Non Resta Che Ricominciare - Emmanuel Bodin 5 стр.


Questa foto ovviamente era una messa in scena per divertirci. Una di noi era già sposata. Questa immagine mi rievoca dei ricordi molto belli. Avevo ventun anni, avevo appena rotto con Dmitry e Franck aveva appena incontrato Sylwia Le mie amiche volevano tirarmi su di morale. Qualunque sia la distanza e a qualunque letà, non le potrò mai dimenticare. Per loro sarò sempre presente, ogni volta che avranno un problema io accorrerò immediatamente a confortarle! Vi adoro, mie fedeli amiche. Buon Natale a voi!

Nel primo pomeriggio, sono uscita a scoprire il manto bianco su Parigi. Mi infilai la mia calda giacca e presi lombrello per proteggermi dalla moltitudine di fiocchi. Il micro cosmo parigino si stava trasformando: la gente brontolava, sorpresa dallimprovvisa apparizione della neve. Si sentiva anche leco di grida euforiche, lentusiasmo dei bambini meravigliati da ciò che la stagione offriva loro una sola volta allanno, godevano della rarità di una Parigi innevata. La vita quotidiana era talmente disturbata che potevo facilmente comprendere che si maledicesse questo tempo. Proprio allangolo della strada dove abitavo, un autobus di città aveva tamponato il davanti di unauto. Non cè dubbio che lautista aveva perso il controllo scivolando dopo una frenata troppo tardiva. Attorno allincidente, una folla si agitava. Guardando la carrozzeria dellauto completamente schiacciata, un brivido di freddo glaciale scosse il mio corpo. Avevo visto che nessuno era ferito, eppure questimmagine cosi reale si accompagnava ad una sensazione di disagio, sensazione che non provavo vedendo un incidente in un film in cui avevo la consapevolezza che era tutto finto. Un ingorgo si era già formato. Dietro lautobus, le automobili erano bloccate. Un tentativo collettivo di retromarcia era stato messo in atto, mentre il conducente e lautomobilista redigevano il verbale dellincidente. Chi suonava il clacson, chi pattinava e in aria volavano anche alcuni insulti. Per i bambini la neve è il paradiso. Per gli adulti la vita quotidiana si trasforma in un inferno. Fortunatamente, in me sonnecchia ancora unanima di bambina, anche se devo accettare la mia condizione di donna indipendente. Ѐ impossibile rimanere totalmente una ragazzina. La vita ti colpisce e ti richiama allordine. Dobbiamo lavorare per vivere senza, il più delle volte, poterci concedere, la possibilità di trovare un lavoro o unattività in linea con il nostro sviluppo individuale. Anche se alcuni riescono a conciliare le due cose, per la società capitalista questa non è una priorità. I soldi devono circolare, entrare da una parte, uscire dallaltra lasciando, al passaggio, una scia di prestiti per leccessivo consumo. Nessuno si accontenta di risparmiare per acquistare in seguito ciò che gli fa piacere. Questo modo di procedere è tuttavia portatore di una reale gratificazione; un godimento integro. Invece, quando ci si ritrova coperti di debiti, a forza di offrirci gingilli o aggeggi, la vita può generare delle difficoltà insormontabili se un cambiamento brusco interviene dalloggi al domani. Le porte della sfortuna si aprono per voi, provocando un grave dissesto economico Non mi contraddiranno i clochard di Parigi, in costante aumento, che hanno perso tutto e di cui i poteri pubblici si disinteressano.

Più avanti, nel viale principale, il traffico non sembrava più incasinato. Del sale era stato sparso sulle strade e sui marciapiedi. Solo le vie più piccole subivano ancora lumore variabile della stagione.

Mentre andavo verso la metro Montparnasse, incrociai dei giovani che invitavano i passanti a unirsi ai loro giochi. Avevano un impianto audio che diffondeva la musica con toni bassi. Si divertivano a scivolare sulla neve, e a effettuare acrobazie. Scattai alcune foto per conservare una traccia di questo momento, tuttavia, rifiutai la proposta di unirmi a loro.

Sono andata fino a Montmartre. Adoro questo quartiere romantico per le lunghe passeggiate degli innamorati. Questo luogo è per me pieno di ricordi. Era qui che Franck aveva organizzato il nostro primo appuntamento. Ѐ stato qui che mi ha sedotta e conquistata. Un po più lontano cera il parco delle collinette Chaumont, che era stato il teatro dei nostri deliziosi momenti di passione.

In mancanza di un uomo galante, decisi di fare una passeggiata da sola sulla strada innevata.

Malgrado le cadute che sopraggiungevano frequentemente, si rialzavano coraggiosamente per tentare una nuova discesa. Ho immortalato questi momenti felici e cominciavo a prendere gusto per la magia della fotografia. Mentre contemplavo le immagini che avevo scattato, ho capito ciò che Franck aveva tanto amato in questarte: questo sguardo osservatore, voyeur, ladro di intimità. Scatta al momento giusto e non un secondo dopo perché faresti solo una brutta foto.

Più larte è personale, più cela ricchezze. Si allontana così dalloggetto da fagocitare, oggetto che vivrà solo per un tempo limitato prima di essere condannato alloblio.

Ho immortalato il Sacro-Cuore ricoperto dal suo manto immacolato, poi ho preso la direzione del parco. Partendo da qui, mi restava circa unora di cammino per arrivarci. Bisogna essere un po pazzi per decidere di percorrere questa distanza con un tempo simile. Almeno, avrei avuto molte cose da contemplare e tutta una serie di comportamenti umani da osservare, pensai.

Cerano dei venditori di castagne che si riscaldavano le mani, al caldo del fuoco che si liberava da una stufa rialzata su un carrello del supermercato certamente rubato.

I mercanti, come fuggitivi, dovevano nascondersi alla minima apparizione di un poliziotto. Per colpa di un lavoro in nero da cui lo Stato questa vacca grassa che bisogna nutrire non trae alcun profitto.

Appena misi piede nel parco, limpressione di trovarmi nel mezzo di un paesaggio da cartolina mi invase. Ebbi come la sensazione di non trovarmi più a Parigi. Un velo chiaro ricopriva leggermente gli alberi senza oscurare completamente la corteccia naturalmente scura. Nelle foto che scattavo, il bianco dominava, invadeva, contrastava e tappezzava ogni centimetro quadrato di prato o di ghiaia. Questa mescolanza di bianco e nero dava una forza ed un equilibrio allinsieme, quasi a ricordare lineluttabile dualità che guida le nostre vite e il mondo. La foto porta in sé una risposta: per compensare anche il minimo male, il bene deve prevalere. La moltitudine di fiocchi offriva un tocco di grigio che nascondeva gli edifici sullo sfondo e sembrava suggerire che nulla era tutto chiaro o scuro, le due tinte dovevano completarsi lun laltro per esistere. Al tempo stesso ombre tristi, universi morti, colori opachi, ma la visione assomigliava a un vero capolavoro di composizione.

I bambini si divertivano sotto lo sguardo benevolo dei loro genitori. I più grandi modellavano pupazzi di neve, mentre i più piccoli guardavano la polvere bianca sulle loro mani schiacciarsi e dissolversi a contatto con la pelle. Stavo ancora scattando istantanee di tutti quei momenti quotidiani.

Alcuni percorsi erano proibiti. Altri erano stati delimitati. Alcune affissioni segnalavano un pericolo potenziale superando la demarcazione. Non potendo avventurarmi nei meandri del parco, decisi di tornare a casa. Questa uscita mi ha permesso di sensibilizzarmi alla fotografia. Forse ci saranno delle belle sorprese? In caso contrario, almeno, mi sono divertita, senza soffermarmi troppo sul passato.

Una volta al caldo, ho trasferito le immagini sul mio tablet. Le ho guardate una ad una con attenzione e cancellato quelle che mi sembravano venute male, poco chiare o sfocate. Constatai che avevo molto da imparare. Ovviamente, non ero una professionista.

Per Natale, ho inviato una email a Franck. Gli auguravo di passare delle piacevoli feste in famiglia. In questo periodo, andava generalmente dai suoi genitori, accompagnato da suo figlio. Ancora una volta non ricevetti alcuna risposta. Non ha nemmeno sentito il bisogno di ringraziarmi, mentre negli anni precedenti avevamo scambiato qualche parola. Da quando Franck mi sapeva in Francia, agiva come se stesse cercando di rendersi impenetrabile a qualsiasi mio tentativo di intromissione nella sua vita privata. Sylwia certamente aveva avuto un ruolo in questa presa di distanza. Dal momento che non voleva scrivermi, spettava a me comportarmi cosi finché non si sarebbe degnato di darmi sue notizie. Ben triste speranza è quella di cercare di riconquistare un ex che abbiamo volontariamente abbandonato lasciandolo affranto.

Ho ricevuto notizie da Franck nel mese di gennaio. Mi augurava un felice anno nuovo e mi ha detto che la sua storia con Sylvia si era conclusa pochi giorni prima di Natale. La mia insistente presa di contatto aveva accelerato la loro rottura e riacceso in lui il desiderio di rivedermi. Tuttavia, sinterrogava, si faceva molte domande, temendo persino lincontro. La magia di un tempo risplenderà ancora? Lansia era per me altrettanto grande, ma il desiderio ha preso il sopravvento. Alla fine del messaggio, mi domandava dove e quando? Cosa potevo rispondergli dopo che mi aveva messo davanti un muro di indifferenza? Avevo pensato di programmare la mia vita in modo diverso. Ed ecco che si ripresentava

Prima di fissare un appuntamento, ho preferito discuterne con i miei colleghi. Avevano opinioni piuttosto divergenti, mi raccomandavano di ignorarlo o di lasciarlo languire nello stesso modo in cui si era comportato con me. Un altro mi consigliò di provarci, sostenendo che questo appuntamento era forse la mia occasione. Erano confusi come me e alla fine non mi furono daiuto. Dal mio arrivo in Francia, non cera stato nessun uomo nella mia vita. Avevo solo pensato a lui. Ho quindi accettato di vederci. Nel messaggio seguente, mi offriva una cena al ristorante. Ha confessato che voleva «chiarire la situazione tra di noi». Non ho affatto colto il significato di questa frase. Cosa dovremmo chiarire? Ci piacciamo ancora? Lincantesimo funzionerà ancora? Sentivo che il nostro incontro non aveva necessariamente una prospettiva felice.

Avevamo fissato un appuntamento per il prossimo venerdì: Ore diciannove alla stazione della metro George V, proprio nel mezzo del viale degli Champs-Elysees... Visto il sorprendente lusso di questo quartiere, mi chiedevo in che genere di posto aveva deciso di portarmi.

Sono arrivata con dieci minuti di ritardo. Vidi Franck che aspettava paziente, in piedi proprio davanti alluscita. Stava osservando svogliatamente i passanti. Al mio apparire, un sorriso gli illuminò il viso. Alzò un braccio, per farsi notare. Pensava che non lavessi riconosciuto? Il mio sguardo si era istintivamente aggrappato a lui, nel mezzo della marea umana. Non era cambiato molto. I suoi capelli erano ancora tagliati corti. Cominciavano a diventare grigi sulle tempie, cosa che gli donava un certo fascino. La sua faccia mi trasmetteva una sensazione di fiducia. Mi sembrava più sereno, più posato. Era vestito in modo semplice ed elegante. Indossava derbys marrone, jeans scoloriti e una giacca grigia antracite in cui le mani avevano trovato rifugio nelle tasche laterali. Io, ero vestita in modo un po più sofisticato per la stagione. Indossavo un cappotto nero che arrivava a metà coscia, sotto indossavo un vestito invernale a maniche lunghe estremamente aderente. Le mie gambe erano coperte da un collant polare brunito e i miei piedi con scarpe col tacco alto.

Mi sono avvicinata con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Mi guardò dalla testa ai piedi. Dopo il saluto di cortesia, disse la sua prima frase: «Sei sempre così elegante.» Poi ci siamo scambiati un bacio su ciascuna guancia. Mi trovava cambiata, con un aspetto ancora più femminile. Lo ringraziai; sapevo che aveva ragione, pensavo la stessa cosa. Gli afferrai il braccio destro e lo abbracciai forte e teneramente. Osservavo Franck. Fisicamente, anche lui mi piaceva di più. Non portava più il pizzetto. Questo aspetto più essenziale gli conferiva un ulteriore fascino, innegabile.

Le sue braccia finalmente mi abbracciarono. La serata si annunciava meravigliosa.

Gli chiesi se il ristorante si trovasse nelle vicinanze.

«Non lontano, ma siamo un po in anticipo», rispose.

Aveva programmato dincontrarci con grande anticipo tenendo conto di un mio eventuale ritardo. Lavevo abituato ad aspettare ben più di dieci minuti. La prenotazione era fissata per le venti. Avevamo circa tre quarti dora prima di andare a cena. Potevo così godere della sua compagnia. Ero rannicchiata contro il suo braccio e mi aggrappai ad esso con fervore, come se avessi paura di perderlo. Nonostante il freddo invernale, mi sentivo bene, privilegiata. Limpressione che stavo per vivere di nuovo mi travolse.

Da anni non avevo più provato questo sentimento di allegra euforia. Il piacere di stare vicino a questuomo e non a un altro. È questo che fa la differenza. Negli ultimi anni ho avuto molti compagni. Eppure quel bagliore nei miei occhi mancava, quella scintilla magica che vi rende felici e che vi regala uno sguardo nuovo per riscoprire il mondo.

Saltavamo sopra le pozzanghere ghiacciate, aggirando i resti di mucchi di neve sciolta. Ridevamo a crepapelle. Non cera più ombra di dubbio, incarnava una sorta di ideale di cui avevo bisogno nella vita. Lavevo ritrovato da soli cinque minuti e mi sembrava di essere resuscitata. Al suo fianco, mi trasformavo in una bambina che sorrideva scioccamente e si divertiva con tutto e niente contemporaneamente. Questo mondo adulto che cominciavo a non apprezzare troppo, potevo permettermi di abbandonarlo temporaneamente. Sarei cresciuta come una bambina o unadulta frustrata? Quella sera era diventata un momento propizio per decisioni importanti, quelle che possono ridisegnare i confini del futuro. Lui, cosa voleva chiarire?

Dopo una trentina di minuti, siamo tornati sul viale degli Champs-Elysées e abbiamo preso un vicolo a senso unico che ci ha portato in un ristorante asiatico circondato da due edifici moderni. Lingresso era pulito e ci invitava ad attraversare la soglia passando sotto un piccolo paifang, una specie di arco tradizionale cinese, sostenuto a destra e a sinistra da due teste di drago. Unilluminazione fatta di luci gialle e blu calamitava gli occhi. Linvito era chiaramente esposto: dietro questa porta, un cambio di scenario attendeva i visitatori. E che sorpresa! Vi era un enorme acquario piatto e smaltato, illuminato da ogni lato.

Un tavolo era riservato per noi. Un cameriere ci ha accompagnato lì. Il ristorante sembrava particolarmente popolare. Non riuscivo a distinguere nessun posto libero.

Avanzai timidamente sulle prime piastrelle di vetro, la faccia gioiosa. Mi sentivo come se stessi camminando sullacqua. I pesci brillavano; riflettevano le differenti sorgenti di luci azzurrognole.

Dopo essersi tolto il cappotto, vidi che Franck indossava un maglione di cachemire. Adoro la morbidezza di questa lana e lui sembrava essersene ricordato. Un giorno si era messo un maglione simile. Ricordo molto bene quel giorno, dato che mi aveva regalato un enorme mazzo di rose bianche e rosse. Il tempo era bello quel giorno, anche se piuttosto instabile. Un vento leggero soffiava, e Franck non voleva rischiare di prendere freddo. Anche quella sera, eravamo andati a mangiare in un ristorante, un giapponese. Quando mi ero rannicchiata fra le sue braccia, avevo potuto apprezzare la finezza del maglione. Era così soffice e caldo che non riuscivo a smettere di accarezzarlo! Sagomava perfettamente il suo torace.

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