La regina dei Caraibi - Emilio Salgari 6 стр.


Stava per spingersi verso la finestra, quando vide comparire Carmaux. Il bravo filibustiere aveva il viso molto oscuro e lo sguardo inquieto.

«Capitano!» esclamò, correndo verso di lui e stringendolo con ambe le braccia, onde meglio sorreggerlo.

«Si combatte in mare?»

«Sì, Carmaux.»

«Mille squali! E noi siamo qui, assediati, impotenti a portare aiuto alla nostra nave e con voi ferito.»

«Morgan saprà difenderla, mio bravo. Vi sono dei valorosi a bordo e dei buoni cannoni.»

«Ma qui la nostra posizione è insostenibile, capitano.»

«Togliete la scala e salvatevi quassù.»

«È quello che faremo fra poco.»

«Alla finestra, amico. Si combatte fieramente nella baia.»

Un terzo, poi un quarto colpo di cannone erano rimbombati sul mare e si udivano pure frequenti scariche di moschetteria.

Carmaux e Yara portarono, quasi di peso, il Corsaro, facendolo sedere dinanzi alla piccola finestra della torricella. Da quel luogo elevato lo sguardo spaziava liberamente su tutta la città e dominava interamente la baia ed anche un immenso tratto di mare.

La battaglia fra la Folgore e le scialuppe montate dalla guarnigione del fortino, era di già stata impegnata con molto slancio dambe le parti.

La nave, che non voleva abbandonare la baia senza aver prima imbarcato il suo capitano, sera fortemente ancorata a trecento metri dalla spiaggia, presentando agli assalitori il suo tribordo mentre i suoi uomini serano sdraiati dietro alle murate, pronti a tempestare il nemico coi loro lunghi fucili.

I due cannoni da caccia della coperta avevano già tuonato ripetutamente contro i nemici ed i loro colpi non erano andati perduti. Una scialuppa, colpita in pieno da una palla, era stata già sommersa e si vedeva il suo equipaggio a nuotare verso la spiaggia.

Il Corsaro Nero con un solo sguardo si era subito reso conto della situazione.

«La mia Folgore darà molto da fare agli assalitori,» disse. «Fra un quarto dora ben poche scialuppe rimarranno a galla.»

«Temo però, mio capitano, che vi sia sotto qualche cosa di peggio,» disse Carmaux. «Non mi sembra naturale che quelle poche scialuppe muovano allabbordaggio duna nave così formidabilmente armata.»

«Anchio ho questo sospetto, Carmaux. Vedi nulla al largo?»

«No, mio capitano. Come però vedete, la costa è molto alta e quelle scogliere possono nascondere qualche nave.»

«Tu credi?» chiese il Corsaro, con una certa ansietà.

«Che gli spagnuoli attendano qualche aiuto dalla parte del mare.»

«La mia Folgore presa fra due fuochi!»

«Il signor Morgan è uomo da tenere testa a due avversari, signore.»

«Va a soccorrere i tuoi compagni, Carmaux. A me basta Yara.»

«Credo che abbiano bisogno di me,» disse il filibustiere, caricando precipitosamente il fucile.

Mentre Carmaux correva in soccorso dellamburghese e del negro, i quali cominciavano a trovarsi a mal partito in causa dei furiosi e replicati attacchi degli spagnuoli, nella piccola baia la battaglia prendeva proporzioni tremende.

Le scialuppe, non ostante le terribili scariche della nave filibustiera, e le gravi perdite che subivano, correvano animosamente allabbordaggio sostenendosi con un nutrito fuoco di fucileria ed incoraggiandosi con urla assordanti. Già tre scialuppe, sfondate dalle palle della filibustiera, erano andate a picco, pure le altre non si erano arrestate. Si erano disposte in forma di semicerchio per abbordare la nave da diverse parti e facevano forza di remi per giungere sotto i fianchi del legno e mettersi così al riparo dai due cannoni da caccia della coperta che le danneggiavano gravemente con incessanti scariche di mitraglia.

Anche il fortino, che dominava la parte meridionale della piccola baia, non era rimasto inoperoso. Quantunque la sua guarnigione non possedesse che piccoli pezzi di artiglieria, tuonava furiosamente, mandando parecchie palle sul ponte della nave. Non ostante quel doppio attacco, la nave filibustiera pareva se ne ridesse dei suoi avversarii. Sempre ferma sulle sue àncore, avvampava come un vulcano, coprendosi di fumo e di fiamme e facendo coraggiosamente fronte al fortino ed alle scialuppe. I suoi uomini, poi, aiutavano gli artiglieri, tirando con matematica precisione sugli equipaggi delle scialuppe e particolarmente sui rematori. Il Corsaro Nero, appoggiato al davanzale della finestra, seguiva attentamente i diversi episodii della battaglia. Pareva che non provasse più alcun dolore e talvolta si animava, minacciando col pugno ora il fortino ed ora le scialuppe.

«Animo, uomini del mare! gridava. Giù una buona scarica su quella scialuppa che sta per abbordarvi! Là, così va bene! Non sono che nove! Fuoco sul fortino! Smantellate i suoi bastioni e fate saltare le sue artiglierie! Viva la filibusteria!»

«Mio signore, non animatevi così, gli diceva Yara, tentando, ma invano, di farlo sedere. Pensate che siete ferito.

Incoraggiava i suoi valorosi marinai, additava loro i pericoli ed ammoniva ora gli uni ed ora gli altri come si trovasse anche lui sul ponte della nave e come se potessero udire la sua voce. Si era perfino dimenticato di Carmaux, di Wan Stiller e del negro che battagliavano ferocemente contro gli spagnuoli del corridoio.

Ad un tratto un grido terribile gli sfuggì.

«Maledizione!»

Tre scialuppe, non ostante le tremende scariche dei filibustieri, erano giunte sotto la nave, mettendosi al riparo dalle artiglierie, mentre dietro la lunga penisola che si estendeva dinanzi alla baia erano improvvisamente comparse le altissime alberature di due navi.

«Signore!» gridò Yara che aveva pure scorto quei legni. «La vostra Folgore sta per venire presa fra due fuochi!»

Il Corsaro stava per rispondere, quando si videro irrompere nella stanza Carmaux, Moko e lamburghese. Erano ansanti, trafelati e lordi di polvere da sparo. Lultimo aveva anche il volto insanguinato, aveva ricevuto una puntata in mezzo alla fronte.

«Capitano!» gridò Carmaux, mentre Moko ritirava precipitosamente la scala e lamburghese lasciava cadere la botola. «La barricata non tiene più!»

«Sono già entrati gli spagnuoli?» chiese il Corsaro.

«Fra qualche minuto saranno sotto di noi.

«Morte dellinferno! E la Folgore sta per venire presa fra due fuochi!

«Cosa dite, signore?» chiese lamburghese, con spavento.

«Guardate!»

I due filibustieri e Moko serano precipitati verso la finestra.

Le due navi, poco prima segnalate dal Corsaro, erano comparse dinanzi alla baia chiudendo completamente il passo alla Folgore.

Non erano due semplici velieri, bensì due navi dalto bordo, poderosamente armate e montate da numerosissimi equipaggi, due vere navi di combattimento insomma, capaci di misurarsi vantaggiosamente contro una piccola squadra.

I filibustieri della Folgore, guidati da Morgan, non si erano però perduti danimo, nè si erano lasciati sorprendere. Con una celerità prodigiosa avevano issate le àncore e spiegato il trinchetto, la maestra e la gabbia nonchè alcuni fiocchi, mettendosi subito al vento.

Il Corsaro Nero ed i suoi compagni avevano dapprima creduto che Morgan avesse presa leroica risoluzione di scagliare la Folgore contro le due navi prima che si disponessero pel combattimento e tentare, con un attacco fulmineo, di guadagnare lalto mare per sottrarsi allimpari lotta, ma serano subito accorti che tale non era lintenzione dellastuto luogotenente.

La Folgore, approfittando dun colpo di vento, si era dapprima sottratta abilmente allabbordaggio delle prime scialuppe che lavevano di già raggiunta, poi con una bordata erasi spinta entro il piccolo porto, riparandosi dietro un isolotto che sinalzava fra la costa e la penisola, formando una specie di diga.

La Folgore, approfittando dun colpo di vento, si era dapprima sottratta abilmente allabbordaggio delle prime scialuppe che lavevano di già raggiunta, poi con una bordata erasi spinta entro il piccolo porto, riparandosi dietro un isolotto che sinalzava fra la costa e la penisola, formando una specie di diga.

«Ah! Bravo Morgan!» esclamò il signor di Ventimiglia, che aveva ormai capita lardita manovra della Folgore. «Egli salva la mia nave!»

«I due vascelli andranno però a scovarlo anche dietro lisolotto,» disse Carmaux.

«Tinganni, amico,» rispose il signor di Ventimiglia. «Non vi è acqua sufficiente per navi di quella portata.»

«Più tardi impediranno luscita a noi, signore.»

«Questo lo si vedrà, Carmaux.»

Poi si chinò verso terra e parve che ascoltasse con profonda attenzione.

«Mi pare che gli spagnuoli abbiano già sfondata la barricata e che siano entrati.

«Bisogna impedire loro di entrare qui prima daver fatto il segnale,» disse il Corsaro. «È già mezzogiorno.»

«Per otto o nove ore possiamo tenerli lontani, rispose Carmaux. Animo, amici! Barrichiamo la botola e apriamo qualche buco per passare le canne dei nostri archibugi.

Mentre Carmaux ed i suoi compagni facevano i loro preparativi di difesa, le due navi dalto bordo avevano gettato le àncore proprio dinanzi alla baia, tenendosi ad una distanza di duecento metri luna dallaltra e presentando i tribordi verso la costa, onde scaricare delle intere bordate contro la Folgore, nel caso che questa avesse cercato di forzare il blocco.

Morgan però non aveva alcuna intenzione di dare battaglia a quei grossi avversari. Quantunque avesse sotto di sè un equipaggio incanutito fra il fumo delle artiglierie e deciso a tutto, non si sentiva tanto forte da gettarsi sotto ai quaranta e più cannoni delle fregate, tanto più che il capitano era ancora a terra.

Respinte, con alcune scariche bene aggiustate, le scialuppe che avevano tentato di abbordare la Folgore e ridotto al silenzio i pochi cannoni del fortino, aveva fatto calare le àncore dietro allisolotto, tenendo però le vele basse sciolte, onde poter approfittare di qualsiasi avvenimento per forzare il passaggio o per assalire luna o laltra delle due fregate, se si fosse presentata loccasione propizia.

Le due navi nemiche, dopo alcune cannonate inefficaci, avevano messe in acqua alcune imbarcazioni le quali si erano dirette verso il fortino. Probabilmente i loro comandanti andavano ad accordarsi colla guarnigione per un nuovo attacco contro la Folgore.

«La faccenda comincia a diventare seria,» mormorò il Corsaro, che le aveva seguite cogli sguardi. «Se riesco a liberarmi di questi soldati che ci tengono prigionieri, preparerò alle due fregate una ben brutta sorpresa. Vedo una grossa barca ancorata presso lisolotto. Quella servirà magnificamente ai miei progetti. Yara, fanciulla mia, aiutami a tornare a letto.»

«Siete stanco, mio signore?» chiese premurosamente la giovane indiana.

«Sì,» rispose il Corsaro. «Più che le ferite, lemozione mi ha sfinito.»

Si staccò da sè dalla finestra e appoggiandosi con una mano ad una spalla della fanciulla, tornò a coricarsi, mettendosi però dinanzi le pistole e la spada snudata.

«Ebbene, miei bravi, come va?» chiese a Carmaux ed ai suoi due compagni che erano occupati ad aprire dei buchi nella botola.

«Male, capitano, rispose Carmaux. Pare che questi dannati spagnuoli abbiano molta fretta di prenderci.

«Li vedi?»

«Sì, capitano.»

«Sono molti?»

«Una ventina per lo meno.»

In quel momento si udì un colpo così violento che la botola parve si spezzasse.

Carmaux, che stava coricato al suolo, spiando gli spagnuoli da una piccola fessura che aveva aperta nel tavolato, fu pronto ad alzarsi per afferrare larchibugio.

Nella stanza inferiore si udì una voce imperiosa a gridare:

«Dunque, volete arrendervi sì o no?

Carmaux guardò il Corsaro ridendo.

«Rispondi,» gli disse questi.

«E per quale motivo volete che noi cediamo le armi?»

«Non vedete che siete già presi?»

«Veramente non ce ne siamo ancora accorti, » rispose Carmaux.

«Possiamo farvi saltare in aria.»

«E noi gettarvi addosso il pavimento e schiacciarvi tutti.»

«Vi avverto che vi prenderemo egualmente!» urlò lo spagnuolo.

«E noi vi aspettiamo.»

«E che la vostra Folgore è bloccata.»

«Ha dei cannoni che non sono carichi di bombe di cioccolata.»

«Camerati, sfondiamo la botola!» gridò lo spagnuolo.

«Amici, prepariamoci a buttare il pavimento sulla testa di quei signori,» gridò Carmaux. «Faremo di loro una superba marmellata!»

CAPITOLO VI. LARRIVO DEI FILIBUSTIERI

Dopo quello scambio di frasi ironiche e minacciose che dimostravano il buon umore degli assediati e la rabbia impotente degli assedianti, vi fu un breve silenzio che nulla di buono pronosticava. Si capiva che gli spagnuoli si preparavano ad un nuovo e più formidabile attacco per costringere quegli indemoniati filibustieri alla resa. Carmaux ed i suoi compagni, dopo essersi brevemente consigliati col loro capitano, si erano collocati intorno alla botola coi fucili armati, pronti a fare una buona scarica contro gli assalitori. Yara intanto, che sera affacciata alla finestra, aveva recata la buona nuova che tutto era tranquillo nella piccola Baia di Puerto Limon e che le due fregate non avevano abbandonati i loro ancoraggi per tentare di dare addosso alla Folgore.

«Speriamo,» aveva detto il Corsaro. «Se possiamo resistere ancora cinque ore, forse verremo liberati dagli uomini di Morgan.»

Era appena trascorso un minuto, quando un secondo e più violento colpo risuonò sotto la botola, facendo trabalzare le casse che vi erano state accumulate sopra.

Certo gli assedianti avevano adoperata qualche grossa trave, servendosene come dun ariete.

«Mille squali!» esclamò Carmaux. «Se la continuano così, manderanno in aria tutto il pavimento. Cè il pericolo di cadere sulla testa degli assedianti.»

Un terzo colpo, che scosse perfino il letto su cui trovavasi il Corsaro, rimbombò rovesciando parte delle casse e facendo saltare una tavola della botola.

«Fuoco là dentro!» gridò il Corsaro, che aveva impugnato le pistole.

Carmaux, Wan Stiller e Moko puntarono i fucili attraverso lo squarcio e fecero una scarica.

Al di sotto si udirono urla di rabbia e di dolore, poi dei passi precipitosi che si allontanavano.

Appena dispersosi il fumo, Carmaux guardò attraverso la spaccatura e vide disteso al suolo, colle gambe e le braccia rattrappite, un giovane soldato. Presso di lui si vedevano altre macchie di sangue, indizio certo che quella scarica aveva fatto qualche altra vittima e ferite altre persone.

Gli assedianti si erano affrettati a sgombrare la stanza rifugiandosi nel corridoio: però non dovevano essere molto lontani poichè si udivano a chiacchierare.

«Eh! non fidiamoci troppo,» disse Carmaux.

Stava per levarsi, quando una detonazione rimbombò dietro la porta che metteva nel corridoio. Il berretto del filibustiere fu portato via netto.

«Mille diavoli!» esclamò Carmaux, alzandosi sollecitamente. «Pochi centimetri più in basso e quel proiettile mi scoperchiava il cranio.»

«Non sei stato toccato?» gli chiese premurosamente il Corsaro, che aveva udito il sibilo della palla.

«No, capitano,» rispose Carmaux. «Pare che il demonio non voglia cessare dal proteggermi.»

Gli spagnuoli, credendo di aver ucciso quel terribile avversario, si erano affacciati alla porta, tenendosi nascosti dietro i rottami della credenza. Vedendo Wan Stiller ed il negro coi fucili puntati, erano retrocessi, non ignorando lesattezza di tiro di quei fieri scorridori del mare.

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