Tu menti! esclamò lalmea, saltando innanzi come una leonessa ferita.
Te lo giuro, Fathma. Abd-el-Kerim, quando era di guarnigione a Chartum sinnamorò di mia sorella e chiese la sua mano. Appena finita la campagna contro il Mahdi egli la sposerà ed io diverrò suo cognato.
Tu menti! Tu menti! ripetè lalmea con maggior forza. Quale scopo hai per inventare simili calunnie?
Quello daprirti gli occhi, di conservare lo sposo a mia sorella e di offrirti la mia mano poichè ti amo Fathma, e immensamente.
Lalmea fece un gesto di disprezzo, gli volse le spalle per allontanarsi, ma il greco non era un uomo da scoraggiarsi, nè da lasciarsi sfuggire così facilmente la preda che con tanta impazienza aveva atteso. Gli si mise dinanzi risoluto a impedirglielo, alluopo di usare la forza.
Odimi, Fathma, dissegli. Ho giurato di farti mia, dovessi perdere ambe le braccia e anche le gambe, dovessi venire ucciso. Tu sei bella e mi hai affascinato; tu sei povera e io son ricco; tu sei maomettana e io sono greco ma mi farò, se vuoi, maomettano. Perchè non vuoi esser mia?
Perchè amo di già un altro uomo.
Ma tu non puoi prestar fede ad Abd-el-Kerim; ti tradirà, ti schianterà il cuore e più presto di quello che tu abbi a crederlo. Bada a me, che lo conosco a fondo quellarabo; è un miserabile, è di più un vile!
Una fiamma di sdegno e di collera salì in volto allalmea; tese le mani chiuse verso il greco con gesto minaccioso.
Taci! Taci, insensato! esclamò ella con violenza. Abd-el-Kerim è un eroe.
Sì, eroe, perchè ebbe la fortuna di abbattere un povero leone, disse Notis con ironia. Bella prodezza in fede mia!.... Fathma, è ora di finirla. Abbiamo parlato anche troppo, senza nulla concludere.
Ma che vuoi infine?
Voglio portarti con me, lontano da questo campo e farti mia, lo capisci Fathma, farti mia a dispetto di Abd-el-Kerim. Verrai tu?
Giammai! esclamo lalmea con forza.
Ira di Dio! Dimmi il perchè? disse Notis furibondo.
Perchè ti odio e ti disprezzo. Vattene!....
Il greco lanciò una bestemmia ed alzò le mani come per abbracciarla. Lalmea fece un salto indietro, ponendo la dritta sul pugnale.
Non toccarmi, maledetto! gli disse con voce sibilante per lira.
Guarda, Fathma, noi siamo soli, la foresta non ha abitante alcuno, e io sono risoluto a farti mia. Non opporre resistenza veruna, se vuoi che non diventi feroce come una iena.
Egli si slanciò addosso allalmea che tornò ad indietreggiare traendo il pugnale. I suoi occhi si ingrandirono stranamente e il volto prese una espressione di indomita fierezza.
Non toccarmi! gli disse cupamente. Se tu muovi un passo verso di me, ti assassino!
Il greco si mise a sogghignare, ma non savanzò nè toccò le sue armi. Egli girò lo sguardo attorno, tese per alcuni istanti lorecchio, poi accostò le mani alle labbra e mandò un acuto fischio. Un fischio eguale vi rispose quasi subito.
A noi due, ora, Fathma, disse poi. Per quanto tu sii forte e per quanta resistenza opporrai, Takir ti porterà via.
Vigliacco!
Io ti amo e voglio farti mia,
Miserabile, io ti abborro!
E io ti amo. Avanti Takir!
Lalmea faceva un salto da invidiare un leone e tentò fuggire, ma un negro di statura colossale, lordinanza di Notis, sbucando improvvisamente dai cespugli vicini, le sbarrò la via. Ella gettò un urlo di rabbia e indietreggiò fino al tronco di un palmizio col pugnale alzato.
Addosso Takir, gridò il greco, facendosi innanzi colla scimitarra in mano.
Il nubiano saggrappò allestremità dun ramo di tamarindo, si sollevò in aria con una spinta e venne a cadere addosso a Fathma prima che questa avesse tempo di evitarlo. Egli lafferrò fra le vigorose braccia alzandola da terra.
Sta cheta, mugghiò egli stringendola così fortemente da farle crocchiar le ossa.
Aiuto! a me Abd-el-Kerim! urlò la povera almea, dibattendosi disperatamente.
Ella cacciò il pugnale in un braccio del negro che si coprì tosto di sangue, ma Notis le afferrò i polsi e glieli torse tanto da farle abbandonar larma. I due uomini si misero a trascinarla verso il folto della foresta.
Lalmea gettò un secondo grido, un grido di furore e di dolore.
Lasciatemi maledetti! Aiuto! Aiuto!
Si udì un calpestio precipitato, un fragor di sciabole e uno scricchiolio di rami furiosamente schiantati. Abd-el-Kerim rosso dira, con una frusta nella dritta e una pistola nella sinistra, apparve, e dietro a lui Hassarn e lintera compagnia dei basci-bozuk. Egli si scagliò in un lampo sui due assalitori.
Miserabile! ruggì egli, sferrando Notis in faccia.
Il nubiano fu lesto a sparire sotto gli alberi, ma il greco si volse, caricando larabo colla scimitarra in pugno. Hassarn ebbe appena il tempo di arrestargli il braccio.
Ah! esclamò Notis, con indefinibile accento dodio. Sei qui traditore!
Cercò una seconda volta di gettarsi sul rivale, ma il turco lo disarmò e lo respinse violentemente, puntandogli una pistola sul petto.
Se tu ti muovi, gli disse minacciosamente Hassarn, sei morto.
Tutti contro di me, codardi! gridò Notis fuori di se.
Basto io solo per punire un vigliacco tuo pari, disse larabo con disprezzo. Notis, qui uno dei due vi lascierà le ossa.
Fathma, che si era subito rizzata in piedi savvicinò ad Abd-el-Kerim.
Grazie mio prode amico, le disse con voce commossa.
Fathma, mormoro larabo non meno commosso, ringrazia Allàh che mi fece giungere in tempo per salvarti. Ma quelluomo là, non ti oltraggierà più mai, poichè fra pochi minuti io lucciderò.
Uccidi tuo cognato, disse Notis sogghignando.
Taci!
Ed Elenka mi vendicherà, quando sarà diventata tua moglie.
Non bestemmiare per Allàh! Se vera un filo io lho spezzato e per sempre.
Fathma, guardati da questuomo che tradì mia sorella.
Larabo strinse i pugni. Lalmea lo prese per le mani e volgendosi verso Hassarn e lintera compagnia dei basci-bozuk.
Io dò a questuomo la mia mano, il mio sangue e la mia vita! dissella.
Abd-el-Kerim la strinse fra le braccia e stettero così abbracciati per qualche minuto durante il quale Notis continuò a sogghignare, poi si separarono.
Fathma, disse larabo. Va con questi soldati che ti accompagneranno alla tua dimora. Io e Hassarn qui restiamo a giuocare la nostra vita contro quella di quel vigliacco. Prega Allàh e il Profeta per noi.
Lalmea non tremò nè diede alcun indizio che dimostrasse timore. Savvolse nella sua farda con gesto maestoso e sallontanò seguita dai basci-bozuk.
Larabo la seguì cogli occhi, poi quando sparve in mezzo agli alberi si volse contro Notis, che digrignava i denti sotto la pistola dHassarn.
E ora, dissegli con calma forzata, sono con te Notis. Luno o laltro vi lascierà la vita. Tu più che mio nemico sei mio rivale e ciò basta.
Hai dimenticata Elenka adunque?
Lho dimenticata.
E per Fathma, per una spregevole almea!
Sì, per unalmea.
A noi due, adunque. Bada, Abd-el-Kerim, che non ti risparmierò!
Hassarn a un cenno dellarabo abbassò la pistola ed andò ad appostarsi a sei passi di distanza: i due rivali impugnarono la scimitarra.
CAPITOLO VI. Il duello
La notte era oscura, essendo la luna e le stelle nascoste da una nera fascia di densi nuvoloni, tuttavia vi si vedeva abbastanza per cacciarsi dieci pollici di lama attraverso il corpo. Notis, cui unira feroce animava in unione alla gelosia e ad una smania terribile di vendicarsi dellaffronto subito dinanzi agli occhi di Fathma, fu il primo a mettersi in guardia, dopo di aver provato lelasticità della sua scimitarra. Abd-el-Kerim, quantunque gli ripugnasse il battersi col fratello di colei che aveva tanto amato prima di aver veduto lalmea, non tardò a mettersi di fronte a lui, colla calma propria degli orientali.
Abd-el-Kerim, disse Notis, sforzandosi di parer tranquillo. Raccomanda la tua anima ad Allàh, poichè non uscirai vivo da questa foresta e manda un ultimo addio alla tua nuova amante, che non rivedrai mai più.
Non annoiarmi inutilmente, disse larabo freddo freddo. Se ti ricordi qualche preghiera, spicciati a dirla, poichè io non ti risparmierò.
Ho raccomandato lanima al diavolo mio patrono e ciò basta. Orsù, guardati, che il fratello della tua Elenka incomincia.
Larabo lo guardò cupamente.
In guardia, Notis, dissegli. Una donna non sta più fra noi!
Quasi nel medesimo istante le due scimitarre sincrociarono con uno stridore rapido e duro. I due avversari, tasteggiatisi un po, dopo di avere tentato di far passare reciprocamente i loro ferri per arrivare alle carni, si ritrassero di qualche passo, riponendosi in guardia.
Hassarn incrociò le braccia sul petto e il duello cominciò furiosamente.
Notis, più impetuoso e meno padrone di sè, fu il primo ad attaccare, moltiplicando gli assalti, portandosi ora a dritta e ora a sinistra, turbinando come un lupo attorno alla preda, e avventando tremendi colpi sul capo dellarabo che li parava senza muoversi di una linea. Per cinque minuti continuò ad assalire, tentando, ma invano, di far saltare di mano la scimitarra ad Abd-el-Kerim, poi, visto che non cera mezzo di riuscirvi nè di far abbassare quellarma che copriva lavversario come uno scudo, tornò a sostare.
Ah! esclamò egli sogghignando. Tu sei una rupe adunque, incrollabile anche fra i più impetuosi attacchi.
Può darsi, rispose larabo che si teneva in guardia.
Aspetta un po che provi una botta che mi fu insegnata ad Atene. Se il fratello dElenka non ti spacca il cuore, proverò un colpo maestro che mi fu insegnato dal tuo compatriota Dhafar.
Non nominarmi Elenka, disse Abd-el-Kerim con ira.
Ah! fè Notis, ridendo diabolicamente. Tinquieta tanto questo nome?
A che nominarmela? Credi tu di turbarmi lanima e dapprofittarne per cacciarmi il tuo ferro in mezzo al petto? Se è così, sei più vile e più miserabile di quello che ti credeva. Ti disprezzo.
Il greco impallidì e il suo volto si sconvolse ferocemente.
Ira di Dio! esclamò egli, facendo un passo indietro e alzando la scimitarra. Vuoi proprio che ti strappi il cuore colle mani? Sta attento, Abd-el-Kerim!
Sabbassò bruscamente rimpicciolendosi, quasi aggomitolandosi su sè stesso e allungò il braccio presentando la scimitarra che lo minacciava una superficie stretta e corta riparata ancora dalla distanza. Larabo, dinanzi a quella manovra per lui nuova, sarrestò esitando.
Di repente il greco si raddrizzò assaltando furiosamente e spingendo violentemente la scimitarra di punta. Abd-el-Kerim cercò di parare la botta, ma non fu in tempo e riportò una scalfittura al braccio sinistro; la bianca manica che lo copriva si tinse di rosso. Notis emise un grande scroscio di risa.
E una dissegli. Fra dieci minuti lamante di Fathma sarà senza braccia. Sta attento mio caro arabo, che ricomincio.
Abd-el-Kerim non diede segno alcuno di dolore nè di spavento. Egli savventò addosso al greco colla rapidità dun lampo, incalzandolo vigorosamente, stringendolo tanto che lavversario fu forzato a rompere e a fare un passo indietro.
Tre volte Notis cercò di abbassarsi per ricominciare il giuoco, ma larabo gli era sempre addosso, impedendoglielo. Al quarto tentativo fu ferito alla faccia.
Ah! esclamò il greco tergendosi colla mano sinistra il sangue che colavagli abbondantemente. La è così? Aspetta un po canaglia.
Spiccò un salto di dieci piedi o si riaggomitolò cercando di strisciare fra le gambe di Abd-el-Kerim che gli correva addosso, ma il colpo di punta fu deviato dalla scimitarra che lavversario stringeva con polso di ferro. Tornò a indietreggiare dinanzi a quei crescenti attacchi, dirigendosi verso lo stagno.
Indietro! indietro! gridava larabo, che sinfiammava. Giù nello stagno.
In capo a cinque minuti Notis erasi ridotto proprio sulla riva dellacqua; non gli restavano che due risorse. O lasciarsi ammazzare o gettarsi a testa bassa contro larabo.
Arrenditi, gli disse Abd-el-Kerim.
La faccia del greco salterò e il sorriso beffardo che incoronava le sue labbra disparve. Tentò con un colpo disperato di disarmare lavversario avventandogli una gran botta a mezza scimitarra. Ebbe per risposta una nuova puntata che gli lacerò la manica sfiorandogli la pelle.
Non vi era più nulla da tentare. La sua mano era stanca, si difendeva più lentamente e per quanto studio vi mettesse per non lasciarsi sopraffare e disarmare, sentiva la scimitarra che talvolta minacciava sfuggirgli di mano. Emise un ruggito furioso.
Ira di Dio! tuonò egli. Che non riesca ad attraversare il cuore di questo vigliacco?
Cercò di portarsi a dritta e poi a manca, ma si trovava dinanzi sempre alla scimitarra dellarabo che miravalo al petto. Fece un ultimo passo indietro e sentì i capelli rizzarglisi sul capo nel trovarsi proprio sul margine dello stagno. Una nube di fuoco gli passò dinanzi agli occhi. Si vide perduto, ma non chiese grazia.
Si difese per altri cinque minuti, poi gettò un urlo terribile e portò le mani sul petto, abbandonando la scimitarra. Abd-el-Kerim avevalo colpito sul fianco sinistro, nella direzione del cuore.
Stralunò gli occhi, spiccò un salto gigantesco e piombò in mezzo alle larghe foglie di loto che galleggiavano sulle acque dello stagno. Fu visto dibattersi per alcuni istanti, poi scomparire.
Abd-el-Kerim si chinò sulla riva, ma loscurità era così profonda, accresciuta anche dagli alberi che stendevano i loro rami al disopra delle acque, che non vide più nulla. Hassarn fu lesto ad avvicinarglisi.