I Corsari delle bermude - Emilio Salgari 4 стр.


LInghilterra da principio non si era gran che preoccupata della proclamazione dellindipendenza delle sue colonie doltremare. Si stimava troppo forte per non dover subito domare quegli insolenti piantatori di cotone e di tabacco e quei meschini mercanti che avevano osato sfidare la sua potenza.

Disgraziatamente per lei, singannava. Aveva dinanzi a sé un nemico altrettanto formidabile, tenace, risoluto a tutto, pronto a sopportare con animo fiero tutti gli orrori della guerra che doveva, più tardi, rendergli la libertà e fargli innalzare lo stellato vessillo.

Dopo le prime avvisaglie, gli americani avevano subito deciso dinvestire Boston, che era la più ricca e la più popolosa città del Massachussetts. Situata su una baia splendida, capace di contenere le più grosse squadre del mondo, e completamente riparata dalle ondate dellAtlantico da una lunga isola, si prestava meravigliosamente ad una lunga difesa, specialmente per chi fosse sempre padrone del mare: e lInghilterra, come abbiamo detto, era tale, poiché gli americani non potevano opporre ai grandi treponti che piccole navi corsare.

Glinglesi, ai primi rumori di guerra, avevano arruolato dodicimila uomini, per la maggior parte assiani e brunswickesi, fanti saldissimi che godevano allora di una grande reputazione, ed avevano guarnito i forti di numerose e grosse bocche da fuoco. Per di più avevano raccolto nella baia una squadra di fregate e di nave dalto bordo, per impedire ai corsari dellEuropa e delle Bermude di mandare agli americani munizioni ed armi, delle quali difettavano.

La difesa della piazza era stata affidata a tre valentissimi generali: Howe, Clinton e Burgoyne, ai quali si erano uniti il marchese dHalifax e il brigadiere generale Pigot, tutti uomini di gran valore.

Gli americani, sebbene non disponessero nel Massachussetts di più di ventimila uomini e di poche navi corsare, avevano investito la piazza, costringendo la guarnigione inglese a rinchiudersi dentro le salde mura della città.

I fatti darme, succeduti nel Canada, favorevoli aglinsorti, i quali erano riusciti ad impadronirsi della fortezza di Skeenerborough, facendo prigionieri lintero presidio ed il suo comandante generale Allen, avevano entusiasmato quei giovani combattenti. Con grande sorpresa di tutti, i generali americani erano riusciti a bloccare la città, in modo che il presidio non potesse più ricevere vettovaglie né rinforzi.

Boston non si poteva prendere dassalto, specialmente da soldati improvvisati; unica risorsa era quella di costringere gli assediati ad arrendersi per fame. La impresa, che presentava gravi difficoltà fu decisa.

Una notte, traghettata la baia su gran numero di scialuppe ed elusa la vigilanza della squadra inglese, i soldati piombavano su due isole, distruggendo tutte le messi e portando via quanto bestiame si trovava nei villaggi.

Quel colpo era stato mortale alla guarnigione, già da tempo a corto di viveri, dovendo provvedere anche agli abitanti, rimasti in buon numero dentro le mura.

Un altro riuscito colpo era avvenuto pochi giorni dopo. Gli assediati, furiosi per lo scacco subito, disperando ormai di poter ricevere viveri dallInghilterra, avevano progettato una sortita, per poter correre il paese e rinnovare le provvigioni.

Due erano le via da tentarsi. Una di far impeto sullistmo di Boston ed attaccare a fondo gli americani saldamente fortificati a Roxbury, allo scopo di invadere e saccheggiare la contea di Suffolk; laltra di traghettare il braccio di Charlestown e dare addosso agli assedianti trincerati sulle alture che si stendevano fra Willis-Creck e il fiume Mistica e porre a sacco le terre di Worcester.

Ma i capi americani, che tenevano numerose spie in Boston, avevano avuto sentore di quei due disegni ideati dal generale Garge, e si erano affrettati a prendere le loro misure per impedire al nemico di nutrirsi. Ci tenevano anche a provare la saldezza ed il coraggio delle loro truppe, le quali fino allora non avevano avuto loccasione di sostenere un urto poderoso da parte dellagguerrito avversario.

Chiamarono a raccolta tutte le bande che scorrevano le terre vicine per approvvigionare il grosso dellesercito e rafforzarono gagliardamente le alture di Bunkershill le quali dominavano lentrata di Charlestown, mandandovi altri mille soldati al comando del colonnello Guglielmo Prescott.

Approfittando duna notte oscurissima, quei giovani soldati occupavano lestamente e nel più profondo silenzio il monticello di Breeds Hill, che stava sopra Charlestown, e, in meno di otto ore, lavorando con accanimento feroce costruivano un ridotto quadrato, guarnendolo di buon numero di pezzi di cannone.

Nel medesimo tempo, occupavano e rafforzavano con trincee un altro monticello dominante la città, situato sulla penisola più vicina che ripara la baia.

Grande fu lo stupore deglinglesi, quando, verso le quattro del mattino, si accorsero dellaudace impresa eseguita con tanta abilità e in silenzio.

Una nave da guerra fu la prima a dare lallarme e, senza attendere gli ordini del comandante, cominciò a tirare furiosamente contro il ridotto che costituiva una gravissima minaccia per la città.

I comandanti inglesi, assai inquieti. volsero tutte le artiglierie della piazza, delle navi e delle batterie galleggianti verso le due alture, sulle quali gli americani continuavano a fortificarsi, aprendo trincee fino quasi sulle rive della Mistica.

Dallalba al tramonto fu un frastuono spaventevole, e uragani di ferro furono scambiati da una parte e dallaltra, senza grande risultato, poiché gli americani non cessarono né di lavorare, né di rispondere, lanciando palle arroventate dentro la città, colla speranza di scatenare incendi. Solamente a notte fatta le artiglierie della piazza e delle navi cessarono per non sprecare munizioni. Gli americani erano completamente riusciti nel loro scopo: Boston stava per subire tutti gli orrori del bombardamento, oltre quelli della fame.

Le cose erano giunte a questo punto quando, una notte tempestosa, la corvetta di sir William si presentò arditamente dinanzi allimboccatura della baia, risoluta a forzare il blocco.

Il fragore delle cannonate era già giunto agli orecchi del corsaro e dei suoi uomini, ed immaginando che qualche grosso fatto fosse accaduto, il veliero sera mantenuto bene al largo, quantunque lAtlantico, sempre capriccioso, non avesse cessato di scagliare la sua furia in tutte le direzioni, mettendo a dura prova la resistenza dellequipaggio.

Sir William, che non si fidava che di se stesso, non aveva abbandonato un solo momento il ponte. Disposti i suoi uomini nelle posizioni dì combattimento, poiché non era improbabile che qualche nave inglese piombasse addosso alla sua appena entrato in porto, fece chiamare il colonnello americano che conosceva a menadito tutti i porti delle coste orientali dellAmerica.

 Signor Moultrie, gli disse nel momento in cui la corvetta tirava una lunga bordata dinanzi al porto affido a voi il timone. Quali segnali dobbiamo fare per non farci bombardare dai vostri compatrioti? Tuttoggi il cannone ha tuonato e può darsi che siano collocate batterie sulla penisola.

 Alzate sugli alberi due fanali rossi rispose lamericano e teneteveli per cinque minuti. I nostri hanno uomini lungo le spiagge, incaricati appunto di segnalare le navi corsare e di guidarle. Vedrete che qualcuno giungerà.

 Se potessi sapere dove incrociano le navi inglesi!

 Si spostano continuamente e nessuno, che venga dal di fuori, potrebbe indovinare dove si trovano in questo momento. Desiderate altro?

 No: al timone, colonnello, e badate di non mandare il mio Tuonante su qualche secca.

 Conosco la baia come le mie tasche, quindi potete essere tranquillo.

 No: al timone, colonnello, e badate di non mandare il mio Tuonante su qualche secca.

 Conosco la baia come le mie tasche, quindi potete essere tranquillo.

Il Corsaro lo accomiatò con un cenno della mano, poi scese sulla tolda e passò rapidamente in rivista i suoi uomini. Tutti erano ai loro posti di combattimento.

Raggiunto il castello di prora chiamò Testa di Pietra il quale stava confabulando su uno dei due pezzi da caccia.

 Vieni gli disse. Mi fido del colonnello americano ma ancora più di te. Conosci Boston?

 Ci sono stato una decina di volte, capitano rispose il bretone. Sono trascorsi molti anni, tuttavia saprei condurre la corvetta a sicura destinazione.

 È sulla Mistica che dovremo affondare le nostre àncore. Gli americani devono esser là!

 E noi andremo a trovarli, comandante. Conosco quel fiume e so che il fondo è buono anche per le grosse fregate.

 Fa alzare sui due alberi fanali a luce rossa; poi mi raggiungerai sul ponte.

Tornò sul ponte di comando, dopo aver scambiato alcune parole col suo luogotenente che, come sempre, aveva assunto il comando dei due pezzi da caccia poppieri e diede lordine:

 Imboccate!

La corvetta aveva terminata la sua bordata e si trovava dinanzi allampia baia di Boston, percorsa dalle grosse onde dellAtlantico

Nessun luce brillava dentro la baia, né sulla città. Pareva che assedianti ed assediati si fossero finalmente decisi a prendere un po di riposo.

Ma il Corsaro non si fidava affatto di quella gran calma, la quale poteva essere più apparente che reale.

I suoi occhi interrogavano ansiosamente le tenebre e le sue orecchie ascoltavano attentamente.

I fanali erano stati innalzati nel momento in cui la corvetta superava lestremità della penisola occupata, la notte prima, dagli americani.

Il mare era pessimo anche contro la baia e le ondate si succedevano senza tregua.

Erano appena trascorsi i cinque minuti dobbligo ed i fanali erano stati riabbassati quando una voce si fece udire sotto la sinistra della nave.

 How! Gettate una scala!

Testa di Pietra che si trovava ancora sulla coperta, fece eseguire prontamente lordine. Pochi momenti dopo un uomo coperto da un ampio mantello dincerato e barbuto come un miass del Borneo, montava a bordo chiedendo:

 Il comandante?

Testa di Pietra munito duna lanterna e accompagnato da due fucilieri guardò attentamente lo sconosciuto, il cui mantello grondava.

 Chi siete? domandò, puntandogli contro il petto la pistola.

 Un pilota americano: ho scorto i vostri segnali e sono accorso per mettermi ai vostri ordini.

 E la scialuppa che vi ha condotto?

 Ha già preso il largo. È stato un vero miracolo se ho potuto prendere al volo la vostra scala.

 Vi nomino gabbiere di prima classe rispose il bretone.

Lamericano rispose con un «grazie» ed una risata.

 Seguitemi riprese Testa di Pietra. Il comandante è sul ponte.

 Sono ai vostri ordini. Portate polveri?

 Un carico completo.

 Era tempo. Aspettavamo il colonnello Moultrie che avevamo mandato alle Bermude con una giunca.

 È qui il vostro compatriota, ma il piccolo veliero lo abbiamo mandato a tenere compagnia ai pesci.

Attraversarono la tolda e salirono sul ponte di comando, dove il Corsaro attendeva in preda ad una viva impazienza..

 Ecco il pilota che gli americani hanno mandato disse Testa di Pietra.

Sir William gli chiese:

 Dove possiamo affondare le nostre àncore, al sicuro dalle navi inglesi?

 Alla foce della Mistica. Le batterie del ridotto di Breeds Hill saranno sempre pronte a difendervi.

 Andremo contro le inglesi?

 La notte è pessima, comandante, e credo che le navi da guerra non lasceranno i loro ancoraggi prima che spunti lalba.

 Non faranno fuoco su di noi i vostri compatrioti?

 A questora la scialuppa che mi ha portato qui deve essere giunta a terra e lordine di non sparare non tarderà a giungere sullaltura di Breeds Hill. Potete passare.

 Raggiungete sul cassero il colonnello Moultrie e guidateci allancoraggio. Io penso alla difesa.

La corvetta savanzava cautamente, correndo lievissime bordate.

Loscurità profonda la proteggeva, tuttavia non vi era che da fidarsi. Gli inglesi avevano conservato, dentro la baia, buon numero di fregate e di batterie galleggianti, le quali potevano, da un momento allaltro, scatenare un fuoco infernale ed impedire il passo.

 Aguzza gli occhi, Testa di Pietra, diceva di quando in quando sir William.

 Sono tutti e due fuori dalle orbite, rispondeva il bretone eppure non riesco a distinguer nulla.

 La notte non poteva essere più tenebrosa.

 Poche volte lho veduta così.

 Guarda!

 Guardo, comandante, e riesco a malapena a distinguere i fiocchi, e ciò è già molto. Scommetterei la mia pipa che un gatto non riuscirebbe a vederli.

Ad un tratto il bretone si curvò in avanti e si mise in ascolto.

 Che cosa senti? chiese sir William.

 Ma non so

In quellistante la corvetta piegò rapidamente sulla sinistra sotto un vigoroso colpo di timone. Che cosa avevano scorto i due piccoli americani? La risposta fu pronta. Una gigantesca ombra, che navigava senza fanale era comparsa improvvisamente sulla diritta a pochi metri di distanza.

 Chi vive? gridò una voce.

 Inglesi rispose prontamente sir William col portavoce.

 Poggiate verso la gettata per la verifica o vi coliamo a fondo.

 Obbediamo.

Si slanciò dal ponte e percorse a gran passi la tolda dicendo agli uomini che stavano a guardia dei bracci delle manovre:

 Bordate a sinistra! Lesti! Abbiamo una fregata addosso.

Poi raggiunse il colonnello ed il pilota americano e diede loro alcuni ordini.

La corvetta, pochi istanti dopo, invece di eseguire il comando ricevuto dagli inglesi, con una improvvisa bordata sallontana in senso inverso, puntando sulla foce della Mistica. Quasi nello stesso momento il Corsaro, che era ritornato sul ponte di comando, lanciava il ben noto grido:

 Fuoco di bordata!

5. IL BOMBARDAMENTO DI BOSTON

La fregata si prestava magnificamente per farsi crivellare di sorpresa, poiché offriva alle artiglierie della corvetta la sua sinistra, non avendo ancora avuto il tempo di virare, né di prendere alcuna precauzione contro un improvviso attacco.

I due pezzi da caccia di poppa della corvetta furono i primi a scagliarle attraverso lalberatura quattro grosse palle incatenate, poi i dodici pezzi di dritta esplosero quasi nello stesso momento, battendole terribilmente il fianco.

Si udì, appena cessate le detonazioni, un fracasso orrendo di legnami che cadevano dallalto, poi seguì un intensissimo fuoco di fucileria. Gli americani del castello di prora appoggiavano gli artiglieri del Corsaro.

La corvetta, approfittando della confusione che doveva aver causata quella improvvisa scarica, continuò la sua bordata per raggiungere la foce della Mistica e mettersi al sicuro, prima che altre navi sopraggiungessero. Ma non poteva ritenersi fuori di pericolo, poiché in un lampo era stato dato lallarme.

Le batterie galleggianti che si trovavano ancora dinanzi alle gettate, intuendo che qualche importatrice di polveri e darmi, approfittando delloscurità, era entrata nella baia avevano subito cominciato a sparare, ma a casaccio, perché la corvetta non era visibile e continuava a filare, allontanandosi rapidamente dal luogo della bordata. Anche la fregata aveva cominciato a far tuonare i suoi pezzi. I ridotti e i bastioni della città non tardarono ad imitare le navi.

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