Non lo rividi più per parecchi giorni. Seppi poi che si era ammalato, e che di quando in quando veniva colto da accessi furiosi. Due settimane dopo ricomparve in coperta, e appena mi vide, mi disse: «Catrame, so che sono condannato, perché la campana la odo sempre. Se morrò, ricordati di me; e quando mi getteranno in mare, recita una prece pel tuo vecchio camerata. Ma bada, Catrame! Se tu ti dimenticassi, verrei anchio a suonarti la campana»
La sera stessa una violenta bufera si scatenava sullAtlantico, nella notte Morthon cadeva dalla cima del contropappafico, sfracellandosi il cranio sui gradini del ponte di comando! La campana de naufraghi laveva chiamato!
Papà Catrame si fermò: pareva in preda ad una viva emozione, ed era diventato più pallido del solito. Afferrò la bottiglia di Cipro, ne tracannò una buona metà, come se volesse soffocare quei dolorosi ricordi, poi, con voce lenta, monotona, riprese: Allindomani, mentre continuava a imperversare la tempesta, il cadavere del disgraziato mio camerata veniva gettato in mare, senza che si potesse recitare luffizio dei morti, poiché le onde non ci davano tregua e la nave correva serio pericolo. In mezzo a quella confusione non mi ricordai le ultime parole del morto, e la prece andò in fumo.
Non pensavo quasi più a Morthon, quando la terza notte dopo la sua morte, mentre il mare era tranquillo e a bordo regnava un profondo silenzio, udii squillare in fondo agli abissi una campana.
Credetti di essermi ingannato, e mi curvai sul bordo per meglio ascoltare. Sotto le acque io udii distintamente suonare una campana; rabbrividii, e credetti per un momento dimpazzire per lo spavento. Morthon manteneva la sua promessa!
Minginocchiai sulla prua della nave, e mormorai una prece per lanima del povero inglese. Subito quel funebre suono cessò, né da quella sera più mai lo udii.
Noi rimanemmo tutti silenziosi, guardando con spavento papà Catrame, e, tendendo gli orecchi, ci pareva di udire echeggiare sotto le onde dellOceano Indiano la campana dellinglese. Uno scroscio di risa ci strappò dal nostro raccoglimento.
Era il capitano che così rideva.
Che lugubre storia! dissegli. Dimmi, papà Catrame: avevi bevuto molto quella sera?
Il vecchio lanciò su di lui uno sguardo irato, poi rispose: Nemmeno un sorso dacqua.
Allora sei stato ingannato, vecchio mio.
Forse che i vostri famosi scienziati hanno trovato la spiegazione di quel funebre suono? chiese il mastro con pungente ironia.
Gli scienziati non centrano; ma la spiegazione te la darà un uomo di mare.
Ah! esclamarono i marinai con tono incredulo.
Dimmi, Catrame, riprese il capitano, quando udisti la campana, dove si trovava la tua nave?
Presso lisola di Los Picos.
Allora ti dirò che il suono veniva di là.
Ecco una cosa che non crederò mai, signore.
E perché?
Perché non ci sono né chiese, né conventi colà.
Lo so.
E nemmeno uomini.
Lo so.
E dunque? Che labbiano suonata le rocce?
No: le onde, rispose il capitano con voce solenne.
Voi mi fate impazzire! esclamò il mastro; non vi comprendo più.
Catrame, riprese il capitano dopo alcuni istanti di silenzio, quando presso ad unisola deserta contornata da banchi o da scogliere pericolose non vi è un faro che avverta le navi, sai che cosa si mette?
Non lo so, rispose il mastro brusco brusco.
Si mette una botte galleggiante o un gavitello qualunque sospendendo a una gabbia di ferro una campana.
Concludo: il tuo inglese era un pazzo, un maniaco che si era fisso in capo di morire, e il suono funebre che tu hai udito, veniva dalla campana collocata per ordine dellAmmiragliato inglese presso i banchi di Los Picos, onde avvertire le navi del pericolo. Non erano né i morti né gli uomini che la suonavano, ma semplicemente le onde che scuotevano il galleggiante gavitello. Hai capito, vecchio superstizioso?
In quellistante nel ventre del nostro legno udimmo echeggiare un campana. Ci alzammo tutti di scatto, pallidi, atterriti; papà Catrame, cadde dal barile, emettendo un grido.
Il capitano proruppe in una seconda e più clamorosa risata.
Ecco cosa fa la paura! disse. Credete che sia la campana de morti, e invece è la nostra che chiama alla guardia gli uomini di quarto! Buona sera, papà Catrame, e bada che linglese non venga, qui sta notte, a tirarti le gambe!
La croce di Salomone
Alla quarta novella di mastro Catrame, nessun uomo dellequipaggio si fece vivo. Tutti avevano paura delle funebri leggende di quel vecchio, tremavano ad ogni rumore che si udiva nel fondo della stiva, paventando la comparsa dei fantasmi del Caronte; impallidivano se una nave qualunque passasse allorizzonte, nel pensiero che fosse quella dellolandese maledetto, e trasalivano ogni volta che le onde muggivano più forte contro i fianchi del vascello, credendo di udire la campana dellinglese o di veder comparire il re del mare.
Ne avevano fin troppo di quelle leggende, e se papà Catrame continuava su quel tono, molto probabilmente nessuno sarebbe più rimasto a bordo, appena la nave avesse toccato i porti dellIndia.
Quella sera papà Catrame rimase un bel pezzo solo, seduto sul barile; ma egli non parve inquietarsi di ciò. Trasse di tasca un largo foglio di carta, prese un pezzo di carbone, scrisse alcune righe con un carattere zoppo e gobbo, ed appiccicò quella specie di cartello sullalbero di maestra.
Ciò fatto, tornò al suo barile, si accomodò meglio che poté e, accesa la vecchia sua pipa, si mise a fumare come un turco.
Tutti avevamo notato la singolare manovra del vecchio e, spinti da una irresistibile curiosità, ci avvicinammo allalbero per vedere cosa stava scritto sul foglio.
Ci volle non poca fatica a decifrare quegli sgorbi, poiché mastro Catrame scriveva come un marinaio, facendo certe aste grosse e certe code che non si sapeva dove andavano a terminare. Alla fine però riuscimmo a leggere fra la più alta meraviglia la seguente bizzarra dicitura: «Come una croce di Salomone facesse diventare mastro Catrame re di unisola!»
Cosa significa quella roba li? chiese un gabbiere.
Perbacco! esclamò il capitano. È il titolo della novella di stasera.
Come! Papà Catrame è stato re? esclamarono tutti.
Lo dice lui.
Che storia è mai questa?
E centra una croce di Salomone!
Papà Catrame è impazzito!
Linglese gli ha tirato le gambe e la paura gli ha sconvolto il cervello.
Silenzio! esclamò il capitano con tono imperioso. Non si giudicano le persone prima dei fatti Marche! Andiamo a udire la novella del vecchio lupo!
Quando papà Catrame ci vide tutti intorno seduti dinanzi al suo barile, ci guardò con un sorriso di compiacenza e si stropicciò allegramente le mani. Senza dubbio era contento della sua trovata originale per farci accorrere.
Tu, papà Catrame, ci prometti stasera una storia meravigliosa disse il capitano, e pare che questa volta non centrino né vascelli fantasmi, né morti che suonano le campane. Se ci farai stare allegri ti prometto non una, ma sei bottiglie di vino di Spagna, di quello che fa andare in solluchero gli uomini della tua età.
Sarò allegro, rispose il mastro con un sorriso sardonico.
Niente leggende dunque, stasera?
La leggenda entra sempre nelle mie narrazioni.
Il capitano fece una smorfia di malcontento; ma papà Catrame lo rassicurò con un gesto.
La leggenda entra sempre nelle mie narrazioni.
Il capitano fece una smorfia di malcontento; ma papà Catrame lo rassicurò con un gesto.
Se fosse una storia sinistra, non sarei qui a raccontarla, disse. Toccò a me; ma sebbene abbia corso un brutto pericolo e per poco non sia stato messo allo spiedo come un capretto, non è punto paurosa.
Apri per bene il becco e canta, vecchio mio.
Le trombe! esclamò mastro Catrame. Ecco un fenomeno che fa raddrizzare i capelli ai più vecchi e ai più audaci marinai, che fa impallidire i capitani e gli ufficiali e quasi morire di paura i passeggeri che si avventurano sulloceano.
Chi di noi non ha tremato di spavento allavvicinarsi di quelle colonne dacqua turbinose, che sconvolgono il mare, che abbattono quanto incontrano sul loro passo, che travolgono le navi più gigantesche, sollevandole come semplici pagliuzze, per poi cacciarle rotte capovolte in fondo agli abissi? Chi non
Olà! papà Catrame, disse il capitano interrompendolo. Cosa centrano le trombe colla croce di Salomone, il tuo regno e il tuo spiedo?
Un po di pazienza, signore.
Lascia le trombe marine e tira avanti, dunque. Tutti le conosciamo, perbacco!