Larabo chinò il capo sul petto; poi rialzandolo con gesto risoluto:
Vo gettar la mia vita ai piedi di Fathma, disse e si allontanò a rapidi passi, dirigendosi verso il luogo ove risuonava il tamburello.
Aveva la testa in fiamme e il cuore battevagli precipitosamente; parevagli di essere ubbriaco e camminava quasi senza volerlo, meccanicamente, attirato da quel suono come il serpente viene attirato dal flauto dellincantatore.
In breve tempo giunse in una vasta radura contornata da maestosi tamarindi sulle cui cime strillavano numerosi scimmiotti. Egli si fermò frenando a grande stento un grido di gioia.
Là, sulle rive di un ampio stagno cosparso di grandi foglie di loto sacro, se ne stava ritta lalmea col tamburello in mano, i capelli neri sciolti sulle spalle e una bianca farda gettata pittorescamente su di un braccio. Vista così, sotto una pioggia di raggi solari che si riflettevano sui monili e sui braccialetti doro che le cingevano il collo e le nude braccia, la si sarebbe presa per una apparizione celeste, per una urì del paradiso di Mohammed il profeta.
Abd-el-Kerim sentì mancarsi le forze. Esitò, volle fuggire, ma gli fu impossibile e si spinse macchinalmente innanzi, senza fare il menomo rumore. Sarrestò a pochi passi dallalmea che continuava a sbattere il tamburello con un ritmo cadenzato e malinconico. Egli tese le braccia avanti.
Fathma! Fathma! mormorò con voce tremante.
Lalmea si volse verso di lui.
CAPITOLO V. Il Rapitore
Nel vedersi dinanzi Abd-el-Kerim, immobile come una statua, coi lineamenti sconvolti e le mani tese con gesto supplichevole, Fathma non potè trattenere un movimento di sorpresa. Ella lo guardò fisso coi suoi grandi e neri occhioni, che magnetizzavano e che penetravano fino al fondo dei cuori, senza dir sillaba.
Fathma, ripetè larabo, scuotendosi e dando alla sua voce un tono commosso.
Lalmea gli si avvicinò, guardandolo come con curiosità.
Che fai tu qui? dissella di poi,
Mi riconosci bella fanciulla?
Non dimentico mai chi mi salvò con pericolo della propria vita. Non sei tu quellarabo che mi raccolse nella pianura dopo aver ucciso il leone che mi assaliva?
Quello stesso, Fathma.
Fra loro due successe un breve silenzio, durante il quale si guardarono ancor più fissamente.
Che vuoi da me? chiese alfin lalmea, rompendo quel silenzio che diventava imbarazzante.
Sai dove ti trovi?
Nelle foreste del Bahr-el-Abiad. E che vuol dir ciò?
Sai che vi sono dei ribelli nascosti in questi dintorni?
Fathma sorrise sdegnosamente e mostrandogli un pugnaletto che teneva infisso nella sua râhad (cintura) dorata:
Non ho paura, gli disse con fierezza.
Ti potrebbero rapire.
E che male ci sarebbe? Rapirebbero una povera almea.
Ma io piangerei la tua perdita, disse larabo con iscoppio appassionato.
I grandi occhi di Fathma si dilatarono e le sue labbra sapersero ad un sorriso indefinibile. Ella si avvicinò vieppiù allarabo, tanto che lardente suo alito gli sfiorò il volto. Abd-el-Kerim tese le braccia innanzi come per afferrarla, ma si frenò e senza volerlo fece un passo indietro.
Ah! dissella, quasi ironicamente, ti dorrebbe il non vedermi più?
Sì, Fathma, te lo giuro!.... Proverei del dolore e più di quello che tu credi!
E perchè? chiese lalmea freddamente.
Larabo ammutolì e la sua fronte sabbuiò. Non seppe cosa rispondere.
Che timporta se io avessi a scomparire? continuò Fathma. E poi, credi tu che io rimanga sempre in Hossanieh? Mi libro come laquila e mi poso or qua or là a seconda che mi spinge o il capriccio o la follìa.
Ma tu non puoi lasciare così Hossanieh, dopo esserti fatta vedere.
E chi me lo impedirebbe?
Fathma! Fathma! esclamò Abd-el-Kerim. Tu sei bella, più bella di El....
Limprudente rattenne a tempo il nome di Elenka che stava per uscirgli dalle labbra. Lalmea aggrottò la fronte e le sue mani si contrassero, chiudendosi: un lampo cupo balenò nei suoi occhi, un vero lampo dira.
Di chi? chiese ella vivamente. Di chi?
Di tutte le donne che io vidi in vita mia, si affrettò a soggiungere larabo. Sì, tu sei bella Fathma, e tanto bella che mi riesce impossibile cancellarti dal mio cuore, tanto bella che ne sono affascinato.
Follie, amico mio, follie.
Fathma, ti giuro su Allàh che tu mi hai toccato il cuore, continuò Abd-el-Kerim con crescente passione. Io ti ho veduta e mi sono sentito scuotere tutte le fibre dellanima; ti ho sostenuta fra le mie braccia, e ho sentito il sangue accendersi nelle mie vene. Ovunque volga lo sguardo non vedo che i tuoi occhi più fulgidi delle stelle e il tuo volto più bello delle urì del paradiso del Profeta; ovunque tenda lorecchio non odo che la tua voce incantevole, quella che udii laggiù, a Machmudiech, la prima volta che ebbi la fortuna dincontrarti! Fathma, tu sei bella, tu sei sublime e io ti amo! ti amo! sono tuo schiavo!
Abd-el-Kerim era caduto in ginocchio e la guardava con due occhi che mandavano fiamme. Un urlo strozzato, furioso, partito fra gli alberi, lo fece saltar in piedi. Un freddo sudore gli bagnò la fronte.
Chi è la? domandò egli con voce rotta. Fathma che aveva ascoltata la confessione dellarabo senza battere ciglio, nelludire quellurlo erasi voltata come una iena, col pugnale in mano.
Chi ci spia? chiese ella rivolgendosi allarabo.
Lignoro, rispose Abd-el-Kerim, armando la carabina.
Fra i cespugli si operò un movimento brusco, un corpo nerastro si slanciò dai rami di un gran tamarindo e cadde in mezzo alle erbe allontanandosi con rapidità fulminea. Abd-el-Kerim fece fuoco.
Nessun grido tenne dietro alla rumorosa detonazione della carabina; larabo fece atto di slanciarsi dietro a colui che fuggiva, ma Fathma lo arrestò.
Era una scimmia, dissella. Non ne vale la pena.
Mi parve un uomo; una scimmia non avrebbe gettato quel grido.
Tanto peggio per lui. Io lho veduto cadere e a questora sarà morto o sul punto di morire, disse lalmea con voce calma.
Posso andare ad assicurarmi.
Farai meglio a continuare la tua via.
Fathma!....
Ti comprendo tu vorresti ripetermi quella parola che cento altri prima di te mi ripeterono. Quella parola per me è morta; non ci credo più.
Oh! non dire questo, Fathma! Ti amo, ti amo, ti amo e per te darei tutto il mio sangue. Mettimi alla prova: vuoi tu che ti porti la pelle di cento leoni? Non avrai che a comandarmelo e io, Abd-el-Kerim, te le porterò!
Lalmea lo guardò con più dolcezza; un sospiro sollevò il suo seno.
Ah! dissella con voce cupa. Sarebbe vero che tu avessi proprio ad amarmi? Sarebbe vero che tu parlassi col cuore? Anche un altro uomo un giorno mi ripetè le tue parole e poi le disperse e infranse i centomila giuramenti pronunciati ai miei piedi! Non credo più.
Chi? Chi? domandò Abd-el-Kerim, che si sentì mordere il cuore della gelosia, Chi è questuomo? Parla, Fathma, parla!
Lalmea. chinò il capo sul petto, poi rialzandolo bruscamente e prendendo una mano dellarabo:
Sai tu, innanzi a tutto, chi io sia?
Chi ha sollevato fino ad ora il velo che ti copre? Molti ti conobbero, ma nessuno sa chi tu sei, qual fu il tuo passato nè in qual paese tu sei nata. Vi sono delle tenebre attorno a te.
E tenebre fitte, disse Fathma, sospirando. Sono araba, se tu nol sai, e un dì fui la favorita di un uomo che oggi è più possente del re che ci governa, di un uomo che ha seco migliaia darmati, forti e coraggiosi, che nessuno sarà capace di vincerli; nè gli infedeli che bombardarono Alessandria e che vinsero Araby pascià, nè lesercito che conducono Hicks e Aladin.
Favorita! Favorita! urlò Abd-el-Kerim, dando indietro con ispavento.
Le labbra di Fathma sincresparono ad un amaro sorriso.
E chi credi tu che sia unalmea? chiese ella.
Hai ragione, perdonami, balbettò larabo. E questuomo chi è?
Contro chi, Dhafar pascià conduce i suoi uomini?
Contro il ribelle Mohammed Ahmed.
Fathma tese il braccio verso occidente con gesto altero.
Chi impera laggiù nel Kordofan?
Il Mahdi. E che vuoi concludere?
Guardami in faccia! Io fui la favorita del Mahdi.!....
Abd-el-Kerim si nascose la faccia fra le mani e cacciò fuori un urlo strozzato.
Non è vero, non è vero! ripetè egli. Non è possibile!
Perchè? Il Mahdi non può dunque amare come gli altri mortali?
Io lodio questuomo, lo esecro!
Hai torto Abd-el-Kerim. Questuomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli.
Ma come tu lhai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre?
Lamore, rispose Fathma con aria tetra.
Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese larabo.
Sì, un uomo bello e prode come te, che mi giurò eterno amore e che mi trasse sulle rive del Bahr-el-Abiad per poi abbandonarmi.
Ma io lo odio questo tuo secondo amante e più ancora del Mahdi. Io ho sete del mio sangue nè tornerò tranquillo fino a che non lavrò ucciso. Voglio vendicarti!
È inutile, mio eroico amico. Egli cadde morto lanno scorso nella battaglia di Kadir, pugnando contro Yussif pascià. Il Profeta mi vendicò.
Ed ora? chiese Abd-el-Kerim con angoscia.
Sono libera come laquila che vola negli spazi del cielo.
Tu puoi adunque accogliere nel tuo cuore un nuovo amore, una passione grande, gigantesca, che non si spegnerà che colla morte. Ah! se tu lo volessi Fathma!
Non tentarmi, vattene Abd-el-Kerim, non mi scorderò mai di te basta!
Ella volse altrove la faccia e fece qualche passo. Larabo lafferrò per le mani e la rattenne violentemente.
No, Fathma, no. Ti amo, sono tuo schiavo, fa di me quello che tu vuoi, ma non respingermi, non parlare così.
Larabo cadde per la seconda alle sue ginocchia.
Una fiamma umida passò sugli occhi dellalmea,
È proprio vero adunque che tu mi ami? chiese ella, quasi con ferocia.
Sì, ti amo, ti adoro.
Giuralo su Allàh!
Lo giuro su Allàh, sul Profeta e sul Corano.
Vattene ora, ma guardati bene da me, Abd-el-Kerim! Se venissi a sapere che tu ami unaltra donna, se avessi una rivale guai a te e guai a lei! Vi infrangerei entrambi come due lastre di vetro!
Raccolse i lembi della farda, savvolse il corpo e si allontanò lentamente con calma maestosa. Larabo le si slanciò dietro per seguirla.
Sola venni e sola ritorno, dissella arrestandolo con un gesto, Vattene: io te lo comando, io lo voglio!
Abd-el-Kerim chinò il capo e si cacciò sotto gli alberi. Fathma rimase lì a guardare il luogo ove era scomparso, poi si ripose in cammino colle labbre strette ma la fronte spianata e gli occhi che brillavano dun raggio di gioia.
È bello, prode, ardente, mormorò ella. Il Mahdi non mi rivedrà più mai!
Costeggiò lo stagno e si inoltrò sotto le grandi vôlte verdi formate dalle palme deleb, dai tamarindi e dalle acacie gommifere, guardando a destra e a manca e con una mano sullimpugnatura del pugnale. Dieci minuti dopo, nel mentre che il sole si nascondeva dietro le foreste e che gli uccelli e le scimmie cominciavano a tacersi guadagnando i loro nidi o i loro covi, giunse su di un sentiero. Ella si fermò incerta nello scorgere un uomo appoggiato ad una carabina in attitudine sospetta. Impallidì leggermente nel riconoscere in quellindividuo il greco Notis.
Volle tornare indietro ma il greco che pareva si fosse appostato lì appositamente per aspettarla, non gliene lasciò il tempo. Egli si fece lentamente innanzi con un sorriso ironico sulle labbra e senza preamboli disse:
A noi due Fathma!
Che vuoi dire? chiese ella seccamente.
Mi riconosci?
Se non minganno tu sei quello che seguiva Abd-el-Kerim da Machmudiech a Hossanieh.
Sono il greco Notis.
Tanto peggio per te, io odio glinfedeli e più di tutto i Greci.
Non monta, disse Notis freddamente. Che avete detto allarabo poco fa, che scorsi inginocchiato dinanzi a voi?
Ah! fe Fathma con mal celata collera. Sei stato tu a gettare quel grido?
Potrebbe darsi. E che, ti sorprende?
Io disprezzo gli uomini che si nascondono per spiare.
Ira di Dio!.... gridò il greco.
Si scambiarono uno sguardo provocante. Il greco cedette dinanzi agli occhi scintillanti dellalmea che schizzavano fuoco.
Sai chi era quelluomo che ti giurava eterno amore? chiese egli, affettando la massima calma.
So che si chiama Abd-el-Kerim il prode, e ciò mi basta.
Ti dirò allora che quelluomo è promesso a una donna, che questa donna, che trovasi presentemente a Chartum, si chiama Elenka, e che Elenka è mia sorella!
Tu menti! esclamò lalmea, saltando innanzi come una leonessa ferita.