I Puritani di Scozia, vol. 3 - Вальтер Скотт 3 стр.


»Non ho mai avuta notizia d'un tal patto infamissimo. Dunque la vostra religione vi permette l'adoperare vie così atroci, così abbominevoli»

»Zitto là! Non tocca a te il dare lezioni a chi t'è maestro.  In somma, o Morton, voi avete confessato tanti misfatti e tanti tradimenti quanti basterebbero ad attirare la collera del Signore sopra tutto un esercito, fosse anche numeroso come i grani di arena che coprono le spiagge del mare.  Noi dicevamo con Giosuè: ond'è che Israello è fuggito al cospetto de' suoi nemici? E pronunziavamo appunto tai detti allorchè ci siete apparso dinanzi. Ella è la Provvidenza che vi ha posto nelle nostre mani per assoggettarvi al castigo troppo meritato da chi fece piovere l'ira di Dio sul suo popolo. Noi medesimi ci renderemmo rei col lasciarvi la vita. Dunque ascoltatemi attentamente. Siamo tuttavia in sabbato, nè profaneremo un tal giorno con ispargimento di sangue. Ma appena quell'orologio segnerà mezza notte, verrete cancellato dal novero de' viventi. Profittate pertanto de' brevi istanti che vi rimangono, e preparatevi al viaggio dell'eternità. Fratelli, assicuratevi del prigioniero e impadronitevi delle sue armi.»

Quelli del conciliabolo trovatisi più vicini a Morton posero tanta prestezza nell'eseguire un tal ordine, che la vittima fu disarmata prima di poter pensare a difendersi. Seguì per parte d'ognuno un silenzio cupo e feroce. Allora que' fanatici si assisero attorno ad una tavola, e fecero sedere anche Morton collocandolo in modo da avere innanzi agli occhi l'orologio che contrassegnava i minuti di vita, su' quali tuttavia poteva far conti. Portate che furono le vivande sopra la mensa, ne venne offerta la sua parte anche a Morton; ma ciascuno certamente s'immagina che in tale stato dell'animo suo il bisogno di soddisfar l'appetito non era gran che lo scopo de' suoi pensieri.  Lo sguardo di que' commensali feroci volgeasi a quando a quando sull'aguglia dell'orologio, nè di rado accadea che in essa ancor si fissassero quelli di Morton.

Terminata era la cena; e d'improvviso il farnetico Abacucco balzò in piedi esclamando in tuon di persona che si crede ispirata. »Il sole altra volta arrestò alla voce di Giosuè il proprio corso per operare la distruzione de' nemici d'Israello; la mia mano affretterà il corso dell'ore per far più certa la punizione dell'empio.»

Indi mosso da furor di energumeno, saltò sopra una sedia, e stese la mano, e stava per porre l'aguglia sull'ora fatale, allorchè gli fu sopra un compagno.

»Fermati Abacucco! Odo uno strepito.»

»Di vento che soffia tra le boscaglie» un altro soggiunse.

»No, del fiumicello che abbiamo vicino» un terzo congetturava.

»Questa è, non v'ha dubbio, cavalleria, dicea Morton fra se medesimo. Voglia Dio che venga per liberarmi!»

Lo strepito divenia più distinto a proporzione dell'avvicinarsi.

»È scalpitar di cavalli! sclamò Macbriar Verificate che possa essere questo.»

»Il nemico!» gridò uno della congrega che aperse subito una finestra.

Allora lo strepito degli uomini e dei cavalli si fece udire chiarissimamente intorno alla casa. Ognuno si mise in fazione chi per brandir l'armi, chi per darsi alla fuga. Ma in quell'istante medesimo vennero forzate porte e finestre, e la stanza fu piena di dragoni del reggimento guardie.

»Fuoco sopra i ribelli! (sclamò la voce del colonnello Claverhouse ch'era a Morton ben conosciuta). Che non vi sfugga un sol di costoro! Ricordatevi di Graham.»

Molte pistole vennero sparate ad un tempo. Alla prima scarica un Puritano che trovavasi vicino ad Enrico, venne ferito mortalmente, e cadendo sopra di lui seco a terra lo trascinò, il quale avvenimento fu probabilmente la salvezza di Morton, che avrebbe corso gravissimo rischio in quel notturno combattimento rischiarato dal fuoco sol del cammino; combattimento che durato fra i quattro e i cinque minuti diede luogo a molto menar di sciabole e a molto trar di pistole.

Non appena i dragoni si furono impadroniti del campo della battaglia la prima inchiesta di Claverhouse fu la seguente: »È salvo il prigioniero che dovea essere vittima di questi sgraziati? Alcuno ne vada in traccia subitamente; e spacciate questi cialtroni. Sono stanco d'udire i loro gemiti.»

Vennero eseguiti entrambi gli ordini, e mentre fu dato il colpo di grazia ad uno di que' feriti che tuttavia respirava, Morton sgravato dal cadavere che gli soprastava, fu aiutato a rizzarsi in piedi dal fedele Cuddy, che atterrì da prima in veggendolo coperto di sangue, ma non potè indi moderare la gioia accorgendosi che da altre vene quel sangue istesso era uscito. Si affrettò poscia a narrargli con sommessa voce la cagione dell'arrivo di questo distaccamento, così a proposito giunto.

»Tosto lasciatovi andai in traccia di qualcuno de' nostri che venissero a toglierci dalle mani di tale canaglia; mi sono invece incontrato in quei di Claverhouse. Vedendomi fra due fossi, mi gettai nel meno profondo. Dovetti raccontare quanto v'era accaduto allo stesso Claverhouse che mi disse di condurlo qua. Ubbidii senza esitare, perchè già di peggio non vi poteva succedere; Claverhouse dovrebbe essere stanco della beccheria che ha fatto tutta la notte; poi sa che lord Evandale vi è debitore della vita. Soprappiù, i dragoni m'hanno assicurato che dà quartiere a chiunque il domandi. Dunque non rimane che farsi coraggio e spero che il tutto termini in bene.»

CAPITOLO IV

»Fausto squillo di tromba guerriera
»Renda omaggio alla gloria, al valor.
»Presta, è ver, giugne ai forti lor sera,
»Ma che è vita, se priva d'onor?

D'un Anonimo.

Dopo che Claverhouse ebbe fatto sbarazzare quella stanza da quanti morti ivi giacevano, annunziò ai suoi soldati, che in quella casa si passerebbe la notte, e gli eccitò a star pronti per la partenza della domane. Pensò indi a Morton, al quale parlò in modi che eccedeano quelli di una ordinaria cortesia.

»Voi vi sareste risparmiati i pericoli che correste da ambe le parti, sig. Morton, se aveste voluto prestare un po' più d'attenzione ai suggerimenti che vi diedi ieri mattina.  Però non ne parliamo più; rispetto i motivi che vi guidarono.  Voi siete prigioniero di guerra, e la vostra sorte dipende dal re e dal consiglio, ma è mia intenzione che vi si usi ogni riguardo possibile. Vi chiedo unicamente parola di onore, che non farete alcun tentativo di fuga.»

Morton diede tosto questa promessa. Claverhouse l'accolse chinando il capo cortesemente; indi voltosi altrove chiamò un sergente.

»Quanti prigionieri, Holliday? Quanti uccisi?»

»Tre uccisi in questa casa, o generale (tal grado era stato allora conferite a Claverhouse) due nel cortile, uno in giardino, e quattro prigionieri.»

»Armati o senz'armi?»

»Tre armati fino ai denti. L'altro senz'armi. A fisonomia dev'essere un predicatore.»

»Intendo una fra le trombe dell'esercito.  Gli parlerò domani. Quanto ai tre altri conduceteli nel cortile, e un fuoco di fila Non dimenticate di notare nel libro degli ordini tre ribelli presi coll'armi alla mano e moschettati, con data di giorno e di luogo. Credo che siamo a Drumshinnel.  Tenete sotto buona guardia il predicatore. Preso senz'armi! Lo sottometteremo ad un piccolo interrogatorio. Ma a ciò penseremo domani, e lo manderò forse al consiglio. Sono stanco di questa faccenda sgradevole.  Si abbiano i massimi riguardi pel signor Morton.  Eh! vegliate che si prendano cura anche del suo cavallo.  Ah! bisogna far lavare la schiena al mio con un bagno d'aceto; la sella deve avergli fatto un poco di scorticatura.»

Ordini che erano dati con aria d'indifferenza e tutti sul medesimo tuono; quasi quegli da cui venivano li giudicasse indistintamente della stessa importanza.

Ordini che erano dati con aria d'indifferenza e tutti sul medesimo tuono; quasi quegli da cui venivano li giudicasse indistintamente della stessa importanza.

Uscito appena Holliday, Claverhouse si fece portar qualche cibo, che li venne in fretta apprestato, ed invitò Morton a mettersi seco lui a mensa, aggiugnendo: »Un tal giorno ci è stato giorno di fatica per tutti due.» Ma fu impossibile cosa a Morton il prendere alcun nudrimento. Le sensazioni varie e violente alle quali fu in preda gli aveano tolto l'appetito del tutto; solamente lo crucciava un'ardentissima sete, ed esternò a Claverhouse la necessità di sbramarla.

»Nulla di più facile! rispose l'altro. Ecco un fiasco di birra, che quegli sgraziati si erano preparato. Dev'esser buona, perchè que' mariuoli di Puritani sanno bene i luoghi ove si trova migliore.  Alla vostra salute, signor Morton» diss'egli empiendone un bicchiere per sè e presentandone un altro al suo convitato.

Morton accostava al labbro il bicchiere allorquando una scarica d'archibusi annunziò terminata la vita di tre prigionieri. Abbrividì Morton e rimise il bicchier sulla tavola.

»Siete giovane, sig. Morton (disse Claverhouse, votando il proprio tranquillamente) nè quindi avvezzo ancora a simili scene. Questa prova di sentimento delicato non vi toglie nulla della mia stima; ma il dovere e la necessità ne accostumano finalmente a non ci scomporre per tali avvenimenti.»

»Spero che nè dovere nè necessità produrranno mai in me quest'effetto.»

»Così anch'io ho creduto una volta. Voi penerete forse a persuadervene; ma sull'incominciare di mia carriera io fremeva al sol vedere un ferito; parea che il suo sangue sgorgasse dalle mie vene medesime. Siamo però giusti, sig. Morton! perchè la morte che ne attornia da tutte le parti deve poi atterrirci cotanto? Udiamo noi sonar ora che non sia l'ultima per qualcuno fra' nostri simili? Perchè darci tanto affanno per prolungare la nostra o l'esistenza degli altri? È un vero lotto. La mezzanotte scorsa doveva essere estrema per voi; voi vivete, ed invece i malvagi che divisavano assassinarvi non sono più. Qual cosa è il dolore che si prova all'atto del morire? Non merita l'incomodo di pensarci sopra, tanto più che è un destino al quale o più presto o più tardi, o in un modo o nell'altro, convien soggiacere. Se penso alla morte, sig. Morton, egli è colla speranza di trovarla un giorno sul campo di battaglia, dopo avere combattuto da valoroso, in mezzo alle grida della vittoria.»

Claverhouse aveva appena terminate queste parole che di guerriero entusiasmo gli faceano scintillar le pupille, allorquando un tale, che avea piuttosto forma di spettro insanguinato, apparve in un angolo di quella stanza, e lasciò vedere a Morton, sfigurati dal molto sangue perduto e dalla vicinanza della morte, i lineamenti dell'energumeno Abacucco, il quale stendendo le braccia verso Claverhouse sì disse: »Tu ti confidi nella tua forza; ma Dio è il protettore dei deboli. Il sangue degl'innocenti che tu spargesti dal tuo sangue vuol esser lavato. Ricordati che sta scritto; chi ferisce di coltello perirà di coltello

Ricadde in pronunziando queste parole, e morì nel medesimo istante.

Il quale spettacolo acrebbe la commozione di Morton, colpito in oltre dal modo onde gli ultimi detti di questo farnetico vennero quasi al proposito de' sensi esternati da Claverhouse.

Due dragoni che trovavansi in quella stanza, comunque avessero i cuori indurati dall'uso di versar sangue, non poterono contemplare quell'apparizione, e udire la specie di profezia che l'accompagnò, senza sentirsi addiacciar per orrore. Rimasero pallidi, immobili, cogli occhi fissi al fantasma e in uno stato che colla stupidità confinava.

Claverhouse solo non diede il menomo segno di commozione. Fin dal momento che Abacucco erasi alzato da terra, aveva afferrate le pistole e solamente quando s'accorse che costui era moribondo le rimise sulla tavola, ascoltando con somma calma le predizioni minaccevoli, che furono l'ultimo atto fra i vivi di un tale fanatico.

»Come ha fatto a trovarsi là questo sgraziato? (disse Claverhouse appena che Abacucco, pronunziate l'ultime parole, ricadde a terra.) Ebbene! (volgendosi ai dragoni che gli erano vicini) non mi risponderete una volta? Che significa questa faccenda? Vi ho da credere sì poltroni da aver paura d'un morto?»

Un d'essi balbutendo rispose che forse i lor colleghi non s'erano accorti di costui quando portarono via i tre altri cadaveri: ed a scusare meglio siffatta omissione gli fecero osservare che il luogo ove questi cadde era quel angolo della stanza opposto al cammino, scelto dai Presbiteriani per collocarvi in mucchio i proprj mantelli.

»In somma trasportatelo via adesso invece di star lì spalancando gli occhi e incrocicchiando le braccia; o temete forse ch'egli vi morda?  Vedete sig. Morton che i morti tornano a risuscitare per venirne ad affrontare con minaccie!  Conviene ch'io faccia arrotare le sciabole di questi furfanti; compiranno più speditamente gli ufizj loro.  Ma abbiamo avuta una terribile giornata, che ha stancate le braccia a costoro, e credo anzi che, nè a voi, signor Morton, nè a me, faranno male alcune ore di riposo.»

Dette le quali cose incominciò a sbadigliare, si stirò le braccia, e prendendo un lume, diede a Morton la buona notte, e passò nella stanza che intanto aveano allestita per lui.

Allora Morton fu condotto nella stanza in disparte assegnatagli, ove rimase solo e libero interamente. Le finestre metteano su la campagna, nè guernendole alcuna ferriata, niuna cosa sarebbe stata più agevole per lui del fuggire. Ma avea obbligata la sua parola a Claverhouse, onde nè manco gli passò per mente l'idea di violarla, benchè non avesse alcun genere di certezza sulla sorte che il consiglio di guerra gli apparecchiava. Offerse alla Provvidenza umili rendimenti di grazie perchè a liberarlo dal ferro degli assassini si era giovata del ministero di quei medesimi che egli, Morton, riguardava come suoi proprj nemici, e supplicandola d'inspirargli il contegno da tenere in un tempo sì fertile di errori e pericoli, mise nelle braccia di essa la cura del suo futuro destino.

CAPITOLO V

»Gli avvocati son già lesti.
»Il reo sta sullo sgabello
»Con tal viso che il diresti
»Or uscito dell'avello.
»Contra lui stanno seduti
»I suoi giudici barbuti,
»Nè le cere lor fan fede
»Al meschino di mercede.»

Il Mendicante. Opera in musica.

All'agitazione sofferta da Morton in tutta quella giornata succedè un sonno tanto profondo che seppe appena ove si ritrovasse allor quando il destarono di repente lo scalpitar dei cavalli, il gridar de' soldati e lo squillar delle trombe. Aveva appena avuto il tempo di levarsi dal letto allorchè il sergente Holliday venne ad avvertirlo in rispettosissima guisa, che il generale sperava averlo compagno nel cammino da farsi.

Si danno tai punti nella nostra vita che gl'inviti sono comandi, e pensò Morton, nè mal pensò, trovarsi in uno di simili casi, laonde non perdè istante nel trasferirsi presso Claverhouse. Sellato era già il cavallo di Enrico, e Cuddy pronto a seguirlo. A vedere il modo onde venivano trattati e l'uno e l'altro, sarebbersi detti non prigionieri ma individui dell'esercito de' Reali, eccetto l'armi che ad essi erano state tolte. Ma Claverhouse restituì colle proprie mani a Morton la sciabola, arme che a quei tempi avevasi per distintivo delle persone più ragguardevoli. Postisi in viaggio sel chiamò vicino e parea dilettarsi assai di favellare con lui. Ma più Morton ne udiva i propositi, men facile gli diveniva il formare una massima sulla vera indole di cotest'uomo. Una urbanità, una cortesia di modi, tai sentimenti tutti nobili e cavallereschi, che si univano alla devozione verso la causa reale da lui difesa, un criterio finissimo che il soccorreva a leggere, come in un libro aperto, per mezzo ai penetrali i più reconditi del cuore umano, costrignevano l'approvazione di tutti quelli che conversavan con esso e li facevano di lui ammirati; ma per altra parte l'indifferenza ch'ei mostrava per la vita dei propri simili, le violenze e le crudeltà che ai soldati suoi permetteva; e talvolta pur comandava, lo sprezzo nel quale teneva ogn'uomo di classe inferiore alla sua, opponeano tal contraria tinta alle prerogative dianzi encomiate da alienare gli animi, che queste medesime prerogative avrebbero soggiogati. Morton non potè starsi dal paragonarlo in suo cuore a Burley, e tale idea s'impadronì sì fattamente di lui che lasciò sfuggire alcuni accenti atti a lasciarla trapelare1.

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