È un uomo che ha del coraggio e perciò non si rifiuterà. E che cosa vuoi che vada a dire a quel rajah?
Ci penserò io ad istruirlo. A me basta che possa rompere un paio di bottiglie di bacilli del colera. Non gli domanderò altro.
Io rispondo di lui.
Allora tu rimani qui mentre io vado a trovare il dottore. Trattieni Kiltar.
Oh, non me lo lascerò scappare, rispose Sandokan.
E guardati da qualche improvviso assalto.
Tutte le mitragliatrici e tutte le carabine sono cariche. Mi attacchino gli uomini dellex rajah se losano. Dei suoi paria e dei suoi fakiri farò una marmellata.
Mentre Yanez si allontanava frettolosamente, scortato da Tremal-Naik e da sei malesi, il terribile capo dei pirati della Malesia caricò la pipa, si sedette su una mitragliatrice, e dopo aver ben guardato in viso il bramino, gli chiese:
Dunque Sindhia spera sempre di riconquistare lAssam?
Gli fanno paura i montanari di Sadhja che già altra volta lo hanno vinto.
E noi no?
La tua colonna sí. Ha ucciso troppi uomini ed ha fatto specialmente strage di rajaputi. Metà di quegli uomini, che costituivano la sua forza, sono rimasti sul terreno.
Hanno meritata la paga dei traditori disse Sandokan, avvolgendosi in una nube di fumo profumato.
Sí, traditori disse il bramino. Brava gente in guerra, salda al fuoco, ma sempre pronta a vendere il loro onore di soldati per qualche rupia di piú, signore.
Oh, li conosco! Non è la prima volta che vengo in India.
Io, gran sahib, ho udito parlare assai di te. Tu sei luomo che ha ucciso Suyodhana, il famoso capo dei thugs delle Sunderbunds del basso Bengala.
Si direbbe che tu mi hai veduto unaltra volta.
Sí, a Delhi, quando tu combattevi per la libertà indiana. Se la memoria non mi tradisce, io ti ho veduto sparare i cannoni sui bastioni della porta Cascemir.
Può darsi rispose Sandokan. Rispondevo, come potevo, ai pezzi inglesi che squarciavano, colle loro bombe, tutte le casematte.
«Tu dunque ceri quando gli inglesi presero dassalto la città?»
Sí, gran sahib, e vidi, ben nascosto, cadere scannati tutti i miei nipoti che non potevano difendersi, e condurre via anche Mahomed Bahadur, legittimo discendente dei Gran Mongoli che i rivoluzionari avevano acclamato imperatore.
Ne so qualcosa anchio di quelle tristi giornate che lasciarono una macchia indelebile sulle giubbe rosse degli inglesi. Non erano bianchi che montavano allassalto: erano peggio dei pirati della peggiore specie, poiché non rispettavano nemmeno le donne e trucidavano freddamente i fanciulli
«Ma occupiamoci di Sindhia. Credi tu che gli inglesi lo abbiano aiutato a fuggire e a radunare tutti quei disperati?»
Ne sono piú che convinto, sahib, rispose il bramino. Il governatore del Bengala non vedeva di buon occhio il Maharajah bianco: pare che le giubbe rosse avessero avuto a dolersi di lui in altri tempi.
E molto! Ma noi allInghilterra abbiamo reso un servigio impagabile, poiché siamo stati noi a distruggere i thugs che popolavano le jungle delle Sunderbunds, ed il Governo del Bengala cè stato mediocremente riconoscente.
Sono sempre gli stessi uomini, sahib. Luomo di colore per loro è una pecora da tosare.
Oh, lo so meglio di te e
Sandokan si era alzato di scatto, vuotando con un gesto brusco il tabacco che ancora rimaneva nella pipa, ed aveva fissati gli sguardi su un grosso punto luminoso che si avanzava velocemente, seguendo la banchina.
Yanez disse. Vedremo che cosa avrà combinato collolandese.
Era infatti il portoghese che tornava a gran passi accompagnato da Tremal-Naik, dal cacciatore di topi e dal biondo medico che si occupava dellallevamento dei terribili bacilli.
Dunque? gli chiese premurosamente Sandokan, movendogli incontro.
Il signor Wan Horn è deciso a tentare lavventura.
È vero, amico? chiese la Tigre al dottore.
Sí, signor mio rispose lolandese. Io non ho mai avuto paura degli indiani, e poi sono un uomo bianco.
E andate come nostro parlamentario.
Sono stato istruito dal Maharajah. Basterà che mi fermi una mezzora nel campo di Sindhia per sprigionare i miei cari animaletti.
Che sono?
Bacilli virgola.
Ne so meno di prima.
Colera, signor Sandokan, e forse fulminante.
Voi avete molte speranze?
Sí, sono sicurissimo delle mie coltivazioni rispose lolandese.
Avete portato con voi qualche bottiglia?
Ne ha due in tasca rispose Yanez.
Basteranno, dottore? chiese Sandokan con un po di diffidenza.
Lolandese si mise a ridere mostrando una doppia fila di denti che avrebbero fatto buona figura anche in bocca ad un lupo indiano.
In queste due bottiglie vi sono tanti microbi da uccidere mezza popolazione del Bengala.
Uhm! Mi pare un po grossa. Che cosa ne dici tu, Yanez?
Da questi scienziati tutto si può aspettarci rispose il Maharajah.
E gli hai dato tutte le istruzioni necessarie per presentarsi a Sindhia?
Fingerà di andare a trattare la nostra resa.
Ed i nostri elefanti come stanno?
Continuano a lamentarsi, quantunque i nostri uomini non cessino di innaffiarli. Fa sempre caldo assai verso lalto corso del fiume fangoso.
Non morranno?
Io credo di no, Sandokan.
Mi rincrescerebbe di perderli perché ci sono necessari per raggiungere i montanari di Sadhja.
«E poi io penso che se il tentativo di questo dottore fallisse, ci servirebbero per dare una carica sfrenata e passare attraverso le bande di Sindhia.
«Sono abituati a udire rombare le mitragliatrici e non si spaventano piú. Animali duna robustezza eccezionale e dun valore guerresco immenso.»
Additò al bramino lolandese, dicendogli:
Ecco luomo che ti accompagnerà come parlamentario.
Va bene, sahib. Io sono pronto a partire.
Tu avrai un premio di mille rupie gli disse Yanez.
Io devo a te la vita, Altezza rispose il bramino con una certa nobiltà. Mi hai pagato abbastanza.
No, perché io conto di rivederti e di prenderti ai nostri servigi disse Yanez.
Tu, Altezza, farai ciò che vorrai. Ti giuro su Brahma che fino da ora sono interamente tuo, corpo ed anima.
Ti avverto che se vedrai questo sahib spezzare un paio di bottiglie farai finta di non vedere, e ti do il consiglio di scappare subito colla velocità dun nilgò.
Io sarò cieco, Altezza.
Hai una scorta che ti aspetta fuori? gli chiese Sandokan.
Sí, sono giunto con una ventina di rajaputi. Si sono fermati presso la moschea per ricondurmi al campo.
Signor Wan Horn, se non avete paura dei vostri microbi, potete seguire questuomo. Ci direte piú tardi in quali condizioni di salute si trova quel caro Sindhia.
Io non ho paura rispose lolandese colla sua voce sempre pacata. Sarò un parlamentario meraviglioso. Lo sono stato ancora, per conto del mio governo, presso i dayaki laut.
E non vi hanno mangiato? chiese Yanez ridendo.
No, perché allora ero molto magro e non potevo fornire a quei cannibali che delle bistecche assai spolpate.
Tese la mano a Sandokan, a Yanez, a Tremal-Naik, si abbottonò lampia giacca nelle cui tasche interne nascondeva le famose bottiglie e seguí il bramino il quale si era impadronito duna torcia.
Speriamo di rivedervi presto gli gridò dietro il portoghese. Nessuno oserà passarmi per le armi rispose il dottore.
Speriamo di rivedervi presto gli gridò dietro il portoghese. Nessuno oserà passarmi per le armi rispose il dottore.
E se ne andò tranquillo, mentre i pirati della Malesia, sempre sospettosi, puntavano le mitragliatrici verso la vecchia moschea.
CAPITOLO III. I BACILLI DEL COLERA
Un chiarore latteo cominciava a diffondersi verso oriente; il pianeta Venere, in quel cielo terso come un cristallo, splendeva superbamente.
Ma tutta la campagna, che si estendeva intorno alla distrutta capitale, interrotta da folti gruppi di banani e di tamarindi che il grande calore aveva ingialliti e forse spenti per sempre, era ancora bruna poiché lalba non si era ancora mostrata pienamente.
Un grosso drappello, formato duna ventina di rajaputi armati di fucili e di pistoloni, si avanzava attraverso la pianura preceduto da un uomo bianco e da un bramino, il quale sulla punta duna lancia reggeva una bandiera di seta piú o meno bianca.
In lontananza luccicavano dei grandi falò i quali annunciavano un accampamento imponente. Si udivano giungere grida umane e barriti delefanti.
I due uomini che pareva guidassero il drappello erano il flemmatico olandese e Kiltar.
Il primo aveva accesa una grossa pipa di porcellana, come usano tutti gli uomini del nord dellEuropa, e fumava con una flemma sorprendente; il secondo invece masticava qualche cosa, forse del betel con noce dareka e calce viva, a giudicare dai lunghi sputi color del sangue che di quando in quando proiettava dinanzi a sé con una specie di sibilo.
Il drappello, dopo daver fiancheggiato i bastioni della capitale, sventrati dallo scoppio delle polveriere le quali, malgrado le porte di ferro, non avevano potuto resistere alluragano di fuoco che distruggeva ogni cosa, si cacciò su un largo sentiero aperto fra le altissime erbe chiamate kâlam.
Dinanzi, le luci dellaccampamento brillavano sempre, mentre il cielo si rischiarava rapidamente.
Sarà alzato il rajah? chiese lolandese.
Non dorme quasi mai di notte rispose il bramino.
Che cosa fa?
Si ubriaca, tanto per non perdere labitudine, insieme coi capi dellesercito.
Capi di gran valore, è vero?
Per me sono dei grandi vuotatori di bottiglie. Di guerra devono intendersene meno dei paria.
Come credi che mi accoglierà?
Tu sei un uomo bianco, sahib, e Sindhia ha troppa paura degli uomini che non hanno la pelle abbronzata come noi.
Purché non mi faccia schiacciare la testa sotto la zampa di qualche elefante!
Non loserà, te lo dico io, sahib.
Allora sono tranquillo.
Tu non hai nessuna arma, sahib bianco.
Lo credi? Ho con me solamente due bottiglie.
Da offrire al rajah?
Oh, no! Da spezzare una volta entrato nel campo, e ti posso assicurare che valgono meglio di tutti i cannoni e di tutte le carabine che possiede il principe.
Il bramino scosse il capo, poi mormorò:
Ah, questi bianchi, questi bianchi!
Voglio darti un consiglio disse lolandese.
Quale, sahib?
Di fuggire appena io avrò spezzate casualmente le due bottiglie.
Contengono delle materie esplodenti?
Peggio! È un mio segreto e non posso rivelartelo per ora, quantunque io abbia in te completa fiducia.
Ho detto al Maharajah che il mio corpo ed anche la mia anima, se la desidera, sono cose sue.
Infatti io lho udito rispose lolandese, rimettendosi la pipa in bocca. Ba, vedremo! Oh!, saprei vendicarmi terribilmente.
Erano giunti allaccampamento il quale si estendeva intorno a delle immense risaie.
Gli indiani, che non usano tende, avevano innalzato una grande quantità di capannucce coperte di foglie di tara e di banani.
Da tutte quelle minuscole abitazioni uscivano, a quattro a cinque per volta paria semi-nudi e assai sporchi, fakiri magri come chiodi, banditi dagli sguardi torvi che nelle fasce portavano un vero arsenale, poi dei rajaputi e molti cornac incaricati di vegliare sugli elefanti presi cosí abilmente a Yanez.
Nel mezzo di tutte quelle capannucce si alzava orgogliosamente una tenda tutta rossa, la sola, in forma dun immenso cono, sulla cui cima ondeggiava una bandiera azzurra con un leopardo dipinto a forti tinte, e che pareva fosse lí lí per spiccare lo slancio: era lo stemma dei Maharajah dellAssam.
Vedendo avanzarsi il drappello dei soldati, fecero squillare rumorosamente i gong per dare lallarme, poi i falò furono rapidamente spenti, ed un centinaio di uomini mosse contro Kiltar, il quale faceva ondeggiare vivamente la bandiera bianca gridando:
Largo! Largo al sahib bianco!
Le schiere che si erano subito ingrossate dietro al primo drappello, avendo riconosciuto il bramino, si erano affrettate ad aprire le loro file.
Wan Horn vuotò la pipa, si pulí gli occhiali montati in oro e assicurati da una leggera catenella del medesimo metallo, poi si mise a fianco del sacerdote, guardando piuttosto insolentemente i banditi dellex rajah.
Ormai il sole era sorto, e la vasta tenda di seta rossa si era aperta sul dinanzi.
Quattro rajaputi, che avevano dei giganteschi turbanti e delle barbe nerissime che coprivano loro quasi tutto il viso, vegliavano, due per parte, appoggiati alle carabine le quali avevano i cani alzati.
Il bramino fece segno allolandese di fermarsi, poi entrò nella tenda salutato rispettosamente dalle sentinelle.
Wan Horn, immaginandosi che la conferenza sarebbe stata un po lunga, si sedette su un grosso tronco dalbero atterrato per alimentare i fuochi notturni e ricaricò, colla sua eterna flemma, la pipa borbottando:
Mi si farà fare un po danticamera.
Attorno a lui, a una certa distanza, si erano radunati parecchie centinaia di soldati che avevano piú laspetto di straccioni che di guerrieri, ma tutti benissimo armati di fucili, di pistole e anche di scimitarre.
Bellesercito borbottò lolandese, dopo la terza aspirazione che lo avvolse in una nuvola di fumo profumato. Dove quellex rajah ha raccolto questi banditi? Ve ne devono essere molti negli altri accampamenti che ho scorti presso la città distrutta. Vedremo se saranno gente cosí solida da resistere ai miei bacilli.
Aveva fatto una dozzina di aspirazioni, sempre borbottando, quando vide il bramino uscire dalla tenda.
Sahib, disse lindiano avvicinandosi rapidamente il rajah ti aspetta.
Di che umore è?
Stava già bevendo non so quale bottiglia di liquore giallastro. Come suo fratello, è un impenitente ubriacone che tornerà ben presto fra i pazzi.
Sa che io sono olandese?
Glielho detto, e pare che si sia ricordato che in Europa esiste una nazione che si chiama Olanda, e che ha ricche colonie a Giava, a Sumatra ed al Borneo.
Meno male.
Il dottore vuotò la pipa, tornò ad accomodarsi gli occhiali, e seguí il bramino entrando nella spaziosa tenda ormai piena di luce.
Su un ammasso di ricchissimi tappeti e cuscini, ammucchiati abbastanza disordinatamente, stava coricato un indiano dalla pelle appena abbronzata, che poteva avere quarantanni come sessanta.
Il suo viso era consunto, la sua fronte solcata di rughe profonde, i suoi occhi nerissimi animati da uno strano lampo, quel lampo che si scorge nelle pupille dei pazzi.
Non aveva né barba né baffi e nemmeno capelli.
Vestiva elegantemente con una specie di lungo camice di seta bianca ricamato in oro, e stretto ai fianchi da unalta fascia di velluto azzurro a lunghe frange doro, reggente una corta scimitarra collimpugnatura doro scintillante di pietre preziose.