Ebbene, mio prode amico, come trovate la romanza di mia nepote?
Oh! esclamò Sandokan con slancio appassionato e quasi selvaggio. La trovai sublime come era sublime colei che la cantava. Nel mio paese non ho mai udito una simile voce più dolce del mormorio dei ruscelli, più modulata del gorgheggio degli uccelli!
Il lord sorrise mentre la giovanetta arrossiva guardandolo fisso.
La conversazione durò ancora qualche tempo aggirandosi ora sui pirati, ora sulla penisola malese ed ora su Labuan, poi essendosi fatto tardi, il lord si ritirò colla nepote, dopo di aver stretto la mano che il pirata francamente gli porgeva.
Il pirata rimasto solo, stette a lungo a guardare la porta per la quale erano usciti, come uomo che medita: poi si scosse bruscamente. Il suo volto poco prima pallido erasi allora coperto di un vivo rosso e gli occhi poco prima malinconici si erano dilatati enormemente.
Qualche cosa gli rumoreggiò in fondo al petto ma non uscì; le labbra che fremevano come avessero la febbre si chiusero e i denti si strinsero come volessero impedire luscita di una frase che pareva volesse irrompere.
Stette così un minuto, due, tre, tutto in sudore, colle mani nei capelli, ansante poi le labbra si schiusero:
Ah! esclamò egli con una voce che pareva quella di una belva e improntata di un vivo spavento. Lamerei io forse?
CAPITOLO VIII. La guarigione
Marianna dei conti Guillonk era nata sotto il bel cielo dItalia da padre inglese e da madre napoletana. Perduti ancor fanciullina i genitori, ed erede di una cospicua sostanza, era stata raccolta da lord James suo zio, uno dei più intrepidi lupi di mare della flotta britannica, un vero marinaio dantica schiatta, ruvido, quasi direi brutale, incapace di provare affezione per chicchessia e quindi incapace di provare affezione per lorfana.
Questo lupo di mare, imbarazzato di trovarsi fra le braccia una nepote, e non fidandosi daltra parte dabbandonarla a mani straniere, per nulla disposto allora a piantar radici in terra, laveva per così dire rapita dalle spiaggie napoletane portandola seco sui mari. Per più di sei anni laveva abituata alla dura vita marinaresca, per più di sei anni lavea menata a ramingar pel mondo da un porto allaltro, da unisola a unaltra, da un continente a un altro, fino a che un bel dì, per un inesplicabil capriccio, si era fermato a Labuan dove aveva piantato casa.
Una volta collocata la fanciulla, datale per compagna una napoletana, laveva abbandonata completamente a sé stessa, affaccendandosi a cacciare da mane a sera nelle foreste dellisola o a tentare spedizioni contro i pirati che si era giurato di sterminare.
Mai che il lupo avesse rivolto una dolce parola allorfana, mai che avesse dimostrato per lei qualche affetto. Si contentava di non contrariare i gusti di lei, pur sempre tenendola in certo qual modo prigioniera fra quelle foreste, come fosse geloso che le fuggisse.
Marianna a tal modo era cresciuta come una specie di selvaggia fra quei boschi, segregata dal mondo civile, contraccambiando, nel fondo dellanima, lindifferenza del rozzo lupo di mare.
Si era rinchiusa in quel piccolo mondo cinto dalberi e recinto di fiori che coltivava con passione, e benché avesse per lungo tempo rimpianto le pittoresche rive del Tirreno, aveva finito a poco a poco collabituarsi a quella vita austera, ma che non mancava di poesia, coltivandosi da sé, in una maniera tutta sua.
Amava circondarsi di fiori perché in certo qual modo le rammentavano quelli della sua patria, amava limmensità perché sapeva trovarvi la poesia del suo paese, amava il mare perché le ricordava quello delle spiaggie napoletane, amava la musica perché le sembrava la voce dei suoi compatrioti. Era cresciuta coraggiosa ed energica quanto dolce e sensibile. Scorrazzava intrepida, quale Diana cacciatrice, le foreste, affrontando arditamente il cignale, sfidando la tigre stessa che ritiravasi dinanzi la canna dellinfallibile sua carabina, inseguendo leggera come un capriolo il babirussa. Attraversava da sola tutte le foreste, senza temere il selvaggio imboscato, pel solo scopo di spingersi fino al mare per vederlo calmo o irritato e gorgheggiare sulle sue rive al tramontar del sole, o per destare gli echi dei boschi col dolce suono della chitarra o della mandola, o per guizzare come una naiade nelle baie, per nulla impaurita della presenza dei pesci-cani.
Se era intrepida altrettanto era buona e dolce, pietosa. Si recava presso i selvaggi accampati nelle paludi per recare loro soccorsi. Aiutava gli uni e gli altri, curava i feriti o gli ammalati, in maniera che tutti quelli dei dintorni la riguardavano come un buon genio e lammiravano come fosse una donna soprannaturale. Tutti accorrevano da lei, dalla Perla di Labuan come la chiamavano, sicuri che non li avrebbe respinti, e sarebbe forse bastata una sua parola, un cenno, per sollevare quei bruti, e avventarli contro i suoi compatrioti. Sera in certo qual modo formato un piccolo regno, dove imperava padrona assoluta, sera formato un piccolo mondo che lei dirigeva a capriccio.
Marianna era giunta così in sui diciassettanni crescendo libera e doppiamente libera dopo la morte della sua compagna napoletana, che aveva amato come una seconda madre e lungamente pianta, come si può piangere lultimo ricordo che rammenti la patria lontana e che in sul più bello si spenga.
Era cresciuta fra quelle grandi foreste che amava forse come quelle degli Appennini o del Vesuvio, su quelle spiagge ben differenti ma che riguardava come quelle incantate del Tirreno, cresciuta solitaria, orfana, senza un affetto, senza una carezza, senza una dolce parola.
Non aveva mai provato fino allora le emozioni sublimi dellamore, in mezzo ai suoi boschi non aveva mai udito il suo cuoricino palpitare affannosamente, battere in una nuova maniera; ma dopo che aveva veduto il pirata, ché non sognava né sospettava in lui la sanguinaria Tigre della Malesia, dopo di aver mirato quellardita figura di selvaggio, che aveva la nobiltà di un sultano e la galanteria di un cavaliero dEuropa, dopo di aver mirato quel fiero volto che aveva del guerriero e delleroe, e quegli occhi scintillanti dai quali trapelava il coraggio indomito di una natura eccezionale, lei, la fragile e cara fanciulla, aveva provato un inesplicabile turbamento, una emozione insolita, aveva sentito un fuoco strano invaderla, fuoco che scorrevale più rapido per le vene, man mano destavansi le ardenti passioni della sua natura meridionale.
Dopo di aver favellato con lui, di averlo affascinato collincantesimo della sua voce, col suo sorriso, col suo sguardo, era stata alla sua volta affascinata, e invano cercava spezzare questo fascino che la turbava, fascino che minacciava inghiottirla, invano cercava allontanare quegli occhi scolpiti sul suo cuore che bruciavano come carboni ardenti, e invano cercava stordirsi seppellendosi fra i suoi fiori, ma senza più trovare quella calma, quella serenità che provava prima di aver veduto il pirata.
Se Sandokan però aveva ammaliato lei, lei aveva pure ammaliato Sandokan. Entrambi lo dovevano comprendere, poiché entrambi provavano le medesime emozioni, i medesimi battiti, la medesima fiamma; i loro pensieri se avessero potuto confidarseli li avrebbero trovati stessi, eguali come i loro sentimenti.
Allindomani Marianna era ancora dal pirata assieme al lord, il quale trovava dilettevole la compagnia del ferito, che riguardava sempre come uno dei più arditi guerrieri della Malesia, che parlava di guerra, di marina, che raccontava le sue sanguinose spedizioni contro i pirati delle coste, o le grandi caccie intraprese nellinterno della penisola.
La giovinetta prestava pur essa orecchio a quei fantastici racconti ammirando sempre più quel preteso Malese che ai suoi occhi prendeva la figura di un eroe degno degli eroi dOmero, racconti che però il pirata dinanzi alla giovanetta andava modificando a poco a poco fino a scendere a parlare di futili o di belle cose, che non si avrebbe mai creduto che uscissero dalle labbra della terribile Tigre della Malesia.
La giovinetta prestava pur essa orecchio a quei fantastici racconti ammirando sempre più quel preteso Malese che ai suoi occhi prendeva la figura di un eroe degno degli eroi dOmero, racconti che però il pirata dinanzi alla giovanetta andava modificando a poco a poco fino a scendere a parlare di futili o di belle cose, che non si avrebbe mai creduto che uscissero dalle labbra della terribile Tigre della Malesia.
Bisognava udirlo allora, quando la sua voce tonante e metallica cangiava tono per diventare dolce, affascinante. Bisognava udirlo, quando dimenticando le sue pugne e le sue stragi parlava colla giovanetta di alberi, di fiori, di caccie, di feste e persino di mode e di vesti!
Era una commedia, ma una commedia che egli stesso prendeva per realtà, e nella quale sentivasi trasportato in un nuovo mondo, nella quale provava strane emozioni, nella quale il suo cuore batteva precipitosamente e sentivasi preso da una strana febbre. Non provava allora le sofferenze attutite, scemate dallarmoniosa voce della lady che egli trovava mille volte superiore a quella del cannone e persino i ricordi della sua isola si cancellavano, sfumavano dimenticati fra i racconti della giovinetta che gli parlava della sua terra natia, del bel cielo dItalia, dellazzurro Tirreno, delle incantevoli sue coste e delle superbe sue città. Lui, il terribile e sanguinario pirata comprendeva infine che un legame più forte dellamicizia lo univa a lei, comprendeva infine che questo legame fino come la seta andava ogni dì ingrossando, comprendeva infine che ormai una corrente di reciproca simpatia si era stabilita fra i loro cuori e che infine si amavano!
I giorni così volavano rapidi per entrambi come baleni e la guarigione del pirata volava aiutata potentemente dalla forza dellamore, amore che sempre ingigantiva, mille volte raddoppiato dallardente natura del selvaggio. E infatti venti giorni dopo, il ferito poté abbandonare senza fatica il letto e presentarsi dinanzi a lord James nel momento che questi entrava.
Oh! mio degno amico, voi in piedi! esclamò il lord vedendoselo dinanzi.
Vi meravigliate, milord? chiese Sandokan sorridendo. Mi pare essere rimasto a letto fin troppo.
Gli uomini di guerra, checché se ne dica, sono formati dacciaio. Come vi sentite?
Ma benissimo, milord! Mi sento forte come una colonna di ferro. A proposito, i miei più caldi ringraziamenti, milord, tanto a voi che alla vostra cara nepote. A simili persone bisogna essere riconoscenti anche non volendolo.
Via, non parliamo di ringraziamenti. Fra gente di guerra non si usa.
Al contrario, milord, e vi confesso che senza di voi, per quanto fossi stato forte, a questora sarei morto da un bel pezzo. La mia riconoscenza non cesserà mai, tenetelo ben in mente, milord, mai! Andiamo, farò il contraccambio di questa ospitalità quando voi verrete a Schaja. Sarete il re delle nostre feste.
Il lord si mise a ridere, stringendo la mano che Sandokan francamente gli porgeva.
Verrò disse il lupo di mare, ve ne do la mia parola, e se caso mai avrete bisogno di un aiuto per prendere la rivincita contro i pirati di Mompracem, pensate a me.
La fronte di Sandokan si abbuiò. Egli si avvicinò vieppiù allInglese.
Guardate qui disse con istrana voce. La ferita si è chiusa, ma rimane un segno bianco: la cicatrice. È un segno che non si cancellerà più mai: un segno che in ogni ora, in ogni tempo mi rammenterà dei miei feritori. Quando ritornerò nella mia patria, a me allora la vendetta. Vedrò fuoco e sangue!
Se lInglese avesse potuto comprendere il vero significato di quelle parole avrebbe rabbrividito. Ma egli tutto ignorava, non sospettava né poteva sospettare che chi parlava in tale guisa fosse la Tigre della Malesia che giurava di guazzare nel sangue inglese.
Vedete continuò Sandokan sul medesimo tono. È la prima volta che subii una disfatta, e quegli uomini che han fatto mordere la polvere alla Tigre, la pagheranno ben cara.
Fate conto di tornare in breve a Schaja? chiese il lord. Non abbiate fretta, amico mio, ché la vendetta più lunga è e più diventa matura. I pirati sono là, annidati nella loro formidabile isola, mille miglia lontani dallidea di volerla abbandonare. Avrete sempre tempo di vendicarvi. Rimarrete fra noi fino a completa guarigione e mia nepote sincaricherà di non farvi annoiare, ora che ha una profonda ammirazione per voi.
Sandokan lo guardò con sguardo balenante. Per lui, rimanere ancora su quella terra che forse cominciava ad amare, rimanere ancora presso quella fanciulla che aveva saputo affascinarlo, accanto a Marianna era la vita. Non chiedeva di più, dimenticava Mompracem.
Che importava a lui che i suoi tigrotti lo aspettassero, quando poteva vedere quella fanciulla divina? Che importava, se non assaporava sangue, quando assaporava la felicità di trovarsi presso lei? Che importava se non udiva il tuonare dei cannoni, quando la voce di lei era più dolce del ruggito dei fumanti bronzi? Che importava infine rischiare di essere scoperto, forse preso, forse ucciso, quando sentiva il cuore battere damore, quando respirava la medesima aria che respirava lei, quando si sentiva amare? Lui, la Tigre, tutto avrebbe sacrificato per provare ancora quelle emozioni sino allora mai provate a Mompracem.
Ascoltatemi, lord James disse il pirata con emozione. Questi luoghi, dove ho passato dei momenti di suprema felicità, per me sono sacri. Accetto lospitalità che voi mi offrite, e se mai un giorno, non dimenticate queste parole che potrebbero avverarsi, se mai un giorno avessimo a trovarci sul campo di battaglia, non già amici, ma nemici e ben fieri nemici colle armi in pugno, saprò sempre serbare la mia riconoscenza.
Sandokan si tacque incrociando le braccia sul petto, col volto animato da una strana collera. Il lord lo guardò stupefatto per alcuni istanti, senza riuscire a trovar parola, poi avvicinandosi bruscamente al pirata impassibile:
Non vorrei credere che fosse il delirio che vi facesse parlare dissegli. Che mai andate parlando di nemici e di pugne, se le relazioni fra la mia e la vostra patria sono cordialissime? Andiamo, amico mio, io credo che non tramerete certamente qualche insurrezione pericolosa nelle nostre colonie malesi.
Non potete comprendermi, milord. Ho detto anche troppo; tronchiamo questo discorso che potrebbe diventare imbarazzante e mettermi al punto di dover mentire.
Tronchiamolo, giacché lo volete disse lord James. Ne avrò la spiegazione quel dì che noi ci troveremo sui campi di battaglia. E ora, amico mio, restate senza timori. Troverete in me un uomo leale più un amicone che vi terrà allegro, sperando di trovare il contraccambio a Schaja. Mi permettete ora una domanda?
Cento, milord, se lo volete rispose Sandokan che cominciava però a tenersi in guardia.
Il vostro prahos, quale rotta teneva?
Rotta per Varauni. Avevo da concludere un trattato con quel sultano. LInglese lo guardò un momento in silenzio come commentasse la risposta, poi continuò:
Ho una nave ai miei ordini, mio prode amico. Quando sarete annoiato di abitare in questo brano di terra, se me lo permetterete vi condurrò io a Varauni, dovendomi recare in quei paraggi. Credete che la mia presenza possa esservi di qualche utilità?
La fronte di Sandokan tornò ad oscurarsi. Era imbarazzato a rispondere non sapendo cosa avrebbe potuto fare a Varauni, dove aveva invece tutto da temere. Non chiedeva, una volta guarito, che di tornare a Mompracem, alla sua terribile isola. Pure non esitò a rispondere.
Forse la vostra presenza mi sarebbe di grande utilità disse egli, poi un lampo gli balenò in mente. Andiamo, milord, non nascondetemi che la vostra presenza a Varauni ha un significato.