La favorita del Mahdi - Emilio Salgari 13 стр.


Elenka sappoggiò al muro e lo guardò con occhio smarrito per qualche istante.

Sei pazzo, Abd-el-Kerim, disse di poi con voce che tremava.

Che vuoi da me, esecrabile donna, che vuoi? Ogni legame fu infranto, un abisso fu scavato fra noi, non sono più tuo, vattene e lasciami morire in pace giacchè fosti senza pietà nella tua abbominevole vendetta!

La greca lo guardò con ispavento e sentì mancarsi le forze dinanzi allaccusa che era mille miglia lontana dallaspettarsi. Come mai larabo sapeva che era stato cacciato in quellorrido sotterraneo per vendetta che egli attribuiva a lei? Era un semplice sospetto oppure qualche spia gli aveva comunicato qualche cosa? Elenka si chiese per la seconda volta se sognasse.

Abd-el-Kerim, dissella facendo uno sforzo straordinario per dominare il suo sgomento. Tu mi accusi a torto te lo giuro. Io veniva a questa volta per recarmi al campo dHossanieh colla speranza di trovarti e di riannodare lamore che in un momento di follia spezzasti. Un beduino mi narrò come passando di qui avesse udito dei gemiti e maffrettai a discendere. Vengo a liberarti non per vendicarmi.

Taci, Elenka, taci, disse larabo con impeto selvaggio.

Abd-el-Kerim, ti prego, ritorna in te, allontana questi sospetti che per me sono altrettanti pugnali che mi straziano il cuore.

Larabo la guardò torvamente, poi le si avvicinò e afferrandola bruscamente per le braccia la scosse con furore.

Ero là, dissegli, che attendeva la morte, quando udii il bandito che mi cacciò quaggiù gridare: Olà, ecco Elenka!.... Aveva una benda agli occhi, ma in quel momento mi cadde: compresi tutto, tutto!

Elenka gettò un grido dangoscia. Larabo con una violenta spinta la mandò a cadere sulle ginocchia, presso la porta.

Sciagurata! esclamò egli con profondo disprezzo.

Nel sotterraneo regnò un lungo silenzio rotto solo dallaffannoso respirar della greca e dal monotono rumore delle goccie dacqua che battevano sulla viva roccia.

Abd-el-Kerim, mormorò Elenka con voce rotta. Abd-el-Kerim!

Larabo le volse le spalle e si rinchiuse in un feroce silenzio.

Ebbene sì, continuò la greca, fui io a rinchiuderti in questa prigione, ma non ti torturai; fu il bandito Fit Debbeud. Avevo paura che tu mi fuggissi, la gelosia, mi acciecò e ti volli in mia mano prima che nel tuo cuore si spegnesse lultima scintilla di amore che ardeva per me. Fui colpevole, lo so, fui miserabile, fui terribile nella mia vendetta, ma tu mi avevi fatta diventare una iena assetata di sangue Abd-el-Kerim, perdonami in memoria di quellamore che....

Quellamore sè spento nel mio cuore, linterruppe larabo sordamente.

Oh! non è possibile, non lo voglio credere, tu mi ami ancora.

No! No!

Ma che ti feci mai io, perchè tu avessi a dimenticarti di me? Non ti ricordi adunque, di quelle notti serene e beate, quando io stava seduta sulle sponde del Bahr-el-Abied sotto la misteriosa ombra dei palmizi e che tu sdraiato ai miei piedi mi giuravi eterno amore, mi promettevi felicità sconfinate? Non ti rammenti più adunque di quei felici momenti, quando tu suonavi la rabâda e mi cantavi le canzoni del tuo paese frammischiandovi dolci parole damore? Tu allora mi ammiravi, tu allora adoravi la superba Elenka che avevi vinta e domata colla potenza dei tuoi profondi sguardi, del tuo immenso bene, del tuo coraggio. Sono adunque diventata sì orribile al tuo sguardo?

Non parlarmi di giuramenti che io li ho infranti.

Non ti parlo di giuramenti, ma solo di memorie.

Le ho estirpate dal mio cuore.

Sei proprio inesorabile con me, colla donna che tu un tempo idolatravi? Tu, che mhai assassinato il fratello, lunico uomo che mi proteggesse, lunico che mi rimaneva al mondo della mia famiglia, vuoi per di più far impazzir me, vuoi far morire anche me! Ah! Abd-el-Kerim sei un miserabile!

Taci taci Elenka, balbettò larabo con voce arrangolata.

Dimmi che tu mi ami ancora, dimmi che tu tornerai ad essere mio e io ti perdonerò lassassinio di mio fratello. Sono sola Abd-el-Kerim, sola al mondo maffido a te e ti giuro che ti amerò fino alla morte.

Non lo posso non lo posso ho tutto infranto ho scavato un abisso impossibile a varcarsi. Lasciami così, fammi morire se vuoi, vendicati della morte di tuo fratello che pur uccisi in leale combattimento, ma vattene, vattene

Larabo si nascose il volto fra le mani, barcollò, si sedette su di una pietra poi si alzò e si mise a passeggiare pel sotterraneo. Frequenti sospiri uscivano dalle sue labbra contratte, straziate e insanguinate dai denti.

Abd-el-Kerim, continuò Elenka con voce affascinante. Non respingermi, non lasciarmi sola al mondo, non tradirmi. Che ti feci mai io per essere trattata così crudelmente? Forse che sono colpevole di averti troppo amata? Non è vero che tu mi ami ancora? Non è vero che il tuo cuore palpita ancora per me? Dimmi di sì, dimmelo Abd-el-Kerim, oh! dimmelo, fammi ancora una volta felice.

No, impossibile, impossibile ti dico. Ti odio, lo capisci, che ti odio ora!

Sei proprio inesorabile?

Inesorabile.

Guarda, io, un dì tanto superba, sono ai tuoi piedi supplicante. Fa di me quello che vuoi, sarò tua schiava, e subirò i tuoi più strani capricci senza un lamento, senza un sospiro.

La faccia dellarabo salterò visibilmente e girò il capo verso Elenka che tendevagli le mani supplicanti. Scosse il capo come un forsennato e sallontanò vieppiù con un gesto dorrore.

Vattene, le disse. Ho spezzato e dimenticato tutto.

La greca si raddrizzò come una verga di ferro fino allora piegata. I suoi occhi sinfiammarono dira e di vergogna.

Per chi è che tu mhai dimenticata? chiese ella con voce stridente.

Per Fathma!

Ah! traditore!

Si scagliò innanzi come una belva; aveva in mano un pugnale che alzò.

Abd-el-Kerim; noi siamo soli e tu sei in mia mano!

Uccidimi se ti piace; io morrò più presto.

No, sarebbe una morte troppo dolce. A me occorre una vendetta raffinata, una vendetta lenta, una vendetta terribile. Ah!.. continuò la greca con ira, tu credevi di tradire così la superba Elenka? Ebbene, tinganni. Ho una rivale, questa rivale si trova al campo dHossanieh, io la raggiungerò e le farò uscire il sangue goccia a goccia!

Vi era un tale accento dodio, un tale accento selvaggio e guizzava un baleno così feroce negli occhi della greca, che larabo indietreggiò sino al muro inorridito, spaventato.

Comprese subito che era finita tanto per lui quanto per Fathma e che non vi era da sperare nessuna pietà da quella superba creatura divorata dalla gelosia a assetata di vendetta. I capelli gli si rizzarono sulla fronte.

Elenka, dissegli con voce angosciata, nella quale sentivasi la preghiera e la minaccia. Straziami il cuore se vuoi, ma non toccare lalmea. Guai se tu le torci un sol capello, guai a te!

Un riso stridulo e beffardo uscì dalle labbra contratte della greca.

Vi schiaccerò tutti e due sotto i miei piedi!

Taci, miserabile, taci!

La greca camminò fino alla porta, poi volgendosi verso di lui colle mani tese:

Abd-el-Kerim, dissella, cupamente. Trema! Trema!

CAPITOLO X. Le due rivali

Quando uscì dal sotterraneo, dopo di aver chiusa la porta, non era più la stessa donna che abbiamo veduta entrare. La sua faccia bella, fiera sì, ma niente affatto truce, era stravolta in modo da far paura; la tinta pallida era scomparsa per dar luogo a una tinta bronzina che una collera illimitata rendeva sempre più cupa fino a diventare mattone; gli occhi profondi, scintillanti, che magnetizzavano, eransi ingranditi in modo strano e vi si vedevano dentro certi guizzi feroci da credere talvolta che gettassero fiamme; le labbra di solito sorridenti, erano increspate che lasciavan vedere i candidi denti convulsivamente serrati e sulla fronte spiccava una vena azzurra che ingrossavasi a tratti.

Una sete inestinguibile di vendetta ardeva quella donna veramente terribile nelle sue sfrenate passioni, una smania feroce lagitava, una smania di schiacciare larabo prima e la sua rivale dopo, che lavevano offesa nel suo orgoglio e che le avevano straziato il cuore.

Ella percorse loscuro corridoio come un lampo e sarrestò dinanzi ai due dongolesi.

Il prigioniero? chiesero.

Silenzio, disse Elenka, raucamente. Chiamatemi Notis.

Uno di essi si mise a urlare per tre volte imitando il lamentevole urlìo dello sciacallo; il canto melodioso dello sberegrig (merops) vi rispose subito.

Tosto i cespugli gommiferi saprirono e Notis apparve seguito a corta distanza dallo sceicco Fit Debbeud e da tutta la banda. Egli saffrettò a raggiungere Elenka che spezzava nervosamente i robusti steli di alcuni ingiorò dai fiori caliciformi, di un bel colore roseo.

Ebbene, sorella? chiese Notis ansiosamente.

Nulla, rispose Elenka con un amaro sorriso.

Come? Non ti capisco.

Il traditore è irremovibile come una roccia.

Tuoni e fulmini!

Sì, mha disprezzata e rifiutata. Tutto ho tentato per affascinarlo, ho pregato, ho supplicato, ho minacciato, ma tutto fu inutile. Non so poi il come, seppe che fu cacciato nel sotterraneo per vendetta che egli attribuì a me invece che a Fit Debbeud,

È impossibile! esclamò il greco. Da chi lo seppe?

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