Bisogna che noi ci impadroniamo del mio rivale.
Dove trovasi quel cane darabo?
In mezzo allaccampamento dHossanieh.
Hum! fe lo sceicco, crollando il capo. Sarà affar serio andarlo a prendere laggiù, ma Fit Debbeud ha nel suo sacco mille astuzie. Bisognerà con qualche pretesto farlo uscire dal campo e poi saltargli addosso.
Lo so, ma non sarà tanto facile.
Il beduino saccarezzò la barba con compiacenza.
Bah! esclamò egli sorridendo. Dove trovasi, innanzi a tutto, la sua amante? Assieme a lui o separata?
Lui trovasi al campo e lei in un tugul dHossanieh.
Allora larabo è nostro. Dal campo al villaggio vi corrono più di mille passi e sono bastanti per portar via il tuo rivale prima che gli Egiziani possano accorrere in suo aiuto e inseguirci.
Ma come lo farai uscire dal campo? Senza un forte motivo non oltrepasserà di notte la linea degli avamposti. Tu sai che hanno paura dei ribelli che si crede che ronzino per la pianura.
Sta a sentire, padron mio, disse lo sceicco riaccendendo il suo seibouk. Questa sera mando uno dei miei uomini alla tenda del tuo rivale, anzi ci andrò io in persona, e lo avviso che la sua amante lo desidera. Linnamorato, che mimmagino sarà cotto, mi crederà e uscirà senzaltro dal campo. Tu comprendi il resto; i miei beduini saranno imboscati dietro a qualche macchia, gli piomberanno addosso, lo atterreranno e lo porteranno via. Quando gli Egiziani accorreranno, noi saremo assai lontani.
Notis stese la mano al bandito che gliela strinse vigorosamente.
Se tu riesci nellimpresa, disse, ti darò tanti talleri da comperare cento fucili e una mandria numerosissima di cammelle.
Lascia fare a me.
Takir, gridò il greco.
Il nubiano, che fumava sul limitare della tenda fu pronto ad accorrere alla chiamata del padrone.
È ora che tu ti metti in viaggio per Chartum, disse Notis. Dirai a mia sorella Elenka come stanno qui le cose e la incaricherai dottenere dal governatore il mio congedo assoluto, poichè bisogna che io sia libero per lottare col mio rivale e vincerlo. Le dirai altresì che si faccia firmare, dallo stesso, una lettera che obblighi Dhafar pascià a condurre Abd-el-Kerim nel basso Sudan, dovesse trascinarvelo colla forza.
Perchè? Non vi capisco.
Lignoro io pure, il perchè, ma potrebbe darsi che questa lettera mi tornasse utilissima. Va, Takir, e ritorna presto con Elenka. Mia sorella è abbastanza ricca e potente per ottenere dal governatore quello che vuole.
Il nubiano girò sui talloni e sallontanò. Poco dopo si udì il sonaglio del suo mahari che indicava che erasi già messo in viaggio.
E ora che facciamo? chiese Notis allo sceicco.
Il sole è ancora alto per dirigerci al campo e io ho una fame da lupo. Pranzeremo allegramente.
Fece distendere dinanzi un tappeto nuovissimo e gettò un leggiero fischio. Un beduino entrò portando sulle spalle, appeso ad una pertica, un agnello intero arrostito e lo depose su di una specie di sporta piatta di foglie di palma.
Bismillah! (in nome di Dio) disse Fit Debbeud, frase abituale che pronunziano sia per cominciare a mangiare, sia per scannare o torturare il loro nemico.
Lo sceicco divise lagnello colle dita, essendo sconosciuta la forchetta presso i beduini, tagliò la pelle brunastra, lucida e croccante, in lunghe striscie e servì Notis, che le assalì vigorosamente inaffiandole con latte di cammella fermentato nella pelle di una capra, che sapeva orribilmente di muschio. Lo sceicco, ogni qualvolta che il greco accostava la tazza alle labbra non mancava mai di dire: saa (alla salute) alla quale frase rispondeva Notis: Allàh y selmek (Dio ti salvi).
Dopo la prima portata, un altro beduino recò un gran vaso di terra, una specie di garahs, vecchio di centanni, nel quale trovavasi un pasticcio di riso nuotante in una salsa giallognola, pepata in modo orribile, con un miscuglio di datteri secchi pestati e di albicocche. Seguì lhamis, composto di pezzetti di carne di pollo e di montone fatti dapprima cuocere in istufato con burro e di poi bagnati con acqua calda e conditi con pepe in gran quantità, sale, datteri e cipolle fatte bollire fino a ridurle a completo discioglimento. Il pasto finì col kus-kussu, o cibo nazionale, preparato con pallottoline di farina piccole come pallini da caccia, condite con una salsa piccante e con una sorsata di bilbel.
In quel frattempo densi nuvoloni serano accavallati nella profondità del cielo e un vento caldissimo sera messo a soffiare, scuotendo fortemente le cime degli alberi e piegando le tende. Loscurità cominciava a farsi rapidamente e prometteva di essere tanto fitta da non poterci vedere a due passi di distanza.
Notis ne fece parola allo sceicco, che finito il pasto, sera rovesciato sui tappeti, fumando flemmaticamente.
Tanto meglio, rispose il beduino. Luragano favorirà la spedizione, e le tenebre proteggeranno la nostra ritirata. Credo anzi che sarà ora di metterci in cammino, e di andar a raccontare allarabo che la sua bella ha fatto un colpo.
Non vi è pericolo che tu, recandoti al campo, abbia a venire scoperto?
Nessuno mi conosce, eppoi, a uno sceicco è permesso di andare dove gli pare e piace senza render conto a chicchessia. Non aver timore che io possa venire preso da quella gente vigliacca. E avutolo in nostre mani, dove lo nasconderemo questo rivale?
A pochi passi da qui vi è un corridoio che mette capo ad una spelonca orribile, umida quanto mai. Ve lo caccieremo dentro e ve lo rinchiuderemo per bene.
Lo sceicco salzò, si gettò a bandoliera il suo lungo moschetto a pietra, imbracciò il suo scudo di pelle di elefante e uscì assieme al greco. I beduini serano raccolti di già attorno ai mahari, in completo arnese di guerra; ad un suo cenno si posero in sella.
Una parola ancora, prima di separarci, disse lo sceicco. Se il tuo rivale mi chiedesse chi mincaricò di rapirlo, che devo rispondergli?
Rimarrai muto come una tomba. Le vendette circuite dal mistero sono le più spaventevoli.
Sta bene, che Allàh ti guardi!
Che Allàh taiuti, rispose Notis,
Lo sceicco salì sul mahari e diede il segnale della partenza. La banda partì alla carriera in direzione dHossanieh.
CAPITOLO VIII. Il prigioniero
Dal sud soffiava un vento impetuosissimo, caldo come se uscisse da un forno acceso, il quale curvava e scuoteva fortemente le palme isolate e le piantagioni di durah e sollevava colonne di fine sabbia che sinnalzavano roteando e correndo per la pianura fino a spezzarsi contro le colline o contro i tugul di Hossanieh. Tratto tratto un lampo abbagliante livido, tremulo, rompeva la fitta tenebrosità, seguito poco dopo da un lungo e lontano stridio, paragonabile al rumore che fa un carico di lamine di latta trascinato a corsa per le vie.
I beduini, col taub tirato in sulla bocca per non avere le fauci riempite dalla sabbia, e ljatagan e le hàrbas (lancie) in mano, per essere pronti a diffendersi, caso mai venissero assaliti, marciando nel più profondo silenzio, in capo ad unora giunsero a un duecento passi dHossanieh, dove fecero alto fra due colline abbastanza elevate per nasconderli.
Fit Debbeud fece legare i mahari in cerchio obbligandoli a inginocchiarsi, pose due uomini di guardia accanto ad essi, e col rimanente della banda si spinse fino nei dintorni del campo egiziano e precisamente dietro ad un macchione dacacie gommifere, dove potevansi imboscare e saltare addosso ad Abd-el-Kerim appena che fosse vicino.
Silenzio, disse lo sceicco, chiamando attorno a sè i suoi uomini, e state ad ascoltare quanto vi dico. Io mi reco al campo egiziano, poichè occorre un uomo astuto e coraggioso per tentare limpresa e saperla condurre a buon fine senza destare sospetti. Vado a prendere larabo, lo conduco fuori del campo e mi dirigo da questa parte; al primo fischio che io mando, tutti adosso e poi via di trotto verso i mahari, Ricordatevi che qui si giuoca la pelle.
Sta bene, risposero in coro i banditi.
E gli Egiziani? chiese uno di essi. Sono distanti appena ottocento passi.
Fit Debbeud alzò le spalle e un sorriso sprezzante sfiorò le sue labbra.
Gli Egiziani non si muoveranno, ve lo dico io, dissegli. Urleranno come cani, ma non ardiranno inseguire Fit Debbeud e i suoi beduini.
Si sbarazzò del coftan e dellarchibuso, armò le pistole che si passò nella cintola, si assicurò se ljatagan scorreva nella guaina e marciò dritto verso gli avamposti egiziani che bivaccavano al chiarore dei fuochi a gran pena tenuti accesi.
Chi va là? gridò una sentinella prendendolo di mira.
Getta abbasso il tuo fucile che mi reco dal tenente Abd-el-Kerim, rispose il bandito. Anzi conducimi alla sua tenda se non vuoi che Dhafar pascià ti faccia accarezzare le spalle col corbach (staffile di pelle dippopotamo).
Ad un fischio della sentinella un soldato accorse e il bandito fu fatto entrare nel campo e accompagnato verso la tenda dellarabo.
Se tu sai, Abd-el-Kerim, trovasi solo nella sua tenda? chiese Debbeud al soldato che lo precedeva.
Credo che sia col capitano Hassarn.
Chi è questo capitano?
Lamico del tenente Abd-el-Kerim.
Il bandito aggrottò la fronte o fece un gesto dispettoso.
La faccenda comincia a diventare imbrogliata, mormorò egli. Se questo Hassarn seguisse lamico? BAllai! (Perdio!) Sarà difficile rapirli tutti e due e poi, per che farne dellaltro? Se ci secca gli passeremo una scimitarra attraverso il corpo e lo manderemo diritto in paradiso a tener compagnia al Profeta.
Fermati, disse il soldato, arrestandosi dinanzi ad una tenda.
Spicciati, rispose il bandito. Digli che io vengo da Hossanieh e che mi manda una bella donna che si chiama alto là, amico mio.
Il soldato entrò nella tenda e poco dopo uscì.
Il tenente ti aspetta, entra, gli disse.
È solo?
No, col capitano Hassarn.
Lo sceicco cacciò fuori una bestemmia, ma non si smarrì. Colla testa alta e colle mani sui calci delle pistole si fece innanzi e si fermò dinanzi allarabo che stava sdraiato su di un tappeto, vicino ad Hassarn. I tre uomini si esaminarono con curiosità e quasi con diffidenza.
Tu hai detto di venire da Hossanieh, non è vero? chiese Abd-el-Kerim.
Sì, e mi mandò una donna che tu conosci, rispose Debbeud, sbirciando di traverso i due uomini.
Abd-el-Kerim si scosse e salzò come spinto da una molla.
Chi è quella donna? chiese egli, avvicinandoglisi.
Credo che si chiami Fathma.
Ed essa ti mandò da me? È impossibile!
Fit Debbeud, quantunque fosse coraggioso, fremette, e si guardò indietro per essere pronto a prendere il largo.
Cosa ci trovi di strano? chiese egli, esitando.
Fathma ha degli schiavi a sua disposizione.
Si vede che ha preferito mandar me, ecco tutto.
E sai che vuole da me? Corre forse qualche pericolo? domandò larabo con ansietà.
Lignoro, rispose Debbeud. Credo però che farai bene a venire subito a Hossanieh. Mi pareva assai agitata.
Abd-el-Kerim guardò Hassarn che non staccava gli occhi dal volto dello sceicco.
Che ne dici, Hassarn? gli chiese.
Non so quale pericolo possa correre Fathma, ora che Notis è morto, tuttavia si può andare a vedere ciò che desidera. Chi sa!
Abd-el-Kerim cinse la scimitarra e si pose in capo il fez. Hassarn lo fermò nel momento che stava per seguire il bandito.
Abd-el-Kerim, gli disse sottovoce. Sta in guardia.
Che temi? Ho la mia scimitarra e questo sceicco mi pare che non sia un uomo capace di arrischiare la sua vita contro di me.
Può darsi; ad ogni modo ti terrò docchio fino alla casupola.
Debbeud e larabo uscirono. Faceva sempre oscuro assai e il vento soffiava con maggior violenza facendo ondeggiare le tende degli accampati e atterrandone più duna; in cielo correvano densi nuvoloni che saccavallavano confusamente e il tuono rullava in lontananza.
Fit Debbeud precedette larabo fino agli avamposti, poi gli si collocò a fianco colla dritta sullimpugnatura delljatagan.
Soffia il simum, dissegli poco dopo.
Lo sento, rispose Abd-el-Kerim distrattamente.
Credo che faremo bene a tenerci sotto le colline per non inghiottire una porzione di sabbia e per non diventare ciechi.
Come vuoi.
Un lampo rischiarò la pianura e sotto la macchia dove si tenevano imboscati i beduini, brillarono delle armi. Abd-el-Kerim si fermò.
Chi si tiene sotto quel macchione? dissegli.
Alcuni basci-bozuk, rispose Fit Debbeud. Gli ho veduti poco fa quando passava accanto a quel gruppo di acacie.
Sei sicuro di non esserti ingannato? Si dice che alla notte alcuni ribelli vengono a ronzare attorno al campo.
Ho parlato con loro e minviarono la buona notte. Non hai nulla a temere, tenente. Allunghiamo il passo.
Erano giunti a pochi passi dalla macchia. Fit Debbeud si mise a zuffolare unaria dongolese; dun tratto passò dietro allarabo e lafferrò per le braccia tentando con una brusca scossa di rovesciarlo.
Abd-el-Kerim, che per lavvertimento dHassarn tenevasi in guardia, fu pronto, con una vigorosa strappata, a liberarsi e a fare un salto indietro.
Ah! traditore! esclamò egli, sguainando la scimitarra.
Lo sceicco lo caricò furiosamente colljatagan, spiccando salti da leone, girandogli vertiginosamente attorno per colpirlo alle spalle. Vibrò tre o quattro colpi che furono ribattuti, ricevendo anzi una scalfittura in una spalla.