I Corsari delle bermude - Emilio Salgari 3 стр.


 Me laveva rapita gridò cinque giorni prima del mio ritorno ed era partito per lAmerica insieme col generale Howe, che conduceva laggiù fanti tedeschi, assoldati nellAssia e nel Brunswick.

 Brigante! esclamò il colonnello.

È inutile che vi dica quale schianto provò il mio cuore. Chiamai a raccolta i miei uomini e veleggiai alla volta di Boston, poiché avevo saputo che le forze che conduceva Howe erano destinate a rinforzare quel presidio. Fu una corsa folle attraverso lAtlantico, ma quando giunsi alle Bermude le forze inglesi erano già sbarcate e gli americani avevano assediata la piazza. Rinnegai la mia nuova patria e ritornai corsaro, sfogando il mio dolore in continui combattimenti contro le navi che inalberavano un vessillo ormai da me odiato. Siete venuto a dirmi, colonnello, che Mary di Wentwort a giorni sarà costretta a sposare il marchese dHalifax e che spera da me un aiuto. Accada quello che accada, entrerò a Boston.

Aveva appena finito di parlare, quando il colonnello ed il luogotenente lo videro chinarsi improvvisamente, tenendo la testa verso il sabordo spalancato, attraverso il quale entrava a fiotti un superbo raggio di sole.

 Un colpo di cannone sparato da lontano disse, Sul ponte! sul ponte!

3. UN COMBATTIMENTO TERRIBILE

Quando il Corsaro ed i suoi due compagni salirono in coperta, la corvetta aveva già cambiato rotta per riprendere la sua corsa verso le coste americane. Il vento, che accennava ad aumentare, ve la spingeva con una velocità di otto o nove nodi allora.

Lequipaggio, era tutto in coperta e discuteva animatamente.

Il Corsaro montò sul ponte di comando, prese il cannocchiale ed esplorò attentamente in tutte le direzioni.

 Nulla disse a Howard ed al colonnello. Eppure è stato un colpo di cannone. Testa di Pietra! chiamò.

Il bretone, che stava discutendo animatamente con Piccolo Flocco, il suo inseparabile compagno, fu pronto ad accorrere. I suoi piedi da pachiderma erano diventati leggeri come quelli duna gazzella.

 Hai udito quel colpo lontano? gli chiese il Corsaro.

 Il mio orecchio si è conservato ottimamente, sebbene ne abbia uditi frastuoni di quei mostri di bronzo!

 Non può essere stato un colpo di tuono?

 Ma no, sir William. Non vi è una nube in nessun luogo.

 Che cosa ne pensi?

 Dico, capitano, che siamo sorvegliati.

 Dalle due navi dalto bordo, vero?

 Si, e scommetterei nuovamente la mia pipa che le rivedremo ben presto. Fortunatamente il vento aumenta e la corvetta, quando è battuta, può lasciarsi indietro anche le fregate. Vi pare, sir William?

Il Corsaro non rispose. Passeggiava sul ponte, a testa bassa, con le mani affondate nelle tasche. Pareva che borbottasse qualche cosa.

Ad un tratto si fermò e, guardando fisso il bretone, il quale stava caricando tranquillamente la famosa pipa, gli disse:

 Che tutti gli uomini si tengano pronti ad occupare i posti di combattimento.

 E gli americani?

 Ammassali sul castello di prora, dietro i due pezzi da caccia. Sono valenti archibugieri e colle loro lunghe carabine spazzeranno per bene i ponti delle due navi inglesi. Non sempre si può aver fortuna, ma confido nel valore del mio equipaggio e nella velocità del mio Tuonante. Tu, che sei il miglior artigliere, mira coi cannoni da caccia gli alberi di quelle tartarughe. Giù cinque o sei vele, e non avremo più da temere.

 Per il borgo di Batz! mi metterò un paio docchiali sul naso per vederci meglio, e che Dio mi danni se non abbatterò un paio dali a quelle corridore delloceano.

 Conto su di te.

 E scommetto la mia pipa che

 Vattene, al diavolo, insieme a quel puzzolente ricordo di famiglia.

Testa di Pietra rispose con una risata, discese la scala, batté lacciarino ed accese il vecchio ricordo facendolo funzionare a tutta lena.

Howard, un luogotenente ammirabile, era sceso in coperta disponendo gli uomini per la battaglia che si annunciava imminente.

Nessuna vela si mostrava allorizzonte, ma tutti sentivano il pericolo e si preparavano animosamente a respingerlo.

La giornata trascorse senza che Piccolo Flocco, sempre in alto sulle crocette della maestra, avesse annunciato nulla di nuovo. Lorizzonte era limpido, e la brezza aumentava sempre col calare del sole. La corvetta filava meravigliosamente, con tutte le sue vele al vento, compresi gli scopamari, i coltellacci e i coltellaccini. Sir William non aveva abbandonato il ponte di comando un solo istante. Spiava attentamente il nemico, che navigava certamente di là dalla linea visiva dellorizzonte.

Al cadere del sole la brezza si era tramutata in un vento così forte, che il Corsaro era stato costretto a far ritirare gli scopamari e i coltellacci e raccogliere i pappafichi ed i contrapappafichi

Anche lAtlantico era diventato irrequieto. Le onde si alzavano a poco a poco e si distendevano, rumoreggiando e rompendosi fragorosamente contro la poppa.

Alle nove una profonda oscurità avvolgeva mare e cielo. Solo poche meduse, naviganti quasi a fior dacqua e che si lasciavano trasportare dal Gulf Stream, scintillavano come globi elettrici. Tutti erano ai loro posti, pronti a impegnare risolutamente la lotta e tutti sentivano ormai il nemico che cercava di sorprendere la corvetta. Sir William era sempre sul ponte a fianco di Howard. Aveva riacquistato il suo sangue freddo e pareva che, per un momento, avesse dimenticato Mary di Wentwort ed il marchese dHalifax. Il suo sguardo solo era irrequieto e spaziava continuamente sullorizzonte ormai tenebroso. Una altra ora era trascorsa, quando la voce di Piccolo Flocco, il quale non viveva che fra le coffe e le crocette, gridò:

 Badate! Corriamo fra due ombre! Sono le navi dalto bordo!

Dopo un breve silenzio, il Corsaro interrogò:

 A dritta luna ed a sinistra laltra?

 Si, capitano.

 Per San Patrick, esclamò sir William, Che occhi hanno i due comandanti inglesi! Come hanno fatto a scoprirci con questa oscurità? Ah! ci vogliono prendere? La vedremo, signori miei! Poi, alzando la voce gridò:

 Dieci uomini nella stiva a guardia degli stoppacci. Se ci foreranno, chiudere subito le ferite.

Si volse verso il luogotenente:

 Vi affido il servizio dei pezzi del cassero. Per quelli del castello ci penserà Testa di Pietra.

In quel momento un lampo ruppe la profonda oscurità a meno di sei gomere da sinistra, seguito da un rombo non intimavano più il «ferma» con un colpo in bianco, bensì con una palla di cannone e probabilmente di buon calibro.

Il Corsaro si era curvato tendendo lorecchio.

Si udì come un laceramento.

 Strappo alla gabbia di trinchetto disse. Che pessimi artiglieri! Ci volevano due palle incatenate, miei cari, per prendere in mezzo lalbero.

Fra il silenzio che regnava sulla corvetta, si udì la voce del luogotenente prima e poi quella di Testa di Pietra.

 Dobbiamo rispondere.

 No rispose sir William, il quale aveva imboccato il portavoce. Non cè premura. Timonieri!

 Signore!

 Poggia sempre al nord. Vedi quellombra enorme?

 Sì, capitano.

 Attacca su quella. Pronti i gabbieri! Fuori i grappini dabbordaggio!

Un altro lampo balenò e questa volta a dritta, alla medesima distanza, ed un altro proiettile fischiò sulla coperta della corvetta, colpendo la testa di un gabbiere che stava salendo le griselle di trinchetto con un carico di grappini dabbordaggio. Il disgraziato non ebbe nemmeno il tempo di mandare un ah! e precipitò in mare.

 Per San Patrik! esclamò il Corsaro. Si massacra la mia gente! Ecco il buon momento per passare a colpi di bordate.

Imboccò di nuovo il portavoce e gridò con voce tonante:

 Non vi trattengo più, ragazzi! Coprite le inglesi di ferro e di piombo!

La corvetta che, più rapida delle due pesantissime navi dalto bordo ed infinitamente più maneggevole, stava per oltrepassare le due poderose avversarie, si coprì di fiamma e di fumo.

Sparavano le batterie di dritta e di sinistra ed i quattro grossi pezzi da caccia. Appena cessato quel frastuono, seguì una terribile scarica di moschetteria. I cinquanta americani della giunca, ammassati sul castello di prora saettavano con una tempesta di palle le due navi inglesi, spazzandone gli altissimi ponti.

Le due navi dalto bordo non indugiarono a rispondere.

Quella che si trovava sopravvento fu la prima a scatenare tutti i suoi pezzi di dritta; ma sia che in quel momento gli artiglieri si fossero ingannati sulla velocità della corvetta, o che qualche improvvisa ondata avesse fatto perdere loro le mire, la bordata passò a venti passi dalla poppa della fuggitiva senza recarle nessun danno.

Laltra però, che si trovava a miglior portata, essendo più avanti, fu pronta ad imitare la consorella. Un uragano di ferro e di ghisa passò sulla tolda della corvetta, massacrando o storpiando una diecina duomini.

Una palla passò vicinissima al viso del Corsaro, mozzandogli per un istante il respiro. Lalberatura per altro non aveva subito danno alcuno, sicché la nave aveva potuto continuare la sua velocissima marcia.

 Per San Patrick! esclamò il Corsaro. Tirano come novizi! Signor Howard! Testa di Pietra! Sotto, a palle incatenate!

Per la seconda volta la corvetta si coprì di fuoco e di fumo.

Per cinque o sei minuti un frastuono orrendo coprì i muggiti delle onde. Le tre navi si scambiavano, incessantemente, palle incatenate, bordate di mitraglia, nembi di piombo, sparati però alla cieca, poiché la notte era oscurissima e la corvetta filava rapida, cambiando spesso di rotta con brevi bordate, per far perdere agli avversari il punto di mira.

I ventotto pezzi della corvetta, manovrati da abili artiglieri che stavano fermi dietro ai sabordi, tiravano meravigliosamente, aspettando il momento opportuno per tempestare le navi nemiche. Alternavano palle e mitraglia, fracassando pennoni e rompendo manovre; ma forse il maggior danno lo recavano i cinquanta americani. Dietro le murate del castello di prora sparavano senza posa colle loro lunghe e pesanti carabine colpendo, ad ogni scarica, con precisione incredibile.

Già la corvetta si credeva fuori di portata delle artiglierie avversarie, quando il treponti che veleggiava sottovento, con una manovra rapidissima le attraversò il passo.

Sir William soffocò una bestemmia, poi imboccò il portavoce e gridò:

 Timone allorza! Cazza la randa! Contrabbraccio a sinistra! Pronti per labbordaggio! Tuoni per San Patrik! Prenderemo il treponti, se non lo caleremo a fondo. Testa di Pietra! Signor Howard! Palle incatenate dentro lalberatura. Rasatemi quel colosso come una ciabatta.

La risposta fu pronta. La corvetta virò sulla sinistra e scaricò i suoi dodici pezzi contro i treponti, poi virò sulla dritta e sparò una fianconata terribile. Nel medesimo istante i quattro pezzi da caccia scagliavano le loro palle incatenate attraverso lalberatura dellavversario.

Fra il tuonare delle artiglierie si udì un crac secco, poi una voce alzarsi sul castello di prora.

 Per il borgo di Batz! Lho preso il volteggiatore maledetto. Era tempo! La catena ha segato o tagliato la maestra. Ala ferita non vola! Ci corra dietro, luccellaccio!

Un urrà fragoroso salutò quel colpo maestro del vecchio.

 Allabbordaggio! Allabbordaggio! urlano centocinquanta e più voci.

Il treponti si è inclinato sulla dritta, oppresso dal peso dellaltissimo albero che, troncato quasi alla base da due palle incatenate, bagna il suo mostravento in acqua.

La gran nave è immobile. Non può più bordare e si presenta magnificamente per una grande bordata. Fra le urla della ciurma e degli americani che domandano di correre allabbordaggio, la voce metallica del Corsaro si fa udire:

 Fuoco di bordate e filate allovest! Passiamo!

La corvetta, abilmente guidata, sfugge ancora una volta alla fiancata del secondo treponti che giunge troppo in ritardo, scaglia quattordici palle nel ventre della immobilizzata e con una magnifica bordata sfugge alla stretta, scaricando i suoi due pezzi da caccia di poppa, carichi a mitraglia. Qualche palla passa, ronzando sordamente, attraverso alla sua attrezzatura, ma ormai è troppo tardi. Fugge con pieno vento in poppa, ridendosi ormai del fuoco di quei centoventi pezzi.

Howard continua a sparare i due pezzi da caccia poppieri, per proteggere la ritirata. Testa di Pietra invece ha fatto gettare in mare i morti, trasportare i feriti allinfermeria, poi ha caricato tranquillamente la sua pipa, lha accesa ed è salito sul ponte di comando, dicendo al Corsaro:

 È finita. Glielabbiamo fatta a quei signori dalle giacche rosse e dalle calottine minuscole La rotta capitano?

 Diritti su Boston rispose William. Quanti morti?

 Ne ho fatti gettare quattordici nella grande tazza rispose il bretone con un sospiro.

 E feriti?

 Ve ne sono sette allinfermeria e disgraziatamente uno rimarrà storpio per tutta la sua vita.

 Mille sterline a sua disposizione.

 Per il borgo di Batz! Mi sarei lasciato portare via anchio una gamba per guadagnare una tal somma. Anche zoppo avrei potuto comprarmi una grossa barca da pesca e guidarla attraverso la Manica.

 Fa sfondare quattro barilotti di rhum, e dà da bere ai miei bravi. Bada che non si ubriachino. Boston non è lontana e chissà che cosa ci attende dinanzi alla sua baia. Non sarà facile forzare il blocco; tuttavia non dispero.

Le cannonate erano cessate e le due navi di alto bordo erano scomparse nel tenebroso orizzonte. Solamente il vento sibilava attraverso lattrezzatura.

E la corvetta filava sullAtlantico colla prora verso la costa americana

4. LINSURREZIONE AMERICANA

Collatto memorabile del 4 luglio 1776, le colonie inglesi dellest dichiaravano la propria indipendenza e la loro ferma volontà di staccarsi finalmente dalla madre patria, che da due secoli ne suggeva il sangue migliore, senza dare compensi.

Gli enormi balzelli che lInghilterra imponeva, sempre più gravi, alle sue colonie dAmerica per far fronte alle spese della guerra contro i Borboni di Francia e di Spagna e la negazione dei diritti politici ai coloni, furono le due cause da cui scaturirono le prime scintille, le quali non dovevano tardare a mettere in fiamme tutti gli Stati dellest, poiché allora quelli dellovest e del sud si trovavano ancora sotto la dominazione spagnola.

Quantunque a corto di denaro, privi dartiglierie e male armati, gli americani avevano salutato con entusiasmo la convenzione del luglio che proclamava lindipendenza delle vecchie colonie inglesi.

Improvvisano generali, alla cui testa mettono il grande Washington, improvvisano colonnelli ed ufficiali, chiamano a raccolta la balda gioventù e dichiarano guerra alla possente Inghilterra.

La Francia e la Spagna, di sottomano, li aiutano. Corsari arditi li forniscono di artiglierie, di polvere, di fucili, e abili ufficiali francesi guidati dal giovane marchese Lafayette, accorrono in buon numero per offrire a quei coloni, ignari delle cose guerresche, la loro spada, la loro esperienza ed il loro sangue.

LInghilterra da principio non si era gran che preoccupata della proclamazione dellindipendenza delle sue colonie doltremare. Si stimava troppo forte per non dover subito domare quegli insolenti piantatori di cotone e di tabacco e quei meschini mercanti che avevano osato sfidare la sua potenza.

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