La perla sanguinosa - Emilio Salgari 7 стр.


«Non facciamo rumore, signore. Le sentinelle non indugerebbero a farci fuoco addosso, se qualcuno desse lallarme.»

«È vero ed in questo momento io pensavo al Guercio.»

«Volete spaventarmi signor Will? Non già che io abbia paura. di quelluomo; anzi se me lo vedrò dinanzi non lo risparmierò.»

«Speriamo che dorma. Avanti adagio adagio e bada dove posi i piedi.»

Si gettarono bocconi, strisciando dolcemente, con infinite precauzioni, per timore che il tetto, che sentivano tremare sotto il loro peso, da un momento allaltro cedesse. Di frequente sostavano per ascoltare e per girare uno sguardo pauroso allingiro. Pareva loro di scorgere talora delle ombre umane avanzarsi sotto il viale e di vedere il lampo delle canne delle carabine.

Impiegarono non meno di cinque minuti a percorrere un tratto di pochi metri, poi finalmente si trovarono sullangolo del tetto.

Non vi era che un salto di tre metri da spiccare sopra delle aiole dove i guardiani avevano piantato dellinsalata dEuropa, che cresceva stentatamente, nonostante le assidue cure dei coltivatori. La terra, che veniva smossa ogni giorno, doveva attenuare ogni rumore.

Prima di lasciarsi andare, Will guardò attentamente in tutte le direzioni, temendo che qualche sentinella savanzasse improvvisamente sotto il viale. Non scorgendo nessuno stava per spiccare risolutamente il salto, quando udì a cinquanta o sessanta passi una voce gridare:

«Chi vive?»

I due fuggiaschi, credendosi scoperti, si appiattirono sullorlo del tetto. Una voce che rispose subito alla sentinella li rassicurò:

«Sono io: Jody.»

«Aspetta un momento a saltare, Palicur,» mormorò rapidamente il quartiermastro della Britannia.

Si sporse innanzi e vide il macchinista avanzarsi sotto il viale, portando in mano qualche cosa che rassomigliava a una bottiglia.

Quando scomparve sotto gli alberi, dove lo attendeva il sorvegliante di guardia per bere insieme un sorso di brandy o di gin, Will e Palicur si lasciarono cadere in mezzo alle zolle senza fare alcun rumore, essendo stata la terra smossa di recente.

«Gambe, ora! disse il quartiermastro, e apri bene gli occhi, Palicur. Vi può essere qualche guardiano presso limbarcadero.»

«O il Guercio, disse il malabaro, stringendo i pugni. Sarei lieto di poterlo trovare prima di lasciare per sempre il penitenziario.»

«Per mio conto preferisco non incontrarlo in questo momento, rispose Will. Darebbe lallarme e noi verremmo subito presi. Gettati dietro la siepe e non far rumore.»

Il viale era fiancheggiato da una doppia linea di cespugli che formavano come delle siepi. I due fuggiaschi raggiunsero quella di destra e si misero a strisciare in direzione della spiaggia.

Procedevano cauti, cogli occhi sbarrati e gli orecchi tesi non osando quasi alzare il capo e scostando con infinite precauzioni i rami che impedivano loro il passo. Sulla loro sinistra udivano le voci delle due sentinelle e quella di Jody; dinanzi invece il frangersi monotono dellonda che il mare spingeva incessantemente sulla sabbia.

Avevano ormai percorso tutto il viale e non udivano più le voci dei guardiani, quando scorsero unombra umana immobile dinanzi ad un dammar che cresceva a pochi passi dallimbarcadero.

Will frenò a malapena una bestemmia.

«La via ci è chiusa, mormorò al malabaro. Che cosa fa lì quelluomo? Jody non ci aveva detto che vi era una sentinella anche presso limbarcadero. Come raggiungere la scialuppa senza farci scorgere da quello lì?»

«Signor Will, che sia il Guercio?» chiese il pescatore di perle.

«È venuto anche a me il medesimo sospetto.»

«Se è lui vado a ucciderlo, checché debba accadere,» disse Palicur.

«E guasteresti tutti i nostri affari. Aspetta, vediamo chi è, innanzi tutto.»

Scostò dolcemente i rami e guardò attentamente quelluomo che si trovava a soli dieci passi e che volgeva loro le spalle, stando appoggiato, con ambo le braccia, sulla carabina che aveva la baionetta inastata.

«È un guardiano, disse poi. Il Guercio sarà nella sua baracca a dormire. Non gli darebbero certo unarma da fuoco in mano, anche se è la spia del bagno.»

«Non possiamo passare da unaltra parte?»

«Quelluomo ci scorgerebbe egualmente, poiché la scialuppa è legata dinanzi a lui.»

«Che fare, signor Will? Fra poco Jody sarà qui e la sua presenza potrebbe allarmare quel guardiano.»

«Dammi la tua sbarra,» disse dimprovviso il quartiermastro, con accento risoluto.

«Che cosa volete fare, signor Will?»

«Sorprendere il guardiano e atterrarlo con un colpo solo. Tanto peggio per lui se muore. Se esitiamo, non lasceremo mai più questo inferno.»

«Lasciate fare a me, signor Will; sono più vigoroso di voi, anche se ho il dorso ancora mezzo fracassato. Noi indiani, nelle sorprese, siamo più abili di voi europei»

«Sia, ma sarò pronto a prestarti man forte, e soprattutto non dimentichiamo la carabina e le cartucce di quelluomo. Ci sarà di grande utilità quellarma.».

«Seguitemi, strisciando.»

Il malabaro si gettò a terra e avanzò silenziosamente, trattenendo perfino il respiro. Il guardiano, per fortuna, gli volgeva le spalle e pareva si fosse addormentato sul suo fucile.

La distanza a poco a poco scemava. Il malabaro aveva già impugnato la sbarra di ferro.

Stava per scagliarsi, quando il sorvegliante, allarmato forse da qualche lieve rumore, si volse. Vedendosi dinanzi quelle due ombre, fece latto di alzare il fucile, ma Palicur non gli lasciò il tempo di adoperarlo, né di dare lallarme. La sbarra di ferro gli piombò sul cranio e lo fece stramazzare al suolo come fulminato, senza un sospiro.

Probabilmente non era morto, poiché lelmo doveva aver attutito in gran parte il colpo.

Palicur raccolse la carabina, mentre Will simpossessava della cartuccera che era ben fornita, poi tutti e due si slanciarono verso limbarcadero, dinanzi a cui si cullava dolcemente la scialuppa a vapore. Pareva che nessuno si fosse accorto della caduta del povero sorvegliante; daltronde il rumore prodotto dal corpo nello stramazzare al suolo doveva essere stato soffocato dal frangersi della risacca.

«Da fuoco al forno, Palicur, disse subito Will, porgendogli alcuni zolfanelli, poi getta dentro tanto carbone da riempirlo. È necessario che la macchina abbia molta pressione o noi»

Si interruppe bruscamente. Al largo si udì echeggiare un lungo muggito che pareva prodotto dalla sirena duna nave a vapore. Unimprecazione gli sfuggì:

«Dannato inferno! Chi arriva?»

In quel momento vide unombra precipitarsi fuori da un cespuglio e balzare verso la spiaggia, mentre una voce poco lontana gridava:

«Allarmi! Hanno ucciso Bakson!»

«Jody!» esclamarono ad una voce Will ed il malabaro, riconoscendo quellombra.

Era infatti il macchinista che giungeva, pallido come un morto e trafelato.

«Fuggiamo, disse il mulatto, balzando nella scialuppa. Sta per giungere il Nizam e le sentinelle hanno scoperto il cadavere di Bakson. Lesti! Prendete i remi e corriamo verso la scogliera prima che ci scorgano!»

In quel momento una voce imperiosa urlò con tono di minaccia: «Fermi o sparo!»

«Ai remi, voi! disse il quartiermastro, armando precipitosamente la carabina strappata al sorvegliante. Rispondo io!»

«Fuoco alla macchina, Palicur,» comandò Jody.

«Avvampa già,» rispose il malabaro, mentre un getto di fumo densissimo, che puzzava di petrolio e di materie grasse, sfuggiva dal tube.

«Ai remi, arranca!»

La medesima voce di prima echeggiò nel silenzio della notte:

La medesima voce di prima echeggiò nel silenzio della notte:

«Allarmi! I forzati fuggono!»

Poi un lampo ruppe le tenebre, seguito da una detonazione, e una palla fischiò sopra le teste dei fuggiaschi.

Palicur e Jody si precipitarono sui remi, mentre la macchina cominciava a russare sonoramente. Il quartiermastro della Britannia, coricato sul banco di poppa, colla carabina in mano, aspettava che i sorveglianti di guardia si mostrassero, per aprire a sua volta il fuoco.

Al largo la sirena della nave a vapore continuava a muggire lungamente, per annunciare ai guardiani del penitenziario il suo arrivo. I suoi fanali, verde e rosso sulla prora e bianco sullalbero di trinchetto, splendevano nettamente sul tenebroso orizzonte.

«Quando giungerà, noi avremo lasciato la scogliera e avremo la pressione necessaria per fuggire, e se quella nave vorrà darci la caccia, la faremo correre, disse il macchinista. Forza, Palicur! La scialuppa è pesante, ma fra poco filerà meglio di uno sword-fish

Un secondo sparo lo interruppe.

«Briganti! esclamò. Un po più basso e la mia testa scoppiava come una noce di cocco.»

«A voi! gridò il quartiermastro della Britannia, puntando la carabina. Anche noi siamo armati e abbiamo il diritto di difenderci.»

Un sorvegliante scendeva verso la spiaggia a tutta corsa urlando a squarciagola:

«Allarmi! Allarmi!»

Will puntò il fucile, mirò per qualche istante, poi premette il grilletto lentamente.

Il sorvegliante cadde, mandando un urlo, mentre verso il viale si udivano parecchie voci gridare:

«Dove sono?»

«Verso il bosco?»

«No, scappano sulla scialuppa.»

«Alt! Alt o vi caliamo a fondo!»

«Sì, prendeteci!» gridò il quartiermastro, che aveva ricaricato rapidamente la carabina.

«Da dentro, Palicur! urlò Jody. Il Nizam savanza e può calarci a fondo con un paio di cannonate.»

La scialuppa, spinta da quelle quattro braccia vigorose, in quel frattempo aveva guadagnato tre o quattrocento metri e correva addosso alla punta meridionale della scogliera, dove i fuggiaschi contavano dimbarcare le loro provviste. La pressione necessaria per mettere in moto la macchina non lavevano ancora ottenuta, ma lacqua non doveva tardare a vaporizzarsi, poiché le materie grasse e la legna bagnata abbondantemente di petrolio spandevano, ardendo, un calore intenso.

«Gettati dietro agli scoglietti!» gridò il quartiermastro della Britannia a Jody, vedendo cinque o sei guardiani precipitarsi verso limbarcadero, mentre altri si dirigevano, correndo come cervi, verso il bacino dove stavano le scialuppe del penitenziario. Fra poco ci daranno la caccia.»

«E rimarranno subito indietro, rispose il mulatto, facendo scivolare la barcaccia dietro uno scoglio. La macchina è pronta a funzionare.»

Una scarica partì dalla riva e parecchie palle rasentarono la poppa della scialuppa che era ancora allo scoperto.

«Troppo tardi, miei cari,» gridò Will, deponendo la carabina per prendere anche lui i remi, mentre Jody si slanciava dietro la macchina.

«Abbiamo la pressione?» chiese Palicur.

«Sì, rispose il mulatto. Non ci prenderanno più, ora. Neanche il Nizam può raggiungerci, essendo meno rapido di noi.»

«Presto, imbarchiamo i viveri, comandò Will. Dove sono?»

«Dietro quella punta in un crepaccio Satanasso! Che cosè questo rumore? Udite, signor Will?»

«Che cosa?»

«Dei tonfi.»

Alzarono i remi, mentre lelica della scialuppa cominciava a mordere le acque. Dietro la scogliera che stavano per girare, si udivano infatti dei tonfi, come se dei pezzi di roccia o altre cose precipitassero in acqua. Il quartiermastro raccolse la carabina, mentre Jody toglieva disotto ad un banco una pistola, la sola arma che aveva rubato alla piccola armeria del penitenziario.

«Lancia la scialuppa verso il nascondiglio,» disse Will.

«Ma udite?» chiese Jody.

«Sì: al timone tu, Palicur.»

La scialuppa girò intorno alla punta estrema dellisolotto e si cacciò fra due file di scoglietti, le cui punte emergevano fra le acque tormentate dalla risacca.

Tosto un grido di furore sfuggì al macchinista. Un uomo era uscito in quel momento dal crepaccio che serviva di nascondiglio alle provviste e aveva gettato in mare una cassa di latta, la quale era subito affondata.

«Ah! Miserabile!» urlò Jody, scaricando la pistola.

Luomo che aveva gettato la cassetta mandò un grido, poi balzò verso le rocce superiori, cercando di raggiungere un gruppo di cocchi.

«Il Guercio! urlò Will. Muori, cane!»

Il cingalese che, con quella rapida mossa, era sfuggito al colpo di pistola del macchinista, non poté salvarsi da quello della carabina. La detonazione non si era ancora spenta, che i fuggiaschi lo videro stramazzare dietro la cresta e sparire dallaltra parte dellisolotto gridando:

«Sono morto!»

Poi si udì un tonfo come dun corpo che cade in mare.

Jody balzò subito a terra e si inerpicò fino al crepaccio che formava una minuscola caverna, appena sufficiente a dare asilo a due uomini.

«Ah! Furfante! gridò cacciandosi le mani nei capelli con un gesto disperato. Ha gettato tutto in mare! Ci ha rovinati!»

«Scendi, non fermarti, disse Will. I guardiani giungono! Odo i colpi di remo.»

«Non abbiamo più nemmeno un biscotto. Ha gettato tutto in acqua.»

«Non importa, vieni o saremo presi.»

Il macchinista, comprendendo finalmente che non era quello il momento di disperarsi, ridiscese la riva e balzò nella scialuppa, mentre alcuni spari rimbombavano dallaltra parte della scogliera.

«A tutto vapore, Jody!» comandò il quartiermastro della Britannia. La scialuppa si scostò dalla riva e sallontanò rapidissima verso il sud, mentre sulla cima dellisolotto apparivano alcuni sorveglianti. Nello stesso momento una voce formidabile, quella del Guercio, risuonò altissima fra le tenebre.

«Ci rivedremo, egli gridò, e ti disputerò Juga, cane di Palicur!»

7. La caccia ai fuggiaschi

Lo stupore prodotto da quelle misteriose parole, pronunciate da quelluomo che essi credevano ormai morto in fondo alle acque, fu così profondo, che per qualche minuto i tre fuggiaschi dimenticarono perfino le scialuppe dei sorveglianti, lanciate sulle loro tracce con la speranza di raggiungerli.

«Ti disputerò Juga! Davati ti lancia la sfida!» Come mai quelluomo conosceva la fidanzata infelice del pescatore di perle?

Davati! chi era costui? Non era facile spiegarlo. Solo allora i fuggiaschi compresero che laccanita sorveglianza del cingalese per impedire a loro, o meglio a Palicur, di fuggire aveva un motivo ben diverso da quello che avevano supposto fino a quel giorno.

Il malabaro stava per aprire le labbra, quando il quartiermastro lo prevenne, dicendo:

«Parleremo di ciò più tardi. Abbiamo la pelle da salvare. Ecco che anche il Nizam si mette della partita. Guardiamoci dai suoi cannoni.»

E infatti i fuggiaschi non potevano ritenersi ormai salvi. Quattro scialuppe, montate dai migliori tiratori del penitenziario e dai remiganti più robusti, si erano staccate dalla scogliera e davano vigorosamente la caccia alla barca a vapore.

Non erano però le scialuppe a preoccupare il quartiermastro. La macchina ormai funzionava e quei remi, per quanto poderosamente manovrati, non potevano competere collelica che già girava vorticosamente e che aumentava di momento in momento il numero dei suoi giri.

Назад Дальше