Sandokan laveva già afferrato per le spalle e laveva costretto a cadere in ginocchio.
Chi siete voi e che cosa volete da me? gridò il manti, tentando, ma inutilmente di sottrarsi alla stretta poderosa della Tigre. Voi non siete policeman, né cipayes per arrestarmi.
Chi sono? Vecchio stregone, saresti per caso diventato cieco? chiese Sandokan, lasciandolo rialzare. Non mi conosci piú dunque?
Io non ti ho mai veduto.
Eppure tre sere or sono hai tentato di farmi strangolare dai tuoi amici, presso la pagoda di Kalí, subito dopo la festa del fuoco.
Non te ne ricordi?
Tu menti! gridò lo stregone con suprema energia.
Dunque non sei tu quello che hai scannato il capretto e acceso il fuoco sacro a bordo del mio praho? chiese Sandokan ironicamente.
Io non ho mai scannato capre. Tu mi prendi per qualche altro personaggio.
Vieni con noi manti
Manti hai detto? Io non lo sono mai stato.
Troverai nella pagoda una persona che ti darà una solenne smentita.
Infine che cosa volete da me? gridò il vecchio, digrignando i denti.
Vederti il petto, innanzi a tutto, disse Tremal-Naik, rovesciandolo improvvisamente a terra e premendogli il ventre con un ginocchio.
Fa portare una torcia, Sandokan.
Quella domanda era inutile. Yanez, dopo un simulato inseguimento per allontanare i sacrificatori tornava verso Sandokan assieme a Sambigliong, che si era munito duna delle torce abbandonate dai mussalchi.
È preso? gridò il portoghese.
E non ci sfuggirà neanche piú, rispose Sandokan. E la vedova?
Labbiamo salvata a tempo e pare che sia anche assai lieta di essere ancora viva. Labbiamo portata nella pagoda.
Accosta la torcia, Sambigliong, disse Tremal-Naik lacerando dun colpo solo la casacca di tela che copriva il petto del prigioniero.
Il manti aveva mandato un urlo di rabbia e aveva tentato di ricoprirsi, ma Sandokan fu lesto ad afferrargli le braccia, dicendogli:
Lascia che vediamo dunque se sei un vero thug, innanzi a tutto.
Lo vedi? disse Tremal-Naik.
Sul petto dellindiano vi era un tatuaggio di color azzurro, raffigurante un serpente colla testa di donna, circondato da alcuni segni misteriosi.
È lemblema degli strangolatori, disse Tremal-Naik. Tutti gli affigliati a quella setta di assassini lhanno.
Ebbene, gridò il manti, se sono un thug che vimporta? Io non ho ucciso nessuno.
Alzati e seguici, disse Sandokan.
Il vecchio non se lo fece ripetere due volte. Appariva assai abbattuto e preoccupato, pur lanciando sguardi feroci contro gli uomini che lo circondavano.
Fu condotto verso la pira su cui terminava dincenerirsi il cadavere e dove si erano radunati i marinai del praho, dopo daver disposte qua e là delle sentinelle.
Surama, disse Yanez alla giovane bajadera che era uscita dalla pagoda. Conosci questuomo?
Sí, rispose la fanciulla. È il manti dei Thugs, il luogotenente del «figlio delle sacre acque del Gange».
Vile danzatrice! gridò il vecchio, dardeggiando sulla bajadera uno sguardo carico dodio. Tu tradisci la nostra setta.
Io non sono mai stata unadoratrice della dea della morte e delle stragi, rispose Surama.
Ora che non puoi negare di essere lanima dannata di Suyodhana, disse Tremal-Naik, mi dirai dove si sono raccolti i Thugs che un tempo abitavano i sotterranei di Rajmangal.
Il manti guardò il bengalese per alcuni istanti, poi gli disse:
Se tu credi che io ti dica dove hanno nascosta tua figlia, tinganni. Puoi uccidermi, ma io non parlerò.
È la tua ultima parola?.
Sí.
Sta bene: vedremo se saprai resistere a lungo.
Il manti udendo quelle parole era diventato pallidissimo, e la sua fronte si era coperta dun freddo sudore.
Che cosa vuoi fare di me? chiese con voce strozzata.
Ora lo saprai.
Si volse verso Sandokan e scambiò sotto-voce alcune parole.
Lo credi? chiese la Tigre della Malesia, facendo un gesto di dubbio.
Vedrai che non resisterà molto.
Proviamo.
Capitolo IX. LE CONFESSIONI DEL MANTI
A un gesto di Sandokan, il malese Sambigliong che doveva aver già ricevute precedentemente delle istruzioni, si era diretto verso un grosso tamarindo che si innalzava a trenta o quaranta passi dal rogo fra le rovine della cinta della vecchia pagoda.
Teneva in mano una lunga corda, un po piú grossa dei gherlini e che aveva già annodata a laccio.
La gettò destramente attraverso uno dei piú grossi rami e lasciò scorrere il nodo scorsoio fino a terra.
Intanto alcuni marinai avevano legate strettamente le braccia al manti e passate sotto le ascelle due corde sottili e resistentissime.
Il vecchio non aveva opposta alcuna resistenza, tuttavia si capiva, dallespressione del suo viso, che un indicibile terrore laveva improvvisamente preso.
Grosse gocce di sudore gli colavano dalla rugosa fronte e un forte tremito scuoteva il suo magro corpo. Doveva aver già compreso quale atroce supplizio stava per provare.
Quando lo vide ben legato, Tremal-Naik gli si accostò, dicendogli:
Vuoi dunque parlare, manti?
Il vecchio gli lanciò uno sguardo feroce, poi disse con voce strangolata.
No no
Ti dico che non resisterai e che finirai per dirmi quanto noi desideriamo sapere.
Mi lascerò piuttosto morire.
Allora ti faremo dondolare.
Qualcuno vendicherà la mia morte.
I vendicatori sono troppo lontani per occuparsi di te in questo momento.
Un giorno Suyodhana lo saprà e proverai le delizie del laccio.
Noi non temiamo i Thugs, e ce ne ridiamo di Kalí, dei suoi settari e anche dei loro lacci. Per lultima volta vuoi confessarci dove si trova ora Suyodhana o dove hanno nascosta mia figlia?
Va a chiederlo al «padre delle sacre acque del Gange», rispose il manti con voce ironica.
Va bene: avanti voialtri.
I quattro malesi spinsero il vecchio verso lalbero.
Sambigliong gli passò il laccio attraverso il corpo stringendolo un po sotto le costole, in modo che la funicella gli comprimesse il ventre e quindi glintestini, poi gridò:
Ohe! Issa!
I malesi afferrarono laltra estremità della fune che era passata sopra il ramo e il manti fu sollevato per un paio di metri.
Il disgraziato aveva mandato un urlo dangoscia. Il nodo sotto il peso del corpo, si era subito stretto in modo da penetrargli quasi nelle carni.
Tutti si erano radunati intorno allalbero, compresi Yanez e Sandokan, i quali assistevano a quel nuovo genere di martirio senza battere ciglio.
Anzi il portoghese, come sempre, aveva acceso la sua ventesima o trentesima sigaretta e fumava placidamente.
Spingete, comandò freddamente Tremal-Naik ai quattro malesi che avevano legato il manti.
Fatelo dondolare senza preoccuparvi delle sue grida.
I pirati si misero due da una parte e due dallaltra e diedero la prima spinta.
Il manti strinse i denti per non lasciarsi sfuggire alcun grido, però si vedeva che doveva soffrire atrocemente sotto quella stretta che a causa del dondolamento aumentava sempre.
Aveva gli occhi schizzanti dalle orbite e il suo respiro era diventato affannoso come se i polmoni, pure compressi, non potessero quasi piú funzionare.
Alla terza spinta che gli fece penetrare la funicella nelle carni, il disgraziato non poté piú frenare un urlo di dolore.
Basta! gridò con voce rauca. Basta miserabili.
Parlerai? chiese Tremal-Naik, accostandoglisi.
Sí sí dirò tutto quello che vorrai sapere ma fammi togliere il laccio Soffoco
Potresti pentirti e mi seccherebbe dover ricominciare il supplizio.
Fece arrestare il dondolamento, poi riprese:
Dove si trova Suyodhana? Se non me lo dici, non faccio allentare il nodo scorsoio.
Il manti ebbe unultima esitazione, che non ebbe che la durata di pochi secondi. Ora non si sentiva in caso di resistere piú a lungo a quello spaventevole supplizio inventato dalla diabolica fantasia dei suoi compatriotti.
Te lo dirò, rispose finalmente, facendo una smorfia orribile.
Dimmelo dunque.
A Rajmangal.
Negli antichi sotterranei!
Sí sí basta muccidi
Una risposta ancora, disse limplacabile bengalese. Dove hanno nascosto mia figlia?
Anche quella la vergine a Rajmangal.
Giuramelo sulla tua divinità.
Lo giuro su Kalí Basta non ne posso piú.
Calatelo, comandò Tremal-Naik.
Non resisteva piú, disse Yanez gettando via la sigaretta. Questi diavoli dindiani possono dare dei punti allInquisizione della vecchia Spagna.
Il manti fu subito calato e liberato dal nodo scorsoio e dalle corde. Attorno al ventre aveva un solco profondo, azzurrognolo che in certi punti sanguinava.
I malesi furono costretti a farlo sedere, perché il disgraziato non si reggeva piú sulle gambe.
Ansava affannosamente e aveva il viso congestionato.
Tremal-Naik attese qualche minuto onde riprendesse fiato, poi riprese:
Ti avverto che tu rimarrai nelle nostre mani, finché noi avremo le prove di non essere stati da te ingannati. Se avrai detto la verità, un giorno tu sarai libero e anche largamente ricompensato delle due delazioni; se avrai mentito non risparmieremo la tua vita e ti faremo soffrire torture spaventevoli.
Il manti lo guardò senza fare nessun gesto. Vi era però nei suoi occhi un terribile lampo dodio.
Dovè lentrata del sotterraneo? Ancora presso il banian? chiese Tremal-Naik.
Questo non te lo posso dire, non essendomi piú recato a Rajmangal dopo la dispersione dei settari, rispose il manti. Credo però che non sia piú quella.
Dici il vero?
Non ho forse giurato su Kalí?
Se tu non sei piú tornato a Rajmangal, come sai che mia figlia si trova colà?
Me lo hanno detto.
Perché me lhanno presa?
Per fare di quella bambina la «Vergine della pagoda». Tu hai rapito la prima; Suyodhana ti ha preso la figlia che ha nelle sue vene il sangue di Ada Corishant.
Quanti uomini vi sono a Rajmangal?
Non sono molti di certo, rispose il manti.
Una parola ancora, disse Sandokan, intervenendo. I Thugs posseggono delle navi?
Il vecchio lo guardò per qualche istante, come se cercasse dindovinare il motivo di quella domanda, poi disse:
Quandio ero a Rajmangal non avevano che dei gonga. Non so quindi se Suyodhana in questi ultimi tempi abbia acquistata qualche nave.
Questuomo non confesserà mai tutto, disse Yanez a Sandokan. Daltronde ne sappiamo abbastanza e possiamo andarcene prima che i sacrificatori tornino con dei rinforzi. Ah! E della vedova, che cosa ne faremo?
La manderemo a casa mia, disse Tremal-Naik. Si troverà meglio che fra i Thugs.
Allora partiamo, disse Yanez. Che siano già giunti gli elefanti a Khari?
Fino da ieri, ne sono sicuro.
Saranno belli?
Splendidi animali, senza dubbio, già abituati a cacciare le tigri. Sono stati pagati cari ma meriteranno quella somma.
Andiamo dunque a cacciare nelle Sunderbunds, concluse Yanez. Vedremo se le tigri del Bengala valgono quelle delle foreste malesi.
Due uomini presero il manti sotto le braccia e la truppa, a un cenno di Sandokan, abbandonò il piazzale, dove finivano di consumarsi, sugli ultimi tizzoni, le ossa del thug.
La foresta dei cocchi fu attraversata senza incontrare nessuno e verso le due del mattino la spedizione prendeva posto nelle due scialuppe, aumentata del manti e della vedova.
Avendo la corrente in favore, il ritorno fu compiuto in brevissimo tempo. Unora dopo infatti tutti erano a bordo del praho.
Il manti fu rinchiuso in una delle cabine del quadro e per maggior precauzione gli fu collocata una sentinella dinanzi alluscio.
Quando partiamo? chiese Tremal-Naik a Sandokan, prima di rientrare nelle loro cabine.
Allalba, rispose il pirata. Ho già dato gli ordini opportuni onde tutto sia pronto prima dello spuntare del sole. Domani sera potremo trovarci a Khari?
Certo, rispose Tremal-Naik. Non vi sono che dieci o dodici chilometri dalla riva del fiume a quel villaggio.
Una semplice passeggiata. Buona notte ed a domani.
Cominciavano a tramontare le ultime stelle quando lequipaggio del praho era tutto in coperta per prepararsi alla partenza.
Mentre issavano le immense vele, Sambigliong che dirigeva la manovra savvide, con una certa inquietudine, che anche le due grab ancoratesi il giorno innanzi, si preparavano a lasciare lancoraggio.
Le loro tolde eransi rapidamente coperte duomini i quali alzavano precipitosamente le vele latine e spiegavano i fiocchi, come se avessero avuto timore che la brezza dovesse da un momento allaltro mancare o che la corrente del fiume cambiasse direzione.
Il malese che aveva pure i suoi sospetti su quelle due misteriose navi, le quali portavano equipaggi quattro o cinque volte piú numerosi di quelli che sogliono avere quei velieri, rimase profondamente turbato da quelle manovre precipitose.
Qui gatta ci cova, mormorò. Che il padrone abbia ragione di aver diffidato di questi vicini? Non ci vedo chiaro in questo affare.
Stava per dirigersi verso poppa, onde scendere nel quadro e avvertire Sandokan, quando questi comparve.
Padrone, gli disse. Anche le due grab salpano con noi.
Ah! si limitò a dire il pirata.
Guardò tranquillamente i due velieri che stavano ritirando le ancore, poi disse:
E la partenza improvvisa di quelle due navi tinquieta, è vero mio bravo tigrotto?
Non mi sembra naturale, padrone. Sono giunte laltro ieri, non hanno caricata nemmeno una balla di cotone ed ecco che vedendo noi rimetterci alla vela, saffrettano ad imitarci. E poi guardate quanti uomini hanno a bordo! Mi sembra che siano aumentati.
Fra tutte e due hanno almeno il doppio dei nostri; se sperano però di darci delle noie, singannano.
Se vorranno seguirci fino alle Sunderbunds, faremo giuocare le nostre artiglierie e vedremo a chi toccherà la peggio. Alla ribolla, Sambigliong e bada a non urtare qualche nave.
Le immense vele erano già state alzate con due mani di terzaruoli per diminuire di qualche po la loro superficie e le ancore di prora e di poppa apparivano allora a fior dacqua. La Marianna, presa dalla corrente e spinta dalla brezza mattutina, cominciava a muoversi.
Una delle due grab si era messa già in marcia, scivolando fra le numerose navi che ingombravano il fiume e laltra si preparava a seguirla.
Sandokan, dal cassero, le osservava attentamente, senza dare alcun segno dinquietudine. Non era uomo da preoccuparsi anche se quelle due navi avevano equipaggi piú numerosi ed erano armate di cannoncini.
Si era misurato con altri avversari ben piú poderosi e formidabili per avere qualche timore.