e se alle dieci non riceveremo risposta, parola di Morgan, la popolazione si ricorderà per lunghi anni di me e dei filibustieri delle Tortue. A voi la lettera e vauguro buona fortuna, don Raffaele».

«E se anche il governatore di Gibraltar facesse impiccare i vostri uomini?» chiese il piantatore.

«Ci saremo noi a proteggerli colle nostre artiglierie. Daltronde, sbarcherete solo voi. Andate».

Il filibustiere mise la nave attraverso il vento, onde permettere di calare in mare la scialuppa, poi, quando la vide allontanarsi, segnalò alle navi della squadra di stringere la fila e di entrare in porto.

Cosa appena credibile: gli spagnoli di Gibraltar, pur sapendo che i corsari si erano impadroniti di Maracaybo ed avendo già provati gli orrori del saccheggio commessi dallOlonese, non aveva presa misura alcuna per opporre una lunga difesa, sicché alle sette del mattino le sette navi di Morgan poterono entrare tranquillamente nella piccola baia e gettare le àncore dinanzi alle mura ed ai fortini che si prolungavano lungo le rive della laguna.

La scialuppa, dopo daver sbarcato don Raffaele, era tornata a bordo della Folgore, senza essere stata disturbata, però pareva che gli spagnoli, quantunque molto meno numerosi di quelli di Maracaybo, si preparassero alla difesa, vedendoli piazzare le artiglierie di fronte alla squadra e coronare le cime degli spalti e le merlature dei castelli.

Morgan, dopo aver fatto disporre i suoi corsari ai posti di combattimento e daver fatto calare in acqua, bene armate con petrieri, tutte le scialuppe, si era seduto tranquillamente su un mucchio di cordami, sullalto castello di prora della sua nave, aspettando la risposta del governatore.

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