Calore - Amy Blankenship 4 стр.


“Se io fossi un demone, ti avrei morso.” la derise lui, poi abbassò lo sguardo sul pugnale che lei teneva così stretto da avere le nocche bianche. “O forse no.” si corresse lui accigliato. “Cos’ha smosso la tua gabbia?”

“Incubi.” disse Angelica sinceramente mentre allentava la presa. Nessuna bugia a riguardo... …non con lui comunque. Lei inspirò profondamente cercando di allentare la tensione delle sue spalle, poi storse il naso “Puzzi di toast bruciato.”

“Mi vuoi lavare la schiena?” Zachary fece un cenno con le sopracciglia mentre si dirigeva verso il bagno.

Angelica lanciò un’altra occhiata fuori dalla finestra prima di allontanarsi. Sentendo l’acqua della doccia si sedette sul divano, prese il taccuino accanto al portatile e cominciò a disegnare l’uomo che aveva visto nella grotta. Visto che lui l’aveva marchiata, allora l’incubo doveva essere opera sua. Iniziò dai suoi occhi e ammorbidì i tratti della matita mentre il volto prendeva forma sulla carta.

Zachary uscì dal bagno tamponandosi i capelli con l’asciugamani. Andando dietro Angelica, guardò il ritratto dell’uomo con cui l’aveva vista nella grotta. Vide la delicatezza con cui disegnava i lunghi capelli neri dell’uomo...come se il vento stesse ancora soffiando. Per essere un demone, era sicuro che sembrasse un diavolo affascinante agli occhi di lei.

“Adesso hai un odore migliore.” commentò Angelica mentre lo guardava. Tamburellando sul disegno, gli chiese “Possiamo metterci in contatto con Dean in modo da potergli mostrare questa immagine?”

“Stasera l’ho intravisto alla villa del lupo alfa. Ma sembra che vada e venga così in fretta che sarebbe più facile mostrarlo a Kane.” suggerì Zachary, girandosi sullo schienale del divano, e si sedette accanto a lei, prendendo in mano l’immagine per esaminarla. “Kane ha detto che Misery è una donna.”

“È quello che temevo.” sospirò Angelica. “Se non è lo stesso demone che hanno liberato dalla grotta...allora temo che Misery non sia l’unico demone in città.”

“Cosa te lo fa pensare?” le chiese Zachary.

Invece di rispondergli, Angelica fece l’unica cosa che non avrebbe mai pensato di fare. Girandosi sul cuscino, si protese verso Zachary e si sporse verso di lui. Quando Zachary provò subito a baciarla, lei inclinò la testa e lui finì per baciarle la fronte. Poi lasciò che il sogno si svelasse attraverso i suoi ricordi.

Zachary trasalì mentre il paesaggio cambiava e fu circondato dall’incubo di Angelica. Quando le immagini tremolanti alla fine sbiadirono e Angelica si scostò lentamente da lui, Zachary aprì gli occhi e sussurrò “Wow...era un sogno spaventoso.”

Angelica annuì “Sì, soprattutto per chi non ha mai fatto un sogno, non una sola volta in tutta la sua vita.”

*****

Kriss aveva cercato nei luoghi in cui pensava si sarebbe potuto nascondere un caduto spaventato, rimasto imprigionato a lungo. In realtà non stava cercando il caduto...ma Dean. Dopo aver finito con tutte le chiese e le piccole aree della città che il male evitava, gli venne in mente che forse stava cercando nei luoghi sbagliati. Non che conoscesse la sua preda intimamente.

Andando da un estremo all’altro, Kriss si diresse verso il cuore della città. Dopo poche ore fu ricompensato quando intravide la creatura che correva sui tetti e saltava da un edificio all’altro.

Seguendolo a distanza, Kriss notò il colore chiaro del caduto insieme ad ali bianche come la neve, nascoste alla vista umana ma non alla sua. Inclinò la testa quando il caduto guardò dietro di sé, come se percepisse di essere seguito.

Quando il caduto rivolse la sua attenzione alle strade sottostanti, Kriss ebbe la sensazione di non essere l’unico a caccia, stasera.

“Chi stai cercando?” sussurrò Kriss sottovoce, seguendolo per diversi isolati. Seguendolo dietro un angolo, Kriss si fermò di colpo quando l’altro uomo fu improvvisamente in piedi sul cornicione dell’edificio...di fronte a lui. Furono l’atteggiamento aggressivo e lo sguardo feroce nei suoi occhi argentati a frenare Kriss.

Per un momento, nessuno dei due si mosse. Kriss usò quel tempo per concentrare i propri poteri e scrutare l’anima dell’uomo. Quando l’immagine della sua anima si delineò, Kriss si aspettò di vedere l’argento scintillante di un’anima pura, ma con sua grande sorpresa l’anima di questo caduto era contaminata. I suoi occhi si spalancarono realizzando che quest’uomo era un ibrido.

Quindi questo era ciò che aveva percepito quando la creatura era esplosa via dalla chiesa. Kriss cercò di stabilire se questo ibrido fosse cattivo quanto il demone effettivo con cui era stato imprigionato. Sentì un colpo mentre la sua visione fu respinta e Kriss sbatté le palpebre. L’unica persona che avesse mai incontrato, in grado di impedirgli di vedere la propria anima, era Dean.

Inalando profondamente e poi espirando lentamente, Kriss decise che c’era solo un modo per scoprirlo. Proprio quando si mosse, il caduto gli rivolse un sorriso tutt’altro che amichevole e fece un passo indietro, scomparendo mentre saltava dal bordo del tetto e fuori dalla vista.

Riconoscendo un invito quando ne riceveva uno, Kriss annuì e, con un salto in corsa, fece una capriola giù dal cornicione dell’edificio. Prima di atterrare al suolo quattro piani più sotto, qualcosa lo colpì al fianco e sentì delle braccia stringersi intorno a sé.

“No.” disse Dean, placcando Kriss a mezz’aria.

“Pensavo che volessi trovarlo e catturarlo.” urlò Kriss, improvvisamente furioso. Cercava Dean da giorni e lo faceva incazzare che Dean fosse ovviamente abbastanza vicino da sapere che era lì, ma che non sarebbe uscito allo scoperto.

“Non è un coniglio.” disse Dean mentre cambiavano direzione e salivano sul tetto dell’edificio. “E poi, lo osservo da un po’, non vuoi sapere cosa sta facendo?”

“Cosa?” Kriss si accigliò.

Dean si allontanò immediatamente per mettere distanza tra loro. “Sta seguendo Misery, il demone che lo teneva intrappolato nella grotta.”

In quel momento, le nuvole sottili sopra di loro si dissiparono, permettendo alla luce della luna di proiettarsi su di loro, e creare ombre sul tetto che rivelarono la loro vera identità. Dean dovette distogliere lo sguardo dalla perfezione di Kriss...doveva sempre distogliere lo sguardo.

“Beh, forse ci permetterà di aiutarlo ad ottenere una piccola vendetta.” suggerì Kriss. “È passato un po’ di tempo, ma insieme potremmo probabilmente sconfiggerla.”

“Ne dubito.” Dean guardò nella direzione in cui era andato il caduto. “Ogni volta che mi avvicino a lui, sento la sua rabbia e la sua paura.”

Kriss fissò nella stessa direzione comprendendo la verità. “Forse ha un buon motivo per avere paura di noi.” Iniziò a dirgli che era un ibrido...non un caduto a tutti gli effetti, ma Dean lo interruppe.

“Non importa, perché non si fida di noi.” Dean si avvicinò al cornicione e guardò la città.

Sapeva che Kriss pensava di aver capito tutto. Quindi questo caduto non era un purosangue... …era abbastanza vicino ed era quello che contava. Negli ultimi giorni Dean aveva guardato diverse volte nella sua anima e non aveva visto il male che etichettava la maggior parte degli ibridi come demoni. Agli occhi di Dean, questo lo rendeva uno di loro. A pensarci bene...forse era ora di far notare a Kriss quel piccolo particolare.

“È più puro di quanto pensi, non un ibrido. La sua anima è diversa dalla nostra, ma non c’è il male in essa...adesso è piena di paura, sfiducia e desiderio. Spero che tu non sia cambiato così tanto da non riuscire a vedere il bene in lui.”

Sapeva che Kriss non aveva mai dato la caccia agli ibridi distruggendoli senza una buona ragione. Kriss era uno degli ultimi caduti ad essere mandato qui, molto tempo dopo che le guerre demoniache erano finite...banditi in questo mondo solo per sbarazzarsi di una parte della popolazione maschile. Kriss non lo sapeva, ma Dean era molto più vecchio.

Dean era stato uno dei capi della ribellione che pose fine alla guerra tra demoni...sebbene inviando alcuni purosangue sottoterra per aver massacrato senza motivo ibridi che non erano demoniaci. Alcune cose erano peccaminose...non importa cosa si pensa.

Kriss ebbe un flashback di quando voleva uccidere Kane e poi aveva trovato un’anima lacera, ma stranamente pura, che lo fissava. Non aveva mai visto una tale stranezza. Se Kane era umano o demone con un’anima così danneggiata...lui sarebbe stato male puro. Lui sarebbe stato male puro. Si chiese se Dean avesse ragione...se forse aveva perso la propria capacità di giudizio.

Vivere tra gli umani da così tanto tempo gli aveva insegnato che anche le migliori intenzioni hanno sempre un lato oscuro. Aveva deciso molto tempo fa che avrebbe serbato la morte solo per la forma più concreta del male, il resto lo avrebbe lasciato risolversi da sé.

“Per quanto tempo intendi seguirlo?” chiese Kriss con curiosità.

“Finché non capisce che non sono una minaccia.” rispose Dean misteriosamente.

Kriss inclinò la testa e guardò Dean, notando diversi fori di proiettile sui suoi vestiti. “Che diavolo hai combinato? Puzzi di fumo e quelli sui tuoi vestiti non sono buchi di tarme.”

“Lascia che ti chieda una cosa.” Dean non guardò Kriss. “Sei davvero qui per me? O hai solo bisogno di una distrazione perché stai evitando i tuoi sentimenti per Tabatha?”

Kriss si allungò, strattonando il braccio di Dean e girandolo, per guardarlo in faccia. “Perché è sempre guerra con te?” gli chiese.

Dean scosse il braccio dalla presa di Kriss “Forse perché posso vedere nella tua anima quello che tu non vedi.”

Kriss distolse lo sguardo e quando si girò Dean se n’era andato.

*****

Kane aprì silenziosamente la finestra della camera da letto di Tabatha e sgattaiolò dentro. La stava osservando attraverso le finestre ma sentire la sua agitazione non gli piaceva, e il fatto che non riuscisse a leggere i suoi pensieri lo stava facendo impazzire. Tutto quello che poteva sentire erano sussurri quasi silenziosi provenienti dalla sua mente.

Guardò il soffitto, chiedendosi di chi fosse stata la brillante idea di fare di lei l’unica persona che lui non poteva ascoltare, quando poi era l’unica che volesse davvero sentire. Kane mantenne l’oscurità attorno a sé mentre si appoggiava alla porta aperta e la vide alzarsi dal divano nel salotto.

Tabatha spense la radio. Aveva pensato che la musica di sottofondo avrebbe reso l’appartamento meno vuoto, invece le dava solo fastidio. Le mancava il suo coinquilino.

Kriss era sparito da settimane e sapeva che era in grado di badare a se stesso, ma questo non le impediva mai di preoccuparsi. Quel demone, la sua pelle rabbrividì al ricordo, era stato capace di intrappolare Dean, anche se solo per un paio d’ore. Era difficile accettare che là fuori ci fossero cose che potrebbero fare del male a Kriss.

Si passò le dita sulla spalla e sul petto dove era stata ferita, non sentendo altro che la pelle morbida intatta. Pensava di essere stata un genio, facendo credere a Kane di essere sotto il suo incantesimo...lo scherzo le si era ritorto contro. Inoltre, lui le aveva detto di non ricordare di aver visto Misery...ma lei la ricordava ancora. Alzando lentamente le dita si toccò le labbra, desiderando ricordare esattamente quello che Kane le aveva fatto.

Forse era stata sotto il suo incantesimo per tutto il tempo e per qualche motivo ne ricordava solo una parte. Le aveva detto che avrebbe vegliato su di lei...l’avrebbe seguita. Tabatha sentì i peli sulla nuca drizzarsi e la stanza sembrò rimpicciolirsi.

Allontanando le dita dalle labbra sussurrò “Kane, sei qui?”

Kane afferrò il telaio della porta per non andare verso di lei, ma nessun potere sulla terra poté impedirgli di rispondere “Sì.”

La sua voce era spettrale, portando Tabatha a girarsi intorno alla ricerca di lui. Fu presa dalla delusione e dalla paura quando non lo vide in piedi dietro di lei. “Sono così cattiva che devi nasconderti da me?” Il suo respiro stava divenendo un po’ più veloce e si chiese in silenzio se stessa giocando con il fuoco.

Kane lasciò che l’oscurità intorno a sé si diradasse e la guardò mentre gli occhi di lei si posarono su di lui. “Forse sono io quello cattivo.”

Tabatha deglutì. Lui sembrava quasi malvagio, stagliato sulla porta della sua camera da letto...lei doveva ammetterlo. “Forse non sembreresti così malvagio se avessi bussato alla porta d’ingresso.” disse lei, chiedendosi da quanto tempo fosse nel suo appartamento. Sentendo una leggera debolezza nelle ginocchia si voltò, si sforzò di camminare tranquillamente verso il divano e si sedette.

“Mi avresti fatto entrare?” chiese Kane curioso, mentre entrava nella stanza. Notò il modo in cui lei si voltò e sollevò i piedi sul divano, stringendoli a sé mentre si appoggiava al bracciolo imbottito.

“Non ne sono sicura.” rispose Tabatha. “È la prima volta che vieni qui?”

“No.” Kane non si preoccupò di mentirle. Perché mentire quando poteva farle dimenticare di essere stato qui?

“Allora ti invito ad entrare. Siediti.” indicò il divano. Se fosse qui per farmi del male, allora lo avrebbe già fatto...no? Lei osservò il modo in cui lui si muoveva lentamente, mentre faceva come gli aveva chiesto. Era una farsa...aveva visto la velocità con cui lui si muoveva quando voleva. Stava attento a non spaventarla e questo la rendeva ancora più nervosa.

Kane alzò un sopracciglio “È così che tratti i tuoi stalker?” chiese lui in tutta serietà. “Invitandoli per tè e pasticcini?”

Tabatha scosse la testa “Io non bevo tè e odio i pasticcini. Una tazza di caffè e un bagel andranno bene.”

Kane le sorrise debolmente. “Come fai a sapere che non ti farò del male?”

“Se avessi voluto farmi del male, lo avresti già fatto.” rispose Tabatha, dando voce al pensiero che aveva avuto solo poco prima. Pensandoci meglio, aggiunse rapidamente “Anche se tendo ad essere ferita quando tu sei nei paraggi.”

Kane trasalì dentro di sé e alla fine si sedette all’altra estremità del divano che lei aveva indicato, voltandosi verso di lei e appoggiandosi al bracciolo opposto. Alzò la gamba destra, piegandola sul ginocchio, e si sedette in uno stile mezzo indiano con un braccio piegato sullo stomaco.

“Allora dimmi, cara, perché mi hai invitato?” le chiese Kane.

“Tu perché sei qui?” Tabatha evitò la domanda.

Kane sorrise. “Sai che è da maleducati rispondere ad una domanda con una domanda.”

Per un attimo Tabatha fu sorpresa dal modo in cui il sorriso cambiò leggermente i contorni del suo volto, facendolo apparire altrettanto pericoloso e seducente come lei riteneva che fosse.

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