I fantasmi: Dramma in quattro atti - Roberto Bracco 2 стр.


Sarebbe forse più giudizioso consigliare ai nostri compagni di non venire a turbare questo disgraziato.

Manlio

Sua moglie ci ha detto che forse egli ne avrà qualche sollievo.

Luciano

Costringerlo a riceverci, costringerlo a dirci ch'egli è un povero condannato al quale non restano a vivere che pochi mesi o pochi giorni, a me pare una vera crudeltà.

Manlio

Ma, scusa, perchè non l'hai espressa dinanzi a sua moglie questa opinione? Ti sei ammutolito. Non hai saputo nemmeno balbettare una frase di rammarico

Luciano

Ero così funestato, ero così sconvolto

Manlio

E adesso, mio caro, non possiamo ritrarci. Animo, Luciano! Non perdiamo più tempo! I nostri compagni erano d'una allegria bambinesca. Si adornavano di fiori e di frasche come per andare a uno sposalizio. Senza essere informati, potrebbero giungere facendo del chiasso, e ciò sarebbe una stonatura insopportabile.

Luciano

Ma bada ch'io ho risoluto che con voi non ci sarò.

Manlio

Ragione di più, intanto, per venir via.

Luciano

Prima d'andarmene vorrei almeno giustificarmi con la sua signora.

Manlio

Oh, alle corte: lascia che io te lo dica francamente: questa tua risoluzione è odiosa!

Luciano

Non ho il coraggio di vederlo così ammalato, Manlio, non ho il coraggio di stare lì a guardarlo e ad ascoltarlo pensando che tra breve egli dovrà sparire.

Manlio

Ma questa è una sensibilità che confina con la debolezza.

Luciano

(in uno scatto involontario, ma sommessamente) No, no, Manlio! Non è debolezza! Non è debolezza! È coscienza.

Manlio

(sorpreso) È coscienza!?

Luciano

E il più grave è che, mentre sento che non potrei arrischiare di trovarmi alla sua presenza perchè non ci resisterei, io sono qui inchiodato animo e corpo, sono qui come per un bisogno invincibile di aspettarlo, di parlargli, di gittarmi in ginocchio dinanzi a lui.

Manlio

(anche più vivamente sorpreso) E per quale motivo?

Luciano

Non lo so

Manlio

Non lo sai!

(Breve pausa.)

Luciano

(quasi aggrappandosi a lui con le mani nervose) Manlio!..

Manlio

(spaventato) Luciano?

Luciano

(abbassando di più la voce fremente) Tu mi hai sempre creduto un uomo buono?

Manlio

Il più buono degli uomini.

Luciano

E se invece io fossi un infame?

Manlio

Non dire delle sciocchezze! E, del resto, non ci può essere alcuna relazione fra queste tue parole pazze e il fatto di cui ci stiamo occupando.

Luciano

(parlandogli sul viso, col fiato cocente, con gli occhi iniettati di sangue) Vuoi sapere la relazione che c'è? Vuoi inorridire? Vuoi disprezzarmi come mi disprezzo io?

Manlio

Ma non ti eccitare così. Ricordati dove siamo!

Luciano

(continuando freneticamente, con voce soffocata) Quando la signora Giulia ha annunziata la malattia mortale di suo marito, nel mio turbamento c'era un moto istintivo di egoismo nefando!

Manlio

Che cosa bestemmii?!

Luciano

In quell'istante, io sono stato invaso dalla cupidità d'una passione insensata contro cui da tanto tempo combatto!

Manlio

(sgranando gli occhi) Una passione che tu nutri per lei?!..

Luciano

Sì, per lei, per lei, e m'è parso che la morte di quell'uomo mi avrebbe forse permesso

Manlio

(interrompendolo e mettendogli sulla bocca il pugno stretto in una contorsione di raccapriccio) No! Non ti voglio ascoltare!.. (Poi, come preso da un timor panico) E questa signora?

Luciano

(con l'urgenza di rassicurarlo) Nulla! Nulla! Non una parola, non uno sguardo d'incoraggiamento.

Manlio

Ma dunque tu hai smarrito perfino il senso della logica!

Luciano

E tu vorresti trovare la logica in ciò che è un mistero anche per me? Avevo passati i miei anni di adolescente fra i dibattiti del mio spirito solitario senza nemmeno pensare all'esistenza delle donne Quando conobbi lei, provai quello che proverebbe un cieco nato vedendo per la prima volta la luce E da allora vivo come un ossessionato. Io non so dirti che questo.

Manlio

E adesso volevi giustificarti con lei affinchè ella t'indovinasse?!..

Luciano

(covrendosi il volto con le mani) Infame sino a questo punto poi no! Io non avrei avuto l'impulso di rivelarti tutto se in me non fosse sopravvenuto sùbito il ribrezzo di me stesso.

Manlio

Per ora, tu mi seguirai. E giacchè la tua assenza sarebbe notata da lui, tu tornerai insieme con noi e compirai il tuo dovere. Al resto ci penseremo dopo. Ti allontanerai da questa casa, ti allontanerai da questa città, andrai ad abitare in un altro paese, e così, per forza maggiore, ogni pericolo di turpitudine sarà scongiurato.

Luciano

(spasimando, ma con fermezza) Io ti giuro che lo farò!

Manlio

(allarmandosi ed incalzando) Per carità, sento la sua voce! Se t'incontrassi con lei, avrei paura della tua commozione come dell'audacia d'un malfattore.

Luciano

Non contribuire tu pure a farmi perdere la fede nella mia onestà!

Manlio

(afferrandolo violentemente per un braccio) E vieni con me, perdio! Vieni con me!..

Luciano

Vengo, sì vengo

Manlio

(quasi trascinandolo, esce con lui.)

(Qualche istante di vuoto.)SCENA IVGIULIA e RAIMONDO. Indi GIUSEPPEGiulia

(entra dalla sinistra con passo affrettato, come se cercasse un rifugio e siede mormorando:) Come mi tortura! (Piange, con la testa fra le mani, un pianto senza singhiozzi.)

(Silenzio.)

Raimondo

(entra dalla medesima porta, livido e smunto, e si ferma diritto, con le mani piantate sulla spalliera d'una sedia.)

Giulia

(accorgendosi di lui, leva la testa e non piange più.)

(Ancora silenzio.)Raimondo

(senza ira, senza rancore) Te ne sei scappata?

Giulia

(ha un lievissimo gesto di diniego affettuosamente gentile.)

Raimondo

Sei venuta qui per piangere?

Giulia

Sì è vero volevo piangere.

Raimondo

Perchè?

Giulia

Perchè! (Dolce) Sempre la stessa punta nelle tue parole! Sempre la stessa punta nei tuoi sguardi! Ti svegli come ti addormenti. E sempre da capo a interrogarmi, a scrutarmi, a guardarmi stranamente È naturale che qualche volta mi venga da piangere.

Raimondo

Non è una ragione per nasconderti.

Non è una ragione per nasconderti.

Giulia

Io non ti vorrei nascondere che le mie lagrime.

Raimondo

Anche se non le vedessi, io lo saprei di essere il tuo tormento. (Pausa) Povera creatura! Quanto ti faccio soffrire!

Giulia

Sono specialmente le sofferenze tue che mi fanno soffrire.

Raimondo

E dell'eterna inquisizione, a cui ti sottopongo, non soffri tu forse?

Giulia

Sì, ma il peggio è che la tua inquisizione m'intimidisce, mi mette addosso un tremito nervoso, mi vieta di assisterti con la forza e con la serenità che sarebbero necessarie. Questo, questo è il peggio, Raimondo.

(Pausa.)Raimondo

E, purtroppo, sarà incessantemente così! Fino all'ultimo!.. Sentendo approssimarsi la catastrofe, appunto in questi giorni, avevo risoluto di fingermi abbastanza tranquillo: m'ero prefisso di risparmiarti la continua inchiesta che ti fa tremare. Volevo crearti l'illusione che io mi fossi liberato, in certo modo, dagli artigli d'una gelosia indomabile. E questa illusione, guarda, io te la volevo creare un po' per dare tregua a te e un po' per preparare a me un'agonia meno orribile: un'agonia soccorsa dalle tue braccia non più tremanti e dalla tua bontà non più adombrata dal rancore. E intanto neppure il beneficio ch'io mi ripromettevo dalla mia finzione è bastato a trattenermi, perchè, anzi, l'avvicinarsi della fine ha centuplicata la mia frenesia. Sino all'ultimo io ti tormenterò, e quando, nel momento del distacco, io ti chiederò il conforto della tua indulgenza e della tua pietà, tu, invece, non saprai che maledirmi!

Giulia

No, Raimondo mio: tutta l'indulgenza, in ogni istante della vita mia, e tutta la pietà a chi mi ha fatto penare per avermi troppo amata.

Raimondo

Ebbene, per la pietà che vuoi concedermi, non cercare adesso di opporti a questo mio pazzo bisogno d'indagare, perchè la sete d'indagine, che mi consuma più della tisi, mi soffocherebbe addirittura se tu m'impedissi di guardare nei più profondi recessi dell'animo tuo. Tanto, alle unghie della gelosia è inutile tentare più di sottrarmi. Fui geloso sin dal giorno in cui ti sposai, e quel giorno tu eri un fiore d'innocenza, appena sbocciato. In dieci anni di unione tu sei stata una moglie affettuosa, paziente, perfetta, e, nondimeno, in questi dieci anni io non ho mai cessato di essere geloso, e ti ho oppressa, ti ho sorvegliata e talvolta ti ho perfino tenuta come una prigioniera. Ti giudicavo io capace di tradirmi? No. Avevo forse qualche vago sospetto? No! No! Ti assicuro di no! Ma il vero geloso, Giulia, non attende nè la denunzia, nè la calunnia, nè un qualunque indizio di tradimento per sentire la necessità di chiudere in una custodia di ferro la donna per cui vive. Chi crede che la gelosia nasca soltanto col sospetto, non la conosce no, non la conosce questa malattia diabolica! La gelosia nasce, nel cuore di chi ne ha l'istinto, insieme con l'amore, strettamente congiunta all'amore, e diventa tirannica, diventa mostruosa, diventa immensa, se l'amore è immenso!

Giulia

Non ti dicono nulla, proprio nulla, dieci anni di fedeltà?

Raimondo

Tu mi vedesti medico e benefattore presso tua madre, che moriva, e mi sposasti perchè io volli salvarti dai pericoli della solitudine e della povertà. La fedeltà tua è stata esemplare, lo riconosco; ma era fatta di gratitudine, che è il sentimento che meno somiglia all'amore. E poi dimmelo tu, dimmelo tu, se lo sai, dove cominci, precisamente, l'infedeltà. Comincia dalla dedizione, dalla caduta, dall'abbandono completo del corpo, o comincia già dal desiderio al quale si resiste sentendo il peso del sacrifizio? Comincia dall'infrazione brutale del proprio dovere o già dal turbamento intimo che spesso non si lascia sorprendere nemmeno dalla coscienza? Tu non lo sai, e, se pure lo sapessi, preferiresti forse, prudentemente, di non dirmelo. Del resto, il dubbio che più mi martella non riguarda ormai nè il passato, nè il presente. Finchè vivo io, tu non mi tradirai. Questo è assodato. Ma dopo?

Giulia

(con uno sguardo di meraviglia e di spavento) Che altro pensi, adesso?!

Raimondo

(accendendosi in questa interrogazione) Dopo?!.. Dopo?!.. Ecco qual'è il mio martirio nuovo, a paragone del quale quello dei dieci anni trascorsi è stato una festa. Ecco qual'è il martirio che la visione della morte è venuta ad impormi e che nell'agonia mi darà spasimi a cui non è mai stato condannato un agonizzante!

Giulia

(assorgendo desolata ed energica) Per amor di Dio, Raimondo, stràppati dal cervello quest'altro pensiero, perchè esso ci getterebbe tutti e due in una fornace ardente!

Raimondo

(andando a lei eccitato, convulso, delirante) Ma come, come strapparmelo dal cervello se qualunque tua affermazione rassicurante non avrebbe per me, dinanzi all'avvenire ignoto, nessuna importanza?

Giulia

Tu non sospettasti mai che io ti potessi mentire. Mai! Mai! La probabilità della menzogna, tra me e te, è stata esclusa dal primo momento della nostra convivenza, ed una irremovibile persuasione di sincerità scambievole fu ed è tuttora l'unico rifugio delle nostre anime, l'unico spiraglio della nostra povera casa così piena di tristezza.

Raimondo

E che mi giova, che mi vale la tua sincerità di ieri? Che mi vale la tua sincerità di oggi? Oggi, sì, tu dici di sentirti mia per l'eternità, ed io voglio ammettere, voglio credere, voglio credere ciecamente che oggi davvero tu non sapresti nemmeno concepire di non essere legata alla mia memoria dopo la mia morte come sei stata legata alla mia persona durante la mia vita. Ma quale lavorio, quale trasformazione compirà il tempo nel tuo cuore, nella tua mente, nella tua carne? Quale influenza eserciteranno su te le tentazioni che dovrai affrontare quando io sarò sparito?

Giulia

Non ci sono tentazioni per chi non vuole averne.

Raimondo

Tu le fuggirai, non è vero?

Giulia

Sempre, Raimondo!

Raimondo

T'inseguiranno dovunque! E anche prima d'inseguirti non ti consentiranno di metterti in fuga! Per resistere certamente alle tentazioni che ti si affolleranno intorno, dovresti essere cieca, dovresti essere sorda, dovresti non avere sensibilità di donna, dovresti non avere nervi, dovresti non avere sangue Oh come ti vedo, sola, nella lotta funesta!.. E come già mi sembra di guardarti dal mio sepolcro! (Toccandosi il petto quasi volesse squarciarselo) Dio, che lacerazioni qui dentro! Che punture infernali!

Giulia

(disperatamente) Raimondo, fammi la grazia di strapparti questo pensiero dal cervello!

Raimondo

(gridando) Io mi venderei l'anima per poter morire con la sicurezza assoluta di non essere tradito! (Si getta affranto sulla poltrona.)

Giulia

(sedendo anche lei, abbattuta, scoraggiata, esausta) Che strazio! Che strazio!

(Un lungo silenzio.)Giuseppe

(sta per entrare dalla comune, ma s'arresta sotto l'arco della porta, chiamando, prudentemente, con poca voce:) Signora! (Pausa)(Poi un po' più forte) Signora!..

Giulia

(scuotendosi, si volta) Dite pure, Giuseppe.

Giuseppe

(entra, avanzandosi.)

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