I fantasmi: Dramma in quattro atti - Roberto Bracco


Roberto Bracco

I fantasmi: Dramma in quattro atti / (Taken from Roberto Bracco Teatro, Vol. VII)

PERSONAGGI:

Il professore Raimondo Artunni

Giulia, sua moglie

La signora Marnieri

Luciano, suo figlio

La signora Gilberta Mirelli

La marchesa Antonucci

Adalgisa

Donna Sofia

Faustina

Suora Elisabetta

Una vecchia

Manlio, Roberto, Almerico, Paolo, Ernesto, discepoli del professor Raimondo Artunni

Altri discepoli di lui

Giuseppe, vecchio servo del professore.

ATTO PRIMO

Il salotto della dimora di campagna del professor Raimondo Artunni. Non eleganza, ma una signorilità severa, quasi solenne, e una certa aria di casa antica. Sembra un po' la stanza di un vecchio castello. Le suppellettili hanno lo stesso carattere. Verso il lato destro, una tavola su cui è un vaso contenente pochi fiori, qualche pila di libri rilegati, un campanello a timbro. Accanto alla tavola, una poltrona di pelle scura. In mezzo alla parete di fondo, la porta comune, che dà adito a un altro salotto più piccolo. Nella stessa parete, a destra della porta, una finestra, da cui si vede la campagna. Un'altra porta alla parete destra, un'altra a quella sinistra: tutte e due al primo piano della prospettiva scenica.

SCENA IIL VECCHIO SERVO GIUSEPPE, MANLIO e LUCIANOGiuseppe

(entrando, lento, dalla comune) Abbiano la compiacenza di aspettare qui.

(Lo seguono Manlio e Luciano.  Manlio porta in petto un piccolo fiore con qualche fogliolina.)

Giuseppe

(preoccupato) Si accomodino; ma vedranno che, come ho già loro avvertito, non potrò annunziarli al professore.

Manlio

Se il professore è impedito davvero, annunziateci a sua moglie.

Giuseppe

Cercherò di accontentarli Non mi hanno ancora detto chi devo annunziare

Manlio

(indicando Luciano) Non vi ricordate neppure di Luciano Marnieri?

Giuseppe

Di lui sì che me ne ricordo.

Manlio

E il suo nome basta. Io sono una quantità trascurabile.

Luciano

Scusa, perchè proprio il mio nome?

Manlio

(canzonandolo) O cielo! «Perchè proprio il mio nome?» Sei stato l'assistente prediletto del professor Artunni. È semplice. Ci riceverà più facilmente.

Luciano

Io mi sono unito a te perchè i nostri compagni lo hanno voluto: non per mia iniziativa.

Manlio

E che c'entra questo?

Luciano

Per me, c'entra.

Manlio

(spazientito, al servo:) Va bene. Annunziate: «due discepoli del professor Artunni». Niente altro.

Giuseppe

(senza affrettarsi, esce a sinistra, aprendo la porta con circospezione e richiudendola sùbito.)

Luciano

In verità, a me pare inutile di parlare con lei. Potremmo andarcene per poi tentare un altro giorno.

Manlio

Andarcene, dopo esserci fatti annunziare?! Sei matto. Sarebbe una bella sconvenienza.

Luciano

(ha un gesto di condiscendenza forzata.)

Giuseppe

(ritornando) La signora verrà a momenti. (Mogio mogio, esce dal fondo.)

Manlio

Ma questo vecchietto è diventato d'una ipocondria allarmante! L'aria della campagna gli è deleteria! Già, ho constatato che avvicinandoci a questa casa non abbiamo più vista una faccia allegra. Ma che ha tutta questa gente?

Luciano

(astratto, si è accostato alla finestra, contemplando l'orizzonte.)

Manlio

Non so se hai notato che anche quella contadinotta paffutella, ch'era quaggiù a guardia del giardino, malgrado la sua abbondante salute, aveva un aspetto molto malinconico. Stesa sulla paglia, con in mano la codetta del maiale che la voleva fuggire, pareva Arianna sul punto d'essere abbandonata da Teseo. «Bella ragazza, è questa la casa del professor Artunni?» Ha risposto un sissignore che mi si è messo come una pietra, qui, sulla bocca dello stomaco. E sai perchè poi le ho chiesto come si chiamasse? Perchè ho sperato di vederla sorridere. Tutte le contadine sorridono quando pronunziano il loro nome. O chiamarsi Mariantonia o chiamarsi Eufemia, per esse è sempre un vivissimo piacere. Ma la fanciulla del maiale ha pronunziato un Carolina con la profonda mestizia con cui avrebbe potuto dire di chiamarsi Ofelia. (Pausa) Che guardi con tanta attenzione?

Luciano

Nulla.

Manlio

Non si vede la nostra comitiva?

Luciano

(distratto) No. (Si scosta come per cedergli il posto.)

Manlio

Sì che si vede. Eccola lì: dove il prato è più verde. Ma che fanno? Sembra che stiano a pascolare come pecore. Hai sentito la promessa di Roberto?.. Se non riesce a trovare un trifoglio a quattro foglie, paga la colazione per tutti. Ma io ci scommetterei la testa che non pagherà nemmeno un panino gravido, perchè egli troverà magari un trifoglio a cinque foglie. Capacissimo! Vuoi vedere fino a che punto è fortunato quel ragazzo lì?.. Senti questa.

(Entra Giulia dalla sinistra, curando di chiudere la porta.)

SCENA IIMANLIO, LUCIANO, GIULIALuciano

(che guardava da quella parte, vedendo Giulia, tira per la giacca Manlio per farlo tacere, e, timidamente, rispettosamente, s'inchina) Signora

Manlio

(voltandosi sùbito, striscia una riverenza con vivacità) I nostri ossequi, Signora Artunni.

Giulia

(salutando con un cenno del capo) Desiderano?

Manlio

Lei, naturalmente, non ha riconosciuto che l'insigne benchè venticinquenne dottor Luciano Marnieri. (A lui:) Ringrazia quando ti do dell'insigne. (A Giulia:) Egli è stato per un anno l'occhio destro del professore suo marito, e quindi lei ha avuto per un anno il fastidio di vederselo fra i piedi. Ma sono sicuro che di questo chiacchierone (accennando a sè stesso) che la sta importunando, lei non ricorda nè il nome, nè la fisonomia.

Giulia

(seria) La fisonomia, sì; ma mi perdonerà: non ho in mente i nomi di tutti gli allievi di mio marito.

Manlio

(presentandosi) Manlio Ardenzi, di professione laureando in medicina. Laureando da parecchi anni, e, credo, per tutta la vita.

Luciano

Non infastidire la signora con le tue celie. Dille invece lo scopo della nostra venuta.

Manlio

E parla tu. Chi te lo impedisce?

Luciano

(redarguendolo con cortesia) Manlio, ti prego!..

Manlio

Già, è inutile: l'oratore della situazione sono io. E la signora mi permetterà un po' di buonumore, perchè oggi ha da essere una giornata di festa per noi. Lei avrà bell'e capito, signora, che noi siamo qui per essere ricevuti dal professore. E non si è in pochi, sa. Noi due formiamo il drappello d'avanguardia. Il grosso dell'esercito sta lì, a pascolare, e aspetta i nostri cenni per dar l'assalto al castello. Il nostro primo progetto era di giungere tutti all'impensata. Ma poi è prevalso il parere dei più prudenti. Si è detto: «In fondo, il professore è in campagna con sua moglie per non essere disturbato e per godersi con lei questa bella primavera: noi quindi non dobbiamo commettere troppe indiscrezioni». E non creda che io scherzi, adesso. Oh no! Le dico sul serio che tra noi discepoli del professor Artunni l'adorazione ch'egli le tributa è proverbiale. E anzi, veda, proprio questa adorazione, che lui tiene a dissimulare come un giovanettino timido dissimula il suo primo amore, ha sempre dato a quell'uomo, così austero nella scienza, delle gentili sfumature d'ingenuità che più ce lo hanno reso caro. (Celiando di nuovo un po', con effusione cordiale) Tutto questo sta bene. Ma l'adorazione per sua moglie non deve toglierlo a noi. Ah, egli ci ha abbandonati? Ha voluto lasciare la cattedra? Ha voluto lasciare i suoi pupilli, come lui stesso ci chiamava, per venire qui, in campagna, a fare A fare che cosa? Il Cincinnato?.. Altro che Cincinnato, sa!..

(severamente) Manlio!

Manlio

E no: fammi dire. È meglio ch'io mi sfoghi prima del ricevimento ufficiale. E poi, visto che ho il piacere di parlare con la signora, ne approfitto per ottenere il suo appoggio. (A Giulia, con serietà:) Certo, una donna che ha così nobili sentimenti sarebbe addolorata come noi se suo marito si sottraesse davvero alla missione che l'ingegno gli ha assegnata. Non ho ragione, signora Artunni, di sperare che lei ci aiuterà a farlo tornare in mezzo a noi?

Giulia

(ha ascoltato con gran pena le parole scherzose e le buone parole espansive, stando con le spalle quasi voltate a Manlio e a Luciano come per un ritegno della sua commozione; e finalmente, a questa domanda, si decide a rompere il suo silenzio.) Vedo bene che lei e i suoi compagni non sanno ancora nulla.

Luciano

(notandone l'espressione triste) Di che?!

Manlio

Lei ci impensierisce.

Giulia

Il povero Raimondo è così ammalato che, se pure volesse, non potrebbe più tornare tra loro.

Luciano

(a un tratto diventa pallidissimo.)

Manlio

(inquieto) Ammalato da quando?

Giulia

Chi lo sa! Per molto tempo egli ha nascosta a tutti la sua malattia. La nascondeva anche a me. Credo anzi che per nasconderla a me si affaticava a nasconderla agli altri. Solo l'anno passato, poco prima di prendere la decisione di ritirarsi in questa nostra vecchia casa di campagna, mi rivelò di essere in balìa di una tisi inguaribile. Ricorderanno che per più d'un mese non uscì di casa. Quando loro venivano a trovarlo, egli si sforzava di sembrare gaio, sereno. E se qualcuno notava il suo deperimento, egli si affrettava ad assicurare che era un deperimento causato da un eccesso di lavoro. Ma precisamente dopo quel periodo egli rinunciò a celarmi la verità. Ed ora mi ripete ogni giorno che non c'è nessuna speranza di salvezza.

Luciano

(ha un brivido visibile, una contrazione nel volto.)

(Breve silenzio.)Manlio

Ma non è improbabile che un po' di esagerazione ci sia in tutto ciò. Lei gli è così attaccata che esagera senza volerlo, ovvero non fa la tara alle esagerazioni di lui. Ed egli sì, è un grande medico, ma è pure un uomo nervoso, suggestionabile Può egli avere la sua consueta percezione trattandosi di sè stesso?

Giulia

Si esamina e si studia con una esattezza che atterrisce.

Manlio

Ma la calma necessaria per curarsi

Giulia

Il desiderio intenso di prolungare la vita vale in lui molto più della calma.

Manlio

Nondimeno, si dovrebbero invitare degli altri medici autorevoli Si dovrebbe tenere un consulto Non so Qualche cosa bisogna fare. Non è così, Luciano?.. Qualche cosa bisogna fare!

Luciano

(col corpo come impietrito, le labbra livide, non può profferire una sillaba.)

Giulia

Ho tanto insistito!

Manlio

Noi gli imporremo di ascoltare i consigli dei suoi colleghi migliori.

Giulia

Vedranno che non vorrà, dicendo che oramai è inutile.

Manlio

Ma tu ci pensi, Luciano? Tu ci pensi?.. E noi che venivamo qui allegramente per tempestarlo di preghiere, di rimproveri e di entusiasmo e per levarlo in trionfo sulle nostre braccia!.. (A Giulia:) E dica, dica in cortesia, signora: potrà egli riceverci? Noi, s'intende, vorremmo ossequiarlo, vorremmo almeno vederlo; ma se lei teme, se lei non lo crede opportuno

Giulia

Io suppongo che riceverà volentieri i suoi buoni discepoli. La loro visita gioverà, se non altro, al suo morale.

Manlio

È a letto?

Giulia

In questo momento riposa, perchè nella notte non ha avuto requie. Ma, di solito, o è lì rinchiuso nel suo studio a lavorare o è in giro per la casa, attivo, agitato, vibrante, in una sovraeccitazione continua, e mostra tale una vigoria che a vederlo e a parlare con lui non è possibile credere alla gravità del suo stato. È un fenomeno strano.

Manlio

Io sostengo che, se egli dispone di tanta vitalità, il caso non è così disperato come asserisce lui.

Giulia

Che vuole che le dica!..

Manlio

Allora, senta, noi andiamo ad avvertire i compagni. Oh, che schianto ne avranno!.. E fra mezz'ora, saremo qui tutti. Poi, se non potremo vederlo subito, aspetteremo ancora, o ce ne andremo per ritornare più tardi Insomma, quando ci avrà annunziati, deciderà lei stessa. Noi ci mettiamo completamente a sua disposizione, e lei deve figurarsi di avere in noi oso dire dei fratelli, ecco.

Giulia

Grazie, ne sono persuasa.

Manlio

Vada, vada. Potrebbe essersi svegliato.

Giulia

No. Se si fosse svegliato, certamente mi avrebbe fatta chiamare. (Accomiatandosi) Permettano.

Manlio

A ben presto, dunque.

Luciano

(senza guardarla e senza poter pronunziare un saluto, s'inchina.)

Giulia

(esce a sinistra, aprendo e richiudendo la porta, cautamente.)

SCENA IIIMANLIO e LUCIANOManlio

(mettendosi le mani in testa) Io ho come l'impressione di un sogno!.. Non era prevedibile! Assolutamente, non era prevedibile! (Breve pausa di desolazione.) E d'altronde, non c'è da dubitarne. Così è!.. Su, Luciano! Andiamo.

Luciano

(cercando di dissimulare il tremito da cui è preso) Sì, Manlio. (Fa qualche passo. Poi si ferma.)

Manlio

Ebbene?

Luciano

Aspetta un momento. Aspetta che io mi calmi. Quella notizia mi ha

Manlio

Eh, lo capisco. Egli aveva tanta bontà per te!

(Tutti e due parleranno moderando molto la voce, in una concitazione crescente.)

Luciano

Sarebbe forse più giudizioso consigliare ai nostri compagni di non venire a turbare questo disgraziato.

Manlio

Sua moglie ci ha detto che forse egli ne avrà qualche sollievo.

Luciano

Costringerlo a riceverci, costringerlo a dirci ch'egli è un povero condannato al quale non restano a vivere che pochi mesi o pochi giorni, a me pare una vera crudeltà.

Manlio

Ma, scusa, perchè non l'hai espressa dinanzi a sua moglie questa opinione? Ti sei ammutolito. Non hai saputo nemmeno balbettare una frase di rammarico

Luciano

Ero così funestato, ero così sconvolto

Manlio

E adesso, mio caro, non possiamo ritrarci. Animo, Luciano! Non perdiamo più tempo! I nostri compagni erano d'una allegria bambinesca. Si adornavano di fiori e di frasche come per andare a uno sposalizio. Senza essere informati, potrebbero giungere facendo del chiasso, e ciò sarebbe una stonatura insopportabile.

Luciano

Ma bada ch'io ho risoluto che con voi non ci sarò.

Manlio

Ragione di più, intanto, per venir via.

Luciano

Prima d'andarmene vorrei almeno giustificarmi con la sua signora.

Manlio

Oh, alle corte: lascia che io te lo dica francamente: questa tua risoluzione è odiosa!

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