I Corsari delle bermude - Emilio Salgari 5 стр.


 Ecco un magnifico spettacolo che offriamo gratuitamente agli abitanti di Boston disse sir William a Testa di Pietra.

 Speriamo che ce ne siano grati rispose il bretone. Per il borgo di Batz! Le palle sono infuocate, capitano, Se una entra nel deposito delle polveri, salteremo allegramente ed offriremo ai bostoniani uno splendido fuoco che non sarà artificiale.

 Non ci vedono.

 Il caso talvolta

 Se conti sul caso, è unaltra questione. Bada invece che non ti cada qualche palla sulla testa.

 È dura come la pietra la mia testa, signore; la farà rimbalzare in mare.

 Uhm!

Le palle fioccavano da tutte le parti, specialmente dagli spalti della città.

Già qualche palla era caduta sulla corvetta ammazzando più di un uomo, quando gli americani, annidati sulle due alture di Bunkers Hill e di Breeds Hill, avvertiti che una nave corsara era entrata con carico per loro, cominciarono a sparare terribilmente. I due ridotti, situati in due splendide posizioni e già ben difesi, parevano due piccoli vulcani.

Glinglesi avevano subito cambiata direzione ai loro pezzi e non sparavano più sulla baia. Tentavano, invece, di sopraffare i pezzi americani.

Per una ventina di minuti fu un furioso scambio di palle, mentre la corvetta continuò ad avanzare verso la foce del fiume senza sparare un colpo.

Il Corsaro assisteva impassibile a quel furioso bombardamento, col sorriso sulle labbra. Accanto a lui il bretone fumava tranquillamente la sua pipa secolare, più che mai convinto che, se anche una granata gli fosse piombata sulla. testa, non sarebbe riuscita a sfondarla. Diavolo! Non era forse figlio del paese delle teste dure?

Già il fiume era vicino; la corvetta, che marciava sempre velocissima, stava per imboccarla, quando quattro lampi balenarono dinanzi alla sua prora, quasi a fior dacqua, seguiti da quattro detonazioni assordanti e dal ben noto crepitìo del legno che sapriva sotto la violentissima percossa dei grossi proiettili.

 Batteria galleggiante dinanzi a noi!

 Che nessuno risponda! gridò subito sir William.

Poi, volgendosi verso la poppa, aggiunse:

 Date pure addosso ed affondatela! Rispondo della robustezza della prora.

I due piloti americani, che stavano già per spingere la ribolla al largo perché non avvenisse un incontro, la rimisero subito a posto, mantenendo il filo della rotta. Trascorsi cinque secondi, avvenne un urto violentissimo che fece cadere sui ponti la maggior parte dei fucilieri e degli artiglieri. La corvetta aveva sfondato, col suo tagliamare a prova di scoglio, la batteria galleggiante. tagliandola proprio nel mezzo.

Urla di spavento salzarono. I cannonieri inglesi affondavano insieme ai loro pezzi, travolti dalla corrente che il veliero si tirava sui suoi fianchi.

La corvetta, che si era per un momento fermata, riprese lo slancio sotto le violentissime sferzate del vento, disgregò completamente la batteria e passò oltre.

Era passata appena a tempo, poiché gli artiglieri della guarnigione che guardavano i pezzi volti verso il fiume avendo scorto quei quattro lampi, non avevano tardato a far piovere, in quella direzione una grandine di palle, ignorando che massacravano i loro compagni lottanti fra i rottami della batteria.

 Ora venite a prenderci disse il Corsaro, stropicciandosi le mani. Non sarà facile uscire da questa trappola, ma prima che abbia sbrigato i miei affari molte cose possono accadere. Che ne dici, Testa di Pietra?

 Che mio nonno, un famoso corsaro

 Ah! quello che ti ha lasciata la pipa!

 No, capitano: era un altro, quello.

 Continua.

 Dico dunque che non avrebbe avuto maggior fortuna.

 Si vede che aveva anche lui qualche stella che lo proteggeva.

 Ma finì col penzolare allestremità di un pennone!

 Bella fortuna! Ma ora, attenti ad affondare le àncore! Dobbiamo essere vicini alla cala; vero colonnello.

 Ancora cinque o seicento metri rispose lamericano. Tornate a issare i due fanali rossi.

Lordine fu trasmesso ai gabbieri e le due lampade salirono fino ai pomi della maestra e del trinchetto. Era una precauzione necessaria, poiché gli americani, che occupavano già fortemente le due rive della Mistica, potevano, se non ricevevano a tempo lavviso che si trattava duna nave amica, scaricarle addosso cannonate.

La corvetta, sebbene ostacolata dalla corrente, avanzava abbastanza velocemente, sicché in cinque minuti raggiungeva una profonda cala sulla riva sinistra, dove gli americani avevano innalzato due piccoli, ma ben muniti ridotti.

Le àncore furono affondate, le vele prontamente imbrogliate, e i fanali di dritta e di sinistra accesi.

Una scialuppa montata dai sei rematori e da un timoniere, si era staccata dalla riva, abbordando la corvetta sotto la scala abbassata.

Il colonnello americano il pilota ed il Corsaro ricevettero il timoniere.

 Ah, voi, mister Pardell! esclamò il colonnello. Non credevo di trovarvi ancora qui!

 Corro sempre dove cè da menar le mani rispose il capitano.

 Ecco il Corsaro, il baronetto William Mac Lellan, di cui avrete già udito parlare, il più audace scorridore del mare delle Bermude.

 Vi aspettavamo impazientemente Sir, rispose il capitano, stendendo la mano e sono incaricato di portarvi i ringraziamenti del Congresso e quelli del generale Washington.

Il baronetto sinchinò, poi disse:

 Vi porto quattrocento tonnellate di polvere, cinquemila fucili con relative baionette, duemila bombe e quattro grossi mortai. In più metto a disposizione della causa americana la mia corvetta ed i miei centocinquanta uomini, scelti fra i migliori corsari che scorazzino lAtlantico.

 Il Congresso pagherà ogni cosa.

Sir William alzò le spalle.

 Dono tutto alla causa americana, disse ad una condizione però.

 Quale, sir? chiese il capitano, stupito di tanta munificenza da parte dun uomo che tutti credevano di puro sangue inglese.

 Mi si permetta di entrare, questa notte stessa, in Boston con un paio dei miei uomini.

 È impossibile, sir.

 Non è finita la galleria che doveva terminare sotto le casematte del gran bastione di Hamilton? chiese il colonnello.

 Sì, mister Moultrie. Anche la mina per farlo saltare è stata preparata.

 Passeremo per di là disse il Corsaro. È assolutamente necessario.

 Incontrereste la morte, sir, rispose il capitano. Le nostre spie ci hanno informato che glinglesi questa notte tenteranno una sortita per cacciare i nostri compatrioti da Breeds Hill e da Bunkers Hill. A questora gli assediati devono essere già in marcia e vincontrereste subito con loro.

 Maledizione! esclamò sir William.

 Affare rimandato mio caro baronetto, disse il colonnello. Una giornata passa presto e domani potrete tentare limpresa, con maggior successo.

Il Corsaro era rimasto silenzioso e, come era sua abitudine, si era messo a passeggiare nervosamente per la tolda.

Ad un tratto un fracasso infernale ruppe il silenzio che regnava nella baia.

Fumo rossastro salzava sopra i bastioni, sopra le lunette, sopra un ridotto di Boston, attraversato da lunghi getti dì fuoco.

 Vedete disse il capitano americano. Gli assediati cercano di mascherare le loro mosse, bombardando le nostre posizioni. Domani ci sarà grossa battaglia, per ributtare dentro le mura glinglesi.

 Proprio questa notte! disse il Corsaro con rabbia.

La galleria è ben simulata e per quella potrete sempre entrare, ora che è stata finita rispose il colonnello.

 Proprio questa notte! disse il Corsaro con rabbia.

La galleria è ben simulata e per quella potrete sempre entrare, ora che è stata finita rispose il colonnello.

 Testa di Pietra! gridò sir William.

Il bretone era in quel momento occupato a tagliare, con una grossa forbice da una lastra di zinco, piccoli triangoli, sui quali legava fette di lardo, aiutato da Piccolo Flocco.

 Per il borgo di Batz! esclamò, udendosi chiamare. Che non possa dedicare nemmeno cinque minuti alla pesca degli albatros?

Lasciò cadere a terra tutto, e raggiunse il Corsaro, che seguiva con lo sguardo le faville che sprizzavano dalle palle infuocate scagliate dai forti di Boston contro le due alture occupate dagli americani.

 Non odi tutto questo baccano?

 Per il Borgo di Batz! Lo udrebbero anche tutti i morti sepolti lungo le coste della Bretagna, se tanti cannoni si sparassero a Brest, e non volete che giunga agli orecchi dun vecchio artigliere?

 Che cosa facevi in questo momento?

 Preparavo, insieme con Piccolo Flocco, gli ami per catturare gli albatros. Ne vengono molti è vero, signor colonnello, alla foce del fiume?

 Si, rispose Moultrie, ridendo.

 Allora spero di prenderne parecchi. I miei uomini si fabbricheranno splendide borse da tabacco ed anche meravigliosi bocchini con le ali di quei predoni degli oceani.

 E la guerra? Non odi?

 Huff! Quando gli inglesi saranno stanchi di sparare, lasceranno dormire i loro pezzi rispose tranquillamente il bretone, levandosi di tasca la sua storica pipa e preparandosi a caricarla.

 Abbiamo imbarcato quattro mortai che ci hanno mandati i nostri amici francesi disse il Corsaro. Dirai al signor Howard di farli collocare sulla tolda: così proveremo il loro tiro darcata.

 Preferisco i cannoni da caccia.

 Alza più che puoi anche quelli e prendiamo parte alla festa di fuoco. Va!

Tutti i forti di Boston infuriavano con un fragore assordante, assecondati da tutte le navi da guerra che si trovavano in porto e dalle batterie galleggianti.

I due ridotti americani piantati sulle due alture, tenevano coraggiosamente testa al fuoco degli assediati e coprivano di palle la città, scatenando incendi fra le case di legno, che la guarnigione inglese a malapena riusciva a spegnere.

Tutta la baia era in fiamme. Lampi partivano da tutte le parti. A fior dacqua, sulla riva della Mistica e sulle alture di Brunkers Hill e di Breeds Hill.

La corvetta non aveva tardato a prendere parte a quella festa del fuoco come laveva chiamata sir William.

Il secondo di bordo, insieme con Testa di Pietra ed i più abili artiglieri aveva fatto disporre sul larghissimo cassero dietro i cannoni da caccia, i quattro mortai ricevuti dai corsari francesi ed avevano fatto aprire un magnifico fuoco contro il bastione di Workart, tempestandolo di granate del peso di quaranta chilogrammi.

Anche i cannoni da caccia erano entrati in scena e spazzavano le basi e lo specchio dacqua per impedire alle scialuppe inglesi di avvicinarsi.

Lo spettacolo era spaventoso ed il rimbombo assordante.

Nonostante il pericolo, gli abitanti di Boston si erano rovesciati in massa verso i bastioni, per godersi quel terribile bombardamento che doveva più tardi rammentare aglinglesi quello celebre di Gibilterra.

Le due posizioni americane tenevano valorosamente testa a quel diluvio di palle, senza per questo interrompere i lavori che dovevano metterli in grado, allalba, di respingere energicamente lassalto nemico.

Le perdite erano considerevoli, ma maggiori quelle degli inglesi. i quali si lasciavano stoicamente mitragliare dai quattro pezzi da caccia del Tuonante, senza sparare un solo colpo di fucile, per non far conoscere le loro mosse agli americani. Tutta la notte le artiglierie dei forti, delle trincee, dei ridotti e delle navi rimbombarono con un crescendo orribile, poi, verso lalba i colpi a poco a poco divennero più radi, finché cessarono completamente.

Glinglesi avevano lasciato la piazza e si preparavano animosamente ad assalire le due alture, le cui artiglierie recavano tanto danno alle case ed alle fortezze.

6. LA BATTAGLIA DI BREEDS-HILL

Il generale Howe, comandante supremo della piazza ed i suoi sottocapi, avevano deciso di tentare una sortita per riconquistare le due alture.

La notte del 17 giugno, dieci compagnie di granatieri condotti dallo stesso generale Howe e dal generale Pigot, col marchese dHalifax, rinforzati da altrettante compagnie di fanti e da buon numero di artiglierie leggere, avevano raggiunto silenziosamente le rive della baia, dove molte scialuppe li aspettavano, e traghettavano a Moretons Point senza aver incontrata alcuna resistenza.

Essendo quel punto assai battuto dalla flotta, gli americani, che possedevano un numero limitato di artiglierie, non avevano creduto opportuno innalzare alcun ridotto, il quale daltronde non avrebbe potuto resistere a lungo ai fuochi incrociati.

Giunti però colà, gli inglesi, sostarono e, formate le ordinanze su due file, mandarono a chiedere nuovi rinforzi a Boston.

Il disegno loro era questo: mentre lala sinistra guidata da Pigot e dal marchese dHalifax, tutta di fanteria pesante, composta per la maggior parte di mercenari tedeschi, assaltava Charlestown, il grosso doveva attaccare i due ridotti e lala sinistra, e tentare di forzare il passo della Mistica, che era difeso dalla corvetta del Corsaro e da due batterie. Credevano così di prendere alle spalle gli avversari e di mandarli con furiosi assalti alla baionetta, a catafascio.

Gli americani, consapevoli dei disegni dei generali inglesi, avevano appoggiato la loro ala diritta contro le case di Charlestown; lala sinistra, lungo le trincee che avevano alzate sulle rive della Mistica; il grosso, presso limboccatura.

Durante la notte non avevano cessato di lavorare e, temendo di non poter reggere ad un corpo a corpo su un terreno piano, si erano rafforzate le spalle con alte stecconate piantate su due file e riempite nel mezzo di erbe e di terra.

I massacciuttesi occupavano Charlestown, il ridotto ed una parte della trincea; quelli del Connecticut, agli ordini del capitano Nolken, e quelli del Nero-Hampire capitanati dal colonnello Stark, tutto il resto della trincea.

Non erano che unaccozzaglia di piantatori e di marinai, quasi nuovi al fuoco, armati di archibugi di diversi calibri e quasi tutti privi di baionetta.

Durante la notte però avevano mandato numerosi corrieri a chiedere soccorsi in varie direzioni ed erano giunti al campo il dottor Warren, nominato di recente generale per le sue ottime qualità di condottiero audace ed avveduto, ed il generale Pertnam. Tanto luno come laltro avevano condotto seco alcune bande di contadini, racimolati frettolosamente nei dintorni, abilissimi tiratori.

Glinglesi furono i primi, a impegnare la battaglia, rovesciando le dieci compagnie del generale Garge contro il borgo di Charlestown. Erano così sicuri di sopraffare gli avversari, che corsero allassalto senza quasi sparare un colpo di fucile, sebbene gli americani li avessero accolti con nutrite scariche. Non serano ingannati, poiché i provinciali, vedendosi correre addosso quella massa di saldi assiani e brunswickesi e non avendo nessuna baionetta da opporre allattacco violentissimo, furono pronti a volgere le spalle, anche perché temevano di venire presi fra due fuochi. Il ridotto fu quindi occupato dai vincitori insieme al borgo.

Saccheggiate le case e vuotate le stalle del bestiame, diedero fuoco a tutto. Le case, erano quasi tutte di legno di pino. In un momento tutta la borgata avvampa fra gli urli degli abitanti che fuggono a stento. Lo spettacolo è terrificante. Più di ottocento fattorie fiammeggiano, lanciando fumo e scintille, che il vento spinge verso la baia. È un crollare, un crepitare sinistro, uno scaturire di lingue di fuoco da tutte le parti. Anche le piantagioni di cotone bruciano.

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