Branchi - Stephen Goldin 4 стр.


Qualcosa attirò la sua attenzione. Sulla cima delle scogliere prospicienti a quel punto della spiaggia, una luce stava brillando. Doveva essere un esempio di un individuo solitario della società stabilitosi lontano dal più vicino grande gruppo di altri esponenti della sua razza. Garnna fluttuò verso l'alto.

La luce proveniva da un piccolo edificio, piuttosto povero rispetto agli edifici della città ma senza dubbio confortevole perché ci vivesse una singola persona. Cerano due veicoli parcheggiati allesterno, entrambi vuoti. Poiché i veicoli non erano automatici, questo implicava che dovevano esserci almeno due alieni allinterno.

Essendo una pura mente Garnna passò attraverso le mura del cottage come se non esistessero. All'interno c'erano due creature, che parlavano tra loro. L'episodio non sembrava molto interessante. Garnna si fece una breve nota sull'arredamento della stanza e stava per andarsene quando all'improvviso una delle creature attaccò l'altra. Prese per il collo il suo compagno e cominciò a strangolarlo. Senza neppure dover estendersi, Garnna poteva sentire il furore che si emanava dalla creatura attaccante. Si bloccò. Normalmente l'istinto della sua specie lo avrebbe portato a fuggire alla massima velocità in questo caso alla velocità del pensiero. Ma Garnna si era sottoposto a un addestramento intensivo per padroneggiare i suoi istinti. Era stato addestrato a essere all'inizio, alla fine, e sempre, un osservatore. Continuò a osservare.

* * *

La realtà a poco a poco tornò a farsi presente a Stoneham. Cominciò con un suono, un rapido ka-thud, ka-thud, ka-thud che in ritardo riconobbe essere il suo cuore. Non lo aveva mai sentito battere così forte in precedenza. Sembrava sovrastare l'universo con il suo battito. Stoneham si mise le mani alle orecchie per non cedere al rumore, ma questo non fece altro che peggiorare la situazione. Cominciò anche un ronzio un suono di grande intensità come una sveglia con la voce da soprano che suonasse dentro il suo cervello.

Poi arrivò l'odore. Sembrava esserci un odore strano nell'aria, un odore malato, da stanza da bagno. Macchie si stavano espandendo sul retro e sul davanti del vestito di Stella.

Sapore. C'era del sangue nella sua bocca, salato e tiepido, e Stoneham si rese conto che si era morso con forza le labbra.

Tatto. La punta delle sue dita stavano formicolando, c'era un tremolio nei suoi polsi, i suoi bicipiti rilassati dopo averli sforzati oltre modo.

Vista. Il mondo tornò ai suoi colori normali e la velocità tornò come al solito. Ma non c'era nulla da vedere che si muovesse. Solo il corpo di sua moglie che giaceva senza vita nel mezzo del pavimento.

Stoneham rimase lì in piedi, senza comprendere per quanto tempo. I suoi occhi vagarono per la stanza, alla ricerca delle cose normali, evitando il corpo ai suoi piedi. Ma non per lungo tempo. C'era un certo macabro fascino nel corpo di Stella che attirava il suo sguardo, tirandolo indietro da qualunque posto della stanza fosse rivolto.

Cominciò a pensare di nuovo. Più tardi singinocchiò vicino alla moglie per sentire le sue pulsazioni che sapeva non esserci. La sua mano era già piuttosto fredda al tatto (o era solo la sua immaginazione?), e ogni parvenza di vita se ne era andata. Velocemente ritirò la sua mano e si alzò di nuovo.

Camminò verso il divano, si sedette e fissò a lungo la parete sul lato opposto. Sentì i titoli dei giornali urlati verso di lui: NOTO AVVOCATO LOCALE COINVOLTO NELL'OMICIDIO DELLA MOGLIE. Gli anni passati a pianificare attentamente la sua carriera politica, a fare favori a persone che, a loro volta, un giorno avrebbero potuto farne a lui, ad andare a feste e cene noiose e interminabili... vedeva affogare tutto questo nella superficie di un grande vortice. E vedeva lunghi anni vuoti stendersi davanti a lui, tra pareti grigie e dietro sbarre di acciaio.

No! urlò. Guardò con tono accusatorio il corpo senza vita di sua moglie. No, ti piacerebbe, vero? Ma non permetterò che questo accada, non a me. Ho troppe cose importanti da fare prima di andarmene.

Una calma sorprendente simpadronì della sua mente e vide chiaramente cosa si doveva fare. Schiacciò la sigaretta ancora fumante che sua moglie aveva lasciato cadere. Poi si avviò verso la rastrelliera degli utensili e prese un coltello trinciante dalla parete, tenendone l'impugnatura con il suo fazzoletto da tasca in modo da non lasciare alcuna impronta digitale. Andò fuori dal cottage e tagliò un grande pezzo del filo stendibiancheria. Tornato dentro il cottage, legò dietro le mani di sua moglie e ne rovesciò il corpo in modo da riuscire a legare i suoi piedi al collo.

Prendendo di nuovo il coltello, procedette a fare un taglio netto lungo la gola di Stella. Il sangue colò piuttosto che spruzzare visto che non era più pompato dal cuore. Tagliò a pezzi i suoi seni e scavò in modo osceno attraverso il vestito all'altezza dei genitali. Per completare infierì senza pietà sull'addome, il volto e le braccia. Le cavò gli occhi dalle orbite e cercò di tagliarle anche il naso, ma fu troppo resistente per il suo coltello.

Poi, intinse il coltello nel suo sangue e scrisse Morte ai Porci su una delle pareti. Come gesto finale, recise la linea telefonica con un taglio deciso. Poi piazzò il coltello sul pavimento vicino al corpo, raccogliendo allo stesso tempo lappunto che lei aveva scritto con la sua intenzione di divorziare. Si mise lappunto nella tasca dei pantaloni.

Si alzò e si diede un'occhiata. Le sue mani e i suoi vestiti erano pieni di sangue, che non se ne sarebbe mai andato. Avrebbe dovuto liberarsene in qualche modo.

Si strofinò bene le mani nel lavandino fino a quando riuscì a rimuovere tutte le tracce di sangue. Guardò in giro per la stanza e notò qualcosa che gli tolse il respiro: la sua scatola di fiammiferi personalizzata che giaceva sul tavolo vicino al portacenere. Si precipitò a prenderla, pensando che sarebbe stato molto stupido lasciare in giro un indizio come quello da far trovare alla polizia. Mise la scatola di fiammiferi in tasca.

Poi si diresse verso la valigia e tirò fuori un cambio di vestiti. Si cambiò velocemente, pensando mentre lo faceva che avrebbe potuto seppellire i suoi vestiti vecchi da qualche parte a un miglio di distanza in modo che non sarebbero mai stati ritrovati. Poi avrebbe potuto ritornare e fingere di aver scoperto il corpo così comera. Visto che il filo del telefono era stato tagliato, avrebbe dovuto guidare da qualche parte per chiamare la polizia. Il vicino meno distante con un telefono, gli venne in mente, era a circa due miglia di distanza.

Stoneham si girò a ispezionare la sua opera. Il sangue era sparso su tutto il pavimento e su qualche mobile, il corpo era smembrato in un modo particolarmente orribile, il messaggio radicale era ben in evidenza sulla parete. Era la scena di un incubo surrealista. Nessun killer sensato avrebbe mai commesso una simile carneficina. La colpa sarebbe caduta immediatamente su quella comune hippie, forse su Polaski stesso. Questo sarebbe servito a due scopi: coprire la sua colpevolezza e liberare San Marcos una volta per tutte da quei dannati hippie.

C'era una pala nel piccolo capanno degli attrezzi fuori dal cottage. Stoneham la prese e sincamminò nel bosco per seppellire i suoi vestiti. Visto che non pioveva da mesi, il terreno era secco e compatto; non lasciò nessuna impronta lungo il suo cammino.

* * *

Non ci volle molto per la creatura più grande per uccidere quella più piccola. Ma dopo averlo fatto, il killer sembrò paralizzato dalle sue stesse azioni. Con cautela, Garnna mosse un tentacolo mentale e toccò la mente del killer. I pensieri erano un ammasso confuso. C'erano ancora tracce turbinose di rabbia, ma sembravano lentamente svanire. Stavano crescendo altri sentimenti. Colpa, dolore, paura della punizione; tutte cose che anche Garnna conosceva. Si spinse un po' più in profondità nella mente e apprese che la creatura morta faceva parte dello stesso gruppo iff del sopravvissuto; in effetti, era stata la sua compagna. L'orrore di Garnna a questo punto fu così forte che uscì di corsa dalla mente e si rifugiò in una sfera mentale. A livello intellettuale poteva accettare lidea di uccidere, anche la propria compagna. Ma a livello emozionale lo shock dell'esperienza diretta fece vacillare la sua mente.

* * *

Non ci volle molto per la creatura più grande per uccidere quella più piccola. Ma dopo averlo fatto, il killer sembrò paralizzato dalle sue stesse azioni. Con cautela, Garnna mosse un tentacolo mentale e toccò la mente del killer. I pensieri erano un ammasso confuso. C'erano ancora tracce turbinose di rabbia, ma sembravano lentamente svanire. Stavano crescendo altri sentimenti. Colpa, dolore, paura della punizione; tutte cose che anche Garnna conosceva. Si spinse un po' più in profondità nella mente e apprese che la creatura morta faceva parte dello stesso gruppo iff del sopravvissuto; in effetti, era stata la sua compagna. L'orrore di Garnna a questo punto fu così forte che uscì di corsa dalla mente e si rifugiò in una sfera mentale. A livello intellettuale poteva accettare lidea di uccidere, anche la propria compagna. Ma a livello emozionale lo shock dell'esperienza diretta fece vacillare la sua mente.

Rimase lì per alcuni minuti, aspettando che passassero lo shock e il disgusto. Alla fine, il suo addestramento si riaffermò e cominciò a osservare di nuovo quello che lo circondava. La creatura grande stava ora facendo a pezzi con un coltello la carcassa di quella piccola. Era una qualche sorta di terribile usanza? In questo caso, questi onnivori potevano essere rivalutati per quanto riguardava il loro potenziale di minaccia. Anche i carnivori che Garnna aveva osservato non si erano mai comportati in modo così osceno.

Prese tutto l'autocontrollo di cui era capace per prendere contatto nuovamente con il cervello dell'alieno. Quello che vide lo confuse e lo disturbò. Per la prima volta, aveva visto un individuo pianificare di compiere unazione che andava contro il bene del suo Branco. C'era vergogna e senso di colpa nella mente, il che portava Garnna a credere che questo omicidio non fosse per nulla una pratica abituale. L'istinto del Branco stava ancora funzionando anche se molto represso. E ad avere la prevalenza su tutto c'era la paura del castigo. La creatura sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato, e le sue azioni attuali erano un tentativo di sfuggire con che mezzi Garnna non era in grado di dirlola punizione che altrimenti sarebbe arrivata naturalmente.

Era una situazione unica. Non era mai successo prima, per quel che ne sapeva Garnna, che un Esploratore fosse mai stato coinvolto in una situazione individuale fino a quel punto. Era sempre il quadro generale quello che importava. Ma forse qualche informazione si poteva ottenere osservando come si sarebbe sviluppata la situazione. Mentre pensava questo, udì una campana risuonare nella sua mente. Era il primo avviso che il suo tempo per lEsplorazione era quasi terminato. Avrebbe avuto solamente altri sei minuti e poi sarebbe dovuto ritornare a casa. Decise di restare e vedere come si sviluppasse la situazione prima che questo accadesse.

Esplorò un po' più a fondo la mente dell'alieno e fu testimone dell'inganno al suo interno. La creatura stava cercando di evitare la sua giusta punizione incolpando del crimine qualche altro essere innocente. Se il crimine originale era stato odioso per Garnna, questa combinazione era inenarrabile. Una cosa era permettere che un momento di passione provocasse una violazione delle regole del Branco, ma era del tutto un'altra cosa ingannare consapevolmente e deliberatamente gli altri in modo da danneggiare un altro individuo. La creatura non solo stava mettendo il suo benessere al di sopra di quello del Branco, ma anche al di sopra di quello di altri individui.

Garnna non poteva restare più a lungo neutrale e indifferente. Questa creatura doveva essere un degenerato. Anche permettendo differenze nei costumi, nessuna società poteva durare a lungo se quegli standard erano la norma. Sarebbe crollata per l'odio e la mancanza di fiducia tra i componenti.

La creatura ora aveva lasciato il cottage, e stava camminando lentamente tra gli alberi. Garnna lo seguì. La creatura stava trasportando i vestiti che aveva indossato allinterno della stanza e anche uno strumento che aveva preso dal cottage. Quando la creatura ebbe percorso un miglio dalledificio, mise a terra i vestiti e cominciò a usare lo strumento per scavare una buca. Quando la buca fu profonda abbastanza, lalieno vi seppellì i vestiti vecchi e la coprì di nuovo, pulendo attentamente la zona intorno in modo che il terreno sembrasse non essere stato toccato.

Garnna colse qualche flash dalla mente della creatura. C'era la soddisfazione di aver fatto qualcosa con successo. C'era un senso di diminuzione della paura ora, visto che erano stati fatti dei passi per evitare la punizione. E cera un sentimento di trionfo, per avere in qualche modo sconfitto o essere stato più furbo del Branco. Quest'ultima provocò una scossa mentale a Garnna. Che tipo di creatura era questa, che in realtà poteva festeggiare nel causare un danno al resto del suo Branco? Questo era sbagliato per qualsiasi tipo di standard. Doveva esserlo. Si doveva fare qualcosa per far sì che questo degenerato venisse scoperto nonostante il suo inganno. Ma....

Il secondo campanello suonò nella sua mente. No! pensò. Non voglio tornare indietro. Devo restare e fare qualcosa per questa situazione.

Ma non cera scelta. Non si sapeva quanto a lungo una mente potesse restare al di fuori del proprio corpo senza conseguenze catastrofiche su uno o sull'altra. Se fosse stato via troppo a lungo il suo corpo poteva morire, ed era difficile che la sua mente potesse sopravvivergli. Non avrebbe raggiunto nessun buon risultato se la sua mente fosse stata distrutta per disattenzione.

Con riluttanza, allora la mente di Garnna iff-Almanic si staccò dalla scena della tragedia sul terzo pianeta bianco-blu della stella gialla e tornò nel suo corpo a più di cento parsec.

* * *

Mentre ritornava al cottage Stoneham provò una certa soddisfazione nell'aver superato con successo una situazione così grave. Anche se la polizia non avesse incolpato gli hippie, non cera nessuna prova rimasta che potesse incolparlo, pensò. Nessun motivo, nessuna prova, nessun testimone.

A circa un miglio di distanza, una ragazza di nome Deborah Bauer si svegliò da un incubo, urlando.

CAPITOLO 2

Non sarebbe stata una buona giornata, decise John Maschen mentre guidava lungo la costa verso il suo ufficio nella città di San Marcos. Alla sua destra, il cielo stava cominciando a passare dal blu scuro allazzurro mentre il sole aveva appena iniziato la sua ascesa all'orizzonte; era ancora, però, nascosto alla vista di Maschen dalle scogliere sul mare che simpennavano sul lato orientale della strada. A ovest, le stelle erano scomparse nella dissolvenza di velluto blu che era tutto quello che era rimasto della notte.

Nessuna giornata che comincia col dover andare al lavoro alle cinque e mezza di mattino può essere buona, proseguì Maschen. Soprattutto quando cè di mezzo un omicidio.

Guidò fino all'edificio dove c'era il suo ufficio sentendosi particolarmente trasandato. Il vice Whitmore lo aveva chiamato e gli aveva detto che era urgente e Maschen non aveva neppure avuto il tempo di farsi la barba. Non aveva voluto disturbare sua moglie che stava ancora dormendo, e, nell'oscurità, aveva preso l'uniforme sbagliata, quella che aveva indossato il giorno prima. Puzzava come se ci avesse giocato un'intera partita di pallacanestro. Aveva impiegato una quindicina di secondi per dare una veloce spazzolata ai suoi capelli ormai radi, ma era stata la sua unica concessione alla pulizia.

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